18/02/14

Lo streaming mainstream | ascolta distribuisce e...scopre!

Lo streaming mainstream: ascolta, distribuisce e...scopre! Esattamente da quando lo streaming è diventata di fatto la piattaforma mainstream di distribuzione e ascolto della musica, al gusto di ascoltare si aggiunto anche quello di scoprire.

Esattamanete come avviene per Spotify (ma non solo), un algoritmo provvede ad ascoltare ciò che si sta riproducendo e in base alle proprie preferenze musicali mette a disposizione una selezioni di artisti che simili ai propri cantanti preferiti, allieteranno le nostre ore.
Come avere un'amico disc jokey dei tempi del liceo che porta a casa una serie di dischi selezionati precedentemente che possono essere di proprio gusto. In realtà, l'algoritmo (nel caso di Spotify) all'inizio è affascinante, particolarmente per chi non segue il mercato, ma dopo un po' appare ripetitivo riproponendo sempre le stesse canzoni. La colpa molto spesso non è dell'algoritmo ma della mancanza di nuove licenze.
Streaming mainstream

Ecco perché gli sviluppatori stanno lavorando a nuove piattaforme in grado davvero di produrre serendipity, felici incontri casuali musicali. Seevl, per esempio, scova informazioni, suggerimenti e trend sull'industria musicale. A differenza di YouTube, Spotify e Deezer non si concentra sulle licenze ma sulle risorse presenti in rete.

Il che li rende un "sapientino" della musica formidabile. LuckyPennie invece si concentra nell'immettere le notizie su concerti ed eventi locali nel processo di discovery. Il cuore è quindi quello di una app che geolocalizza informazioni sui live. The Hype Machine analizza il contenuto di blog degli appassionati di musica e li traduce in raccomandazioni per suggerire nuovi artisti. Il servizio offre anche un sistema di micro-credito per supportare giornalisti musicali ed emergenti.

Più classico e meno innovativo è infine TuneIn un aggregatore di radio (più di 100.000 emittenti e 2 millioni di podcasts da tutto il mondo). In questo caso, il processo è più casuale e la scoperta sta nello "scanalare" da una stazione all'altra. A lavorare sulla "prediction" non ci sono solo nuove realtà ma anche ex startup di successo come Shazam che ogni anno si candida a barometro dell'industria prevedendo gli artisti vincitori dei Grammy. E spesso ci prende. Ma la vera scommessa è quella di mettersi a valle del processo di discovery. L'ultima idea l'ha avuta Twitter. Il sito di micro-blogging ha stipulato un accordo con 300 company, la nuova casa discografica, fondata da Lyron Cohen, impreditore americano che è stato fino a settembre 2012 il numero uno Recorded Music della Warner Music Group. L'idea è quella di usare la piattaforma per monitorare le future promesse del panorama musicale.

Twitter fornirà a 300 company libero accesso ai suoi "music data", anche quelli non disponibili pubblicamente, come per esempio il luogo da dove gli utenti twittano. Il signor Cohen organizzerà i dati legati alla musica attraverso un software in grado ci collezionare e leggere tutte queste informazioni. Le informazioni poi potranno essere usati da altri musicisti ed etichette discografiche per le loro ricerche. Un big data social, per usare un po' di termini alla moda. Ma il business vero è scoprire i nuovi talenti.
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