Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta umore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta umore. Mostra tutti i post

13/11/14

Cambieremo umore con un tap sullo smatphone

Nell’era caratterizzata dal boom delle tecnologie, come non credere che anche la fantascienza irrompa nella realtà della medicina con nuove applicazioni e nuovi programmi per ottimizzare il lavoro di medici.

Sopratutto se si realizzerà ciò che i suoi ideatori promettono di presentare e commercializzare all'inizio del prossimo anno, un dispositivo che la capacità di cambiare l'umore di una persona con un semplice tocco su uno smartphone. Lo strumento, scrive la rivista del Mit Technology Review, genera una corrente elettrica nel cervello grazie a degli elettrodi e, a seconda della posizione dello stimolo, può essere in grado di 'eccitare' o calmare. Alla base dell'effetto c'è la stimolazione transcranica, studiata come strumento terapeutico per diverse patologie come l'epilessia.

"Il dispositivo - spiega il cofondatore della startup, Thync Jamie Tyler - può produrre l'effetto di una lattina di energy drink, o al contrario calmare come farebbero un paio di birre o un blando sedativo"
L'azienda, intanto, ha raccolto 13 milioni di dollari, e ha lanciato un test clinico all'università di New York su 100 volontari.

Nei soggetti testati il dispositivo impiega alcuni minuti per fare effetto, che dura in genere poco meno di un'ora. "Lo studio mostra vari gradi di risposta - spiega Marom Bikson, il coordinatore - per alcuni soggetti l'effetto calmante è veramente profondo".

Le ambizioni di Tyler si estendono a creare un sostituto elettronico del caffè, o lameno del suo effetto. Si sta sviluppando una tecnologia che utilizza gli ultrasuoni per interessare il cervello direttamente senza chirurgia o droghe. "È una nuova frontiera, con un potenziale che non è stato ancora sfruttato".

28/10/14

Buti yoga per tornare in forma

Le branche dello yoga si specializzano e si trasformano sempre di più, mentre i vip fino a qualche tempo fa praticavano il bikram yoga o hot yoga per ritrovare la forma perduta e scolpire il fisico nei punti giusti, in Italia invece, sta spopolando il Buti Yoga, che coniuga l'allenamento pliometrico, la danza tribale e lo yoga. Una lezione dura circa un'ora, durante la quale si susseguono momenti di tonificazione con contrazioni muscolari e danze tribali. 

Alla base di questo allenamento però c'è sempre e comunque la concetrazione sul respiro, tipica di questa disciplina. L'inizio è sempre uguale per tutti: almeno cinque minuti di riscaldamento e poi in base al ritmo scelto dall'istruttore si trasforma in una danza coreografata. Ci sono ritmi come lo stile Miami, il Funk Brazilian, l'Hip Hop o un mix di tutti. I movimenti si concentrano sui muscoli del bacino e dei fianchi.

Bizzie Gold
immagine presa dal web

Le coreografie sono semplici, ma molto veloci e per questo è richiesta una certa coordinazione e anche un minimo allenamento di base. Chi lo ha già provato assicura che già dopo poche settimane di allenamento il fisico ne uscirà cambiato, rinnovato e scolpito.

Ad inventare questa nuova disciplina è stata la trainer Bizzie Gold, e afferma che attraverso il Buti yoga si riescono ad attivare e percepire quei muscoli che, ormai fermi da tempo, non sappiamo nemmeno di possedere. Mentre i puristi dello yoga tradizionale, invece, considerano questa attività una pagliacciata che nulla ha a che fare con il vero yoga che è solo incontro tra corpo e spirito. Chi pratica il Buti yoga con determinazione e costanza, però, afferma che si può davvero parlare di yoga anche perché ogni lezione si conclude con delle asana per rilassarsi e meditare.

Pare che comunque sia un'attività adatta a tutti, che può essere praticata ad ogni età e non ha particolari controindicazioni. Essendo un'attività di gruppo fa bene anche all’umore perché permette di scaricare stress e tensione sia attraverso il lavoro intenso, sia attraverso il momento di meditazione finale. Ovviamente questa nuova disciplina permette anche di bruciare molte calorie nell’arco di una lezione quindi è un’attività particolarmente indicata per chi vuole perdere peso.

In alternativa potete provare il Bikram yoga: si tratta di una disciplina in cui lo yoga viene praticato in palestre molto riscaldate, così da sudare molto e bruciare grassi. L’unico problema è che questo genere di attività non è assolutamente consigliato a chi soffre di pressione bassa o di problemi cardio-circolatori in genere. È importante comunque ricordare che anche praticando lo yoga classico vengono coinvolti i muscoli di tutto il corpo perché per assumere molte asana particolarmente complesse è necessario avere un corpo forte.

24/10/14

Disturbi dell umore "depressi" dal movimento fisico

In base ad uno studio eseguito allo University College della capitale londinese e successivamente reso pubblico sulla rivista Jama Psychiatry, gli esseri umani aventi un età che varia fra i 23 e i 50 anni, manifestano una quantità di distrubi dell'umore, se praticano con costanza attività fisica.


Contrariamente agli individui che preferiscono una sedentarietà maggiore che appaiono più vulnerabili e esposte a provare la sintomatologia relativa alla depressione.
I fautori dello studio hanno dato luogo ad analisi riguardo i dati di quasi 11000 individui nate nel 1958 di conseguenza sono stati a disposizione, informazioni riguardo il loro grado di attività motoria e dei sintomi depressivi all'età di 23, 33, 42 o 50 anni.

Passando ad esaminare gli individui che "praticavano" la pigrizia, che si sono decise a svolgere un'attività fisica costante, aldilà dell'età, hanno constato il fatto che si è notevolmente ridotto il loro pericolo di cadere in depressione durante l'arco di 5 anni del 19%. Coloro che rappresentano le vittime della depressione, sono apparse le meno propense all'attività in senso lato per tal motivo gli studiosi hanno concluso che l'attività fisica può alleviare i sintomi depressivi nella popolazione generale, ma la depressione in età adulta è un forte deterrente per l'attività sportiva.


21/10/14

L'umore si riconosce da come si cammina

Forse non ci avete mai fatto caso o non ci avete pensato ma il nostro umore influenza anche il nostro modo di camminare e viceversa, si intende. Vi sarà certo capitato  di vedere qualcuno che trascina i piedi, o chi cammina saltellando, o chi cammina incurvato.....Ma possiamo provare anche ad essere felici cambiando il nostro modo di camminare, basta farlo nella maniera giusta.

Quello che i ricercatori del Canadian Institute for Advanced Research (CIFAR) e del Queen’s University di Kingston hanno voluto fare, è stato di applicare l’esatto opposto: volevano infatti capire se camminare in un certo modo potesse influenzare l’umore. Anche in caso di presenza di depressione. Ebbene sì: a seconda del nostro passo possiamo influenzare il nostro umore.

Camminare
immagine presa dal web

Per dimostrare la loro ipotesi gli scienziati, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista di settore Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, hanno preso in considerazione un campione di volontari chiamati a camminare in modo che tutti provassero dapprima a muoversi come se fossero stati tristi e poi come se fossero stati felici.

Commenta il dott. Nikolaus Troje, coordinatore della ricerca: "Non è sorprendente che il nostro umore, il nostro modo di sentire, influenzino il modo in cui camminiamo, ma volevamo vedere se il modo in cui ci muoviamo influenza anche come ci sentiamo. Sottoposti alla lettura di parole positive e negative e messi successivamente su un tapis roulant dove è stata misurata la loro andatura e postura, i partecipanti hanno confermato che coloro che tentavano di camminare a passo spedito mostravano di ricordare maggiormente le parole positive e che si sentivano meglio".

29/07/14

Il Sole ci fa bene | Quattro ragioni per stare al Sole

Ogni giorno leggiamo consigli di salute contraddittori. Ma allora crogiolarsi al Sole è una buona o una cattiva idea? 

Dipende da tanti fattori... Gli antichi Egizi adoravano Ra, il Dio Sole, e noi tutti salutiamo il suo arrivo dopo l'inverno con fervore quasi religioso. Del resto, come iniziare meglio la giornata se non aprendo le tende salutati da questa sfera gigantesca di idrogeno infuocato? Ma la luce del Sole influenza anche il corpo oltre che la mente: troppo Sole, e rischiamo un tumore alla pelle; troppo poco, ed è in agguato il rachitismo osseo. Allora quest'estate, quando sarete sulla spiaggia per garantirvi una tintarella invidiabile, ricordatevi che ci sono buoni motivi per adorare il Sole, ma altrettanti per evitarlo.

Quattro ragioni per fare bagni di Sole.

PANACEA CONTRO IL RACHITISMO
Mezz'ora di Sole produce più vitamina D di quella assunta con sei cucchiai di olio di fegato di merluzzo o con 200 uova. Anche pochi minuti alla settimana sono sufficienti come profilassi del rachitismo, un grave indebolimento delle ossa causato dalla carenza di vitamina D. Secondo il British Medicai Journal, un recente aumento del rachitismo nel Nord Europa dipenderebbe dalla lunga permanenza in casa dei bambini attratti dai videogiochi. Ma forse le cause sono più sottili. Per esempio, la pelle più scura aumenta la predisposizione al rachitismo. Perciò la crescente mescolanza tra persone di pelle differente potrebbe essere implicata nell'aumento di questo disturbo.
Il Sole ci fa bene

"UMORE" SOLARE
C'è un legame tra la luce solare e il livello di serotonina, un neurotrasmettitore che influenza l'umore ed è importante contro i disturbi d'ansia. I ricercatori della Clinica Universitaria di Vienna hanno eseguito scansioni del cervello di persone esposte a differenti quantità di luce solare: il gruppo che aveva ricevuto meno Sole aveva il 20-30 per cento in meno di recettori della serotonina. D'inverno, in effetti, il tasso di serotonina si abbassa e possono insorgere più frequentemente alterazioni dell'umore. Ma ciò dipenderebbe anche dalla vitamina D. In uno studio del 2013, i soldati con livelli molto bassi di questa molecola correvano un rischio maggiore di suicidio.

CUOR CONTENTO 
Se è appurato che la radiazione ultravioletta B (UVB) della luce solare stimola l'organismo a produrre vitamina D, uno studio effettuato recentemente da un team dell'Università di Edimburgo ha dimostrato che la luce ultravioletta A (UVA) abbassa la pressione. I ricercatori, infatti, hanno verificato che le sedute sotto una lampada UVA causano il rilascio nella pelle di una sostanza, l'ossido nitrico, che rilassa i vasi sanguigni, e hanno registrato una sensibile diminuzione della pressione sanguigna di una quarantina di minuti. Queste rapide ondate di ossido nitrico forse non saranno un'assicurazione contro la morte per infarto. Ma vale comunque la pena considerare gli UVA solari come un aiuto per la salute del cuore.

ALLERGIA ADDIO! 
Vi capita di diventare come come un pallone se ingerite involontariamente un'acaro? Se la risposta è affermata potrebbe voler dire che vivete in aree geografiche con bassi livelli di luce solare. In Australia i bambini che abitano a sud, la zona meno soleggiata sono soggetti ad allergia da uova e da arachidi più dei bambini del nord, che vivono quasi 4800 chilometri più vicini all'Equatore, e hanno quasi il doppio di possibilità di sviluppare un eczema. I ricercatori del Peninsula Collage of Medicine and Dentistry stanno studiando anche il legame con la vitamina D o con altri fattori tra cui, per esempio la temperatura.(science)

04/06/14

Depressione da lutto.

Depressione da lutto, ovvero sia la cosiddetta "esclusione dell'eccezione del lutto", prevista dal DSM-5, a suscitare le maggiori preoccupazioni. 

Detta anche "criterio E", questa norma procedurale consigliava agli psichiatri di non diagnosticare disturbi depressivi maggiori prima che fossero trascorsi due mesi dalla morte di una persona cara.
Ora questa restrizione è stata rimossa, e c'è chi dice che il DSM-5 invita a ritenere malato chi piange la scomparsa di un familiare.

A difesa della nuova decisione, David Kupfer, che ha diretto i lavori di stesura del nuovo prontuario, spiega che l'esclusione del lutto non aiutava, in guanto suggeriva che l'aver di recente subito una grave perdita fosse un fattore protettivo nei confronti della depressione maggiore, impedendo così dunque a depressi clinici di ottenere aiuto. Dissente invece Allen Frances, già direttore della Taskforce .la precedente unità operativa che si era occupata del manuale: secondo lui l' opera, nel nuovo aggiornamento, limita effettivamente l'intervallo di normalità. "Il lutto è diventato un disturbo depressivo maggiore', temere di ammalarsi è classificato 'di turbo sintomi da somatizzazione", fare i capricci, chiama 'disturbo da disregolazione distruttiva dell'umore', la golosità è oggi un 'disturbo da alimentazione incontrollata', tutti risulteremo affetti dalla 'sindrome da deficit di attenzione ha commentato lo studioso.
Depressione da lutto
(immagine dal web)

Frances è il solo ad esprimere riserve nei confronti della patologizzazione sempre più accentuata operata dal DSM. "Il numero di diagnosi è in silenzioso ma costante aumento", segnala Sir Simon Wessely dell'Istituto di Psichiatria del King's College di Londra. Nel 1917, l'American Psychiatric Association (APA) riconosceva appena 59 disturbi mentali: oggi, il manuale ne elenca quasi 300. L'APA, tuttavia, rende note altre cifre, dichiarando che il DSM-5 elenca ufficialmente soltanto 157 disturbi. Dipende, però, da quali criteri di inclusione si adottano: alcune patologie, infatti, vengono escluse perché definite 'in attesa di ulteriori indagini', mentre altre sono moderne suddivisioni di altre sindromi già presenti in precedenza come casi a sé stanti. La cifra generalmente riconosciuta è di 297 disturbi segnalati dal DSM-5; è indubbio, comunque, che il manuale sia aumentato di dimensioni: nel 1952 contava meno di 150 pagine, che oggi sono invece diventate quasi mille.

Il DSM è la moderna versione di un manuale militare, il Medicai 203, creato dopo la Seconda guerra mondiale per classificare i disturbi mentali dei reduci. Precedentemente, non esisteva alcun "dizionario" della terminologia diagnostica: un medico poteva chiamare "depressione" un disturbo definito Cecurato) altrimenti da un altro psichiatra. Il DSM fu dunque ideato per mettere ordine: inizialmente, era uno strumento di ricerca, ma da libro di testo molto dettagliato diveune in breve tempo una vera e propria guida. Si affermò definitivamente con la terza edizione del 1980, nota come DSM-III, che inaugurò una nuova era per la diagnostica in psichiatria: il volume elencava ben 80 nuove patologie, e trasformò definizioni quali "sociofobia" e "depressione maggiore" in termini di uso comune.

Gli vennero mosse anche alcune critiche, che denunciavano in particolare come l'aumento del numero di disturbi non fosse basato su nuove, 'tangibili evidenze: si disse che la sociofobia, per esempio, non fosse altro che un nome alla moda per la vecchia timidezza. Nel suo libro Craked: Why Psychiatry Is Doing More Harm Than Good (traducibile con "I danni della psichiatria: perché fa più male che bene"), lo psicoterapeuta James Davies spiega che i contenuti del DSM-III furono stabiliti da un comitato a tavolino, e non con metodi empirici e scientifici. Era stata un'unità operativa composta da psichiatri a decidere che cosa includere: la spuntò chi faceva sentire con più fermezza la sua voce. Davies scrisse che, addirittura, un potenziale sintomo venne escluso quando uno dei componenti del gruppo di lavoro sentenziò: "Questo non possiamo inserirlo: ce l'ho anch'io!".(science)

20/04/14

Alcalinizzare l'acqua per stare meglio e vivere con sprint | Salute e Bellezza

A tutti noi sarà capitato alemno una volta di sentirci gonfi, avere la pelle secca, che tira o di aver ela sensazione di digerire molto lentamente.  Per stare meglio basta poco, ma non ci pensiamo molto, facendo sì che le cattive abitudini, i vizi e lo stress della nostra vita quitidiana prendano il sopravvento.Il primo fattore comune a moltissime persone è certamente la scarsa idratazione. Bere poca acqua è infatti uno di quei comportamenti negativi che recano sofferenza al nostro organismo. Ne risente la digestione, l’elasticità della pelle, il funzionamento renale e sì, anche l’umore. Allora perchè non alcalinizzare l'acqua? Forse rimarrete un po' stupiti, eppure vi sono dei sani e buoni motivi per farlo. 
Acqua

Bere semplicemente acqua del rubinetto o acqua imbottigliata può farci assumere tossine o metalli pesanti a nostra insaputa. L’acqua non alcalinizzata non contiene la giusta quantità di sali minerali necessari al nostro benessere. Il Ph dell’acqua non alcalinizzata non è abbastanza elevato. Un Ph giusto è compreso tra l’8.5 e il 9.5. Come alcalinizzare l’acqua? Attenzione, è più semplice di quanto si creda, e non occorrono macchinari.
Il primo metodo per alcalinizzare l’acqua è quello di aggiungervi del succo di limone fresco, meglio se bio. Inizia quindi la giornata con un bel bicchierone di acqua leggermente tiepida con mezzo limone spremuto. Basteranno pochi giorni per sentirne i benefici. Io lo faccio tutti i giorni, ognia mattina. Un altro metodo per alcalinizzare l’acqua che non  comporterà troppa fatica è quello di aggiungervi un po’ di bicarbonato per aumentarne il Ph. Lo abbiamo tutti in casa e i suoi utilizzi sono davvero molteplici. Basta sciogliere in un bicchiere d’acqua 1/4 di cucchiaino di bicarbonato al mattino e prima di andare a dormire. Questo sistema  sarà molto utile anche in caso di raffreddori e influenze. Infine sussiste la possibilità di acquistare uno ionizzatore che, attraverso il fenomeno dell’elettrolisi, non solo inverte la carica dell’acqua da positiva in negativa, ma ne aumenta il Ph.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.