Il-Trafiletto
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11/10/14

La civiltà di Goebekli Tepe che costruiva monumenti 9.500 anni prima di Cristo

Göbekli Tepe è un mistero per gli archeologi che hanno dattatoi loro monumenti a 9.500 anniprima di Cristo e solo 1.500 anni dopo seppelliti da terra portata volontariamente dalla mano dell'uomo.


La civiltà di Goebekli Tepe costruiva ancor prima dei Sumeri e dei Babilonesi, è stata una civiltà pre-agricola incredibilmente evoluta la cui scoperta potrebbe portare a riscrivere i libri di storia, arte e religione. Göbekli Tepe, che in turco vuol dire "collina tondeggiante", è un sito archeologico situato a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria. Il sito è composto da un grande santuario con centinaia di stele antropomorfe alte fino a 5 metri, raffigurazioni di animali e geroglifici.

Goebekli Tepe
Iniziato attorno al 9500 a.C. la sua costruzione interessò probabilmente centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziqqurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi. Intorno all'8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo. A raccontare tutto su questa misteriosa civiltà è Klaus Schmidt, direttore degli scavi, che l'ha descritta in un libro recentemente pubblicato anche in italiano: 'Costruirono i primi templi 7.000 anni prima delle Piramidi'.

07/10/14

Anche a Nocera Inferiore e Qualiano iniziano i lavori di Telecom per la Fibra

Secondo i programmi previsti da Telecom Italia, le opere per la messa in posa della Fibra a Nocera Inferiore e Qualiano prevedono l'utilizzo di tecniche innovative di scavo per nulla invasive, al fine di procedere alla connessione di 140 armadi stradali alle rispettive centrali, toccando il traguardo di bacino di utenza pari a quasi 30.000 unità immobiliari.


Iniziano dunque i lavori previsti da Telecom Italia al fine di dare il via alla realizzazione nei comuni di Nocera Inferiore e Qualiano della nuova rete in fibra ottica e rendere così disponibili servizi tecnologicamente innovativi sia alla cittadinanza che alle imprese. Il progetto fa parte dell’ambito del programma per la fornitura della connettività a banda ultralarga in 119 comuni della Campania favorendo l'ottenimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea.

Infatti Telecom Italia si è aggiudicata, il Bando per la Regione Campania emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico tramite la società Infratel e successivamente approvato dalla Commissione europea, che consiste in un finanziamento pubblico di 118 milioni di euro, usufruendo dei fondi europei FESR, a cui si aggiungono 57 milioni di euro di investimento da parte di Telecom Italia per la realizzazione di nuove infrastrutture ottiche passive che abilitano le reti NGAN (Next Generation Access Network).

Sempre all'interno di questo programma, Nocera Inferiore e Qualiano sono tra i comuni della Campania dove per primi è stata data inizio alla realizzazione della rete ultrabroadband di nuova generazione.
La previsione per la posa ed il collegamento in fibra ottica di 92 armadi stradali alle rispettive centrali, sarà quello di dovere raggiungere un bacino d'utenza di quasi 20.000 unità immobiliari, per una popolazione di oltre 46.000 abitanti.

Per quanto riguarda il comune di Qualiano la previsione di posa e il collegamento in fibra ottica di 48 armadi stradali alle rispettive centrali, e quella di raggiungere quasi un bacino di circa 9.500 unità immobiliari.
Al fine di ammortizzare i disagi arrecati a causa di questi lavori di adeguamento all'utenza e rispettare la scadenza prevista per l'attività di scavo, Telecom Italia sta usufruendo di tecniche e strumentazioni rivoluzionarie a basso impatto ambientale che riducono notevolmente i tempi d’intervento, la zona occupata dal cantiere, la rottura del suolo, il materiale asportato e il consumo della pavimentazione.


18/04/14

Angela Merkel | In visita agli scavi della città antica.

La Cancelliera tedesca Angela Merkel, recentemente è stata in visita in Italia, concendendosi un pò di relax con il marito Joachim Sauer. Per la precisione ha trascorso alcuni giorni di vacanza ad Ischia, per poi recarsi a sorpresa in visita prima agli Scavi di Pompei e poi a quelli di Oplonti.

Il biglietto l'ho ha pagato la Merkel in persona.
In base a quanto si è venuto a sapere, pare che non appena la Cancelliera tedesca abbia fatto capolino all'entrata degli Scavi di buona mattina, sia voluta andare di persona a pagare il biglietto d'ingresso per lei e le persone a seguito, tra cui alcuni uomini della scorta, che la seguivano. La Cancelliera, che indossava un giubbotto chiaro, in seguito ha iniziato il suo giro turistico in piena regola con tanto di mappa cartacea in mano alfine di districarsi tra i dedali della città antica.

Perchè non fare un fuori programma?
La cancelliera e consorte, guidati da un archeologo tedesco, hanno fatto visita anche al tempio di Apollo, il Foro, la Casa degli Amorini Dorati e il quartiere dei Teatri, per un fuori programma che ha condito il tour della Merkel in maniera piacevole e di gusto.
Angela Merkel e marito in Campania

Tutti a pranzo, ho un languorino... 
La visita a Pompei ha avuto per conclusione un pranzo in un ristorante del centro "Zi Caterina" in via Roma per poi lasciare Pompei. Nel ristorante la Merkel si è accomodata ad un tavolo accanto al marito ed ha gustato antipasti di frittura di mare ed alici e bevuto vino bianco. Il pranzo si è concluso con un corroborante caffè e il conto pagato in persona da lei stessa.

Proseguiamo agli Scavi archeologici di Oplonti 
La cancelliera tedesca Angela Merkel, dopo aver lasciato Pompei, a deciso di recarsi nella vicina Torre Annunziata, sempre in provincia di Napoli, per visitare gli Scavi di Oplonti, dove di trova anche la villa di Poppea. La zona fu seppellita dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., la stessa che distrusse Pompei e Ercolano. La visita è durata oltre un'ora. (il sole 24 ore)

22/11/13

Tra i marmi di Roma trova ricetto!

Tra le antiche fattezze ed i suoi marmi «Evan Gorga. Il collezionista» trova il suo ricetto! Si tratta senxa alun dubbio della più curiosa, impossibile, stravagante e accattivante mostra di questo autunno, finalmente pregno di opportunità culturali che trattano di archeologia. La rassegna ha trovato il suo degno e naturale ricetto a Roma nei sontuosi e regali ambienti di Palazzo Altemps, alcuni dei quali sono stati di recente restaurati e che ospitano, per l'occasione, la celebre e conosciuta Diana Boncompagni-Ludovisi, una pregevole copia romana di originale greco.

 È dunque fra queste stupende testimonianze dell'arte classica, icone di quel collezionismo regale imbevuto di potere e di cultura di cui solo quella Roma papale rimane l'esempio più affascinante, che si naturalizza questa raccolta archeologica di segno opposto, risultato unico del collezionismo maniacale ma non per questo, a suo modo, meno geniale, di un collezionista borghese tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo.

Nulla potrebbe essere più sorprendente di questo dualismo. Evan Gorga, un cantante lirico appassionato di antichità, ricerco', ne trasse profitto, scambiando una quantità inimmaginabile di reliquie e frammenti di ogni genere, recuperati da scavi oppure acquistati da mercanti. Li qustodiva in serie interminabili con una passione in cui pareva che contasse più la quantità che la qualità, la curiosità anziché la comprensione storica. Una "vita intera in diecimila pezzi", come cita la deliziosa vignetta, logo della mostra, nella quale un compito signore in marsina cammina su frammenti di antichità.

Evan Gorga. Il collezionista
Fondamentalmente in questa passione per il mondo antico sotto forma di frammenti, Gorga non era solo. La sua storia si introduce in quel fenomeno non certo orfano di fascino che fu il collezionismo antiquario borghese fra '800 e 900, rivolto non alle grandi opere d'arte, ormai inaccessibili ai più, ma a reperti più modesti, forse come a volere dare testimonianze più alla portata delle antichità patrie.

Un letterato anticonformista e bizzarro come Carlo Alberto Pisani Dossi raccolse, ricuperandoli come Gorga dai grandi scavi romani, più di trentamila frammenti di ceramica romana. Aveva una insaziabile passione per l'"archeologia minuta" che contrapponeva all'ufficiale "ammuffita archeologia dei monumenti". Poco più tardi, un antiquario, Giulio Sambon, raccoglieva una strepitosa collezione "solo" di soggetto teatrale, messa insieme da dilettante ma divenuta nel 1913 il nucleo iniziale del Museo teatrale della Scala a Milano. Anche l'immensa collezione Gorga, dopo trattative lunghissime terminate nel 1950 e fra incredibili complicazioni burocratiche, fu acquistata dallo Stato che la distribuì in varie sedi anche come materiale didattico.

L'immane lavoro di inventariazione e di studio del materiale, durato decenni e ancora in corso, è fra gli esempi più positivi dell'attività dei nostri Enti di tutela La mostra, curata con grande competenza da Alessandra Capodiferro direttrice di palazzo Altemps, è solo l'ultima (per ora) fase di un lungo percorso di studi coordinati dalla Soprintendente Mariarosaria Barbera, che nel 1987 assunse la cura scientifica della collezione Gorga e che da allora ne ha pazientemente seguito la valorizzazione. Danno conto di una così enorme fatica investigativa i due poderosi volumi di studi editi da Electa, il primo (1999) a cura di Mariarosaria Barbera, il secondo (2013) curato da Alessandra Capodiferro.

Quest'ultimo documenta la curiosa varierà degli oggetti esposti già dalla variegata copertina. Il pubblico può ammirare una collezione sostanzialmente inedita, pazientemente restaurata e scientificamente ricomposta rivelandoci più novità e sorprese di quanto ci si potesse attendere. Ogni reperto, che era stato per Gorga parte di una serie in cui contava solo la ripetizione, ritrova oggi una sua dignità di testimonianza del mondo antico. L'allestimento si vale di vetrine inserite in grandi contenitori in legno grezzo.

Essi alludono, con una sorta di elegante ironia, all'originaria disposizione della immensa collezione collocata su polverosi scaffali lignei in ben nove appartamenti sparsi nella Roma di inizio secolo La evocano i suggestivi ingrandimenti fotografici d'epoca posti alle pareti. All'interno delle casse-vetrine i pezzi, emersi da un secondo scavo non nel terreno ma nelle cassette dei magazzini museali, restaurati e selezionati, ritrovano dignità e significato scientifico attraverso il lavoro di ricerca documentato nei saggi dei volumi sopra citati.

Le sorprese per il visitatore curioso e attento sono davvero molte; ciascuno potrà scegliere (è un'altra delle caratteristiche di questa mostra) un suo personale percorso. Segnalo, da parte mia, solo alcuni materiali fra i più interessanti e singolari. Fra i frammenti di affreschi e di stucchi, oggi riconosciuti come ricuperati dagli scavi sul Palatino e appartenenti agli apparati decorativi di domus romane fra I e II secolo d.C., vi sono pezzi che, nella loro frammentarietà, ci permettono di scoprire ariosi paesaggi con porticati e colonnati in prospettiva. Un pannello di parete in affresco e stucco, oggi ricomposto, svela una insolita iconografia, la messa in opera di un tendaggio fra candelabri da parte di amorini e satiri.

 Pregevole è la raccolta di marmi sagomati, parti di splendidi rivestimenti parietali, nella tecnica dell'intarsio (opus sectile). Una vera e propria sorpresa, dovuta alla recente pulitura dei pezzi, sono i frammenti di prezioso marmo rosso antico con decorazioni in oro, forse sfuggite anche al Gorga, un unicum fra quanto è giunto fino a noi dei sontuosi arredi delle dimore di età tardoantica. La collezione Gorga era famosa in particolare per le terrecotte architettoniche fra cui le lastre decorative con scene del mito o dei giochi nel circo. Ne sono esposte molte che hanno mantenuto l'antica policromia. I falsi, che anche Gorga non seppe evitare, oggi fanno parte della storia del collezionismo.

 Uno stupefacente insieme è quello dei 26.000 frammenti di lastrine in vetro policromo che Gorga doveva aver prelevato per lo più da scavi nella romana villa di Lucio Vero. Uno dei risultati più incantevoli del lavoro di restauro su questi pezzi è la ricomposizione di due pannelli policromi con motivi di cancellata. Essi ornavano il telaio di un sontuoso letto da banchetto, oggi in gran parte ricostruito al Metropolitan Museum. L'uso di una grande quantità di coloratissimi vetri rende i pannelli dei piccoli capolavori di grande vivacità e allegria che ci restituiscono l'immagine della ricchezza decorativa delle dimore di età romana non meno fastose delle sale di Palazzo Altemps ove oggi sono collocate.

E ancora cumuli di ceramica, di vasellame bronzeo, di deliziosi giocattoli (bamboline snodate e stoviglie miniaturistiche), materiali etruschi ed egizi, che si riferiscono a una visione del passato universalistica insieme meravigliosa e confusa. Il visitatore reale in mostra o quello virtuale, attraverso le pagine dei volumi che accompagnano l'esposizione, potrà dunque a un tempo ritrovare l'antico e ricostruire un episodio collezionistico storicamente interessante. Ma specialmente potrà apprezzare i risultati di uno straordinario e non effimero progetto di valorizzazione del nostro patrimonio in un evento che è il contrario, dunque, di quelle mostre d'occasione o di cassetta che spesso ci capita di incontrare.
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