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09/01/14

Un bel risparmio per il Tesoro con il mini-spread: sono 1,5 milioni all’anno!

Un bel risparmio davvero per il Tesoro l’introduzione del mini-spread!
Sono la bellezza di 1,5 milioni € l’anno il frutto derivante dalla discesa dello spread BTp-Bund sotto quota 200 punti base è un bel segnale, non soltanto perché è un evidente sintomo di calma, di un certo ritorno alla normalità sui mercati e di fiducia nei confronti dell’Italia, ma anche perché visto tale risultato in prospettiva può consentire al Tesoro italiano un risparmio davvero importante e significativo in ottica della gestione del debito pubblico.

Se il livello dei tassi di questi giorni dovesse essere confermato per tutto il 2014, lo Stato Italiano potrebbe arrivare a risparmiare una cifra fino a 1,5 miliardi di euro l'anno sulle emissioni a medio-lungo termine da effettuare nei prossimi 12 mesi rispetto a quanto speso nel 2013.

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Mini spread
Attenzione al tasso, non allo spread.
La relazione fra il famigerato spread e le spese del Tesoro non è immediata come spesso ci si vuol fare credere. Non fosse altro perché si parla di un differenziale, che può scendere tanto per un abbassamento dei tassi di interesse praticati sul debito italiano (che è poi ciò che importa ai fini delle casse dello Stato), quanto per una crescita dei rendimenti tedeschi (che invece è per noi ininfluente).

Sulla riduzione della forbice alla quale abbiamo assistito di recente ha in effetti influito in parte il rialzo del Bund (ieri il decennale tedesco valeva l'1,89% rispetto all'1,30% al quale era scivolato in primavera), ma anche per fortuna il calo dei tassi dei bond sovrani di casa nostra: il BTp decennale è sceso sotto al 4%, ma i rendimenti sono in genere tornati sui livelli pre-crisi lungo tutta la curva.

Così, ad esempio, un BTp a 2 anni rende oggi attorno all'1% rispetto all'1,57% medio registrato nel 2013; un titolo del Tesoro a 5 anni è sceso al 2,43% dal 3,06%, uno a 15 anni al 4,26% dal 4,59% e uno a 30 anni al 4,74% dal 5,02 per cento. Allo Stato in sé non importa però tanto l'effetto positivo sullo stock di debito esistente, quello infatti è stato già collocato presso gli investitori, quanto l'impatto sulle emissioni programmate per il 2014: è su quei titoli che si potrà risparmiare, collocandoli presso il pubblico a un prezzo più elevato, offrendo loro un rendimento più basso e quindi riducendo le spese sugli interessi da corrispondere nel 2014 e soprattutto negli anni successivi fino alla scadenza dei titoli.

Non illudiamoci: è soltanto una goccia nel mare del debito.
Per questo, volendo effettuare una stima dei risparmi, è essenziale capire quanto il Ministero delle Finanze si avvia a collocare a medio-lungo termine dopo i 245 miliardi del 2013. Le previsioni degli analisti sull'ammontare lordo complessivo di BTp, CTz e CcT variano fra i 240 e i 260 miliardi: una cifra che, se non si vuol tener conto delle differenti scadenze dei titoli, può essere moltiplicata idealmente per il rendimento dei BTp a 7 anni, visto che è quello che più si avvicina alla durata media del debito residuo italiano (era di 6,43 anni a fine dicembre, ma il Tesoro ha dichiarato di volerla di nuovo aumentare).

Quest'ultimo valeva ieri il 2,97% rispetto al 3,54% medio registrato nel 2013, una differenza che proietterebbe appunto i «risparmi» del Tesoro fino a 1,5 miliardi. Si tratta in effetti di una goccia nel mare magno del debito pubblico italiano che sfiora i 2.000 miliardi di euro (di cui 1.723 miliardi in titoli di Stato) e anche rispetto ai quasi 90 miliardi di interessi (oltre il 5% del Pil) che il Tesoro deve sborsare ogni anno: abbattere questo muro richiederà anni, se non decenni, ma è pur sempre qualcosa.
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