Donare è un dono |
Per verificarlo, ci siamo avvalsi della collaborazione della psicologa comportamentale Kiley Hamlin. Abbiamo iniziato distribuendo a piccoli di 1-3 anni dei biscottini: la loro felicità nel riceverli è stata superata solo dalla soddisfazione provata nel poter offrire questo dono a un simpatico pupazzo.
Vi sarà familiare l'immagine di un bambino che si scioglie in lacrime se obbligato a condividere qualcosa di sua proprietà: come può, dunque, quel bambino, e come possiamo noi adulti, provare sempre gioia donando? La nostra ricerca dimostra che quella gioia non è, appunto, automatica. Tendiamo a sperimentare sensazioni positive, infatti, quando possiamo constatare gli effetti prodotti in qualcun altro dalla nostra generosità. Nel caso dei piccoli del nostro esperimento, il pupazzo masticava allegramente, esprimendo apprezzamento, dopo aver ricevuto il biscotto. Gli enti benefici possono mettere a frutto questa informazione, consentendo ai donatori di verificare facilmente come vengono utilizzati i contributi.
Per esempio, l'associazione no profit Spread the Net garantisce, per ogni donazione da 10 dollari, la fornitura di una rete per la prevenzione della malaria pediatrica in Africa: abbiamo scoperto che le persone si sentono più soddisfatte dopo un versamento fatto a Spread the Net piuttosto che all'UNICEF. Anche se l'UNICEF condivide lo stesso obiettivo globale, ossia aiutare i bambini bisognosi, l'impatto delle donazioni a un'organizzazione cosi vasta risulta meno facilmente tracciabile. Il nostro studio indica, inoltre, che è più facile provare sentimenti positivi dopo aver speso soldi a vantaggio di altri se riusciamo a trascorrere del tempo con loro. Dopo aver comprato un pallone per il compleanno del nipotino, dunque, ci sentiremo molto più soddisfatti se ci impegneremo anche a giocare un po' a calcio con lui. La prossima volta che metteremo mano al portafoglio, la domanda da farsi è: sto pagando il prezzo della felicità?(science)