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25/04/15
10/09/14
Gli infortuni domestici, come prevenirli
Pubblicato da
Vito Ienna
A causa della loro morbosità e mortalità a volte, gli infortuni domestici sono da rilevare e tenere in grande considerazione e grande importanza per la sanità pubblica delle nazioni sviluppate.
In base a quanto si evince dai dati in possesso dell'Organizzazione mondiale della sanità, gli incidenti domestici non prediligono alcuna fascia d'età e sono il principale motivo di morte per quel che concerne i bambini. Tra le categorie più soggette al rischio di infortuni domestici ci sono senz'altro le donne in quanto, come è ovvio, sono più esposte a vivere nell'ambiente casalingo.
A secondo della definizione fornita dall'Istituto nazionale di statistica, l'infortunio del genere domestico è un infortunio che può essere definito secondo alcune ben determinate caratteristiche:
- comporta la compromissione temporanea o definitiva delle condizioni di salute di una persona, a causa di lesioni di vario tipo;
- si verifica indipendentemente dalla volontà;
- si verifica in un'abitazione, intesa come l'insieme dell'appartamento vero e proprio e di eventuali estensioni esterne (balconi, giardino, garage, cantina, scala eccetera).
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I bambini sono soggetti al rischio d'infortuni domestici |
Secondo i dati Istat in un trimestre sono coinvolti in incidenti domestici oltre 700.000 persone. Rapportando i dati sui 12 mesi si stima che nel corso dell'anno siano circa 3 milioni le persone colpite da eventi di questo tipo. Come detto, le donne sono le persone con maggiori probabilità di infortunarsi (secondo le statistiche sono coinvolte nel 68% degli incidenti domestici), seguono gli anziani che, a partire dai 65 anni, vanno incontro a rischi via via maggiori, i bambini fino ai 5 anni, le persone che sono in cerca di occupazione e le persone meno istruite. I luoghi domestici più pericolosi sono:
- la cucina;
- il soggiorno e le camere;
- il bagno.
Secondo i dati del SINIACA, il Sistema informativo nazionale sugli incidenti in ambiente di civile abitazione dell'Istituto superiore di sanità, gli incidenti domestici più frequenti sono le cadute (40% degli incidenti domestici), le ferite da taglio o punta (15%), gli urti o schiacciamenti (12%). Sulla base delle statistiche correnti si può stimare che le cadute degli anziani con più di 65 anni siano responsabili dei due terzi di tutte le morti per incidente domestico. All'origine degli incidenti domestici ci sono principalmente 4 cause: 1. caratteristiche dell'abitazione (per esempio la presenza di scale, pavimento scivoloso, presenza di fili elettrici sul pavimento); 2. cause comportamentali legate a un cattivo utilizzo delle apparecchiature (per esempio scarsa attenzione all'uso degli elettrodomestici, scarsa percezione dei rischi); 3. fattori associati alle condizioni di salute (per esempio scarsa mobilità); 4. fattori non facilmente individuabili, legati ad alcuni stili di vita o abitudini (per esempio uso di alcol, presenza di amianto, presenza in appartamento di piante tossiche o velenose, uso di farmaci).
Il metodo che sembra più efficace per la prevenzione degli inci denti domestici è l'approccio multiplo, che associa campagne di informazione e di educazione (verso anziani, bambini, genitori); formazione degli opera-tori sanitari volta all'acquisizione di competenze per la rilevazione della sicurezza degli ambienti domestici; fornitura a basso costo di dispositivi di sicurezza (maniglie antiscivolo, spie antincendio ecc). Per prevenire gli incidenti domestici bisognerebbe inoltre seguire alcune accortezze, come per esempio:
- evitare il contatto ravvicinato di parti del corpo a stufe o apparecchi elettrici, per non correre il rischio di ustioni o complicazioni vascolari;
- prima di andare a dormire accertarsi che gli apparecchi usati per scaldare il letto (scaldini o termocoperte, o altro) siano spenti; - tenere lontano da stufe elettriche o a gas qualsiasi tessuto o materiale infiammabile (tende, tappeti, tappezzerie);
- non utilizzare stufe o apparecchi elettrici che appaiono danneggiati o con il cavo di alimentazione in cattivo stato;
- non accostare i fili elettrici a fonti di calore;
- evitare di sovraccaricare le prese elettriche;
- non utilizzare nella stanza da bagno stufe o altri apparecchi elettrici in prossimità dell'acqua o toccarli con le mani e/o il corpo bagnati.
Oltre a una campagna informativa e all'educazione delle persone su come prevenire gli incidenti, bisognerebbe intervenire in fase di progettazione per rendere gli ambienti più sicuri. In particolare quando si progetta la cucina bisognerebbe fare in modo che:
- il piano di cottura abbia le manopole poste lontano dalla portata dei bambini e sia lontano dalla finestra, in modo che non si verifichino correnti d'aria che potrebbero spegnere i fuochi;
- sul piano di lavoro siano installate più prese, in modo da evitare che i fili elettrici finiscano vicino ai fornelli;
- siano installati i rilevatori per incendio e monossido di carbonio.
In sala bisognerebbe disporre le prese elettriche in modo tale da non avere in giro fili elettrici, distribuire i punti luce in maniera funzionale così da rendere subito visibili eventuali punti pericolosi (per esempio un gradino). Inoltre in bagno bisognerebbe scegliere un pavimento antiscivolo, le serrature delle porte dei bagni dovrebbero avere tutte la possibilità di aprirsi anche dall'esterno, la rubinetteria dovrebbe avere idonei miscela-tori per evitare che l'acqua calda esca a temperatura eccessiva.(l'infermiere)
26/08/14
Parole in libertà | L'importanza del sonno
Pubblicato da
Vito Ienna
All'inizio dell'anno, alcuni studiosi dell'Università della California hanno svolto alcune ricerche che riprendono quelle condotte da Jenkins e Dallenbach ormai un secolo fa.
Anche nel moderno studio, infatti, è stato chiesto ai partecipanti di imparare parole prive di significato. Sono stati selezionati un gruppo di giovani adulti (età media 21 anni circa) e un gruppo di adulti anziani (età media 75 anni circa), chiedendo loro di imparare coppie di termini che comprendevano parole esistenti, per esempio "uccelli", e parole inventate, per esempio "jubu".
Si è scoperto che sia nei soggetti giovani sia in quelli più anziani, le prestazioni mnemoniche miglioravano di pari passo con la quantità notturna di sonno a onde lente (o sonno SWS, Slow Wave Sleep), caratterizzato da attività elettrica cerebrale rallentata. Un'altra ricerca, forse un po' più traumatica per i partecipanti, ha dimostrato che il sonno ci aiuta anche a ricordare eventi che scatenano emozioni. A un gruppo di studenti dell'Università di Bamberga, in Germania, sono stati forniti testi ad alta carica emotiva, tra i quali uno che raccontava in dettaglio le crudeli pratiche di un infanticida.
Gli studenti ai quali era stato consentito dormire soltanto durante la seconda parte della notte - e che avevano dunque beneficiato di una maggior quantità di sonno REM (caratterizzato da movimenti oculari rapidi, in inglese Rapiti Eye Movement) - ricordavano con molta più precisione i dettagli del testo rispetto a chi non aveva raggiunto la fase REM (dormendo soltanto durante la prima parte della notte oppure non dormendo affatto).
Il sonno può avere un fortissimo impatto anche sulla nostra capacità di acquisire abilità motorie (come andare in bicicletta oppure digitare più velocemente su una tastiera). In qualità di esperto di neuroscienze presso la Facoltà di Medicina di Harvard, Matthew Walker ha insegnato ad alcuni soggetti a digitare una sequenza complessa sulla tastiera di un computer, verificando le abilità acquisite a distanza di 12 ore. I partecipanti che non avevano dormito tra le due sessioni hanno migliorato le proprie prestazioni del 2 per cento, mentre chi aveva riposato è risultato più veloce del 20 per cento senza effetti negativi sulla precisione.
Questo tipo di memoria sembra formarsi durante una fase di sonno più leggera, detta fase due N-REM (Non-REM). Come si possono ottenere risultati simili dormendo? Una possibile risposta è il cosiddetto replay della memoria. Grazie a registrazioni dell'attività cerebrale, oggi sappiamo che gli schemi di firing neuronale (ossia i pattern di trasmissione). Gli impulsi elettrici da parte delle cellule del cervello che si verificano durante l'apprendimento diurno vengono spesso riprodotti durante il sonno: è come se il cervello effettuasse una specie di ripasso. Nel sonno a onde lente, avviene il firing sincronizzato di milioni di neuroni neocorticali, nella parte esterna del cervello. Si è scoperto che questi impulsi elettrici a bassa velocità determinano i tempi di esecuzione della scarica del potenziale d'azione di altri neuroni, cosicché il replay della memoria possa avvenire contemporaneamente in tutte le strutture cerebrali interessate.
Se stiamo ricordando un incontro con un'amica, per esempio, il meccanismo fa sì che le cortecce visiva e uditiva riproducano simultaneamente il suo viso e la sua voce, garantendone una perfetta associazione. Si ritiene che questo replay coordinato consolidi i ricordi, proprio come avviene quando si ripassa mentalmente qualcosa da svegli. I neuroscienziati sostengono che il firing neuronale simultaneo rafforzi le connessioni sinaptiche: l'attività neurale simultanea potenzia le interconnessioni tra neuroni, puntellando la piattaforma fisica della memoria. (science)
Più intelligenti? | Dormiamoci su!
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Vito Ienna
Se manipolato con attenzione, il sonno può diventare il più efficace strumento di potenziamento cognitivo. Oggi siamo pronti a tutto per avvantaggiarci in un mondo estremamente competitivo.
"Il sonno può avere un fortissimo impatto sulla nostra capacità di acquisire abilità motorie (come andare in bicicletta o digitare più velocemente su una tastiera)". La lotta per accaparrarsi posti lavoro e promozioni è spietata, ed è in aumento l'uso di farmaci che migliorano le prestazioni. Ironicamente, però, sottovalutiamo parecchio lo strumento di potenziamento cognitivo più efficace e più naturale a nostra disposizione.
Ci fa sentire benissimo se ne abbiamo avuto a sufficienza, mentre la sua mancanza ha effetti devastanti: che cos'è? Il sonno, naturalmente. Dovremmo dedicargli circa un terzo della nostra esistenza, invece, tendiamo a limare ore sia a fine che a inizio giornata e, di conseguenza, ci sentiamo stanchi e la nostra efficienza ne risente. Il sonno, però, non ci rende soltanto vigili e attenti. Si inizia ora ad apprezzarne l'influenza sulla nostra abilità di apprendere nuove competenze (in ogni campo, dall'andare in bicicletta a imparare lo spagnolo), e stiamo imparando a sfruttare il riposo anche per migliorare la memoria.
In realtà, è noto da tempo che sonno e memoria sono correlati. Già nel 1924, due psicologi americani, John Jenkins e Karl Dallenbach della Cornell University, avevano selezionato una coppia di studenti, chiedendo loro di memorizzare sillabe prive di senso compiuto. I ricercatori avevano poi testato gli studenti a distanza di una, due, quattro e otto ore, scoprendo che i soggetti che avevano dormito tra la sessione di apprendimento e quella di verifica avevano imparato più parole rispetto a quelli che erano rimasti svegli.
Il sonno, evidentemente, aveva in qualche modo migliorato la loro capacità di ricordare. Soltanto quando abbiamo iniziato a riconoscere che è suddiviso in diverse fasi, caratterizzate da livelli di profondità e pattern di attività elettrica cerebrale differenti, ci siamo però resi conto di come esattamente il sonno influenzi le nostre prestazioni mnemoniche: è ora chiaro che, durante le diverse fasi, avviene il consolidamento di diversi tipi di memoria.(science)
23/08/14
Dormire per ricordare
Pubblicato da
Vito Ienna
"Dobbiamo imparare una lingua straniera? Facciamo un'intensa sessione di studio nel tardo pomeriggio, seguita da una bella pennichella a onde lente".
Il magico effetto del sonno sulla memoria, però, non si esercita soltanto grazie alla riproduzione dei ricordi. Le varie fasi del sonno sono associate a importanti variazioni nei livelli dei neurotrasmettitori, i "messaggeri" chimici che convogliano o modulano i segnali tra le cellule cerebrali e quelle del resto dell'organismo. L'acetilcolina, che gioca un ruolo essenziale nel sostenere lo stato di veglia, si dimezza rispetto alla sua normale concentrazione durante il sonno SWS.
Questo potrebbe contribuire a consolidare singoli ricordi, perché si ritiene che livelli ridotti di questa sostanza promuovano il trasferimento di informazioni dalla memoria a breve termine, aleatoria e gestita essenzialmente dall'ippocampo, sito nella parte più profonda del nostro cervello, a un sistema di memorizzazione più permanente e affidabile, che è invece supportato dalle aree neocorticali. E evidente che esiste un grosso problema di base: apparentemente, non siamo in grado di scegliere quanto far durare le diverse fasi del sonno durante una tipica nottata di riposo, né quali ricordi ripercorrere e dunque consolidare. Come possiamo, dunque, utilizzare il sonno come fattore di potenziamento cognitivo? La risposta è che, in realtà, siamo in grado di esercitare su questi elementi un controllo molto maggiore di quanto pensiamo. Il sonno è agganciato al ritmo circadiano, che regola in maniera naturale il nostro organismo nell'arco delle 24 ore. Di solito, attraversiamo la fase REM al mattino e gli intervalli di sonno SWS al pomeriggio e alla sera. Ciò significa che sonnellini strategicamente programmati in momenti diversi della giornata potrebbero garantirci proprio il tipo di riposo che desideriamo.
Dobbiamo imparare una lingua straniera? Possiamo dedicarci a un'intensa sessione di studio nel tardo pomeriggio, seguita da una bella pennichella "a onde lente". Vogliamo ricordare tutti i particolari di un matrimonio o di un battesimo ad alto impatto emotivo? Meglio sonnecchiare al mattino, procurandoci una bella dose di REM. Oltre a controllare le fasi del sonno, possiamo anche "pilotare" la memoria, in modo da eseguire il replay di ricordi specifici mentre riposiamo. Lo scienziato del sonno Bjorn Rasch dell'Università di Lubecca, in Germania, ha chiesto ad alcuni volontari di partecipare a un gioco. Una serie di coppie di carte veniva visualizzata a faccia in giù sullo schermo di un computer: i soggetti dovevano scoprirne una e tentare di ricordare l'altra carta ad essa abbinata. I giocatori hanno effettuato diverse partite, fino a ricordare con buona approssimazione la posizione di tutte le carte; nel frattempo, nell'ambiente veniva diffusa un'essenza di rose. Dopo aver giocato, tutti i partecipanti hanno trascorso una normale notte di riposo prima della sessione di verifica del giorno successivo.
Alcuni soggetti sono stati esposti alla stessa essenza floreale prima di dormire, alcuni durante il sonno SWS e alcuni durante il sonno REM. Significativamente, i volontari che avevano risentito il profumo di rosa durante il sonno a onde lente hanno fatto registrare i miglioramenti più importanti di tutto il gruppo. Per ottenere gli stessi risultati, si possono utilizzare anche suoni: ma accertatevi di tenere basso il volume per non svegliarvi! Secondo nuove, interessanti ricerche, in futuro potremmo essere in grado di controllare ancora meglio le fasi del nostro riposo. Sempre all'Università di Lubecca, Lisa Marshall ha scoperto che se viene applicata alla testa di un soggetto una corrente elettrica alla stessa frequenza del firing neuronale durante la fase SWS (appena inferiore a una scarica al secondo), si riesce _ riprodurre il ritmo dell'attività elettrica cerebrale, che prosegue anche dopo la sospensione dell'applicazione di corrente.
Benché tecnicamente un "falso", questo sonno SWS stimolato rende molto più efficace il consolidamento dei ricordi. Non tutti, però, sono disposti a sortoporsi a manipolazioni artificiali dell'attività cerebrale: fortunatamente, sia i ricercatori di Lubecca, sia un'altra équipe nel Wisconsin hanno scoperto che un effetto simile è ottenibile semplicemente riproducendo suoni alla frequenza giusta durante il sonno. La possibilità di potenziare l'attività cerebrale in modo naturale è sicuramente un'ottima notizia per tutti i pazienti costretti ad assumere farmaci che migliorano le prestazioni, ma non soltanto per loro. Invecchiando, infatti, la nostra quantità di sonno SWS per notte diminuisce. Giunti a 75 anni circa, molti di noi non beneficiano più di alcuna fase di sonno a onde lente. Gli scienziati hanno capito che il declino della fase SWS si accompagna a difficoltà cognitive e alcuni si spingono a identificare l'assenza di questa importante componente del sonno con un fattore degenerativo della funzionalità cerebrale.
Se così fosse, la stimolazione artificiale si rivelerebbe una panacea per gli anziani, che riacquisterebbero la capacità di abbandonarsi al sonno a onde lente rallentando l'ulteriore invecchiamento corticale. Chissà, magari basterà un po' di terapia musicale mentre riposiamo per mantenerci mentalmente in gran forma anche nei decenni a venire.(science)
09/05/14
La buona notte degli anziani
Pubblicato da
Galadriel
A settant' anni non si dorme come a venti. E un sonno breve non è sempre sinonimo d'insonnia. Piuttosto sedentarietà, disagi psicologici e alcuni farmaci possono turbare le vostre notti. Provate allora a sperimentare questi cambiamenti.
Il bisogno di sonno diminuisce con gli anni. "Dai 70 anni in poi è normale non dormire più di cinque- sei ore per notte", sottolineano in genere i medici. il numero delle ore e la qualità del sonno decrescono con gli anni e la donna generalmente dorme meno dell'uomo. Circa 12 milioni di italiani si lamentano di soffrire d'insonnia cronica (si definisce cronica l'insonnia che supera le trenta notti consecutive). Se a questo dato si aggiungono anche i disturbi più lievi del sonno, arriviamo a una cifra ancora più elevata: 64 per cento della popolazione. Tuttavia non bisogna confondere insonnia e notte corta. Le persone anziane che vivono in una casa di riposo, dove si cena alle 18 per ragioni di servizio, vanno a letto verso le 21 e si svegliano verso le 5 del mattino.
Questo però non significa che soffrono d'insonnia. Consapevoli di questo si dovrebbero diminuire i sonniferi, che hanno l'inconveniente di alterare lo stato di vigilanza. In diversi casi, non è il sonno che è chiamato in causa ma la noia e l'incapacità di adeguarsi ai ritmi di vita e ai bisogni di tutti. La vera insonnia provoca, durante la giornata, fatica, sonnolenza, problemi di memoria e di concentrazione. Nelle persone anziane può essere sintomo di depressione, soprattutto a seguito di fatti gravi come un lutto, o cambiamenti importanti nelle abitudini di vita dovuti, per esempio, a un trasloco o all'ingresso in un istituto. In ogni caso essa non deve essere curata separatamente dallo stato generale. Si devono determinare le cause e poi studiare una cura.
Può dipendere da problemi cardiovascolari, polmonari, ipertensione arteriosa od obesità. Inoltre alcune medicine (corticoidi, antireumatici, antipertensivi, farmaci per il parkinson, antidepressivi) possono generare uno stato di assopimento o provocare un sonno cattivo. Quanto agli ansiolitici sono sconsigliati a causa dei loro effetti secondari: eccesso di ansietà, sonnolenza diurna, alterazione della memoria. È consigliabile l'uso di sedativi naturali ricorrendo a una fitoterapia leggera che ha l'effetto di rilasciare i muscoli e favorire l'assopimento naturale.
Le piante del sonno si consumano sotto forma di tisane o pillole. La passiflora, utilizzata come ipnotico naturale, induce un buon sonno riparatore, ed evita i risvegli notturni. Il biancospino, chiamato anche bosco di maggio, agisce come sedativo del sistema nervoso e cardiovascolare, e con- tribuisce a calmare il nervosismo e l'eccessiva emotività. Il tiglio, la camomilla e la valeriana hanno anch'essi proprietà rilassanti e calmanti. La verbena, la menta, il fiore d'arancio hanno virtù digestive e facilitano il sonno. Una cura medica resta comunque un palliativo che spesso nasconde una mancata presa di coscienza sia sociale che psicologica. Una giornata senza stimoli e noiosa produce una notte «cattiva ».
La sedentarietà, l'insufficiente attività fisica o intellettuale, la passività davanti alla televisione non sollecitano a sufficienza i centri di risveglio durante la giornata e perturbano anche il sonno. Da qui la necessità di sviluppare attività che stimolino la costruzione di relazioni sociali gratificanti, anche per le persone anziane dipendenti. Spesso infatti i problemi di sonno mascherano i problemi della vita.
PER FAVORIRE LA PRODUZIONE DI SEROTONINA
La luce antidepressiva
La depressione stagionale è legata alla mancanza di luminosità della stagione invernale. La luce agisce su una ghiandola situata nel cervello che orchestra alcune funzioni ormonali responsabili dell'umore. Questa ghiandola riceve la luce per mezzo della retina sotto forma d'impulsi nervosi che in seguito converte in secrezioni ormonali. Stimola la produzione d'una sostanza, la serotonina, che di giorno condiziona il nostro buon umore e di notte favorisce il sonno. Le depressioni invernali presentano spesso un deficit di serotonina. Da qui la necessità di uscire tutti i giorni per ricercare la luce e anche il più piccolo raggio di sole. Agiscono entrambi come regolatori del sonno.
SFATIAMO UN PREGIUDIZIO
Evviva la siesta
Al pari del sonno notturno, la siesta fa parte dei nostri bisogni vitali. Il corpo è programmato da un orologio interno, con cali di rendimento che intervengono nel corso della giornata. Da qui la necessità di concedersi una pausa per mettersi al riparo dalla stanchezza. La pausa permette di rigenerare le energie e di rafforzare le difese naturali. Contrariamente a quanto ci è stato sempre detto, la siesta favorisce un sonno notturno più soddisfacente e rende più facile addormentarsi. Mentre resistere al sonno con l'aiuto di bevande eccitanti, caffè o tè, o sforzandosi psicologicamente, comporta un sonno difficile
IN PRATICA
CONSIGLI PER LE NOTTI BIANCHE
Fate una breve siesta di un quarto d'ora durante la giornata: vi aiuta a preparare una notte migliore. Ossigenatevi ogni giorno facendo qualche esercizio. Un'ora di cammino caccia lo stress e migliora la predisposizione al sonno. Imparate a rilassarvi. Niente di meglio per un ansioso che ascoltare il suo corpo, respirare a lungo, evocare immagini positive e felici. E' il metodo alla base di numerose tecniche rilassanti. Fate pasti tranquilli e leggeri. Preferire legumi e cereali. Evitate ogni sostanza eccitante: alcol, tabacco, caffè, spezie. Rispettate i segni precursori del sonno: gli sbadigli, gli occhi che pungono, il torpore. A quel punto avete 15 o 20 minuti per prendere sonno. Se saltate un ciclo, siete obbligati ad attendere il successivo, due ore più tardi. Fate molta attenzione all'ecologia del sonno: aerate durante il giorno la camera. Quanti risvegli pesanti e inizi di giornata difficili sono semplicemente dovuti a un eccesso di anidride carbonica? Evitate piante verdi nella camera. La temperatura della camera deve essere fresca e non oltrepassare i 18°C. La testata del letto deve dare a nord. Alcuni studi hanno dimostrato che in questa posizione la pressione arteriosa diminuisce e il sonno è più profondo. Non cercate disperatamente un sonno che non arriva. In genere, dopo 15-30 minuti, la maggior parte delle persone comincia ad avere sonno. Passato questo tempo, se il sonno non arriva, alzarsi, abbandonare la camera e non rimettersi a letto fino a quando la sonnolenza sopraggiunge.
28/12/13
Il cervello…diviso a metà tra “poesia” ed “ingegno”! Siete poeti o ingegneri?
Pubblicato da
Vito Ienna
Eravate a conoscenza che il cervello, la nostra banca dati, il nostro centro universale, il fulcro di ogni nostro ragionamento, è diviso a metà? Bene, sappiate che il nostro cervello è suddiviso in due emisferi, uno “poeta” e uno “ingegnere”! A questo punto vi chiederete, come è giusto che sia, se siete in possesso della consapevolezza di quale delle due parti sia dominante in voi? Allora basta solo che lo scopriate voi stessi senza influenze alcune, grazie a questa fantastica classifica!
Non solo prima di dormire, ma anche quando siete da soli in casa, o quando siete distratti: se vi capita di pensare a situazioni che mai si sono verificate e probabilmente mai si verificheranno, allora significa che probabilmente l’emisfero destro è dominante in voi!
Lo scarabocchio è comunque una forma d’arte, e le persone che si ritrovano a scarabocchiare qualsiasi foglio gli si presenti davanti potrebbero essere dominate dall’emisfero destro, quello del poeta, dell’artista!
Quante volte durante il giorno vi accorgete di aver fatti dei collegamenti assolutamente insensati ed illogici? Questo potrebbe essere un altro sintomo della dominanza dell’emisfero destro!
Il vostro lato artistico esce fuori dopo aver letto un libro, quando siete pieni d’ispirazione e provate a buttare giù i vostri pensieri. Ma… le regole grammaticali, per voi, sono solo d’impiccio!
Quante lingue avete provato ad imparare, nel corso della vostra vita? E quante effettivamente siete riusciti ad assimilare? Non fate confusione, o potreste non uscirne più!
Quante volte vi siete ritrovati ad ascoltare continuamente la stessa canzone mentre studiate o lavorate? Nonostante questa vi faccia anche distrarre, il più delle volte, voi l’ascoltate lo stesso, perché vi da la forza per andare avanti durante la giornata!
Scuola, università o lavoro: questi tre ambiti ci mettono spesso di fronte a compiti, test, esami e quant’altro. Se vi sentite più sicuri scrivendo un saggio o comunque un testo letterario, rispetto all’affrontare un esame a scelta multipla, significa che l’emisfero destro può essere dominante!
Non dovete nascondere il vostro lato più sensibile: è normale, ognuno di noi ce l’ha, chi più nascosto e chi meno, ma la sensibilità e la fragilità sono sinonimi di umanità, e dunque non bisogna vergognarsi di tali caratteristiche!
Guardando un film o leggendo un libro, vi eccitate anche con il più insignificante dei particolari, mentre nelle conversazioni quotidiane con le persone che avete intorno morite di noia! Questa può essere un’altra caratteristica dell’emisfero destro dominante!
E non c’è niente di cui vergognarsi, anzi: è una cosa bellissima, avere un proprio mondo al quale solo noi stessi abbiamo libero accesso! Tra le caratteristiche elencate, quante sentite che facciano parte del vostro modo di vivere?
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Fig.1 |
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Fig.2 |
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Fig.3 |
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Fig.4 |
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Fig.5 |
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Fig.6 |
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Fig.7 |
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Fig.8 |
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Fig.9 |
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Fig.10 |
22/10/13
Il caso di Chase, bambino nato senza cervelletto, dato per spacciato e invece.......
Pubblicato da
Lifarnur
New York - Stati Uniti
Un bambino americano è nato senza il cervelletto e senza altre parti del cervello fondamentali per attività vitali come il dormire e il respirare.
Ma la cosa più misteriosa, e che i medici non sanno interpretare in nessun modo, è che il piccolo riesce a fare cose che secondo la scienza sono inspiegabili. Chase Britton, tre anni, figlio di Heather e David, è un bambino occhialuto e sorridente che vive nella sua casa di New York. "Lui è felice. Lo chiamiamo Piccolo Folletto. Ama fare gli scherzi alle persone. Gli piace cantare. Il suo scopo nella vita è fare sorridere la gente", ha raccontato la madre Heather.
Nel 2008 un altro figlio, Trey, è nato prematuro di 11 settimane e ci si aspettava che morisse da un giorno all'altro. Il giorno stesso in cui è nato, è stato subito messo in lista d'attesa per un trapianto di fegato. Prima di spegnersi è sopravvissuto sei settimane. Anche Chase è nato prematuro e secondo i medici doveva essere cieco. Quando aveva un anno i dottori gli hanno fatto una risonanza magnetica, e hanno scoperto che gli mancava il cervelletto, cioè la parte del cervello che controlla la capacità motoria, l'equilibrio e le emozioni.
Ma la cosa più misteriosa, e che i medici non sanno interpretare in nessun modo, è che il piccolo riesce a fare cose che secondo la scienza sono inspiegabili. Chase Britton, tre anni, figlio di Heather e David, è un bambino occhialuto e sorridente che vive nella sua casa di New York. "Lui è felice. Lo chiamiamo Piccolo Folletto. Ama fare gli scherzi alle persone. Gli piace cantare. Il suo scopo nella vita è fare sorridere la gente", ha raccontato la madre Heather.

"Il medico ci ha chiamato e non sapeva che cosa dire - ha rivelato Britton -. Nessuno aveva mai visto un caso simile prima di allora. Siamo quindi andati dai neurologi che ci hanno detto: "Non è possibile". "Ha la stessa risonanza magnetica di un vegetale", ci ha confessato uno dei medici". Ma Chase non è un vegetale, e questo ha lasciato gli esperti sconcertati costringendoli a ripensare tutto quello che credevano di sapere sul cervello umano. Al bambino manca anche il ponte di Varolio, la parte della base del cervello che controlla funzioni vitali come il dormire e il respirare. Nel punto in cui dovrebbe avere cervelletto e ponte di Varolio c'è soltanto un liquido.
Ma il mistero si approfondisce, quando la madre rivela di avere dettagliate immagini agli ultrasuoni del cervello di Chase durante le diverse fasi del suo sviluppo fetale. E le scansioni mostrano chiaramente che inizialmente aveva il cervelletto. Il caso di Chase, ha spiegato l'esperto Adre du Plessis, sfida "i principi fondamentali" della medicina. Heather conclude: "Non credete a tutte le cose che vi dicono i medici: a volte possono sbagliarsi. Chase è estremamente sveglio. La gente potrebbe vederla come una storia tragica. Ma dipende da come guardi la vita. Puoi essere arrabbiato o puoi apprezzare quello che ti è stato donato. Chase era destinato a restare con noi".
Ma il mistero si approfondisce, quando la madre rivela di avere dettagliate immagini agli ultrasuoni del cervello di Chase durante le diverse fasi del suo sviluppo fetale. E le scansioni mostrano chiaramente che inizialmente aveva il cervelletto. Il caso di Chase, ha spiegato l'esperto Adre du Plessis, sfida "i principi fondamentali" della medicina. Heather conclude: "Non credete a tutte le cose che vi dicono i medici: a volte possono sbagliarsi. Chase è estremamente sveglio. La gente potrebbe vederla come una storia tragica. Ma dipende da come guardi la vita. Puoi essere arrabbiato o puoi apprezzare quello che ti è stato donato. Chase era destinato a restare con noi".
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