Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta Egitto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Egitto. Mostra tutti i post

18/04/17

Scoperta incredibile in Egitto: sei mummie in una tomba di faraoni

Scoperta incredibile in Egitto: Sei mummie sono state ritrovate in una tomba di faraoni nei pressi di Luxor, in Egitto. 


A dare la notizia dell’eccezionale scoperta archeologica, riportata dall’agenzia France Presse, è stato il governo egiziano.

Scoperta incredibile in Egitto: sei mummie in una tomba di faraoni
Scoperta incredibile in Egitto: sei mummie in una tomba di faraoni
Insieme alle mummie erano presenti anche sarcofagi colorati (come quello nell’immagine sopra, scoperto lo scorso anno) e circa mille figure funerarie.
La tomba è probabilmente quella di Userhat, un magistrato della diciottesima dinastia (1550-1295 avanti Cristo), giudice della città:
ma, secondo quanto scritto dalla France Presse, era stata riutilizzata durante la 21esima dinastia per far posto ad altre mummie.
Leggi articolo originale

01/10/14

I testi matematici antichi | matematica dalla preistoria all'era digitale

Civiltà antiche

E' dall'antico Egitto che provengono i testi matematici più antichi che la nostra civiltà possa possedere, e nel periodo del Regno di mezzo, (2000-1800 a.C. ca., papiro di Mosca), dalla Mesopotamia, (1900-1700 a.C. ca, tavoletta Plimpton 322) e dall'India, (intorno all'800 a.C.-200 D.C., Sulba Sutras).

Tutti questi testi toccano il cosiddetto teorema di Pitagora, che sembra essere il più antico e diffuso risultato matematico che va oltre l'aritmetica e la geometria elementari.

Matematica dell'Antico Egitto (2000 a.C. - 600 a.C.) 

Il più antico testo egizio finora scoperto è il papiro di Mosca, datato fra il 2000 a.C. e il 1800 a.C.
Come molti testi matematici antichi si presenta come un problema basato su una storia, apparentemente scritto a scopi ricreativi.
La parte ritenuta più interessante è quella nella quale si espone un metodo corretto per trovare il volume di un tronco di piramide: il solido viene scomposto in parallelepipedi e prismi; sommando poi i volumi si ottiene il volume cercato.
Un altro testo importante è il papiro di Rhind (datato intorno al 1650 a.C.), un manuale di istruzione di aritmetica e geometria.
Oltre a fornire formule per aree e procedimenti di moltiplicazione, divisione e operazioni con frazioni a numeratore unitario, contiene l'evidenza di altre nozioni matematiche come numero primo, media aritmetica, media geometrica, media armonica e numeri perfetti. Vi si trova .anche una spiegazione primitiva del crivello di Eratostene e il metodo per la soluzione di un'equazione lineare del primo ordine.
Inoltre gli Egizi preferivano esprimere i numeri razionali come somma di frazioni con numeratore unitario oppure della frazione 2/3: per esempio 2/15 viene espressa come 1/10 + 1/30.
Ancora oggi ci si riferesce a questa tecnica come frazione egiziana.
parte del papiro
di Rhind

Il papiro di Rhind contiene anche nozioni di geometria non banali come un metodo per ottenere un'approssimazione di \pi con un'imprecisione inferiore all'1%, un primo tentativo di effettuare la quadratura del cerchio e il primo uso conosciuto di un tipo di cotangente. Nel periodo ellenistico gli studiosi dell'Egitto per i loro scritti abbandonarono l'antica lingua e adottarono la greca. Da quel momento la matematica degli egizi si fuse con quella greca dando vita alla grande matematica ellenistica.




13/09/14

Il lato "B" degli sciami

Le piaghe di locuste sono da secoli sinonimo di calamità: la scienza, però, potrebbe trovare presto una soluzione. 



Nella primavera del 2013, uno sciame di locuste ha devastato l'Egitto. Il tempismo era perfetto: si celebrava la Pesach, la festa che rievoca la fuga degli Israeliti dal Faraone, con tanto di piaghe bibliche, tra cui appunto un'invasione di locuste.

Lo sciame consisteva in oltre 30 milioni di insetti, che hanno danneggiato le colture a sud-ovest del Cairo. Nel 2005, una formazione analoga aveva distrutto il 40 per cento dei raccolti del Paese. Per tentare di prevenire la seconda devastazione, è stata frettolosamente messa insieme una flotta di aerei per irrorare i campi di pesticidi, ma ormai, era troppo tardi. Gli scienziati, però, ritengono che, in futuro, gli agronomi saranno in grado di prevenire questi attacchi, grazie a una migliore conoscenza del comportamento delle locuste, che passano da una fase solitaria a una "gregaria", durante la quale agiscono in massa.

Utilizzando computer per mappare la posizione e l'orientamento degli insetti, lain Couzin dell'Università di Princeton ha scoperto che formano sciami quando sono a corto di nutrimento, e che una dieta a basso contenuto proteico li trasforma in cannibali. Lo studioso ha osservato che i singoli insetti balzano in avanti ogni volta che si sentono urtati da un'altra locusta, per proteggersi e non finire divorati. A loro volta, tentano poi di mangiare l'insetto che li precede, assicurando così la spinta propulsiva al gruppo.

Grazie alla comprensione degli "elementi biologici motivanti degli sciami", dice Couzin, sar possibile sfruttare immagini satellitari per calcolare la distribuzione e le qualit nutrizionali della vegetazione, e prevedono la tempistica e la sede di formazione di di locuste, consentendo l'adozione di m preventive più efficaci. La tecnologia idonea non esiste ancore secondo Couzin, è solo questione di tempo.


30/08/14

Heracleion | La resurrezione della città perduta d'Egitto

Heracleion
la città perduta

Gli archeologi stanno riportando in vita Heracleion, un antico porto cristallizzato nel tempo sul fondo del Mediterraneo. 


Per secoli, le uniche prove concrete dell'esistenza di Heracleion consistevano in una manciata di citazioni all'interno di lesti antichi. Si diceva che ai tempi del suo massimo splendore, negli ultimi anni del regno dei faraoni, Heracleion fosse un porto ricchissimo grazie alla posizione geografica che ne faceva il punto d'accesso all'Egitto. Si raccontava che, prima di scomparire circa milleduecento anni or sono sotto le acque del Mediterraneo, la città fosse stata visitata anche da Elena di Troia.

Mentre ben pochi studiosi ne mettevano in dubbio l'esistenza, la possibilità di ritrovarla era però tutt'altro che certa, fino a quando nel 2000 Heracleion è stata riscoperta a circa 6,5 chilometri di distanza dalla costa dell'attuale Egitto. Gli archeologi stanno ancora rinvenendo tavolette, monete d'oro ed enormi statue celate per secoli, che mostrano quanto tale sito fosse importante. Il ritrovamento di questa città perduta non è stato semplice. I testi antichi localizzavano Heracleion, conosciuta anche come Thonis, vicino ad Alessandria, alla foce del Nilo, nel punto in cui questo sfociava nel Mediterraneo, ma tutti coloro che avevano tentato di rintracciarla erano finiti su un binario morto. Franck Goddio, presidente dell'Istituto europeo di archeologia sottomarina, non si è lasciato scoraggiare.

Con l'aiuto della Commissione europea per l'energia atomica, ha sviluppato un magnetometro a risonanza nucleare specifico per scandagliare il fondo marino al largo della costa egiziana. Lo strumento rilevava gli oggetti tramite i disturbi da essi creati al campo magnetico dei fondali, e nel 1999 Goddio ha trovato finalmente qualcosa. Nella baia di Abukir, sulla costa settentrionale dell'Egitto, lo strumento ha riscontrato delle anomalie nei sedimenti.(science)


09/08/14

La rivoluzione dell'alfabeto | Geroglifici, cosi li abbiamo decifrati

Il passo successivo fu compiuto nel 1815 dallo scienziato inglese Thomas Young, poliedrico intellettuale dagli interessi tanto eterogenei da valergli la nomea di "ultimo onnisciente". 

Seguendo l'idea di De Sacy, Young provò ad abbinare le lettere P, T, O, L, M, N, E ed S (da Ptolmnes, equivalente del greco di "Tolomeo") ai geroglifici racchiusi nel relativo cartiglio. Dopo aver applicato lo stesso metodo anche per il nome della regina tolemaica Berenice, lo scienziato ottenne un possibile "alfabeto" geroglifico, pubblicato nell'Enciclopedia Britannica nel 1819.

Molte delle corrispondenze individuate da Young erano corrette, alcune errate. L'inglese fece un ulteriore, grande passo. Attraverso un raffronto meticoloso dei segni demotici, dei geroglifici incisi sulla Stele di Rosetta e di altre iscrizioni, dimostrò che il demotico discendeva dai geroglifici, al contrario di quanto avevano sostenuto altri studiosi in passato. Insomma, Young potè tracciare lo sviluppo dai geroglifici pittografici (che rappresentavano persone, animali, piante e oggetti vari) ai caratteri demotici, loro equivalenti astratti e corsivi. Lo scienziato trasse quindi la giusta conclusione che il demotico si componeva di "imitazioni dei geroglifici... miste a lettere dell'alfabeto".
Thomas Young

Non si trattava né di un sistema di scrittura puramente simbolico, né di un alfabeto, bensì di una commistione delle due cose. Quest'intuizione meritoria non portò tuttavia Young, che subiva ancora l'incanto degli autori classici, a compiere il passaggio logico successivo. L'idea che l'intero sistema dei geroglifici (e non soltanto i cartigli) potesse costituire un ibrido, al pari del demotico, sarebbe stato il lampo rivoluzionario di Jean-Francois Champollion. Da studente, Champollion ebbe una fonte d'ispirazione nel fisico e matematico Joseph Fourier. Questi divenne prefetto di Grenoble di ritorno dall'Egitto, e intorno al 1805 mostrò al ragazzo la sua collezione di reperti antichi, tra cui anche una serie di iscrizioni. Il problema dei geroglifici iniziò così ad appassionare Champollion. Più tardi, a Parigi, il giovane fu allievo di De Sacy, la cui frustrazione per l'arcano e i successivi progressi compiuti da Young trasformarono la ricerca di Champollion in uno sforzo ossessivo di battere il rivale inglese. L'indizio-chiave arrivò nel 1822 con il ritrovamento di un cartiglio contenente il nome di Cleopatra.

Champollion disponeva ora di un "alfabeto" dei geroglifici per lo più corretto, che gli consentì di tradurre i nomi di decine di sovrani, tra cui Alessandro e Ramesse. Nei successivi dodici mesi circa Champollion esaminò la scoraggiante combinazione di segni fonetici e non fonetici che componevano il sistema dei geroglifici, e nel 1824 scrisse: "Quello dei geroglifici è un sistema complesso, che può essere insieme figurativo, simbolico e fonetico all'interno di uno stesso testo... e, potrei aggiungere, di una stessa parola". Con la scoperta del cartiglio di Tutankhamon (1922), decifrato grazie al lavoro di Champollion, si scoprì che il pittogramma del pulcino era il segno fonetico della vocale U, che la croce ansata stava a indicare la parola ankh ("vita") e che il bastone da pastore voleva dire "sovrano". Grazie a quanto si era appreso sui geroglifici, fu possibile iniziare a svelare i segreti di una grande civiltà del passato.(science)

08/08/14

I geroglifici egizi | Come abbiamo scoperto il loro siginificato

I pittogrammi degli antichi egizi erano un mistero per gli archeologi, ma nel primo Ottocento un gruppo di audaci linguisti riuscì a decifrarli. 

LONDRA, 1821. Quando mancava ancora un secolo alla scoperta della tomba di Tutankhamon, a Piccadilly si aprivano i battenti di una mostra sull'antica civiltà egizia. Sulla scia della teatrale invasione napoleonica dell'Egitto avvenuta vent'anni prima, l'"egittomania" stava prendendo piede in Gran Bretagna come già aveva fatto a Parigi.

L'Egyptian Hall, sede della mostra, fu decorata con motivi caratteristici: due statue (una di Iside e l'altra di Osiride) e una serie di geroglifici. La mostra esponeva un plastico modellato e dipinto magnificamente, che riproduceva in scala 1 a 6 un'antica tomba egizia rinvenuta quattro anni prima nei dintorni di Tebe (l'odierna Luxor), area poi battezzata Valle dei Re. All'inaugurazione era presente l'autore della scoperta, l'italiano Giovanni Belzoni, ex maciste da circo divenuto eccentrico appassionato di scavi in Egitto, che comparve al cospetto di un'enorme folla avvolto dalle bende come una mummia. Belzoni dovette però ammettere di ignorare l'identità della salma custodita nella tomba, poiché allora nessuno era in grado di interpretare i geroglifici.
Geroglifici egizi
Come abbiamo scoperto il loro significato

L'antica civiltà egizia fu celebrata in epoca classica ad Atene e a Roma come anche nell'Ottocento a Parigi e a Londra. Nell'arco di ben oltre due millenni ha esercitato un influsso notevole sul mondo del sapere, a partire dal 450 a.C. circa, quando lo storico greco Erodoto giunse in Egitto. Nelle sue Storie, Erodoto identificò le piramidi di Giza come luoghi di sepoltura e fornì importanti informazioni sul processo di mummificazione. Le sue opere non furono, tuttavia, di grande aiuto agli studiosi che volevano capire l'antica scrittura egizia, dal momento che in età classica i geroglifici erano caduti in disuso. Nessun autore greco o romano era in grado di interpretare questi antichi pittogrammi. Eccone il motivo: l'antica civiltà descritta nei geroglifici, la cui fondazione risale a prima del 3000 a.C, cadde in rovina nella seconda metà del primo millennio a.C., quando l'Egitto fu conquistato prima dai Persiani e poi dai Macedoni sotto la guida di Alessandro Magno (332 a.C).

Per tre secoli l'Egitto fu governato dalla dinastia tolemaica (di lingua greca), che prese il nome da Tolomeo I, generale di Alessandro, a uno dei cui discendenti si deve la creazione della Stele di Rosetta (196 a.C). Questo periodo ebbe fine con la morte di Cleopatra VII e l'occupazione romana iniziata nel 30 a.C. e cessata nel 395 dopo Cristo. In seguito, l'Egitto fu governato prima dai cristiani copti e poi dai musulmani, fino all'arrivo di Napoleone. Nella sua forma orale la lingua copta discendeva da quella parlata nell'antico Egitto, ma il copto scritto non si presentava sotto forma di geroglifici: adottava un sistema alfabetico, come il greco e il latino. Il copto, grazie al quale si potè risalire alla pronuncia approssimativa di antiche parole egizie, si dimostrò un ausilio impagabile nell'interpretazione dei geroglifici.(science)

13/12/13

Un viaggio nella terra dei faraoni

Per questo quarto appuntamento con la mia rubrica ho deciso di parlarvi del libro Il Dio del fiume di Wilbur Smith. Il Dio del fiume è il primo di quattro libri di una saga d'avventura ambientata ai tempi dei faraoni.

Narratore di questa storia è Taita, uno schiavo al servizio, prima del nobile Intef, poi della figlia Lostris quando questa diventa l'ultima e la più importante moglie del faraone Mamose. Tramite la voce di Taita, Smith ci racconta degli intrighi e dei raggiri di Intef, nonché dei tentativi di Taita stesso di sventarli.
Il Dio del fiume
Dell'affetto profondo di Taita per Lostris e del suo desiderio, non potendo sposarla, di starle sempre accanto e aiutarla a coronare l'amore che prova per il soldato Tanus, grande amico di Taita ma odiato da Intef. Smith poi ci racconterà la storia del faraone e del popolo egizio, della fuga a causa dell'invasione degli Hyksos, ma anche del glorioso ritorno dopo anni di esilio forzato.

La scelta di Smith di narrare le vicende di Taita e degli altri personaggi in prima persona, si rivela essere una scelta quanto mai azzeccata, dando al libro un carattere personale e intimo, protendendo quindi Taita, la voce narrante, verso il lettore.

Con abili pennellate e ricche digressioni Smith, al pari di un abile pittore, dipinge davanti ai nostri occhi i meravigliosi luoghi, dell'Egitto e non solo, ma anche personaggi ben inseriti nella mentalità e nella cultura di quel tempo antico, permettendo in questo modo al lettore di percepire, toccando quasi con mano, gli imponenti palazzi faraonici e la calda e sottile sabbia del deserto.

La figura di Taita, narratore del romanzo, viene esaltata in modo forse un po' eccessivo tanto da renderlo quasi insopportabile nella prima metà del libro, dove sembra essere un pozzo di scienza in ogni ambito della conoscenza: dalla medicina all'architettura, dal canto alle tattiche da guerra. Sembra infatti che non ci sia nulla che Taita non sappia. Con il proseguire del libro però si finisce col farci l'abitudine e tollerare questo straordinario personaggio fino ad affezionarsi a lui.

Wilbur Smith
Gli altri personaggi presenti nel romanzo risultano ben inseriti nelle vicende narrate, in alcune parti ovviamente risultano un po' esagerati e forse poco credibili per quel tempo, ma trattandosi di un romanzo il “difetto”, se così lo si può chiamare, è assolutamente tollerato.

Le vicende amorose dei personaggi si mescolano egregiamente alle parti avventurose che, con l'eccezione delle poche battaglie presenti, non hanno un ritmo così incalzante da incollare il lettore alle pagine di questo romanzo.

Nonostante, o forse proprio grazie a questo, Il Dio del fiume si rivela essere un buon libro di avventura, adatto per gli amanti del genere e consigliato per quanti subiscono il fascino dell'antico Egitto e degli amore tormentati se non addirittura impossibili.

25/11/13

Egitto misterioso: trovato splendido collare indossato da una mummia


Collare
L'Egitto continua a stupire, questo territorio culla di una delle più affascinanti civiltà del mondo, ha restituito ai nostri occhi un gioello splendido. Si tratta di un collare che sarebbe stato indossato da una mummia, trovato in piccoli pezzi ma praticamente con i colori incontaminati in una tomba egizia di Tebe. Dopo un lungo lavoro di restauro i pezzi del collare sono stati messi insieme.
Anticamente la gente in Egitto indossava collari chiamati "wesekhs" di perline quando erano vivi. Questo collare verniciato è fatto di un diverso tipo di materiale, chiamato cartonnage (un materiale intonacato) ed è stato pensato per essere indossato da una mummia dopo la morte. Un sigillo di argilla trovato vicino al collare suggerisce che è stato indossato dalla mummia di un impresario di pompe funebri molto ricco.
Risalente a circa 2.300 anni fa, è stato trovato nella moderna Luxor, il collare è dipinto in vividi colori, disegni e immagini che mostrano elementi dell'antica religione egizia. Il dio Horus è presente grazie a due falchi che indossano delle corone a forma di dischi solari negli angoli superiori, mentre in alto al centro c'è un uccello dalla testa umana (chiamato un uccello "Ba") che rappresenta, in sostanza, l'anima immortale della mummia defunto .
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.