Le galassie spente | Quale mistero si cela dietro la loro scomparsa. Il tempo trascorre inesorabile nel suo
interminabile continum, e nulla può esimersi dal
terminare, nemmeno le
galassie! Anche loro sono destinate a
spengnersi.
Giunge per l'appunto una fase del loro
evolversi in cui termina il
processo di formazione di nuove
stelle, e diventano di fatto
inattive. Fin qui pare filare tutto nel rigore della migliore logica scientifica, se nonchè un aspetto di tale
fenomeno lascia da che venne alla luce, perplessità e più di un dubbio gli
astronomi!
Infatti le
galassie cosi dette
spente che possono essere osservate nel loro ormai remoto passato sembrano molto più piccole delle
galassie spente dell’
universo attuale.
Ma allora la domanda nasce spontanea: come possono
continuare a crescere se la f
ormazione stellare ha avuto
fine? La risposta in realtà è più semplice di quanto non si creda, infatti giunge proprio da un
team internazionale di astrofisici, ed è stata scoperta grazie alle prestazioni del
telescopio spaziale Hubble di Esa e
Nasa.
Lo
studio che è stato pubblicato sulla
rivista The Astrophysical Journal, pone enfasi sul fatto che fino ad oggi si considerava che le
grandi galassie spente a noi vicine, quindi anche più attuali, fossero il
risultato ultimo della
crescita di quelle più
piccole, osservabili nell'universo del passato.
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Galassie spente |
Ma dal momento che si tratta di
galassie nelle quali non si sta più avendo
formazioni di nuove stelle, la loro
crescita era attribuita a
processi di collisione e fusione con altre galassie spente più piccole, con una
massa fra le cinque e le dieci volte inferiore. Tali
processi di fusione comporterebbero altresi la presenza d’una considerevole
quantità di queste piccole galassie, per dar modo alla moltitudine di
galassie inattive di "pasteggiare", una presenza di cui però non si ha alcun riscontro.
“L'apparente
lievitare delle galassie inattive è stato per molti anni uno fra i più grandi
quesiti irrisolti dell’evoluzione galattica”, dice
Marcella Carollo, dell’
Eth di Zurigo, prima autrice dell'articolo. Ora per la prima volta, grazie alle
osservazioni realizzate nel corso della
survey COSMOS con il telescopio spaziale Hubble, gli
astronomi hanno avuto a disposizione un'enorme raccolta d'immagini, che gli hanno permesso di
identificare e contare le galassie inattive lungo ben otto miliardi di anni di
storia cosmica. Integrando i
dati forniti da Cosmos con osservazioni realizzate utilizzando i due
telescopi Canada-France-Hawaii e Subaru (entrambi alle Hawaii), sono infatti riusciti a sbirciare indietro nel
tempo fino a quando l'
universo aveva meno della metà della sua età attuale.
La porzione di
cielo studiata si estende su un’area pari a quasi nove volte quella della
Luna piena.
Le galassie inattive risalenti a quell’
epoca sono piccole e compatte, e sorprendentemente sembrano rimanere tali. Invece di lievitare e crescere attraverso
fusioni nel corso del tempo, queste piccole
galassie mantengono per lo più le dimensioni che avevano quando la
formazione stellare è terminata. Ma allora perché sembra che con il passare del tempo diventino sempre più grandi?
“Abbiamo scoperto che molte delle
galassie più grandi, in realtà, si sono spente tardi, in epoche successive, andando poi a raggiungere le sorelle inattive più piccole e dando così l’impressione – erronea – d’una
crescita delle singole galassie nel corso del tempo”, spiega
Simon Lilly, anch’egli dell’
ETH di Zurigo.
“La risposta all’
enigma offerta dal nostro studio è sorprendentemente semplice e ovvia. Ed è ogni volta una grande soddisfazione riuscire a cogliere la semplicità in mezzo all’apparente complessità della natura", conclude
Carollo.
(galileonet)