Il-Trafiletto
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26/02/14

#matteostaisereno sarà il prossimo hashtag?

"L'hashtag #enricostaisereno" lanciato da Matteo Renzi nel salotto di Daria Bignardi il 17 gennaio: "Enrico stai sereno. Nessuno ti vuol fregare il posto", aveva assicurato il segretario del Pd. Il giorno dopo quell'hashtag era diventato una delle parole chiave piu' usate su Twitter. Oggi è di nuovo gettonatissimo 


Alla fine l'hashtag '#enricostaisereno' pesera' sull'affidabilita' di Matteo Renzi? "Io sono molto triste per come e' stata riportata la vicenda del cambio guardia al governo ma il tempo e' galantuomo e come sono andate davvero le cose lo so io e lo sanno anche i protagonisti della vicenda", dice il presidente del Consiglio a Giovanni Floris. "Capisco il risentimento umano ma io faccio politica con sentimento, non con risentimento", sottolinea. "Io - torna a dire a proposito del passaggio elettorale - mi ero fatto tutto un altro film. Non ho mica paura di fare campagna elettorale, ma ora non sono qui per aggiungere una riga al curriculum in cui non figura quello che mi interessa: cambiare l'italia. E se il presidente del Consiglio lo faccio io, rappresneto ciascun trentenne o quarantenne che puo' finalmente pensare che questo non e' un Paese di parrucconi". "Per questo non falliremo", dice a chi gli ricorda che per Scalfari l'assunzione di responsabilita' rivendicata al Senato non evita il baratro del Paese se anche questo governo fallisse. "Ho pensato che e' comprensibile, dal punto di vista umano, il dispiacere quando si lascia un luogo in cui si e' lavorato ma ora c'è da risolvere le questioni degli italiani". Matteo Renzi parla del gelo con Enrico Letta e non nasconde, intervistato da Giovanni Floris, che "mi piacerebbe discuterne. Avrei preferito - ribadisce - un'altra soluzione ma questa accelerazione - sottolinea il presidente del Consiglio - mi e' stata chiesta". Da chi? "Prima di tutto - risponde Renzi - dal Pd e poi dagli altri alleati. E' vero o no - rincara - che il governo era fermo e impantanato"?. "Chi sta nei palazzi del potere non si rende conto di quanto sia importante la tempestività. L'urgenza del cambio della guardia al governo e' staa dettata dall'angoscia delle persone che vogliono che le cose cambino. E io avverto quest'ansia".                                     fonte(AGI)

02/02/14

Letta e gli Emiri: Sarà la ripresa?

Enrico Letta, in visita ad Abu Dhabi, parla con gli emiri dei paesi del Golfo per trovare accordi che migliorino le nostre prospettive economico-politiche del nostro Paese. Letta ha garantito che l'Italia ce la puo' fare.


"Io ci credo". Enrico Letta parla ai ricchi emiri dei paesi del Golfo e spiega che l'Italia ce la puo' fare a far ripartire l'economia, a cominciare da un accordo a lungo atteso, quello tra Alitalia ed Ethiad, compagnia aerea emiratina. I conti del nostro Paese sono in ordine, spiega Letta "con orgoglio" ai suoi interlocutori durante ogni incontro e "ce l'abbiamo fatta da soli, camminando sulle nostre gambe, non abbiamo chiesto aiuti alla Ue". La consapevolezza, a tratti poco piu' di una speranza a dire il vero, di una prospettiva stabile, ha spinto il premier a dare una sorta di appoggio esterno alle trattative autonome tra i due management. Perche' l'ultimo via libera atteso, quello del governo emiratino, era legato proprio a rassicurazioni da parte italiana sulle prospettive economico-politiche del nostro Paese.
Enrico Letta parla ai ricchi emiri

Letta ha garantito che l'Italia ce la puo' fare, anzi, ce la sta facendo gia', durante la cena ufficiale di ieri sera che aveva come ospite l'uomo forte degli Emirati arabi uniti, il principe ereditario Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, e come commensali i dirigenti delle principali aziende italiane che operano nel Golfo, da Eni a Finmeccanica. Una garanzia che e' giunta guardacaso proprio poche ore prima il via libera da parte di Alitalia ed Ethiad alla due diligence che dovrebbe portare a un'intesa entro un mese. Ora che il governo sostiene senza riserve l'intesa, Letta fa pero' appello alle parti, sociali e politiche, in Italia: "sono convinto che tutti faranno la loro parte, ognuno si deve assumere le sue responsabilita'". Come a dire che una nuova ridda di polemiche o di contrattazioni estenuanti rischierebbe di far saltare uno degli ultimi possibili treni per Alitalia. (Polemiche che, tra un argomento e l'altro, certo non mancano da Roma. "Io sono impegnato qui su questi temi, non l'ho letto" replica secco il presidente del Consiglio ai giornalisti che gli chiedono un commento alle parole di Romano Prodi che lo sollecita a "tentare una sortita". La risposta, fa capire Letta, e' nei fatti: in pochi giorni la nuova governance di Inps, l'accordo possibile Alitalia-Ethiad, il piano di privatizzazioni per un valore stimabile fino a 12 miliardi. E a fare da sfondo una nuova "prospettiva" favorita da "conti in ordine" e dalla fine di una crisi economica che "durava da cinque anni". La fine di un tunnel che, dopo settimane di attacchi e di indifferenza da parte di Renzi, nemmeno Giorgio Squinzi vede, tanto da ritenere che se il governo non cambia passo e' meglio votare. "Sono convinto che ognuno debba fare il suo lavoro. E' bene che Confindustria aiuti il Pil del Paese, sono convinto che i dati giusti siano quelli forniti da noi" ha risposto senza troppa diplomazia il premier. Che anche in questi giorni tra Abu Dhabi e Dubai ha ripetuto i dati illustrati anche a Bruxelles: aumento del pil di un punto nel 2014 e di due punti nel 2015. Dati funzionali a parlare di "punto di svolta" e di "ottimismo" per i mesi a venire ma contestati da Squinzi ma che Letta rivendica e che lo spingono a dire che "la situazione sta cambiando verso la stabilita'". Dati, inoltre, sui quali poggia tutto il piano di privatizzazioni, stimabili in 12 miliardi di euro, che per ora riguardano Poste, Sace e Fincantieri. "Dopo anni di crisi dell'eurozona e' il momento giusto, perche' i mercati sono pronti, noi diciamo ai paesi del Golfo che ci sono buone opportunita' per privatizzazioni sane" che serviranno sia a diminuire il debito, palla al piede del sistema italiano, che ad attirare investimenti. Una cooperazione strategica che poggia anche su un'intesa tra i due prossimi Expo: Milano 2015 e Dubai 2020, che proprio durante questa missione hanno siglato un memorandum. Insomma, nonostante le bordate che giungono dall'Italia, il premier ostenta sicurezza: "ritornero' a casa pieno di speranze" assicura al termine della due giorni negli Emirati prima di partire per Doha. "Ad Adu Dhabi e a Dubai abbiamo cominciato una cooperazione strategica, che non deve piu' procedere a singhiozzo". Una cooperazione che ha bisogno di "continuita' delle scelte". Cioe' ha bisogno di stabilita'.                                                 fonte (AGI)

18/12/13

“La legge elettorale si può fare con il più ampio schieramento possibile"

Matteo Renzi continua ad insistere per far presto e ribadisce quasi ogni giorno quello che ha detto all'assemblea del Pd per la memoria del presidente del Consiglio Enrico Letta e degli alleati di governo: “La legge elettorale si può fare non necessariamente con i partiti della coalizione, meglio farla con il più ampio schieramento possibile perché sono le regole del gioco” ed è “meglio farle tutti insieme”. Un concetto che Renzi ripeteva prima di diventare segretario, ha ribadito durante il discorso all’assemblea di Milano e che ora sottolinea di nuovo.
La partita sulla riforma elettorale è due volte complicata, perché tocca la tenuta della maggioranza che sostiene il governo, ma che necessita anche di un dialogo con le opposizioni.
Renzi
Ma questa nuova presa di posizione arriva proprio nel giorno in cui Forza Italia prova a imbrigliare sia il Pd che il Movimento Cinque Stelle: “Votiamo per tornare il Mattarellum” dice il capogruppo alla Camera Renato Brunetta. “Il Mattarellum è lo strumento più immediato che si possa utilizzare – aggiunge Brunetta – Ricordo agli italiani: il Mattarellum è la legge elettorale prima del cosiddetto Porcellum, con collegi uninominali per il 75%, con il 25% di proporzionale. Si è detto favorevole Grillo, si è detto favorevole Renzi, siamo favorevoli noi, le tre grandi forze che esistono nel Paese sono favorevoli, anche se i centristi vecchi e nuovi non sono d’accordo, ce ne faremo una ragione”. Sul punto però il presidente del Senato Piero Grasso: “Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale – dice – non sono utilizzabili né il Porcellum né il Mattarellum”.                                           fonte

24/11/13

La giostra degli acconti fiscali in moto perpetuo.

Manca poco meno di una settimana lavorativa dalla scadenza "prevista", e dodici giorni circa da quella nuova del 10 dicembre indetta dal presidente del Consiglio Enrico Letta, e la giostra degli acconti fiscali è ancora non finisce mai di girare, resta sempre in moto perpetuo: per adesso la fiumana di aumenti incrociati di Ires e Irap, insieme al nuovo acconto previsto per il risparmio amministrato, si attesta intorno ai tre miliardi di euro di anticipi supplementari richiesti a imprese e risparmiatori.

Le coperture necessarie per «coprire» l'Imu sull'abitazione principale, però, non hanno ancora trovato una logica e plausibile, tanto meno definitiva soluzione anche perché la necessità di frenare anche il saldo per gli immobili agricoli costringe di cercare altri 347 milioni, e la richiesta dei sindaci di fare fronte anche agli aumenti di aliquota intervenuti nel 2013, fa alzare il conto di un altro mezzo miliardo.

In tutto questo vortice di scompensi finanziari con il quadro destinato a trovar pace in «Gazzetta Ufficiale» non prima di mercoledì prossimo, la corsa sia di contribuenti e professionisti per tirare finalmente la riga del totale delle somme da pagare pare ancora assai impegnativa. Preoccupatissime, naturalmente, le imprese, su cui pare caricarsi tutto il fardello dell'abolizione Imu: «Sarebbe gravissimo - sottolinea Aurelio Regina, vicepresidente di Confindustria – aumentare gli acconti in questo momento, riducendo la liquidità delle aziende, già scarsa per il calo dei consumi interni, e aggravando il problema dell'accesso al credito».

Acconti fiscali e somme da pagare
Lo scalino più alto, al momento, è quello che attende banche e assicurazioni, che si vedrebbero alzare l'acconto alla cifra record del 128% (scendendo al 127% nel 2014 e tornando ai livelli ordinari nel 2015). Questa misura dovrebbe portare nelle casse dello Stato, secondo i calcoli del Governo, circa 1,5 miliardi.

Sempre nel capitolo "finanza" rientra il nuovo acconto sul risparmio amministrato, che chiederebbe una somma pari al 100% dei versamenti dovuti per i primi undici mesi dell'anno: da qui arriverebbero altri 660 milioni. La generalità delle imprese attende però le misure sugli acconti Ires e Irap, sui quali si concentra l'attenzione di due provvedimenti in rampa di lancio.

L'ennesimo decreto Imu, chiamato a cancellare il saldo, prevede un aumento dal 100 al 101%, che di fatto però è già stato previsto a giugno dal decreto «Iva-lavoro», quello che ha fatto slittare da luglio a ottobre l'aumento dell'Iva al 22 per cento. Sui tavoli dell'Economia, però, c'è anche un decreto ministeriale che alza la percentuale degli "anticipi" al 103%, facendo scattare la clausola di salvaguardia prevista dal provvedimento di luglio che ha cancellato la prima rata Imu: da questi due punti aggiuntivi dovrebbero arrivare altri 560 milioni, a cui si aggiunge la dote dell'Irap che segue le regole per le imposte dirette. Per le imprese, però, una strada per dribblare gli aumenti esiste, e passa dall'applicazione del metodo «previsionale» nella determinazione dell'acconto.

In questo caso, la bozza di decreto Imu prevede che i contribuenti debbano versare il 100% dell'imposta che risulterà dovuta con la dichiarazione. Una via che comporta qualche rischio, in caso di calcoli errati, ma che può evitare il colpo alle imprese (e il gettito allo Stato). Per la cedolare secca, infine, le Entrate confermano che il previsionale permette l'applicazione dell'aliquota ridotta al 15 per cento.

23/11/13

Letta a Berlino: "abbiamo superato la fase più critica...stop alle tasse altrimenti Grillo andrà 51%"

«Per favore dite ai politici tedeschi che devono seguire l'esempio italiano per l'arte, il cibo, le bellezze paesaggistiche, ma non per la politica». Si presenta a questo modo il presidente del Consiglio Italiano Enrico Letta salutando gli spettatori del convegno, con cena di gala, messo in atto dal quotidiano Suddeutsche Zeitung, dal titolo "Leadership Conference Business".

L'Italia «è fuori dalla fase recessiva più grave», afferma convinto il premier. «Abbiamo presentato il bilancio per il 2014, e questo bilancio - prosegue Letta - contiene questi dati: per la prima volta da cinque anni ci sarà l'anno prossimo un calo del debito pubblico, e per il terzo anno consecutivo saremo sotto il 3% a livello di deficit». Oltretutto l'Italia «sarà con la Germania il solo Paese dell'Eurozona sotto il 3%». Poi ha precisato: «Il mio ruolo è riportare i tassi intorno al 3%, oggi siamo al 4,1% sul bond decennale, con uno spread di 234 punti basi e questo è ancora troppo alto.

Per questo stiamo lavorando». Alla serata era presente anche il primo ministro greco, Antonis Samaras, seduto proprio accanto a Letta nel tavolo che si trovava al centro della sala. A far da completamento per i due leader Joerg Asmussen, rappresentante del comitato esecutivo della Banca centrale europea.

Enrico Letta presidente del consiglio
L'Italia «ha fatto tutti i suoi compiti a casa e li ha fatti bene», ha proseguito entusiasta il presidente del Consiglio nel suo discorso a Berlino. Tra un mese, ha aggiunto, «completeremo il processo per l'unione bancaria che è un pilastro cruciale e molto importante - ha continuato - dobbiamo portare a termine quanto abbiamo deciso nel Consiglio europeo di giugno.

 Se non lo faremo, sarà molto difficile convincere i mercati che l'Europa è veramente unita». «La crisi finanziaria e la mancanza di competitività della nostra industria non sono causate dall'Europa, ma dalla mancanza di Europa - ha aggiunto Letta -. So che non è facile convincere i nostri popoli e i nostri elettori che il problema è la mancanza di Europa, e non il contrario, ma penso che sia una necessità sfidare tutti i movimenti populisti che dicono che il problema sono la Ue e l'Europa».

A questo proposito il premier non si è lasciato sfuggire l'occasione di ricordare il pericolo Grillo. «Se si continua con tasse e tagli Grillo avrà la maggioranza - ha vvertito - basta con tagli e tasse o Grillo arriva al 51%», ha aggiunto riferendosi all'avanzata populista in Europa e al leader del Movimento 5 Stelle. Quanto alle tensioni nel Pd, che si avvicina alla data delle primarie per l'elezione del segretario, Letta ha spiegato che «il Pd ha imparato la lezione, con Renzi siamo amici e lavoreremo insieme, dunque niente divisioni».

07/11/13

Legge di Stabilità: leggiamo la bozza.

Scorciatoie e scelte avventate non sarebbero da persone serie”. Il premier Enrico Letta non usa mezzi termini per definire il contenuto della Legge di Stabilità, la cui bozza è stata diffusa in serata. Parlando ai parlamentari del Pd, il presidente del Consiglio utilizza una metafora per far comprendere la portata del provvedimento: “L’esempio è quello di chi fa la transvolata atlantica: siamo sopra l’Atlantico, non vediamo i grattacieli, ma la direzione è giusta”. E a chi paragona la legge di Stabilità alla vecchia finanziaria, il premier risponde che il provvedimento in questione “non è l’unico veicolo in cui far viaggiare le nostre proposte per la crescita; la legge di stabilità ha un contenuto più limitato”. Ma cosa contiene la bozza? E’ presto detto. Dalla norma taglia-bollette ad un più incisivo divieto di applicare spese nel caso di trasferimento del conto corrente bancario, dall’obbligo per il governo di predisporre ogni anno, prima del 30 giugno, un programma nazionale di politica industriale al credito d’imposta per la ricerca. Sono alcune delle norme contenute nel collegato con la Legge di Stabilità che approda dal prossimo Consiglio dei Ministri. La bozza, esaminata in preconsiglio, contiene 16 articoli per un totale di circa 160 pagine ricche di norme.
legge di stabilità
- Trasferimento conti correnti senza spese
Il trasferimento di un conto corrente bancario deve avvenire “senza spese aggiuntive di qualsiasi origine e natura” a carico del cliente. Viene rafforzato il Decreto Bersani escludendo inoltre costi di produzione e invio dell’ultimo estratto conto. Nella bozza sono fissati tempi contingentati per lo scambio di informazioni fra le due banche e per l’attivazione degli ordini periodici di pagamento (come bollette, bonifici periodici etc) sul nuovo conto. Si fa inoltre “divieto assoluto di addebitare al cliente spese relative alla predisposizione, produzione, spedizione o altre spese comunque denominate relative alle comunicazioni”. Disposizioni che si applicano sia a persone fisiche che alle micro, piccole e medie imprese. Il diritto di estinzione del conto corrente bancario prevista dal testo unico bancario è inoltre esteso anche a quei conti correnti per i quelli “è stato pattuito un termine a favore della banca creditrice”.

- Ecco la norma taglia-bollette
La bozza del ddl collegato alla Legge di Stabilità contiene anche la misura taglia-bollette relativa agli incentivi sulle rinnovabili di cui si parla da tempo. Il ddl prevede che il Gse ricorra a una raccolta di risorse sul mercato finanziario che consentirebbe di ‘spalmare‘ gli incentivi che gravano in bolletta riducendone il peso nei prossimi anni e incrementandolo nel lungo termine. “Ipotizzando che si ricorra al mercato finanziario per 2 miliardi l’anno – si legge nella Relazione illustrativa – si potrebbe ottenere una riduzione del peso degli oneri sulle tariffe del 15-20% negli stessi anni”.

- Ogni anno un programma per la politica industriale
Il governo dovrà presentare ogni anno un programma nazionale di politica industriale, entro il 30 giugno. Il programma, che porterà la firma del ministro dello Sviluppo, punterà alla crescita industriale e avrà come oggetto interventi di agevolazione fiscale, di promozione di strumenti finanziari e di accesso al credito, di incentivazione alle imprese, di investimento in infrastrutture, di domanda pubblica innovativa e di natura regolamentare.

- Credito di imposta per la ricerca, 200 milioni all’anno da 2014 al 2016
Con la prossima programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari, è istituito, per gli anni 2014, 2015 e 2016, un credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, per un valore complessivo di 200 milioni di euro per ciascuno dei periodi di imposta considerati. L’importo massimo annuale per ciascun beneficiario è di 2,5 milioni

- Voucher per digitalizzare Pmi
Per favorire la digitalizzazione dei processi aziendali e l’ammodernamento tecnologico, le micro, piccole e medie imprese possono accedere a finanziamenti a fondo perduto, tramite voucher di importo non superiore a 10mila euro. I voucher potranno anche finanziare la formazione qualificata, nel campo ICT, delle Pmi: l’ammontare dell’intervento sarà di massimi 200 milioni di euro “nell’ambito della prossima programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali”

- Rilancio delle Società di investimento immobiliare quotate
La bozza prevede il rilancio delle Siiq che, introdotte nel 2006, non hanno avuto la diffusione sperata, sia per la crisi sia per alcune rigidità normative. Sono finalizzate a raccogliere risorse per rafforzare il mercato delle grandi locazioni ad uso non abitativo, in linea con quanto previsto dalle normative di altri paesi Ue, come Francia e Germania.

- Misure per la crisi dell’editoria
Arriva un pacchetto di norme in larga misure ordinamentali, finalizzata al contrastare la grave crisi del comparto dell’editoria. Tra queste la proroga al 31 dicembre 2016 del sistema delle tariffe postali massime e l’estensione dell’aliquota Iva ridotta dl 10% per i canoni di abbonamento alle testate giornalistiche tematiche in regola con la legge sulla stampa.
                                                                                                                                                        fonte
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