Il-Trafiletto
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11/08/14

Quanto può sudare un essere umano? | Ci si può scottare al Sole attraverso i vetri?

Il primato di sudorazione registrato in un atleta è di 3,7 litri all'ora.

Quando si fa esercizio fisico, la maggior parte di noi suda al massimo 1,4 litri all'ora. 

Il primato di sudorazione registrato in un atleta è di 3,7 litri all'ora. Il primato di sudorazione registrato in un atleta è di 3,7 litri all'ora dal maratoneta Alberto Salazar nel 1984. Ma se non si beve per reintegrare i fluidi e gli elettroliti persi, si rischia una crisi o un'infarto quando si arriva a perdere in sudore circa il 25 per cento del peso corporeo, cioè circa 17,5 litri per un adulto di 70 chilogrammi...ma già prima di arrivare a quel punto non potremmo più correre.
Eritemi solari

Gli eritemi solari sono provocati dalle radiazioni UVB della luce del Sole, che corrispondono alle lunghezze d'onda da 280 a 315 nanometri. 

La maggior parte dei vetri per finestra blocca almeno il 90 per cento dei raggi in questo intervallo: sono l'equivalente di una crema con fattore di protezione solare 10, e in più non va via e non possiamo omettere qualche parte del corpo. Prendere il Sole dietro un vetro non blocca altrettanto bene le lunghezze corrispondenti alle UVA (da 315 a 400 nm). La cosa ha i suoi prò e i suoi contro: possiamo abbronzarci anche attraverso un vetro, ma la pelle soffre degli effetti invecchianti dell'esposizione al Sole come la comparsa delle rughe. (science)


29/07/14

Sole | Quattro ragioni per starsene all'ombra

Verità scottante! Senza di lui la vita sarebbe triste, ma è sano stare come una lucertola sotto il Sole? 

"La luce solare è indubbiamente la principale causa evitabile di tumore alla pelle, e dovremmo seguire il consiglio di proteggerci la pelle e gli occhi", spiega Richard Weller, dermatologo all'Università di Edimburgo. Eppure con tutti i vantaggi derivanti dall'esposizione alla luce solare può valere la pena rischiare di prendere qualche raggio occasionale. Il legame tra luce solare e pressione sanguigna è interessante, considerando che le statistiche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dimostrano che l'ipertensione è uno dei principali fattori di rischio di morte a livello mondiale. "E' risaputo che la pressione sanguigna è più bassa d'estate che d'inverno", spiega Weller. "Tuttavia, somministrare tavolette di vitamina D non incide sulla pressione sanguigna. Credo pertanto che la vitamina D sia una misura dell'esposizione alla luce del Sole, ma non l'unica ragione dei benefici per la salute."

                                                   Quattro ragioni per starsene all'ombra.
 Quattro ragioni per starsene all'ombra

FACCIA DA TARTARUGA
Anni di adorazione del Sole potrebbero trasformarvi in Lonesome George, la tartaruga delle Galapagos morta a cento anni. La combinazione delle radiazioni UVA e UVB causa l'ispessimento della pelle e la perdita della sua naturale elasticità. Ecco perché ci vengono le rughe e le borse. Siamo più sensibili alla luce solare da giovani, come hanno rivelato ricercatori australiani che hanno digitalizzato le immagini dei danni alla pelle in persone tra i 18 e gli 83 anni. E dunque, per scongiurare l'effetto tartaruga a cinquant'anni, faremo bene a evitare i lettini a sdraio da adolescenti. Da segnalare, però, che la luce UV migliora l'aspetto della pelle in alcuni disturbi come l'acne, la psoriasi.

TUMORE ALLA PELLE
Una scarsità di Sole abbassa il livello di vitamina D, aumentando il rischio di alcune forme di tumore. Tuttavia, nel tumore cutaneo, la causa è l'eccesso di Sole. Il consiglio quindi è di utilizzare sempre una buona crema solare con un alto fattore di protezione. Ma non mancano sorprese. In particolare, uno studio scandinavo del 2009 ha riscontrato una maggiore frequenza di melanomi fra i medici e i dentisti, mentre i pescatori o i boscaioli sono risultati i meno colpiti. Evidentemente, i lavoratori all'aria aperta corrono meno rischi di scottarsi perché sono esposti costantemente alla luce solare.

DIPENDENZA DALLA LUCE SOLARE 
Alcuni stakanovisti dell'abbronzatura mostrano i tipici sintomi dell'abuso di sostanze. Lo hanno dimostrato alcuni dermatologi intervistando i frequentatori delle spiagge dell'isola di Galveston in Texas. In questo caso, la "sostanza" da dipendenza non era l'alcol, né il tabacco, bensì la radiazione UV. Infatti, la sensazione sulla pelle di questa radiazione genera un tale senso di benessere che il desiderio di riviverlo diventa una dipendenza fisica. Anche l'abbronzatura da lettino crea dipendenza. In uno studio del 2006, alcuni scienziati americani hanno somministrato a "drogati" da lettino abbronzante il naltrexone, un farmaco usato per l'alcolismo, riscontrando una diminuzione della voglia di abbronzarsi.

ACCECATI DAL SOLE 
Fissare il Sole senza occhiali dotati di specifiche lenti protettive fa male, una ragione sufficiente per astenervi dal farlo. L'esposizione diretta ai raggi UV di una luce solare intensa può persino danneggiare l'occhio e aumentare il rischio di cataratta. Questo disturbo colpisce il cristallino, un organo trasparente, situato all'interno del bulbo oculare. E se non viene trattato, la vista si annebbia progressivamente fino alla cecità. L'intervento chirurgico consiste in piccoli tagli nell'occhio per rimuovere la cataratta. Ma prima di arrivare a misure così drastiche, sarà bene proteggere gli occhi con occhiali avvolgenti, come conferma uno studio svolto alla Fordham University.(science)

Il Sole ci fa bene | Quattro ragioni per stare al Sole

Ogni giorno leggiamo consigli di salute contraddittori. Ma allora crogiolarsi al Sole è una buona o una cattiva idea? 

Dipende da tanti fattori... Gli antichi Egizi adoravano Ra, il Dio Sole, e noi tutti salutiamo il suo arrivo dopo l'inverno con fervore quasi religioso. Del resto, come iniziare meglio la giornata se non aprendo le tende salutati da questa sfera gigantesca di idrogeno infuocato? Ma la luce del Sole influenza anche il corpo oltre che la mente: troppo Sole, e rischiamo un tumore alla pelle; troppo poco, ed è in agguato il rachitismo osseo. Allora quest'estate, quando sarete sulla spiaggia per garantirvi una tintarella invidiabile, ricordatevi che ci sono buoni motivi per adorare il Sole, ma altrettanti per evitarlo.

Quattro ragioni per fare bagni di Sole.

PANACEA CONTRO IL RACHITISMO
Mezz'ora di Sole produce più vitamina D di quella assunta con sei cucchiai di olio di fegato di merluzzo o con 200 uova. Anche pochi minuti alla settimana sono sufficienti come profilassi del rachitismo, un grave indebolimento delle ossa causato dalla carenza di vitamina D. Secondo il British Medicai Journal, un recente aumento del rachitismo nel Nord Europa dipenderebbe dalla lunga permanenza in casa dei bambini attratti dai videogiochi. Ma forse le cause sono più sottili. Per esempio, la pelle più scura aumenta la predisposizione al rachitismo. Perciò la crescente mescolanza tra persone di pelle differente potrebbe essere implicata nell'aumento di questo disturbo.
Il Sole ci fa bene

"UMORE" SOLARE
C'è un legame tra la luce solare e il livello di serotonina, un neurotrasmettitore che influenza l'umore ed è importante contro i disturbi d'ansia. I ricercatori della Clinica Universitaria di Vienna hanno eseguito scansioni del cervello di persone esposte a differenti quantità di luce solare: il gruppo che aveva ricevuto meno Sole aveva il 20-30 per cento in meno di recettori della serotonina. D'inverno, in effetti, il tasso di serotonina si abbassa e possono insorgere più frequentemente alterazioni dell'umore. Ma ciò dipenderebbe anche dalla vitamina D. In uno studio del 2013, i soldati con livelli molto bassi di questa molecola correvano un rischio maggiore di suicidio.

CUOR CONTENTO 
Se è appurato che la radiazione ultravioletta B (UVB) della luce solare stimola l'organismo a produrre vitamina D, uno studio effettuato recentemente da un team dell'Università di Edimburgo ha dimostrato che la luce ultravioletta A (UVA) abbassa la pressione. I ricercatori, infatti, hanno verificato che le sedute sotto una lampada UVA causano il rilascio nella pelle di una sostanza, l'ossido nitrico, che rilassa i vasi sanguigni, e hanno registrato una sensibile diminuzione della pressione sanguigna di una quarantina di minuti. Queste rapide ondate di ossido nitrico forse non saranno un'assicurazione contro la morte per infarto. Ma vale comunque la pena considerare gli UVA solari come un aiuto per la salute del cuore.

ALLERGIA ADDIO! 
Vi capita di diventare come come un pallone se ingerite involontariamente un'acaro? Se la risposta è affermata potrebbe voler dire che vivete in aree geografiche con bassi livelli di luce solare. In Australia i bambini che abitano a sud, la zona meno soleggiata sono soggetti ad allergia da uova e da arachidi più dei bambini del nord, che vivono quasi 4800 chilometri più vicini all'Equatore, e hanno quasi il doppio di possibilità di sviluppare un eczema. I ricercatori del Peninsula Collage of Medicine and Dentistry stanno studiando anche il legame con la vitamina D o con altri fattori tra cui, per esempio la temperatura.(science)

11/06/14

FRUTTA E MELISSA BRINATE

UN DELIZIOSO SNACK DOLCE, PERFETTO PER ABBELLIRE UN BUFFET. ALLA FINE DEL PASTO GLI OSPITI POTRANNO GUSTARE QUESTI COLORATI E INSOLITI BOCCONCINI.
kcal per porzione 150

ingredienti per 8 porzioni  • 100 G DI ACINI DI UVA BIANCA • 100 G DI ACINI DI UVA NERA • 150 G DI CILIEGIE • 150 G DI FRAGOLE NON TROPPO GROSSE • 10-12 FOGLIE DI MELISSA • 300 G DI ZUCCHERO • 1 LIMONE • 10-12 PETALI DI ROSA • 50 G DI RADICE DI ZENZERO 

PREPARATE uno sciroppo: mettete in una piccola casseruola 100 g di zucchero con 3 dl d'acqua e lasciate sobbollire per circa 15 minuti, mescolando spesso, finché il liquido diventerà dorato, si restringerà e tenderà a velare il cucchiaio. Mescolatevi alla fine il succo del limone

LASCIATE raffreddare completamente (fate attenzione a non cuocere troppo lo sciroppo: se si trasforma in caramello, una volta raffreddato diventa duro e inutilizzabile). Nel frattempo, preparate gli ingredienti da brinare.

FRUTTA E MELISSA BRINATE
LAVATEe asciugate bene tutta la frutta; sciacquate velocemente le foglie di melissa e i petali di rosa e tamponateli delicatamente con un foglio di carta assorbente da cucina o con un telo leggero. Sbucciate la radice di zenzero e tagliatela a fettine sottili, che sbollenterete in acqua a bollore per l minuto. Sgocciolatele e asciugatele.

VERSATE lo zucchero rimasto in una ciotola, prendete un acino d'uva con uno stecchino di legno, immergetelo nello sciroppo di zucchero e poi rotolatelo nello zucchero semolato. Procedete così con tutti gli acini d'uva, con le ciliegie e le fragole, sistemando la frutta su un foglio di carta da forno.  

PRENDETE con una pinzetta le foglie di melissa, i petali di rosa e le fettine di zenzero e ripetete l'operazione descritta precedentemente. Lasciate asciugare in un luogo fresco e asciutto. Servite la frutta brinata come snack dopo un buffet.

VARIANTI APPETITOSE 
l • Alternate due tipi di zucchero, semolato e di canna, per creare un gioco di colori contrastanti.
2 • Sciogliete nello sciroppo di zucchero l bustina di vonillina, per dare un delicato sapore di vaniglia ai bocconcini brinati.

SAVOIR FAIRE
DECORI SCENOGRAFlCI Con la fruffa e con i petali di alcuni fiori brinati si possono realizzare dei bellissimi decori per preporazioni dolci. La frutta può essere aggiunta alle torte, creando piacevoli giochi di colore, oppure appoggiata su coppe di gelato per guanirle in modo insolito. Presentata su un buffet in composizioni di vario genere e dimensioni, farà da centrotavola e potrà essere gustata a fine pasto

08/06/14

FOCACCINE CON SALSICCIA E UVA

QUESTA PREPARAZIONE APPETITOSA È INDICATA PER UN MENU RUSTICO. SERVITE POI POLLO ARROSTO O ALLO SPIEDO, ACCOMPAGNATO DA UN'INSALATA VERDE DI STAGIONE. kcal per porzione 271

ingredienti per 8 porzioni • 400 G DI PASTA DA PANE • 150 G DI SALSICCIA FRESCA • l GRAPPOLINO D'UVA BIANCA (CIRCA 100 G) • l CIPOLLA • l CUCCH IAIO DI OLIO EVO • 2 RAMETTI DI TIMO • 3 FOGLIE DI SALVIA SALE E PEPE 

SPELLATE la salsiccia, sbriciolatela e rosolatela per 2-3 minuti in un piccolo tegame antiaderente, senza aggiungere né olio né burro. Tenetela da parte. Lavate l'uva, lasciando gli acini interi (se preferite, tagliateli in 4 parti, eliminando i semini). Sbucciate la cipolla e tagliatela a spicchietti.

SCALDATE l'olio in un tegame, unitevi la cipolla, le foglioline di timo e quelle di salvia lavate e tagliuzzate e fate insaporire per un istante; salate e pepate. Aggiungete gli acini d'uva, mescolate e lasciate sul fuoco per l minuto o anche meno.

FOCACCINE CON SALSICCIA E UVA
DIVIDETE la pasta da pane in 8 parti e stendete ogni panetto formando un disco rotondo piuttosto sottile. Sistemate le basi delle focaccine su una grande teglia rivestita di carta da forno. Distribuitevi sopra lo salsiccia cotta e il composto di uva e cipolle.

PASSATE in forno già caldo a 220°C per circa 10 minuti, finché il bordo delle focaccine apparirà dorato. Decorate a piacere con altre foglioline di timo e servite subito.

VARIANTI APPETITOSE 
1 • Per questa ricetta è adatto anche il rosmarino tritato, aggiunto da solo, al posto di timo e salvia.
2 • Invece dell'uva potete usare mezza mela sbucciata, privata del torsolo e tagliata a dadini.

LA TRADIZIONE 
PANZEROTTI NAPOLETANI Per 8 panzerotti: stendete 400 g di pasta di pane formando 8 dischi sottili, ungeteli con poco olio, quindi distribuite su ogni disco 1 cucchiaino di passata di pomodoro, 1 pezzetto di prosciutto cotto, 3-4 dadini di mozzarella, 1 fogliolina di basilico e un pizzico di sale; ripiegate lo pasta a metà e sigillate bene i bordi, ottenendo una mezzaluna. Preparate così 8 panzerotti, quindi friggeteli in abbondante olio caldo. Quando sono dorati, sgocciolateli su carta assorbente da cucina e servite.

24/05/14

Cerchi un rimedio contro la carie? Bevi vino rosso.

A chi non dispiace un buon bicchiere di vino rosso durante i pasti, assaporarne il gusto e trarne gli effetti benefici? Già nel 1995 una ricerca dell'università di Copenaghen aveva dimostrato che un consumo non eccessivo e regolare di vino durante i pasti, meglio se vino rosso, limita il rischio di malattie cardio-vascolari, (ma ultimamente sembra sia stato smentito), protegge contro il cancro e fortifica le difese immunitarie, inoltre essendo ricco di antiossidanti, combatte i radicali liberi presenti nel nostro organismo. Ora un altro studio, questa volta del Consiglio nazionale di ricerca spagnolo, pubblicata sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry, dimostra che il vino rosso ha dei risultati molto positivi sulla carie. E’ noto che i batteri della bocca si organizzano in un biofilm, cioè un’ aggregazione complessa di microrganismi appunto caratterizzata dalla secrezione di una matrice adesiva, di conseguenza formano della placca e degli acidi che iniziano a danneggiare la nostra dentatura e contro i quali non c’è acqua, spazzolini o dentifrici al fluoro che tengano. Non è così per i polifenoli presenti nel vino rosso e soprattutto nei semi dell’uva. entrano in gioco i polifenoli, contenuti nel vino e nei semi dell’uva, che hanno proprietà di rallentare la proliferazione dei batteri. La dottoressa Maria Victoria Moreno-Arribas e la sua equipe hanno creato dei biofilm costituiti da batteri dannosi per la salute dentale, li hanno poi immersi in soluzioni di vino rosso, vino rosso senza alcol, vino ed estratto di semi d’uva e acqua con 12 per cento di etanolo. Il risultato è stato che il vino, in tutte le sue declinazioni, si mostrava molto attivo nel disintegrare i batteri. (immagine presa dal web)

25/03/14

Il vigoroso sangue della Romagna: Il Sangiovese

IL SANGIOVESE è il vigoroso sangue che scorre nelle vene della Romagna, il vino rosso per eccellenza, capace di essere popolare ma al contempo, nelle sue produzioni superiori e pregiate, nobile e ben gradito anche ai palati più fini. 


E tale è il suo valore, che anche il superbo Chianti affida proprio al Sangiovese corpo e anima, componendosi dal 75 al 90 per cento delle sue uve. Sebbene già Plinio parlasse di un ottimo vino rosso definito "cesenate"( di Cesena), del Sangiovese si trova traccia ufficialmente solo dal 1600, mentre il nome si diffonderà due secoli più tardi. D'altronde, fino a pochi decenni fa, si era ancora soliti parlare, nelle nostre campagne, di vino rosso in contrapposizione a quello bianco senza distinguere per nomi specifici. Sulla dizione del Sangiovese esiste peraltro una curiosa storiella.
Sul colle di Santarcangelo (il Colle Jovìs) sorgeva un convento di Cappuccini. Qui, fra le diverse colture, i frati curavano anche le viti da cui traevano uno squisito vino rosso. Un giorno, in occasione di una ricorrenza sacra, venne allestito un ricco pranzo. Un ospite, colpito dalla bontà di quel nettare d'uva, chiese come fosse chiamato: e poiché quel vino non aveva in realtà alcun nome, un frate più acculturato e pronto degli altri spezzò il disagio generale, coniando su due piedi il termine "Sanguis Jovis" e cioè sangue del colle Giove. Da qui, per semplice contrazione dei due vocaboli, sarebbe poi derivato "Sangiovese".
L'ipotesi che tale dizione derivi proprio dal colle di Giove, caldeggiata da uno studioso quale lo Schurr, indimenticato tribuno dei vini romagnoli, è ripresa anche da Gianfranco Bolognesi nel suo ricco e dettagliatissimo volume "I vini del Sole". A fianco di questa teoria, che comunque resta la più suggestiva (e d'altronde quella di Sant'Arcangelo è una zona eletta per la produzione del Sangiovese) ve ne sono altre, di cui le più note sono le seguenti: per i toscani ha origine da un'altra area di buona diffusione del Sangiovese, quella di .San Giovanni Valdarno, da cui "Sangiovannese" e infine "Sangiovese". I romagnoli non vedono giustamente di buon occhio questa tesi, soprattutto se si tiene conto che i toscani il Sangiovese non lo hanno mai nobilitato quale vino a sé, ma solo come supporto. Infine, c'è chi ritiene che il nome derivi dal dio Giove, la massima divinità dei Romani: come si vede, torna di nuovo in ballo il potente e pagano Zeus. Pagano come la sua poco religiosa gente (come dice Francesco Fuschini, "Il Sangiovese è il santo più amato dai romagnoli"; potente invece come il Sangiovese stesso, il quale, ora che per fama ha finalmente varcato i confini regionali, si sta facendo la nomea di vino robusto, più forte che armonico. In realtà il suo sapore è si asciutto ma mai aspro. Alfredo Panzini nel suo "Dizionario Moderno" del 1905 lo definì anzi "vino rosso da pasto e da bottiglia, armonico nei suoi componenti, di pronta beva, gradevolmente amarognolo". Fra i suoi ammiratori più appassionati, un nome su tutti: l'illustre Aurelio Saffi, triumviro con Mazzini ed Armellini. Il conte forlivese lo produceva con le uve delle sue vigne a San Varano e lo aveva portato con successo in giro per l'Italia e l'Europa. Come ricorda Bolognesi, altri suoi estimatori e produttori famosi furono Adone Zoli (presidente del Consiglio, proprietario di preziosi vigneti a Predappio Alta) e Isaia Sancisi, un piccolo vinificatore santarcangiolese che impose con successo il suo splendido Sangiovese dei Collis Jovis sui mercati nazionali ed internazionali . Facciamo un ultimo salto indietro: i più antichi testi in cui compare il primo in assoluto è il "Trattato della vite" del toscano Soderini, del 1600, sono del XVII secolo. La denominazione si diffuse però molto più tardi, grazie ad alcune operette che il forlivese Pier Maria de' Minimi e il ravennate Jacopo Landoni composero in occasione di alcuni pranzi di nozze. Nel famoso ditirambo "Bacco in Romagna" dell'abate Piolanti è citato.

La pigiatura coi piedi in occasione
della Festa della Mostatura a
Predappio Alta. In alto, carro
allegorico preparato nella piazza del
paese per lo degustazione gratuita
del Sangiovese.
L'abate segnala pure quello "allegro" (lievemente frizzantino), rammentando "quell'uva rossa così grata che fiammeggia in Brisighella". Il vitigno del Sangiovese è diffuso oggi in tutta la Romagna, nonché in parte dell'Emilia e in certe zone della Toscana. Al di là dell'Appennino viene coltivato quasi unicamente quello ad acino grosso, mentre da noi è più diffuso quello ad acino piccolo. Parecchie le aree importanti di produzione (in questo secolo si è andato affermando sempre più il Predappiese); sono cinque infatti i tipi di Sangiovese previsti dal disciplinare della Doc (acquisita nel 1967): Sangiovese di Romagna Cesenate, Faentino, Forlivese, Imolese e Riminese. Alcune singole località note per il loro rinomato sangue di Giove, oltre a Predappio, Santarcangelo e Brisighella, sono Bertinoro, Civitella, Meldola, Mercato Saraceno (si diceva un tempo "e' mercatès l'ha divuzion pr'un sant: sanzves", ovvero "il mercatese ha devozione per un santo, Sangiovese", Modigliana, Monte Colombo, Morciano, Riolo, San Giovanni in Marignano, Savignano sul Rubicone e Verucchio. Si vede dunque, pur senza citare tutti gli altri paesi e città che ne possono vantare una buona produzione, quanto il Sangiovese scorra nelle vene della Romagna ed i suoi rivoli raggiungano ogni angolo della terra che lo partorisce. Non a caso nei boccali di ceramica faentina veniva impressa a fuoco la frase "Sanzves, amor de mi paes": Sangiovese, sapore del mio paese.
Vignaiola di Predappio alta
e la Cantina Sociale
offrono Sangiovese



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