Si faccia avanti senza esitare chi non è convinto che il
debito pubblico sia l'
origine di tutti i
mali dell'
Italia! Effettivamente, l'ammontare (oltre
2mila miliardi di euro) non è una bazzecola, in particolare se consideriamo le conseguenze di tale
debito ogni anno nelle
casse dello Stato, ammontino a circa
85-90 miliardi di euro in termini di
interessi. Tale ammontare viene, con ineluttabilità, sottratto alla
crescita!
L'enormità di
interessi accumulati risulta essere tra le cause maggiori della crescita del
montante finale del
debito, prendendo il volo in particolar modo negli anni '80 dopo che i
tassi di interesse riguardo i
titoli di Stato sono volati di riflesso al divorzio tra
Tesoro e
Banca d'Italia (dall'istituto di Via Nazionale non è più intervenuto sul
mercato primario per congelare i
tassi di mercato).
Il fatto sta che, al di là delle
cause, ora arrivano continui avvertimenti, in particolare dall'
Europa, di moltiplicare gli sforzi per
ridurre l'ammontare del debito pubblico. La stessa
Europa per cui bisognerebbe tendere a un
rapporto tra
debito e
Pil del
60%. Rapporto che a fine 2012 si è attestato in
Italia al
127% e circa all'
80% nella media dei
17 Paesi dell'Eurozona (solo
Lussemburgo, Estonia e Slovacchia sono sotto la soglia del
60%).
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Grafico del debito pubblico e Pil | |
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Dal confronto di come i vari Paesi sono intervenuti per frenare l'emorraggia del
debito pubblico emerge però qualche spunto interessante, che in parte sconfessa la tesi dell' "
origine di ogni
male del
debito pubblico".
Dal secondo trimestre del 2007 - quando è ufficialmente scoppiata la
crisi dei derivati subprime e delle
banche che negli anni successivi hanno chiesto aiuto agli Stati facendo quindi
incrementare il debito pubblico che nell'
Eurozona i passato dal 60 all'
80% - l'
Italia è il Paese che ha visto crescere meno di tutti, nell'
area euro, il
debito pubblico nominale (quello che include anche il
tasso di inflazione).
Se a metà 2007 era a
1.628 miliardi, a metà 2013 era a quota
2.076 miliardi. Si tratta di un incremento del
27%. Nello stesso periodo il
debito pubblico della
Germania (dove però non viene conteggiata la
quota della Cassa depositi e prestiti che a Berlino è privata) è passato da
1.597 miliardi a
2.146 miliardi (
+34%).
Questo nonostante negli stessi anni la Germania abbia generato un'
inflazione inferiore di cinque punti rispetto all'
Italia e abbia pagato
tassi sul debito molto più bassi dell'Italia (da qui lo
spread). E la Francia? Nel frattempo ha visto crescere lo
stock di debito del
57%, anch'esso vicinissimo ai
2mila miliardi di euro. La crescita maggiore si è registrata in Irlanda (
+349%) che, non a caso, è uno dei Paesi che ha dovuto salvare maggiormente il disastrato
sistema bancario. Anche la
Spagna ha registrato nel frattempo un balzo (
+137%) con il debito vicino ai
1.000 miliardi. Certo il
debito va raffrontato al
Pil, perché le
economie hanno grandezze diverse.
Le prime tre
economie dell'Eurozona hanno superato (Italia e Germania) o sono vincinissime (Francia) la soglia dei
2mila miliardi ma producono
Pil differenti.
E soprattutto hanno
prodotto Pil differenti nel corso di questi anni di crisi. Dal 2007 al 2013 (stime) il
Pil a prezzi costanti (al netto dell'
inflazione) è crollato in Italia dell'
8,65% mentre nello stesso periodo è aumentato del
4,25% in Germania ed è rimasto stabile (
+0,67%) in Francia (senza dimenticare il
-24% della Grecia, il
-8% di Cipro e Slovenia e il
-7% dell'Irlanda).
Ed è questo il motivo per cui il
debito/Pil è tornato a salire in Italia. Non è stato tanto l'
aumento del debito (cresciuto meno di tutti gli altri, pur al lordo di un'inflazione più alta della media dei Paesi virtuosi e di interessi esplosi a causa della crisi dei debiti sovrani) quanto piuttosto il calo del Pil (che nel rapporto è al denominatore) a far incrementare il parametro sorvegliato speciale da Bruxelles.
Incrociando questi dati emerge che le nuove misure del Governo dovrebbero soprattutto cercare di risollevare il
Pil (composto per il 60% da consumi, quindi dalla domanda interna, e per la quota restante da spesa pubblica ed
esportazioni nette) che concentrarsi unicamente sulla
riduzione del debito. Paradossalmente se il debito sarà ridotto ma il Pil continuerà a perdere colpi il parametro debito/Pil continuera a peggiorare, in un preoccpuante circolo vizioso.
In
economia vale sempre questa regola: fintanto che il Pil di un Paese cresce meno del tasso di interesse che questo paga sul debito vuol dire che qualcosa non funziona. Ed è questo, in tutta probabilità, il problema numero uno dell'Italia, adesso.