03/07/14

La morale e i mercati

Cosa ci accade quando diventiamo attori di uno scambio commerciale? Quali sono i meccanismi alla base di questo deterioramento dei valori morali?

I SOLDI CORRODONO LA MORALE. 
Per secoli questa è stata ritenuta una verità assoluta, ma finora nessuno studio aveva fornito un'evidenza empirica a questa affermazione. Adesso un esperimento condotto da due economisti tedeschi e descritto in un articolo su Science, ha dimostrato per la prima volta che, in un contesto di mercato, gli individui tendono a mettere in secondo piano i propri valori morali in favore del guadagno. Per capire quanto siamo disposti ad abbandonare la nostra etica e mettere a tacere la nostra coscienza nel corso di semplici scambi commerciali, i due studiosi hanno condotto un test in cui alcuni individui dovevano decidere se salvare un topolino oppure lasciarlo morire ricevendo in cambio del denaro.

A tutti i soggetti veniva inizialmente mostrata la fotografia di un topo e un video che mostrava come l'animale sarebbe stato ucciso nel caso in cui l'individuo lo avesse deciso. Come merce di scambio è stata appositamente scelta la vita dei topi (che, senza questo esperimento, sarebbero stati tutti uccisi perché non più utili per la ricerca scientifica) allo scopo di stabilire quanto gli individui siano disposti a danneggiare altri esseri viventi, esterni al processo di scambio, per ottenere un vantaggio personale. "Il concetto di morale varia da cultura a cultura. Noi abbiamo deciso di usare il cosiddetto paradigma del topo perché c'è un consenso universale sul fatto che danneggiare gli altri in maniera intenzionale e ingiustificata è un'attività immorale. È una decisione drastica e irreversibile", afferma Armin Falk, professore di Economia all'Università di Bonn e autore dello studio. I due economisti hanno confrontato le decisioni individuali dei soggetti con quelle prese in mercati bilaterali e multilaterali, cioè in cui vi sono rispettivamente due o più individui che interagiscono come compratori e venditori.

Nel caso di studio individuale, ai soggetti venivano offerte due opzioni: non ricevere denaro e salvare un topolino oppure ricevere 10 euro ma optare per la morte del povero animale. "Questo ci è servito per fissare un punto di riferimento per la prevalenza dei valori morali nella popolazione di riferimento, composta da studenti dell'Università di Bonn. Questo trattamento ci dà informazioni sulla frazione di soggetti che sono disposti a uccidere un topo per 10 euro e prepara la scena per la nostra analisi di cosa accade negli scambi commerciali", dice Falk. Successivamente i due autori hanno studiato le interazioni in un contesto di mercato. In questo ambito i soggetti, divisi in gruppi di venditori e compratori, potevano contrattare un affare stabilendo continuamente prezzi di vendita, ma potevano anche astenersi dal commerciare. Tutti però erano consapevoli del fatto che, se entrambe le parti si fossero accordate e avessero effettuato lo scambio, come conseguenza un topo sarebbe stato ucciso.
La morale e i mercati

"La nostra scoperta fondamentale è che la percentuale di soggetti che sono favorevoli a uccidere un topo per una determinata somma di denaro è in senso statistico significativamente più alta in un contesto di mercato che nella condizione individuale. Nel nostro studio abbiamo mostrato un effetto causale delle istituzioni di mercato. Esse portano all'erosione dei valori morali nel senso che più topi vengono uccisi in confronto alla condizione individuale", afferma Falk. Mentre, infatti, nella condizione individuale solo metà dei soggetti ha accettato di sacrificare la bestiolina in cambio di 10 euro, la percentuale sale al 76 per cento in un contesto di mercato e il prezzo per cui si è disposti a prendere decisioni immorali si abbassa drasticamente al crescere dei componenti nel processo di scambio. La domanda sorge spontanea: cosa ci accade quando diventiamo attori di uno scambio commerciale?

Quali sono i meccanismi che stanno alla base di questo deterioramento dei valori morali? Gli autori hanno un'idea chiara in merito. "La nostra ipotesi chiave è che vi sia all'opera un meccanismo di condivisione della colpa quando effettuiamo scambi commerciali. Nella condizione individuale sei solo tu che prendi una decisione, In un contesto di mercato, invece, ci sono almeno un compratore e un venditore e lo scambio avviene solo se i due si accordano per commerciare e uccidere il topolino", ipotizza Falk. "Di conseguenza, la responsabilità e. i sensi di colpa possono essere condivisi. Inoltre, in un mercato multilaterale, i soggetti pensano che se non uccidono il topo qualcun altro potrebbe farlo al posto loro. Questo rappresenta un'ulteriore giustificazione o un meccanismo per attenuare la responsabilità". Un importante risultato ottenuto dai due studiosi corrobora questa ipotesi: se nel commercio non sono coinvolti valori morali (in un'altra fase dell'esperimento per esempio viene invalidato un coupon se lo scambio va a buon fine) le differenze tra la condizione individuale e quella di mercato tendono ad appiattirsi perché non entra in gioco il meccanismo di condivisione della colpa.

Tuttavia, in questo sconfortante scenario, possiamo anche trovare uno spiraglio di speranza. Vi è, infatti, una percentuale di individui che si è rifiutata completamente di commerciare la vita di un essere vivente per denaro. "Quando abbiamo iniziato il progetto pensavamo che avremmo dovuto offrire più soldi ai soggetti per convincerli a uccidere il topo, quindi sono felice di vedere che, almeno per qualcuno, 10 o 20 euro non sono sufficienti a uccidere un animale", confessa Falk. Noi tutti ci indigniamo di fronte a fenomeni come il lavoro minorile, lo sfruttamento dei lavoratori, i disastri ambientali e le cattive condizioni degli anima negli allevamenti, ma poi quando agiamo come consumatori scegliamo prodotti a basso costo anche se violano apertamente tutti i nostri standard morali. "Il vero messaggio del nostro studio non è che i mercati sono tutti marci o che dobbiamo abbandonare l'economia di mercato in generale, ma che noi come società dobbiamo pensare seriamente a dove i mercati sono appropriati e dove non lo sono", conclude Falk. "Il mercato da solo non correggerà questi aspetti, ed è qui che li politica deve entrare in azione".(science)



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