Lo
streaming mainstream:
ascolta, distribuisce e...
scopre! Esattamente da quando lo
streaming è diventata di fatto la
piattaforma mainstream di
distribuzione e
ascolto della musica, al gusto di
ascoltare si aggiunto anche quello di
scoprire.
Esattamanete come avviene per
Spotify (ma non solo), un
algoritmo provvede ad
ascoltare ciò che si sta
riproducendo e in base alle proprie
preferenze musicali mette a disposizione una
selezioni di artisti che simili ai propri
cantanti preferiti, allieteranno le nostre ore.
Come avere un'amico
disc jokey dei
tempi del liceo che porta a
casa una serie di dischi selezionati precedentemente che possono essere di proprio gusto. In realtà, l'
algoritmo (nel caso di
Spotify) all'inizio è
affascinante, particolarmente
per chi non segue il
mercato, ma dopo un po' appare ripetitivo riproponendo sempre le stesse
canzoni. La colpa molto spesso non è dell'
algoritmo ma della mancanza di
nuove licenze.
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Streaming mainstream |
Ecco perché gli
sviluppatori stanno lavorando a
nuove piattaforme in grado davvero di
produrre serendipity,
felici incontri casuali musicali.
Seevl, per esempio, scova
informazioni,
suggerimenti e
trend sull'
industria musicale. A differenza di
YouTube,
Spotify e
Deezer non si concentra sulle
licenze ma sulle
risorse presenti in
rete.
Il che li rende un "
sapientino" della
musica formidabile.
LuckyPennie invece si concentra nell'
immettere le notizie su concerti ed
eventi locali nel processo di discovery. Il cuore è quindi quello di una app che geolocalizza informazioni sui live.
The Hype Machine analizza il
contenuto di blog degli
appassionati di musica e li traduce in
raccomandazioni per suggerire nuovi artisti. Il
servizio offre anche un
sistema di micro-credito per supportare
giornalisti musicali ed emergenti.
Più
classico e meno innovativo è infine
TuneIn un
aggregatore di radio (più di 100.000
emittenti e 2 millioni di
podcasts da tutto il mondo). In questo caso, il
processo è più casuale e la scoperta sta nello "
scanalare" da una
stazione all'altra. A lavorare sulla "
prediction" non ci sono solo
nuove realtà ma anche
ex startup di successo come
Shazam che ogni anno si candida a barometro dell'
industria prevedendo gli
artisti vincitori dei Grammy. E spesso ci prende. Ma la vera
scommessa è quella di mettersi a valle del
processo di discovery. L'ultima idea l'ha avuta
Twitter. Il sito di
micro-blogging ha stipulato un accordo con 300
company, la nuova
casa discografica, fondata da
Lyron Cohen, impreditore americano che è stato fino a settembre 2012 il numero uno
Recorded Music della
Warner Music Group. L'idea è quella di usare la
piattaforma per monitorare le
future promesse del panorama musicale.
Twitter fornirà a 300
company libero accesso ai suoi "
music data", anche quelli non disponibili pubblicamente, come per esempio il luogo da dove gli
utenti twittano. Il
signor Cohen organizzerà i dati legati alla
musica attraverso un
software in grado ci
collezionare e leggere tutte queste informazioni. Le informazioni poi potranno essere usati da altri
musicisti ed etichette discografiche per le loro ricerche. Un
big data social, per usare un po' di termini alla moda. Ma il
business vero è
scoprire i nuovi talenti.