Cosa ci accade quando diventiamo attori di uno scambio commerciale? Quali sono i meccanismi alla base di questo deterioramento dei valori morali?
I SOLDI CORRODONO LA MORALE.
Per
secoli questa è stata ritenuta una verità
assoluta, ma finora nessuno studio aveva
fornito un'evidenza empirica a questa
affermazione. Adesso un esperimento
condotto da due
economisti tedeschi e
descritto in un articolo su
Science, ha
dimostrato per la prima volta che, in un
contesto di mercato, gli individui tendono
a mettere in secondo piano i propri
valori
morali in favore del
guadagno.
Per capire quanto siamo disposti ad
abbandonare la nostra
etica e mettere
a tacere la nostra coscienza nel corso
di semplici scambi
commerciali, i due
studiosi hanno condotto un test in cui alcuni
individui dovevano decidere se salvare un
topolino oppure lasciarlo morire ricevendo
in cambio del
denaro.
A tutti i soggetti
veniva inizialmente mostrata la fotografia
di un topo e un video che mostrava come
l'animale sarebbe stato ucciso nel caso in
cui l'individuo lo avesse deciso.
Come merce di scambio è stata
appositamente scelta la vita dei topi (che,
senza questo esperimento, sarebbero stati
tutti uccisi perché non più utili per la
ricerca
scientifica) allo scopo di stabilire quanto
gli individui siano disposti a danneggiare
altri esseri viventi, esterni al processo
di scambio, per ottenere un vantaggio
personale. "Il concetto di morale varia da
cultura a cultura. Noi abbiamo deciso di
usare il cosiddetto
paradigma del topo
perché c'è un
consenso universale sul
fatto che danneggiare gli altri in maniera
intenzionale e ingiustificata è un'attività
immorale. È una
decisione drastica
e irreversibile", afferma Armin Falk,
professore di Economia all'Università di
Bonn e autore dello studio.
I due economisti hanno confrontato le
decisioni individuali dei soggetti con quelle
prese in
mercati bilaterali e
multilaterali,
cioè in cui vi sono rispettivamente due o più
individui che interagiscono come
compratori
e
venditori.
Nel caso di
studio individuale,
ai soggetti venivano offerte due opzioni:
non ricevere denaro e salvare un topolino
oppure ricevere 10 euro ma optare per
la morte del povero animale. "Questo ci è
servito per fissare un punto di riferimento
per la prevalenza dei valori morali nella
popolazione di
riferimento, composta da
studenti dell'Università di Bonn. Questo
trattamento ci dà informazioni sulla frazione
di soggetti che sono disposti a uccidere un
topo per 10 euro e prepara la scena per la
nostra analisi di cosa accade negli scambi
commerciali", dice Falk.
Successivamente i due autori hanno
studiato le interazioni in un contesto di
mercato. In questo ambito i soggetti,
divisi in gruppi di venditori e compratori,
potevano contrattare un affare stabilendo
continuamente
prezzi di vendita, ma
potevano anche astenersi dal commerciare.
Tutti però erano consapevoli del fatto che,
se entrambe le parti si fossero
accordate
e avessero effettuato lo scambio, come
conseguenza un topo sarebbe stato ucciso.
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La morale e i mercati |
"La nostra scoperta fondamentale è
che la percentuale di soggetti che sono
favorevoli a uccidere un topo per una
determinata somma di
denaro è in senso
statistico significativamente più alta in un
contesto di mercato che nella condizione
individuale. Nel nostro
studio abbiamo
mostrato un effetto causale delle istituzioni
di
mercato. Esse portano all'erosione
dei valori morali nel senso che più topi
vengono uccisi in confronto alla condizione
individuale", afferma Falk. Mentre, infatti,
nella condizione individuale solo metà
dei soggetti ha accettato di sacrificare
la bestiolina in cambio di 10 euro, la
percentuale sale al 76 per cento in un
contesto di
mercato e il
prezzo per cui si
è disposti a prendere decisioni immorali
si abbassa drasticamente al crescere dei
componenti nel processo di scambio.
La domanda sorge spontanea: cosa
ci accade quando diventiamo attori di
uno
scambio commerciale?
Quali sono i
meccanismi che stanno alla base di questo
deterioramento dei valori morali? Gli autori
hanno un'idea chiara in merito. "La nostra
ipotesi chiave è che vi sia all'opera un
meccanismo di condivisione della colpa
quando effettuiamo
scambi commerciali.
Nella condizione individuale sei solo tu
che prendi una decisione, In un contesto
di
mercato, invece, ci sono almeno un
compratore e un venditore e lo scambio
avviene solo se i due si accordano per
commerciare e uccidere il topolino", ipotizza
Falk. "Di conseguenza, la responsabilità e.
i sensi di colpa possono essere condivisi.
Inoltre, in un mercato multilaterale, i
soggetti pensano che se non uccidono il
topo qualcun altro potrebbe farlo al posto
loro. Questo rappresenta un'ulteriore
giustificazione o un
meccanismo per
attenuare la responsabilità". Un importante
risultato ottenuto dai due
studiosi corrobora
questa
ipotesi: se nel commercio non
sono coinvolti valori morali (in un'altra
fase dell'esperimento per esempio viene
invalidato un coupon se lo scambio va a
buon fine) le differenze tra la condizione
individuale e quella di mercato tendono
ad appiattirsi perché non entra in gioco il
meccanismo di condivisione della colpa.
Tuttavia, in questo sconfortante scenario,
possiamo anche trovare uno spiraglio di
speranza. Vi è, infatti, una percentuale di
individui che si è rifiutata completamente
di
commerciare la vita di un essere vivente
per denaro. "Quando abbiamo iniziato il
progetto pensavamo che avremmo dovuto
offrire più soldi ai soggetti per convincerli a
uccidere il topo, quindi sono felice di vedere
che, almeno per qualcuno, 10 o 20 euro
non sono sufficienti a uccidere un animale",
confessa Falk. Noi tutti ci indigniamo di
fronte a
fenomeni come il lavoro minorile,
lo sfruttamento dei
lavoratori, i
disastri
ambientali e le cattive condizioni degli anima
negli
allevamenti, ma poi quando agiamo
come
consumatori scegliamo prodotti a
basso costo anche se violano apertamente
tutti i nostri
standard morali.
"Il vero messaggio del nostro studio
non è che i
mercati sono tutti marci o
che dobbiamo abbandonare l'economia
di mercato in generale, ma che noi come
società dobbiamo pensare seriamente a
dove i mercati sono appropriati e dove non
lo sono", conclude Falk. "Il
mercato da solo
non correggerà questi aspetti, ed è qui che li
politica deve entrare in azione".
(science)