Il-Trafiletto
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02/05/18

Test nuova gamma Vespa Primavera e Sprint 125

Fonte - Moto.it - Cinquant'anni e non sentirli, questo viene in mente guardando la nuova Vespa Primavera 125. 


Correva il 1968 quando arrivò sul mercato la prima Primavera, anno in cui il movimento studentesco universitario prende vita, prende coscienza del proprio impatto e anno in cui i giovani gridano “libertà”.

Test nuova gamma Vespa Primavera e Sprint 125
Test nuova gamma Vespa Primavera e Sprint 125


Libertà di espressione, aggregazione e di movimento, valori che Piaggio è riuscita a cavalcare con grande maestria, proponendo un mezzo che sapesse incarnali in pieno:

prezzo contenuto - 107.000 lire che, al giorno d’oggi, equivalgono a circa mille euro e un’ottima versatilità che la fecero diventare ben presto il mezzo preferito dei liceali e dei giovani universitari.

Da quegli anni la Primavera 125 ne ha fatta di strada, evolvendosi diverse volte, ma rimanendo sempre fedele a se stessa, fino ad arrivare alla versione di quest’anno che guadagna tanta tecnologia, senza però subire stravolgimenti a livello di design.

Test nuova gamma Vespa Primavera e Sprint 125
Fig.1


A Pisa è avvenuta la prova delle rinnovate Primavera e Sprint, guidandole dalla città della Torre, fino al nuovo museodel gruppo Piaggio a Pontedera;

circa 60 km tra le colline toscane, con una buona dose di curve, rettilinei e una discreta quantità di buche che ci hanno permesso di valutare bene le sospensioni.

Certo, ora direte che la Vespa è sempre la Vespa, stesso design dagli anni ‘60, ma non fermatevi all’apparenza, le modifiche ci sono e si notano, soprattutto nelle versioni 2018.

Partiamo dalle novità più importanti: cambia la dimensione dei cerchi ruota, realizzati in lega di alluminio, ora sono entrambi da 12 pollici, raggiungendo così il maggior diametro nella storia dei modelli Vespa, oltre alla dimensione dei cerchi:

sui nuovi modelli arriva anche l’illuminazione a tecnologia LED, ora adottata sia dal faro anteriore sia dalla fanaleria posteriore.

Leggi articolo originale

02/11/14

Più di 300 prove sulla pista di Vairano

Il 25 ottobre scorso ha avuto luogo sulla pista di Vairano una giornata interamente dedicata ai Veicoli Commerciali, la cui organizzazione è stata affidata a Quattroruote e Tuttotrasporti.


La partecipazione degli addetti ai lavori è stata numerosa, avendo avuto la possibilità di potere testare tutta la gamma dei costruttori che hanno preso parte, ovvero sia: Mercedes, Opel, Nissan, Ford e Iveco. Corsi, briefing e prove in pista.

L'evento ha avuto inizio con il benvenuto da parte del direttore di Tuttotrasporti Marcello Minerbi che poi ha lasciato spazio ad un briefing riguardo lo svolgimento del programma previsto per tutto l'arco della giornata. Successivamente ci si è precipitati tutti quanti in pista per iniziare a prendere dimestichezza con i modelli più attuali del mercato, a cominciare dai grandi Iveco Daily ai più veloci Opel Combo e Ford Transit Courier.

Grazie all’assistenza dei driver di GuidaSicura Quattroruote e la pista di handling a disposizione, si è potuto realizzare più di 300 test drive sia sui tragitti veloci che su quelli più impervi, idoneamente limitati da birilli. Oltre a ciò, tutti coloro che erano interessati alle capacità di carico hanno avuto modo di effettuare le prove di volume e di versatilità, introducendo enormi scatoli di svariate forme e misure.

Sportelli informativi.
Durante la giornata sono stati resi attivi pure gli “sportelli informazioni” per ogni disciplina relativa all’autotrasporto, alla fiscalità, alla gestione delle flotte, della normativa per le omologazioni della gestione dei costi di esercizio, dal noleggio a lunga durata, all'utilizzo dei mezzi e degli allestimenti fino ad arrivare alla sicurezza dei carichi. Enorme attenzione è stata riservata al comparto telematico , che impiega grosse risorse facendo sentire la propria vicinanza al mondo dei professionisti, con un apposito spazio contenente le ultime novità gestito da un esperto del settore come Samsung. Tra i prestigiosi partner dell'iniziativa Leasys, Abc Tools, Aidc (associazione italiana dottori commercialisti), Landi Renzo e Autogarant, Cna Autoriparazioni, Scame.
Veicoli Commerciali Day
Veicoli Commerciali Day


20/10/14

Violini antichi e moderni: i violinisti non li distinguono

Sfatiamo il mito che aleggia tra i musicisti professionisti che ancora sono convinti che certi strumenti antichi hanno un suono particolare che non può sfuggire ad un orecchio esperto. Giusto per fare un esempio pensiamo ai violini Stradivari. A supportare la teoria che gli strumenti antichi siano superiori a quelli moderni sono molte le argomentazioni fra le quali:  le tecniche di liuteria, le colle usate, il legno, gli effetti di invecchiamento.

Dato che non se ne veniva a capo, alcuni ricercatori hanno deciso di verificare:  siamo sicuri che i violini antichi sono veramente migliori? Per fare questo hanno effettuato un test “doppio cieco” su violini sia antichi che nuovi, in cui né chi suonava né chi ascoltava sapeva l’età dello strumento. Lo studio ha coinvolto dieci famosi violinisti, a cui sono stati fatti provare 12 violini, 6 nuovi e 6 antichi (compresi 5 Stradivari).

Stradivari
immagine presa dal web
Il risultato smentisce il luogo comune: non solo i solisti non riuscivano a distinguere gli strumenti nuovi da quelli antichi, ma in 6 casi su 10 quando gli si chiedeva di scegliere lo strumento che preferivano tra quelli provati, i violinisti hanno scelto uno strumento nuovo, e in generale gli strumenti nuovi erano mediamente giudicati superiori come suonabilità, articolazione e proiezione, ed alla pari in termini di timbrica. Sembra dunque smentita una nozione che sembrava consolidata, anche se i ricercatori sottolineano che i numeri inevitabilmente bassi dello studio non garantiscono la sua significatività statistica.


16/10/14

Una donna con un'idea che stravolgerà la medicina del futuro

Un'idea che che rivoluzionerà i laboratori di medicina di tutto il pianeta, l'ha partorita una donna. La sua scoperta sarà una delle basi della medicina del terzo millennio. A lei basta una goccia di sangue per eseguire tutte le analisi.


Elizabeth Holmes è nata nel 1984 ed è considerata una giovane miliardaria ( Nell’ultima classifica di Forbes è entrata di diritto al 3 posto degli Under30 più influenti del mondo) a capo di una startup che ha iniziato il suo cammino con poche migliaia di dollari che ora valgono 9 miliardi di dollari. Questa donna trentenne ha ideato un sistema innovativo di prelievo sanguigno, eliminando siringhe e prelievi massicci, sostituendo il tutto con una semplice e indolore puntura sul polpastrello. Attraverso una sola goccia, grazie al sistema diagnostico ideato dalla Holmes e sviluppato dalla sua startup Theranos, si riescono ad avere moltissime informazioni.

Con il suo metodo basta una goccia di
sangue per eseguire centinaia di test 
Grazie al suo metodo i risultati delle analisi si possono ottenere in modo molto più rapido con una conseguente diminuzione dei costi per chi ne usufruisce. Diversa dai programmi di assistenza sanitaria, Theranos sceglie la trasparenza nel rapporto con i propri clienti. I prezzi sono elencati online e le il risparmio è visibile: ogni test costa minimo il 50% in meno rispetto ai tassi di rimborso standard di Medicare e Medicaid. Un test di fertilità di Theranos costa 35 dollari mentre un altro può arrivare fino al prezzo di 200 dollari. La Holmes assicura che se il suo metodo fosse acquisito il risparmio sarebbe di circa oltre 200miliardi di dollari in tre anni!

Elizabeth Holmes
La Holmes nel 2002 si iscrive all'università di Stanford per studiare chimica, a soli 19 anni usa i soldi che i genitori avevano messo a disposizione per il suo studio per fondare la  Real-Time Cure a Palo Alto una società che più tardi, ha cambiato con il nome di Theranos ( un amalgama di "terapia" e "diagnosi" ) Il suo metodo viene costantemente copiato per poi fallire miseramente. Un’ottima notizia, oltre che per l’abbassamento dei costi anche per chi ha paura di aghi e simili! E il fatto che sia una donna ad aver ideato il tutto ci rende estremamente orgogliose! A partire dal 2014, Holmes ha 18 brevetti negli Stati Uniti e 66 brevetti non statunitensi in suo nome. Lei è anche indicato come co-inventore su oltre un centinaio di domande di brevetto. La Holmes possiede un patrimonio netto  stimato in $ 4,5 miliardi.

14/10/14

Il vetro che migliora il gusto della birra

I birrai trascorrono parecchi anni a rendere perfetta una Chocolaty stout o una IPA, ma tutto questo certosino lavoro corre il rischio di essere vanificato da un'innocuo bicchiere non adatto allo scopo.


Per rimediare a tale problematica danneggiante il gusto di una prelibata birra, gli esperti vetrai della Spiegelau hanno dato vita ad una particolare esclusiva linea di bicchieri (il costo per una coppia di bicchieri e di 18.00 € sia per stout che per IPA) che conferisce interamente tutta la qualità delle birre artigianali e le mantiene fresche e spumeggianti in maniera più longeva.

PROBLEMI DELLE PINTE DA BIRRA
La Spiegelau afferma che le pareti dritte della pinta fanno in modo che la birra riempi la bocca, creando una sensazione di avvilimento, alla quale la lingua istintivamente inizia a premere contro i denti per rimediare. A questo modo, però, la birra non va a toccare tutte le papille gustative perdendo il proprio esclusivo gusto agro-dolce.


La birra all'interno di una pinta dalle pareti spesse si riscalda prima di quella all'interno di una pinta con il vetro più sottile. La birra calda racchiude meno diossido di carbonio perdendo di fatto prima la sua naturale effervescenza.

TEST:VETRO PIÙ SOTTILE, BIRRA PIÙ FREDDA?
Maggiore quarzo c'è all'interno di un vetro, più sottile potrà essere. La Spie­gelau a tal proposito preferisce utilizzare quarzo quasi puro per realizzare pareti decisamente più sottili perché conservano la birra più fredda più a lungo. Nel test di degustazione, dopo 5', la birra contenuta in un bicchiere Spiegelau era di 1,5°C più fresca a differenza di quella contenuta in una pinta normale.
  1. IPA FRIZZANTE
Le bollicine si creano per "nucleation sites", delle imperfezioni nel vetro. Il fondo dei bicchieri IPA è ricco di nervature e imperfezioni, in maniera tale da consentire alle bollicine di formarsi quando si versa la birra.
     
     2.  AROMA POTENZIATO

La forma curva del vetro convoglia l'aroma del luppolo (che rappresenta fino al 75% del sapore della birra) nelle narici. La birra "si deposita" al centro della lingua, in maniera tale da colpire più papille gustative.

     3.  STOUT SCHIUMOSA

Nel momento in cui la birra si versa nel bicchiere, la turbolenza dell'azoto produce la schiuma in superficie. Ad ogni sorso, la base angolata ricrea la situazione iniziale, facendo rivivere l'effervescenza.


12/09/14

Test Crash più duri: EuroNCAP ne pruomuoverà solo una

Saranno molto più duri e severe gli standard di giudizio che verranno introdotti dall’Euro NCAP nel 2014. Gli effetti si fanno già sentire!


Nella serie di test crash finali, eseguiti dell’EuroNCAP (acronimo dell'ente per la sicurezza europeo), di cui sono state fatte oggetto le 8 autovetture, solamente una è riuscita ad ottenere il massimo dei voti, ovvero sia le mitiche 5 stelle. Signori e signore vi presento la Mercedes-Benz GLA. 

Per quel che concerne le altre vetture, la situazione appare piuttosto diseguale e poco lineare: 
  • 4 stelle sono state consegnate alla Renault Twingo, Toyota Aygo e alle “francesi” Peugeot 108 e Citroën C1; 
  • 3 stelle, per la Citroën Berlingo e alla Peugeot Partner che hanno la stessa piattaforma, e alla Nissan e-NV200 Evalia dal motore elettrico


Mercedes-Benz GLA. 

Risultati ottimi dalla Germania. 
Dicevamo dunque del auto promossa a pieni voti, grazie ai suoi risultati più che ottimi, specie quelli ottneuti dalla Mercedes-Benz GLA, in tutte e quattro le sezioni di valutazione: nella fattispecie, 96% nella protezione degli adulti a bordo, 88% in quella dei bambini, 67% nella salvaguardia dei pedoni e 70% nell'efficienza dei sistemi di sicurezza.

Requisiti non raggiunti. 
Lo standard di valutazione a cui non sono riusciti ad ottenere grossi risultati tutte le vetture in genere è quello del "safety assist". Ad esempio, la nuova Renault Twingo, ha tagliato il punteggio di 78% nella tutela degli occupanti adulti, 81% in quella dei più piccoli, 68% per i pedoni e 56% nei sistemi di sicurezza. Tra le altre che in egual misura hanno avuto 4 stelle, Toyota Aygo, Peugeot 108 e Citroën C1 si sono accaparrate in ordine l'80% (adulti), 80% (bambini), 62% (pedoni) e 56% (sistemi di sicurezza). Continuando alla valutazione del safety assist, la maglia nera va alla Nissan e-NV200 che si è guadagnata il punteggio di 38%, anticipata di poco da Peugeot Partner e Citroën Berlingo (48%).

30/07/14

Nanoparticelle d'oro | Nuova età dell'oro per i test per l'HIV

Gli artigiani medievali delle vetrate colorate furono i primi nanotecnologici. Saranno stati ignari degli aspetti fisici che facevano, ma le loro tecniche avevano come effetto di intrappolare minuscole particelle d'oro in un vetro che emetteva cosi un colore rosso rubino.

Adesso le nanoparticelle d'oro, anzichè dar vita alle scene bibliche, vengono utilizzate per nuovi test relativi a patologie letali, come l'HIV, più sensibili e facili da valutare dei test attuali. Su scala piccolissima, nel regno della nanotecnologia, i materiali acquisiscono nuove proprietà. Mentre un pezzo massiccio di oro è, ovviamente, dorato, le particelle minuscole possono generare colori diversi a seconda di come si uniscono. Un gruppo di ricercatori dell'Imperial Collage di Londra ha trovato un'applicazione importante.
Nanoparticelle d'oro

La loro soluzione per l'individuazione dell'HIV contiene ioni (atomi carichi elettricamente) d'oro. Quando vi si versano gocce di siero sanguigno, quello che accade dipende dall'eventuale contenuto di virus HIV. Se il virus è presente, il livello di perossido di idrogeno nella soluzione cala e si formano ammassi nanoscopici irregolari di oro, che producono una luce azzurra. Se non è presente l'HIV, la soluzione è allagata di perossido di idrogeno e si generano nanoparticelle d'oro sferiche, che producono una luce rossa. Questo test è cosi sensibile che può rilevare pochi attogrammi, cioè miliardesimi di miliardesimo di grammo, di proteina dell'HIV in un millimetro di siero umano, meglio dei migliori standard attuali.

E' l'aspetto cruciale è che il cambiamento di colore è cosi spiccato che si può osservare a occhio nudo, mentre i test attuali richiedono macchinari costosi per determinare la fondamentale variazione di sfumatura. Molly Stevens, che ha diretto le ricerche condotte all'Imperial Collage, dichiara che gli esperimenti pratici non sono lontani:
"Finora abbiamo sviluppato un prototipo che comprendeva test con campioni positivi di HIV umano. La tecnologia adesso dev'essere ottimizzata per diventare più portatile e di facile utilizzo. Speriamo che ci vogliano meno di cinque anni".

Non basta: il test si può modificare per individuare altre malattie tra cui la malaria, il cancro alla prostata e la tubercolosi.(science)
APPLICAZIONI

  • Individuazione dell'HIV
  • Individuazione del cancro alla prostata
  • Individuazione della tubercolosi a della malaria

27/07/14

I vostri geni | Vi sottoporreste a un test per scoprire che cosa aspettarvi ?

Angelina Jolie ha annunciato di essersi sottoposta a mastectomia bilaterale per ridurre al minimo il rischio di contrarre un carcinoma al seno. 

Presto, molti di noi potrebbero dover prendere una decisione analoga. Sottoporsi o no a un test genetico? E che fare, in caso di brutte notizie? Jolie, come circa una persona su mille, ha una copia difettosa del gene BRCA1.

Le donne con quest'anomalia hanno dal 60 al 90 per cento di possibilità di ammalarsi di carcinoma mammario, e dal 40 al 60 per cento di chance di contrarre carcinoma ovarico. BRCA1 contribuisce alla riparazione di danni al DNA: se questo gene non funziona a dovere, le mutazioni genetiche non vengono resettate e le cellule possono moltiplicarsi in maniera incontrollata, dando origine a tumori. "Stiamo individuando molti altri geni che potrebbero influenzare l'insorgenza di tumori al seno, anche se molti di essi giocano un ruolo meno significativo di BRCA1 e BRCA2", dice Doug Easton dell'Università di Cambridge, genetista la cui attività è sovvenzionata da Cancer Research UK.
Angelina Jolie e Brad Pitt

"In futuro, probabilmente i test verranno ampliati per comprendere una gamma più vasta di modificazioni genetiche", aggiunge. "Idealmente, i pazienti ad alto rischio potrebbero così essere trattati con farmaci ad azione preventiva".

Sono già in arrivo test genetici a più ampio raggio. Dal 2014, alle donne in cura per carcinoma mammario e ovarico presso l'ospedale Royal Marsden di Londra sarà offerto uno screening di 97 geni che aumentano il rischio tumorale. I test saranno utilizzati per selezionare le terapie farmacologiche e decidere quanto tessuto asportare insieme al tumore: in presenza di geni correlabili a un particolare tipo di carcinoma, potrebbe essere asportata in vi; precauzionale una maggior quantità di tess Tuttavia, non è facile decidere se sottoporsi o meno a test genetici, soprattutto se volti determinare il rischio di patologie come la malattia di Huntington, che non è curabile né rallentarle: le percentuali di suicidi tra soggetti che si erano sottoposti al test con positivi ha suggerito l'obbligatorietà di un; valutazione psicologica preliminare.(science)


02/03/14

Un sistema immunitario efficiente per restare giovani

Un sistema immunitario efficiente è anche là miglior premessa per restare giovani a lungo: lo affermano tutti i più noti immunologhi. Proprio dallo studio dei «grandi vecchi»  arrivano informazioni che consentiranno di creare una medicina preventiva efficace, «in grado di individuare, soprattutto tra gli anziani, i soggetti a rischio di malattie degenerative, e intervenire in tempo». Per capire come, dobbiamo tenere conto che il nostro sistema immunitario non è statico, ma si rimodella nel corso della vita di un individuo. 


«Nell'800 non si viveva più di 40-50 anni, e l'organismo non faceva in tempo a invecchiare, mentre oggi i progressi della medicina e il miglioramento delle condizioni di vita hanno cambiato radicalmente le cose». Ma il nostro sistema immunitario è continuamente bombardato da aggressioni esterne, cui reagisce accumulando memoria, «proprio come l'hard disk di un computer che finisce con il saturarsi proprio quando avremmo bisogno di nuovo spazio». Per ritardare il processo di invecchiamento del sistema immunitario dunque sarebbe sufficiente diminuire la carica antigenica, ossia le aggressioni esterne. Ma le cose non sono così semplici: «in mancanza di nemici reali da combattere il sistema immunitario può rivolgersi contro altri avversari. Si spiega così, tra l'altro, la crescente diffusione delle allergie nei paesi occidentali dove il sistema sanitario limita la diffusione delle infezioni». Qualcosa però si può fare. «Gli studi più recenti identificano il pericolo nell'infiammazione con cui l'organismo reagisce alle aggressioni esterne». Uno strumento indispensabile per rimanere in buona salute, che in molti casi finisce per trasformarsi in un cavallo di Troia. Il risultato è un fenomeno che gli immunologi hanno ribattezzato inflamm-aging, termine che può essere tradotto come «infiammazione cronica associata all'età»: «Si è scoperto recentemente che l'infiammazione cronica è strettamente legata alla cosiddetta comorbilità dell'anziano, e si ipotizza che proprio questo sia il denominatore comune di malattie molto diverse tra loro, come aterosclerosi e malattie cardiovascolari o patologie degenerative cerebrali». Oggi sappiamo anche che questi processi hanno una base genetica: esistono individui predisposti a produrre citochine pro-infiammatorie, sostanze che intervengono nell'infiammazione, mentre altri hanno una tendenza a produrre meno citochine «cattive» e più citochine anti-infiammatorie. È proprio tra questi ultimi che si trovano più spesso i centenari, oggetto privilegiato di studio di chi cerca di scoprire il segreto della longevità. «l'obiettivo è quello di identificare cluster, ossia associazioni di diversi marcatori genetici che contraddistinguono gli individui più longevi. Identificare i marcatori che consentono di prevedere, in anziani apparentemente sani, lo sviluppo di patologie invalidanti, ossia di fare una vera medicina preventiva, personalizzata sulle esigenze dei pazienti, sarà l'obbiettivo futuro dei ricercatori». E se gli studi confermeranno il ruolo dell'infiammazione nelle patologie degenerative dell'anziano, «sarà possibile curare i soggetti a rischio senza distribuire indiscriminatamente farmaci costosi e non privi di effetti collaterali.» Si tratta di studi complessi, che richiedono di seguire una persona per tutta la vita. E poi non ci sono - ancora - test adeguati a valutare ultraottantenni. Però si può già affermare che una personalità «negativa» è un fattore di rischio per diverse malattie.



01/03/14

La Ferrari prosegue il cammino verso la sua rivincita | Il programma della "Rossa" prosegue senza intoppi in Bahrain ma Sergio Perez è ancora il più veloce.

La Ferrari prosegue il cammino verso la sua rivincita! Il programma della "Rossa" prosegue senza intoppi in Bahrain ma Sergio Perez è ancora il più veloce. Il pilota spagnolo sulla Force India termina più giri di tutti e guadagna il secondo tempo!

Modificati gli assetti, le gomme e le posizioni nei test pre-mondiali che si stanno svolgendo in Bahrain che avranno termine domenica prossima.
Dopo avere assistito al dominio dei motori Mercedes, nella seconda giornata di prove si è avuto un panorama diverso: tre macchine con tre motorizzazione diverse nei primi tre tempi. Il più veloce è sempre Sergio Perez su Force India con propulsore Mercedes (anche ieri aveva dominato), davanti a Fernando Alonso.
La Ferrari in Bahrain

Per quanto riguarda la Ferrari si è trattato di una giornata positiva: Alonso si è concentrato sulla valutazione degli pneumatici e dell’assetto e ha girato più di tutti sulla pista di Sakhir con 122 tornate. L’altra notizia del giorno è il ritorno della Red Bull dopo i cronici problemi di surriscaldamento che l’avevano afflitta nei giorni scorsi: Daniel Ricciardo si è portato a casa il terzo tempo, la RB10 è riuscita a completare 66 giri.

I tecnici di Milton Keynes hanno messo appunto una nuova configurazione che consente di aumentare il raffreddamento della monoposto. Quarta posizione per Felipe Massa: l’ex ferrarista su Williams ha superato il muro dei 100 giri confermando la resistenza dei motori V6 turbo Mercedes nelle prove. Infine per Lewis Hamilton un fuori pista senza conseguenze.

TEMPI E GIRI 
1. Sergio Perez, Force India, 1m 35.570s, 108 giri
2. Fernando Alonso, Ferrari, 1m 35.634s, 122 giri
3. Daniel Ricciardo, Red Bull, 1m 35.743s, 66 giri
4. Felipe Massa, Williams, 1m 36.507s, 103 giri
5. Jenson Button, McLaren, 1m 36.901s, 52 giri
6. Jules Bianchi, Marussia, 1m 38.092s, 75 giri
7. Lewis Hamilton, Mercedes, 1m39.041s, 89 giri
8. Jean-Eric Vergne, Toro Rosso, 1m 39.636s, 61 giri
9. Esteban Gutierrez, Sauber, 1m 39.976s, 106 giri
10. Pastor Maldonado, Lotus, 1m 41.613s, 31 giri
11. Marcus Ericsson, Caterham, 1m 42.516s, 55 giri

20/02/14

Inzia da Sakhir la voglia di vincere della Ferrari!

Inzia da Sakhir la voglia di vincere della Ferrari! La "Rossa" è sbarcata in Bahrain e tutta la squadra ha già iniziato ad mettere su la struttura per iniziare a lavorare sulla pista di Sakhir, dove da domani inizia la seconda sessione di test in prospettiva della stagione 2014.

Il programma prevede quattro giorni in pista, fino a sabato. A bordo della Ferrari in pista ci sarà Fernando Alonso che guiderà pure giovedì, prima di lasciare il posto a Kimi Raikkonen venerdì e sabato. I prossimi 4 giorni - si legge sul sito saranno dedicati prevalentemente alla verifica di tutti i sistemi e parametri di controllo della F14 T. Il lavoro si concentrerà inoltre sulle prove di assetto, essendo quello di Sakhir il circuito più rappresentativo, riguardo alla resa dei pneumatici, per mettere a confronto i dati ottenuti al simulatore nei giorni scorsi e trarre le dovute conclusioni che due piloti esperti come Alonso e Raikkonen offriranno ai propri ingegneri per continuare lo sviluppo della vettura.
Voglia di vincere Ferrari

Per concludere, particolare attenzione sarà rivolta alla power unit 059/3, sulla quale si è concentrato il lavoro nelle ultime settimane. Il gruppo motore dovrà essere infatti presentato alla FIA per l'omologazione entro il 28 febbraio.

Nel mentre il team lavora alecramente il presidente tuona con propositi "bellicosi" di rivincita. Luca di Montezemolo, proprio nel giorno del 116o anniversario della nascita di Enzo Ferrari lancia, nonostante in modo elegante, il guanto di sfida ai rivali della Red Bull, nuovi padroni nel grande 'circus' della velocità.

«La Ferrari è l'unica squadra al mondo che quando arriva seconda si scatenano tragedie e si dimentica tutto quello che, in anni recenti, ha vinto e stravinto: logicamente vogliamo provare a vincere quest'anno», tornando ad assaporare il gusto del successo.
«Mi sembra che i primi test» condotti a Jerez, osserva ancora Montezemolo, «non abbiano evidenziato niente di negativo» e lasciano ben sperare «in un anno difficilissimo» per quanto riguarda il sistema dei nuovi motori turbo e delle nuove tecnologie in fatto di elettronica, «in cui l'affidabilità nelle prime gare sarà fondamentale».

17/02/14

Diagnosticare la celiachia | Adesso si può fare con un esame del sangue!

Diagnosticare la celiachia. Adesso si può fare con un esame del sangue! Una sorta di rivoluzione per quel che riguarda la diagnosi di questa patologia che da adesso potrà essere effettuata attraverso un nuovo test per nulla invasivo, ed in grado di dare i risultati in 24 ore!

Si tratta di un semplice esame del sangue: l'innovativo test, ideato e sperimentato con successo dai ricercatori australiani del Walter and Eliza Hall Institute of Medical Research di Parkville (Australia), è capace di effettuare la diagnosi dell'intolleranza al glutine in maniera molto più veloce e meno sopratutto meno invasiva rispetto agli attuali esami ad oggi in uso. I ricercatori sono arrivati a questi risultati, pubblicati sulla rivista Clinical & Experimental Immunology, grazie al lavoro svolto in collaborazione con i ricercatori della società di biotecnologia “ImmusanT” di Boston (Usa).
Celiachia

Alla ricerca hanno fatto parte anche 48 persone che sono state sottoposte a un normale prelievo di sangue: "Questo test – spiega Jason Tye-Din, uno degli autori della ricerca - misura il rilascio di citochine, ovvero la risposta delle cellule T del sistema immunitario al glutine. Una risposta positiva è altamente predittiva della malattia celiaca. Con questo test siamo stati in grado di rilevare la risposta delle cellule T nella maggior parte dei partecipanti allo studio affetti da malattia celiaca e soprattutto, il test è risultato negativo in tutti i pazienti che pensavano di essere affetti dall'intolleranza al glutine, ma in realtà erano sani".

Attualmente per ottenere una diagnosi definitiva di celiachia è necessario sottoporsi a una biopsia intestinale che viene utilizzata per valutare lo stato di salute della mucosa e dei villi intestinali. Un altro test utile è l'esposizione prolungata al glutine per osservare le conseguenze sull'organismo. Tye-Din spiega però che la biopsia è un esame piuttosto fastidioso e che molte persone sensibili al glutine ma che non hanno ancora avuto una diagnosi definitiva trovano angosciante reintrodurre il glutine nell'alimentazione:
"Un test affidabile per la celiachia impone loro di consumare di nuovo il glutine, cosa spesso sgradevole e difficoltosa. Molte persone hanno infatti paura di sperimentare gli spiacevoli sintomi legati a questa malattia (diarrea, vomito, gonfiore addominale, spossatezza, perdita di peso, anemia) e finiscono per fermarsi prematuramente o evitare del tutto questi test".

Il nuovo esame sarebbe, oltre che poco invasivo, anche rapido: sarebbe infatti in grado di dare un responso preciso dopo 24 ore dal prelievo di sangue. "I nostri risultati, inoltre, hanno messo in evidenza che questo innovativo esame del sangue è preciso dopo soli tre giorni di consumo di glutine, e non dopo le diverse settimane o mesi generalmente necessari per ottenere una diagnosi attraverso la biopsia intestinale. Un test che semplifichi la diagnosi - conclude Tye-Din - è probabile che in futuro possa migliorare significativamente l’individuazione della malattia".

10/02/14

Vitamina C per endovena: un aiuto contro il cancro


Credo che ognuno di noi preferirebbe di gran lunga usufruire della medicina alternativa per combattere il cancro piuttosto che sottoporsi alle sfiancanti sedute di chemioterapia. E la ricerca continua a fare progressi in merito, infatti uno studio dell'Università del Kansas, effettuato su un piccolo numero di pazienti e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine ha dimostrato che, se somministrata per endovena e ad alte dosi, la vitamina C potrebbe proteggere da diversi tipi di tumore.
Arance e vitamina C
I ricercatori hanno studiato l'effetto della vitamina, che gia' negli anni '70 era 'sospettata' di avere un effetto antitumorale mai dimostrato pero' da studi, sia su cellule tumorali umane che su cavie con tumore, per finire con 22 pazienti con cancro alle ovaie in stadio avanzato e sottoposte a chemioterapia. La vitamina sembra "aiutare" il lavoro della chemio, migliorandone i risultati e alleviando gli effetti collaterali. I risultati, affermano gli autori alla Bbc, sono promettenti, ma servono test piu' ampi. "Il problema - spiega Qi Chen, l'autore principale - e' che la vitamina C non e' protetta da brevetto, quindi le aziende non hanno interesse a condurre dei test. Servira' l'interessamento delle istituzioni pubbliche".

04/02/14

“Hdl” | Il colesterolo che può far male davvero!

"Hdl": il colesterolo che può far male davvero! Nel momento in cui si ossida, favorisce l'aterosclerosi. Esistono vari tipi di colesterolo: affiancato a quello “cattivo”, che mette in grave pericolo la salute di cuore e arterie, c'è ne un tipo “buono” che aiuta a contrastare l'aterosclerosi.

Ma non fraitendetemi, il colesterolo in genere è sempre e comunque un  rischio per la salute e a tal proposito, uno studio pubblicato su Nature Medicine da un gruppo di ricercatori, coordinato da Stanley Hazen, esperto di Cardiologia Preventiva e Riabilitazione della Cleveland Clinic (Stati Uniti), ha infatti messo in luce il fatto che se le proteine presenti al loro interno si ossidano, le particelle di colesterolo buono” perdono le loro proprietà cardioprotettive, diventando pericolose per il sistema circolatorio, favorendo invece l'infiammazione e quindi l'aterosclerosi.

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Hdl il colesterolo che fa male
Hazen e colleghi hanno scoperto che durante il processo di aterosclerosi, che porta al restringimento e all'irrigidimento delle arterie, nelle pareti dei vasi sanguigni si accumula una forma ossidata di apoA1, la proteina più abbondante all'interno delle particelle di colesterolo “buono”. Quando non è ossidata, apoA1 permette di trasportare il colesterolo dalle arterie al fegato, attraverso cui può essere eliminato dall'organismo. La forma ossidata non riesce a svolgere questa funzione, tanto che analizzando il sangue di 627 pazienti i ricercatori hanno scoperto che all'aumentare dei livelli di particelle di colesterolo “buono” ossidato aumenta anche il rischio di avere a che fare con un disturbo cardiovascolare.

“Identificare la struttura della apoA1 non funzionale e il processo attraverso cui inizia a promuovere le malattie anziché prevenirle è il primo passo verso la creazione di nuovi test e trattamenti per i disturbi cardiovascolari”, spiega Hazen. Non solo, questa scoperta fornisce anche una possibile spiegazione al fatto che gli studi condotti fino ad oggi utilizzando farmaci pensati per aumentare i livelli di colesterolo “buono” non abbiano dato i risultati sperati in termini di salute cardiovascolare. “Ora che sappiamo come è fatta questa proteina non funzionale stiamo sviluppando un test clinico per misurare i suoi livelli nel sangue che sarà uno strumento utile sia per valutare il rischio cardiovascolare nei pazienti sia per guidare lo sviluppo di terapie mirate contro l'Hdl [il colesterolo “buono”, ndr] per prevenite le malattie”.

02/02/14

La scienza che ruolo ha avuto nel delitto di Meredith Kercher?

La scienza che ruolo ha avuto durante le indagini nel delitto di Meredith Kercher? Sono in tutto 53 gli anni di carcere inflitti ai 2 dei 3 indagati, esattamente: 28 per Amanda Knox e 25 per Raffaele Sollecito.

Questo è quanto ha sentenziato la Corte d’assise d’appello di Firenze, incaricata a giudicare i due imputati per l’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nel 2007.
Nel 2011 in una altra sentenza di secondo grado i giudici si erano espressi a favore di Knox e Sollecito, assolvendoli dal reato, ma nel mese di marzo del 2013 la Corte di Cassazione aveva reso nullo il verdetto, affermando che era necessario la ripetizione del processo. In precedenza l’assoluzione era stata emessa perché le prove di colpevolezza a carico di Amanda e Raffaele non erano stateritenute affidabili. Il tribunale di Firenze invece non è dello stesso avviso, confermando la colpevolezza per entrambi gl'imputati.
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Indagini sul luogo del delitto Kercher

Il ruolo della scienza.
Nella vicenda Kercher c’è tanta scienza. Genetica forense, soprattutto. Perché a inchiodare i due è stata la prova del dna effettuata su un coltello ritrovato nella cucina di Sollecito e sul gancetto del reggiseno di Meredith. In particolare, i periti avevano rinvenuto tracce di dna compatibile con quello della ragazza uccisa sulla lama e con quello di Amanda Knox sul manico. Sul gancio del reggiseno, invece, era stato ritrovato materiale genetico di Sollecito.

Per analizzare il dna, la polizia scientifica ha seguito la procedura standard di amplificazione (cioè replica in più copie) ed elettroforesi (applicazione di un campo elettrico per separare le particelle). I periti hanno ottenuto un grafico composto da una serie di picchi, che poi sono stati confrontati con l’impronta genetica degli imputati. Dalle analisi è emerso che i campioni combaciavano. Il che secondo l’accusa, dimostra inequivocabilmente che Sollecito e Knox sono colpevoli.

Ripetibilità, soglie e contaminazioni.
In genetica forense, comunque, una sola prova non basta. È necessario che il test sia riproducibile e dia sempre lo stesso risultato. Inoltre, per scongiurare il rischio di contaminazioni con dna estraneo (quello di tutte le altre persone che nel corso del tempo sono venute a contatto con l’oggetto da esaminare, poliziotti compresi), gli investigatori hanno imposto una soglia di contaminazione: se il materiale genetico è al di sotto di una certa quantità (50 unità di fluorescenza [Rfu] per i laboratori americani, 30 per i Ris italiani), non può esser preso in considerazione e usato come prova.

La difesa.
È proprio a ripetibilità e contaminazioni, in effetti, che si è appellata la difesa di Sollecito e Knox. Sostenendo che il materiale genetico ritrovato sul coltello fosse sotto soglia e che le impronte sul reggiseno fossero in realtà un mix di diverse persone. Lo stesso Sollecito ne ha parlato diffusamente sul suo blog: “È importante conoscere la quantità del dna per sapere se è possibile ripetere l’analisi e ottenere un risultato affidabile. È necessario fare almeno una seconda amplificazione, soprattutto quando ci si trova alle prese con una scarsa quantità di dna.

[La scientifica] ha ottenuto un profilo in cui su 32 alleli ben 28 erano al di sotto dell’altezza minima di 50 Rfu”. E ancora: “La seconda analisi ha ottenuto un risultato peggiore del primo”, affermazione cui è allegata una tabella con i risultati dell’analisi. Sollecito, inoltre, sostiene che la scientifica abbia deliberatamente ignorato profili genetici di altre persone rinvenuti sul gancetto di reggiseno (in realtà il perito Stefanoni, in merito a questo punto, afferma semplicemente che “è una cosa sulla quale non mi sento di esprimere” perché il materiale genetico non appartenente a Sollecito è insufficiente).

L’accusa.
Gli scienziati, già nel 2011, avevano risposto a queste obiezioni. Giuseppe Novelli, genetista, rettore dell’Università di Tor Vergata e consulente per la procura, ci aveva raccontato che “il dna c’è ed è inequivocaibile. C’è da capire perché è lì, chi ce l’ha messo, ma non si può dire che non sia sufficiente”. Spiega Novelli che la polizia aveva dimostrato l’assenza di qualsiasi contaminazione nei campioni – affermazione accettata dalla Corte – e che la soglia indicata dagli statunitensi, 50 Rfu, è uno standard che “non ha senso”. È bene comunque precisare che, mentre il materiale genetico rinvenuto sul coltello è sotto la soglia, quello sul gancetto del reggiseno è ampiamente superiore a 50 Rfu. Per ora, dunque, il capitolo è chiuso. Resta da vedere cosa succederà in terzo grado.

01/01/14

I cani sanno riconoscere bene un volto amico.

I cani, sappiamo bene tutti quanti, come siano dotati dalla natura di riconoscere perfettamente le persone, le sostanze, gli alimenti, ( vedi i cani da tartufo, da caccia, quelli utilizzati dalla polizia alla sezione narcotici )dall'odore: ma come se pensiate se la possano “cavare” con le immagini fotografiche?

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I cani riconoscono i volti amici
Rimarrete stupiti dai risultati avuti a seguito di vari test: sono capaci di riconoscerci in maniera del tutto spontanea! Cioè, ci riconoscono senza essere stati specificatamente addestrati, anche in una immagine! A dare dimostrazione di tutto quanto finora detto, è l'ultimo studio di Outi Vainio e del suo gruppo di ricerca, che da anni, all'Università di Helsinki, si occupa di analizzare le capacità cognitive e i comportamenti canini.

Come Vainio scrive su Animal Cognition, è risaputo che Fido sa rispondere alle espressioni facciali del padrone, ma la sua capacità di analizzare i volti non è stata ancora ben compresa.
Così ha messo a punto un test di eye movement tracking, cioè mi spiego meglio: si tratta di un test che si basa sul seguire i movimenti spontanei degli occhi dell'animale e analizzare il tempo di permanenza sui vari dettagli. Studi di psicologia cognitiva e di etologia ci dicono infatti che da questi parametri è possibile capire se il soggetto osservato viene riconosciuto o meno e se desta l'interesse di chi guarda.
I ricercatori hanno “arruolato” 23 cani domestici e 8 di un canile: li hanno messi davanti allo schermo di un computer, sul quale sono state fatte scorrere le immagini dei volti dei rispettivi proprietari, di persone familiari e di estranei, e poi di altri cani conosciuti e non.

Alcune di queste immagini erano capovolte: un elemento di complessità che può aiutare a comprendere meglio come questi animali analizzino i volti. Ed eccoci ai risultati: tutti i cani hanno mostrato più interesse per le facce dei propri simili che non per quelle degli esseri umani. E tutti hanno dedicato più tempo ad osservare cani e persone conosciuti che non gli estranei, mostrando quindi di saperli identificare nelle fotografie. L'area più osservata è stata sempre quella degli occhi, anche nelle foto rovesciate: un dato che, secondo i ricercatori, indicherebbe la capacità di questi animali di distinguere in modo specifico i volti da altre figure. Per Vainio, queste osservazioni implicano che nei cani “l'analisi dei volti non è guidata solo dalle proprietà fisiche dell'immagine, ma anche da elementi semantici”. Quanto alle differenze tra i cani di casa e quelli che vivono in canile, l'ambiente non sembra influenzare questa loro capacità.
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