Il-Trafiletto
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08/08/14

Se la paura fosse legata indissolubilmente con il bizzarro?

Martedì vi ho parlato del genio incompreso di Lovecraft, considerato il padre della narrativa gotica americana. Esiste però un altro autore con cui Lovecraft divide questa importante paternità, si tratta di Edgar Allan Poe e come Lovecraft ebbe non poche difficoltà ad essere riconosciuto in patria tanto che per il libro di cui vi parlerò oggi, Racconti del grottesco, Poe non ricevette alcun diritto, ma solo una manciata di copie gratuite della sua opera.

Racconti del grottesco
Racconti del grottesco
“E’ passato molto tempo da quando ho posto piede per la prima volta sul ponte di questa terribile nave e io credo che i raggi del mio destino si stiano concentrando in un sol fuoco. Che gente incomprensibile! Sempre sprofondati in meditazioni, di cui non riesco a comprendere la natura, mi passano davanti senza notarmi. E’ una vera pazzia quella di nascondermi, perché questa gente non vuol vedermi: un momento fa stavo passando proprio sotto gli occhi del comandante in seconda; poco tempo prima mi ero spinto fin nella cabina del comandante, dove ho avuto l’occasione di procurarmi l’occorrente per scrivere questo e quello che ho già scritto. Continuerò, di tanto in tanto, a scrivere questo giornale; è vero che non mi si offrirà alcuna occasione per trasmetterlo al mondo, ma non mancherò di tentare; all’ultimo istante chiuderò il manoscritto in una bottiglia e la getterò in mare”.

Racconti del grottesco è una raccolta di brevi racconti dell'orrore di stampo prettamente gotico. Per i suoi racconti, diciotto in tutto più due appendici, Poe attinge alle fobie dei singoli individui, così come alle fobie collettive inserendole però in contesti parzialmente comici, creando così delle storie dall'orrore satirico, lasciando il lettore spiazzato in quanto si trova nella strana posizione di non sapere se ridere o rimanere schifato dall'orrore che legge.

"Le cose di cui non riesco a rendermi conto mi disgustano. Esse costringono un uomo a pensare e perciò ne danneggiano la salute."
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe

Nei suoi racconti Poe evoca sensazioni di disagio, estraneità condite da una sottile paura, ma è quella pungente e macabra ironia a legare il tutto. Situazioni bizzarre che generano paura, stravaganze gotiche al limite dell'assurdo, speculazioni intellettuali sull'estremizzazione di situazioni macabre ma anche ironiche.

“Keats soccombette per una critica; chi fu colui che morì per l'Andromaca? Ignobili anime! De l'Omelette perì per un ortolano; l'histoire en est brève. Assistimi, dunque, spirito d'Apicio!”

I suoi racconti sono spesso caratterizzati da parole o intere frasi in lingua straniera, francesismi per lo più. Se Poe infatti si arrabattava in patria, scontrandosi con un mondo che non lo comprendeva, in Francia generava entusiasmo. Riconosciuto in Europa come uno scrittore consapevole delle potenzialità del linguaggio, un autore sofisticato ed intellettuale, in patria invece veniva messo da parte.

Detto ciò Racconti del grottesco è una raccolta difficile da digerire e da leggere, forse per il suo stile, per questa sua mescolanza tra paura e ridicolo, forse per i francesismi, fatto sta che Racconti del grottesco rimane un po' sul groppone se non si è debitamente preparati allo stile di Edgar Allan Poe.


(Le immagini presenti in questo blog sono state prese da internet, le informazioni riguardanti l'autore sono state prese dalla Wikipedia, mentre le citazioni dal libro di cui il post tratta)

05/08/14

Il genio incompreso del padre della narrativa gotica

Nella pittura del periodo impressionista, ma anche in altri periodi particolarmente attivi dell'arte, è accaduto spesso che pittori straordinari venissero completamente ignorati e bistrattati, tanto da regalare i propri quadri per un tozzo di pane. Quei quadri così bistrattati e ignorati possiedono oggi un valore monetario da capogiro. Per l'editoria è avvenuto, e avviene ahimè ancora, la medesima cosa. Autori ignorati, incompresi ed emarginati, che sono poi diventati invece delle pietre miliari della letteratura. Autori bistrattati da case editrici senza lungimiranza, divenuti famosissimi, i cui libri, nonostante gli anni trascorsi dalla morte del loro autore, continuano a vendere moltissimo.

L'autore di oggi è proprio uno di questi autori emarginati, che il mondo non riconobbe e non accettò se non quando ormai era troppo tardi. Allora l'editoria non comprese il suo genio, mentre oggi è considerato uno dei padri della narrativa gotica americana, uno degli autori più affascinanti di tutti i tempi. Il suo nome è Howard Phillips Lovecraft, e il libro di oggi è Le Montagne della Follia.

Ambientato in Antartide, Le Montagne della Follia racconta le vicende relative ad una spedizione scientifica che, durante le sue ricerche, scopre dei reperti antichissimi, vestigia di una civiltà, scomparsa millenni prima, e giunta sulla Terra dalle profondità del Cosmo. Quella civiltà però si sta risvegliando catapultando gli scienziati della spedizione in un incubo che li porterà sull'orlo della pazzia.
Le Montagne della
Follia

“Mi sento obbligato a parlare perché gli scienziati si sono rifiutati di seguire i miei avvertimenti senza sapere perché. Ed è contro la mia volontà che spiegherò le mie ragioni per essermi opposto alla proposta invasione dell'Antartico, all'avventata caccia ai fossili, ed alla perforazione ed allo scioglimento dell'antica calotta di ghiaccio. E sono ancora più riluttante poiché questi miei avvertimenti potranno anche risultare del tutto vani.”

L'intento di Lovecraf per la stesura di questo romanzo era di raccogliere, in una sola opera, tutte le diverse sfaccettature che caratterizzavano i suoi racconti: il “cosmo” dell'orrore, un pantheon fantastico, la storia da lui inventata sui Miti di Cthulhu, nonché l'elaborazione dello stile stilistico di Poe altro grande della narrativa gotica.

Lovecraft ci lavorò per diverso tempo a questo romanzo per lui così importante, quando però arrivò alla versione definitiva, nel 1931, e lo propose, tra i tanti anche alla rivista Weird Tales, la sua delusione fu grande. Le Montagne della Follia venne giudicato inadatto e Lovecraft finì per dubitare di se stesso e della sua capacità di scrittore, tanto che negli ultimi anni della sua vita, scrisse sempre meno opere. Le Montagne della Follia alla fine venne pubblicato, nel 1936, in versione ridotta dalla rivista Astounding Stories a quel tempo la più nota rivista americana di fantascienza. Una pubblicazione arrivata tardi perché ormai il danno era fatto.
Howard Phillips Lovecraft
Howard Phillips
Lovecraft

Le Montagne della Follia è romanzo non molto grande scritto interamente in prima persona, un modo per abbattere completamente la barriera tra scrittore e lettore e trascinarlo nei recessi del proprio inconscio dove il desiderio della conoscenza si scontra con la paura dell'ignoto. Perché come disse Lovecraft: “L’emozione più vecchia e più forte del genere umano è la paura, e la paura più vecchia e più forte è la paura dell’ignoto.”

Questo romanzo racchiude in se una metafora, il resoconto di un viaggio verso l'inconscio dove Lovecraft è il traghettatore e il battello su cui ci conduce è la paura. Paura che non è il fine che si ripromette, ma il mezzo per sviscerare la natura dell'essere umano.

Le Montagne della Follia è caratterizzato da descrizioni minuziose e ricche di particolari, fatto di atmosfere gelide ed irreali, pervaso da un orrore strisciante, che si insinua nelle pieghe dell'animo, portando il lettore affrontare la dura realtà: per quanto l'umanità possa rincorrere la conoscenza alla fine si scontrerà sempre con una realtà costituita da un universo freddo, impietoso, impersonale e caotico. Un baratro fatto di orrore e paura.

Se tutti coloro che hanno rifiutato Le Montagne della Follia di Lovecraft avessero saputo quanto famoso sarebbe diventato l'autore nel tempo, probabilmente si sarebbero mangiati le mani fino al gomito per il grave errore di giudizio che fecero; magari avremmo avute anche altre opere del grande Lovecraft, ma non avvenne niente tutto questo e ci ritroviamo così ad assaporare questo romanzo come un lascito di uno scrittore incompreso, che come tutti i grandi soffrì per la sua arte e per il suo genio.


(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le informazioni riguardanti l'autore sono state prese dalla Wikipedia, mentre le citazioni dal libro di cui il post parla)

02/08/14

Lodi città medioevale

Lodi (m 87 s.m.; ab. 42.949) Si trova in Lombardia e, fino al 1992, era in provincia di Milano da cui dista 31 km. Da quell'anno capoluogo dell'omonima provincia. E' situata nella pianura a sud di Milano, sulla riva destra de   ll'Adda, ed è il principale centro della subregione che da essa prende il nome.
Lodi città medioevale Medioevale è la fondazione della città, voluta da Federico Barbarossa nel 1158 in seguito alla distruzione di Lodi Vecchio da parte dei Milanesi. Medioevale è anche la pianta di Lodi, a strade incrociantesi più o meno perpendicolarmente, con il centro nella piazza della Vittoria, cinta da portici e dominata dal Duomo.
Storia Quattro anni dopo la sua fondazione, nel 1162, Lodi collabora alla distruzione di Milano e il Barbarossa, ricevuta in città la resa dei Milanesi, vi pone per qualche tempo la propria residenza colmando Lodi di privilegi, confermati dai suoi successori. Alla morte dell'imperatore Federico II, fa ritorno in città il vescovo e a capo del Comune viene posto Sozzo-Vistarini. Nel 1259, poiché la città ha dato asilo a profughi milanesi, Martino della Torre se ne impadronisce facendosi proclamare podestà e dandone la signoria per cinque anni a Filippo della Torre. In seguito si ha un ritorno del Vistarini, poi, alla sua morte, si ha un predominio dei Sommariva e quindi degli Overgnaghi.

Nel 1300 signore della città è Antonio Fissiraga, che a capo di una lega guelfa scaccia i Visconti da Milano insediandovi i Torriani. In seguito ad alterne vicende, la città torna ai Vistarini, poi passa a Pietro Temacoldo, ad Azzone Visconti e a Giovanni Vignati. Quest'ultimo, nel 1416, deve cedere la città nuovamente ai Visconti e si uccide in carcere. Morto, nel 1447, Filippo Maria, la città si dà a Venezia, ma col trattato di Brescia torna a Milano seguendone definitivamente le sorti. Durante il periodo napoleonico Lodi è capoluogo di dipartimento.
Arte e monumenti Notevoli testimonianze artistiche di epoche diverse rivelano l'importanza e lo sviluppo di Lodi dal Medioevo ad oggi. Costruzioni romaniche sono la chiesa di S. Lorenzo, della fine del secolo XII, e il Duomo, iniziato nel 1160, alterato nei secoli successivi e ora riportato alle forme originarie. Quest'ultimo ha un portale originario medioevale con sculture del secolo XII, rosone e finestre rinascimentali. L'edificio, fiancheggiato da un imponente campanile, ha nell'mterno, barocco, dipinti dei secoli XVI e XVII di pittori lombardi. Sul lato sinistro del Duomo è il Broletto, di origine duecentesca con facciata rifatta nel secolo XVIII.

Esempi di architettura gotico-lombarda sono il palazzo Vistarini con portico ogivale e finestre in cotto, e la chiesa di S. Francesco, con interessanti affreschi nell'interno. Ultimo avanzo del castello costruito da Bernabò Visconti, ridotto in caserma da Giuseppe II, è il torrione circolare del secolo XIV. Dei numerosi edifici quattrocenteschi restano il bel palazzo Varesi, già Mozzanica, attribuito al Battagio, con grandioso portale marmoreo, il chiostro dell' antico ospedale di S. Spirito ed il santuario dell' Incoronata, esempio insigne di architettura rinascimentale. L'interno, a pianta ottagonale, ricco di decorazioni policrome, contiene dipinti dei fratelli Piazza e Della Chiesa ed un polittico in quattro tavole del Bergognone, una delle migliori opere dell'artista. Nei sotterranei ha sede il Museo dell' Incoronata con codici miniati, oreficerie sacre e oggetti liturgici. Ricostruzione cinquecentesca di un preesistente edificio è la chiesa di S. Cristoforo, progettata e affrescata, nell'interno, dal Tibaldi.
 Barocchi sono il palazzo Barni, il palazzo Modigliani-Pitoletti, disegnato dai fratelli Sirtori, il palazzo del Vescovado, progettato da G.A. Veroni, e la chiesa di S. Filippo con il palazzo attiguo. Quest'ultimo, elegante costruzione di D. Sirtori, ospita la Biblioteca Laudense, dotata di circa 100.000 volumi fra cui rare edizioni, ed il Civico Museo, che raccoglie materiale archeologico, ceramiche, armi e dipinti lombardi dei secoli XV-XVII notevole anche il Museo Diocesano d'Arte Sacra che espone dipinti, sculture e paramenti sacri.
Manifestazioni Festa patronale di S. Bassiano (19 gennaio).
Prodotti enogastronomici Lodi va giustamente famosa per i suoi formaggi, fra cui l'ormai quasi introvabile grana lodigiano e il pannerone. Ottimi il burro e il mascarpone. Fra gli insaccati notevole è la salsiccia alla milanese "antica" mentre in campo dolciario tipico dolce lodigiano è la tortionata.
I vini del Lodigiano vengono prodotti sulla collina che sovrasta S. Colombano al Lambro: troviamo il Verdea, bianco, e i rossi S. Colombano e Bonarda.

Zuppa di porri con raspadura 
Valori nutrizionali Protidi 23 Lipidi 20 Glucidi 51 Kcal 476
Ingredienti per 4 persone:
1 kg di porri
30 g di burro olio d'oliva farina bianca
4 fette di pane casereccio, brodo vegetale, raspadura, sale pepe.
Pulite bene i porri mantenendo la parte più tenera e affettandoli sottilissimi. Mettete a scaldare il burro in una casseruola assieme a un cucchiaio d'olio d'oliva. Aggiungete i porri passati in precedenza in pochissima farina. Rigirate a lungo con un cucchiaio di legno salate e pepate. Ricoprite di brodo vegetale e cuocete a fuoco lento per 40 minuti circa. Tostate le fette di pane casereccio, disponetele sul fondo di una ciotola da forno, versate la zuppa e ricoprite la superficie di raspadura, gratinate in forno per 5 minuti e servite immediatamente. La raspadura si trova solo nel Lodigiano e si tratta di fiocchi di grana padano giovane che vengono ricavati dalle forme mediante uno speciale attrezzo. La raspadura è anche ottima come stuzzichino da accompagnare agli aperitivi. Se nella vostra zona la raspadura non è reperibile, sostituite
la con del grana padano non troppo stagionato e grattugiato.

29/04/14

La rock star dei vampiri irrompe sulla scena in tutto il suo tenebroso fascino

Scendiamo oggi un altro gradino nel regno creato dalla nostra Regina delle Tenebre: Anne Rice. Avevamo lasciato la saga de Le cronache dei vampiri al primo capitolo dove Louis de Pointe du Lac narrava, con voce tormentata e sconfortata, la sua lunga vita da vampiro.

In questo secondo capitolo della saga, intitolato Scelti dalle tenebre, l'attenzione passa da Louis a Lestat de Lioncourt che, dopo aver dormito a lungo, risorge scoprendo un mondo totalmente diverso da quello che aveva lasciato. Al suo risveglio tutto è nuovo, pieno di stimoli affascinanti e infinite possibilità che lo porteranno a diventare una vera rock star, uscendo allo scoperto come nessun vampiro aveva mai fatto prima. 

Scelti dalle
tenebre
In questo romanzo Lestat ci racconta la sua storia, da quando era ancora umano a quando divenne vampiro, dalle sue peregrinazioni per il mondo fino al suo incontro con Louis raccontandoci il suo punto di vista, ribattendo punto per punto alle affermazioni diffamatorie che il vampiro aveva fatto sul suo conto.

“Sono il vampiro Lestat. Sono immortale. Più o meno. La luce del sole, il calore di un fuoco intenso... ecco, potrebbero annientarmi. O forse no... Ora sono ciò che l'America chiama una superstar del rock.”

Lestat irrompe nella saga con tutta la sua irruenza, il suo narcisismo e il suo fascino. D'ora in poi sarà lui il protagonista e il narratore della saga, salvo qualche cambio di narrazione. Da qui cominceremo a conoscerlo, con i suoi capricci e i suoi tormenti, con i suoi slanci emotivi e i suoi discorsi filosofici.

Se Lestat è l'alter ego del marito della Rice, ciò che l'autrice fa dire al suo personaggio, altro non è che quello che lei stessa sta cercando. Da questo romanzo infatti inizia un viaggio per Lestat e la Rice, un lungo viaggio alla ricerca di risposte. Ma torniamo al libro, e vediamo un po' com'è.

Prima di tutto vi devo avvertire che questo secondo romanzo è ben diverso dal primo. Lo stile della Rice sta maturando, la sua capacità di portare il lettore nel suo mondo si sta facendo sempre più raffinata, e allo stesso tempo scopriamo l'anima filosofica dell'autrice.

Anne Rice
Scelti dalle tenebre infatti, prende una piega più profonda e più filosofica rispetto ad Intervista col vampiro, cosa che a più di qualche lettore potrebbe non andare giù, tanto da chiedersi perché mai questa saga abbia avuto tanto successo. Anne Rice è fatta così, le vicende e le avventure dei suoi personaggi sono interrotte da pause riflessive. Sicuramente difficili da digerire e per nulla incoraggianti a finire un libro che comincia ad essere corposo, ma fidatevi, tutte queste digressioni che la Rice fa sul suo amato Lestat servono a dipingere il personaggio, a far comprendere al lettore chi sia il vampiro Lestat e cosa lo spinga ad agire, perché senza capire tutto questo, non è possibile comprendere il perché poi riesca a combinare guai nel mondo umano quanto in quello vampiresco.

In Scelti dalle tenebre, oltre ad incontrare alcuni personaggi che avevamo già conosciuto nel precedente capitolo, ne incontriamo molti altri, alcuni dei quali saranno ospiti più o meno fissi, della lunga saga sui vampiri, ognuno dei quali avrà il proprio spazio per narrare la propria vita e i propri pensieri.

Una Rice dunque che ha appena cominciato a scalfire la superficie del suo “regno vampiresco”, con uno stile che deve ancora prendere del tutto forma, e la giusta misura tra azione e pause riflessive, ma che merita di essere letto almeno per il fatto che a parlare sia Lestat, il principino viziato del vampiri.

“La bellezza non era il tradimento che lui aveva immaginato; era piuttosto una terra inesplorata dove si potevano commettere mille errori fatali, un paradiso selvaggio e indifferente senza nulla che indicasse la presenza del male e del bene. Nonostante tutti gli affinamenti della civiltà che cospiravano per creare l'arte, la perfezione inebriante del quartetto d'archi, e la grandiosità distesa delle tele di Fragonard, la bellezza era selvaggia. Era pericolosa e senza leggi come lo era stata la terra molti millenni prima che l'uomo avesse un solo pensiero coerente o scrivesse codici di comportamento sulle tavolette d'argilla. La bellezza era un Giardino Selvaggio.”

(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)

11/04/14

La sfida di due autori per un tributo al grande Stoker

Sopravvissuti illesi e senza morsi sul collo al nostro primo incontro con diabolico e crudele Conte Dracula, eccoci pronti a ributtarci nelle fumose e pericolose vie di Londra con il libro Undead – Gli immortali di Dacre Stoker e Ian Holt.

Siamo nell'Inghilterra degli inizi novecento. Sono passati 25 anni da quando il gruppo di cacciatori di vampiri aveva sconfitto il Conte Dracula. Ognuno di loro ha cercato di rifarsi una vita come meglio poteva dopo gli orrori che aveva vissuto. Il passato però sembra non voler rimanere alla spalle, perché Londra è sconvolta dalla morte molte giovani donne. Un feroce serial killer pensa la popolazione e la polizia londinese, ma gli eroi che sconfissero Dracula non la pensano così e il dubbio comincia ad insinuarsi nelle loro menti: che il Conte non sia davvero morto?

Undead, seguito delle vicende di Dracula, si discosta di molto dallo stile di Bram Stoker, il gotico si mescola al poliziesco-investigativo, al mistero vengono date spiegazioni scientifiche, alle domande lasciate in sospeso viene data una risposta e al Conte Dracula viene finalmente data la possibilità di esprimersi in prima persona.

Undread è la realizzazione del sogno di una vita e il dono che offro a tutti gli appassionati del genere horror. Spero di aver realizzato, insieme a Dacre, un libro al tempo stesso moderno e vicino alla visione gotica di Bram. So di essere molto fortunato: il mio nome sarà, in qualche modo, collegato a quello del mio eroe, Bram Stoker, l'inventore dell'horror moderno.”

A parlare è Ian Holt, da sempre fan di Dracula e di Bram Stoker che, rimasto inorridito dalle trasposizioni cinematografiche del romanzo del suo idolo, era deciso a ridare al nome Stoker la giusta notorietà. Fu proprio Holt a convincere uno Stoker della bontà della sua iniziativa.

Conobbi Dacre Stoker, il pronipote di Bram, e gli sottoposi il mio progetto di un sequel, che all'epoca concepivo ancora come la sceneggiatura di un film. Lui rimase favorevolmente colpito dalla mia idea, ma mi suggerì di iniziare con un libro, e io acconsentii con entusiasmo a scrivere insieme a lui. Dacre contattò diversi membri della sua numerosa famiglia, illustrando loro il nostro progetto. Quando si resero conto che le nostre intenzioni erano cristalline e che il libro sarebbe stato il frutto di un profondo amore per l'opera originale, ci accordarono, finalmente, il loro consenso.”
Undead. Gli immortali

Il romanzo che ne viene fuori è davvero un ottimo romanzo, da principio risulta difficile allinearsi con la storia narrata, fatto questo dovuto alle aspettative e alla fama di Dracula a cui Undead si allaccia. Una volta però montati in sella a questo romanzo non lo si abbandona più se non all'ultima pagina, ammirando il coraggio dei questi due autori.

L'insinuarsi di fatti reali e personaggi realmente esistiti, tra i quali lo stesso Bram Stoker, sono perle elegantemente incastonate nel romanzo che lo hanno arricchito dandogli concretezza, e mantenendo l'intento di Bram Stoker, ovvero di mettere il dubbio al lettore che la storia narrata non sia frutto di invenzione ma realmente accaduta.

Il Conte Dracula che emerge da questo romanzo, è un Conte molto diverso da quello conosciuto in Dracula, diverso e allo stesso tempo simile. Se in Dracula abbiamo conosciuto il Conte attraverso le parole dei vari personaggi, qui invece conosciamo il Conte attraverso le sue parole e riusciamo a vedere finalmente quello che Mina doveva aver sempre visto.

Un Conte Dracula più umano degli stessi esseri umani che lo combattono, fatto che forse deluderà i fan di questa grandiosa creatura leggendaria, ma che, allo stesso tempo, non si può non apprezzare. Dice Holt a riguardo:
Dacre Stoker (a sinistra) e
Ian Holt (a destra)

Alcuni, leggendo il nostro romanzo, potrebbero sottolineare che il nostro Dracula non è il cattivo assoluto. Nel libro di Bram, il conte veniva descritto solo attraverso gli occhi dei suoi nemici, nei diari e nelle lettere della compagnia degli eroi. Dacre e io, invece, abbiamo deciso di dargli la parola e di presentarlo come un complesso antieroe. Alcuni continueranno a percepirlo come malvagio, ma noi gli abbiamo dato la possibilità di mostrare un lato diverso. Quindi non abbiamo modificato la visione di Bram; abbiamo semplicemente offerto un altro punto di vista. Questa scelta ci ha anche aiutato a rendere la nostra storia fresca e vitale.”

Si, perché di critiche negative il libro ne ha ricevute molte, alcuni lettori hanno anche ritenuto che il bravo pronipote volesse solo guadagnare sulle spalle della fama di Bram Stoker, ma se avesse saputo le vicissitudini dietro al Dracula, probabilmente avrebbe guardato questo Undead con occhi diversi: uno sforzo e un tributo ad un uomo che ha creato un essere leggendario, che scrisse altri 22 libri per lo più sconosciuti e che trovò il vero successo e la vera notorietà solo dopo morto.

Undead potrà avere tolto un po' di mistero e di smalto leggendario al Conte, ma questi due autori hanno creato un romanzo di tutto rispetto anche solo per le intenzioni e la volontà che li hanno mossi a scrivere, regalando ai lettori un "nuovo" Conte Dracula davvero epico.

08/04/14

I danni del diritto d'autore

Salite in carrozza cari lettori, perché questa settimana faremo un lungo viaggio che ci porterà dalle lontane e tenebrose terre della Transilvania, alle vie brulicanti di vita di una Londra vittoriana. Dai, che avete già capito il libro di cui vi parlerò, non è così? E allora armatevi di aglio, acqua santa e paletti di frassino e sfogliamo insieme le pagine del Dracula di Bram Stoker.

Il romanzo dello scrittore irlandese è uno degli ultimi (se non addirittura l'ultimo) grandi romanzi gotici, dopo Stoker infatti le ambientazioni gotiche, dalle tinte cupe e misteriose, si sono diluite, mescolandosi ad altri generi e perdendosi nel vasto panorama letterario. Magari mi sbaglierò, ma di libri gotici puri non se ne scrivono più, se così non fosse fatemi pure qualche titolo.

Gary Oldman in Dracula
Non divaghiamo e torniamo al libro. Dracula è un libro con una storia sfortunata, non per la trama in se, che credo tutti conosciate anche solo per sentito dire o per la miriade di film e serie tv che ci hanno ricamato sopra, ma proprio le vicende accadute dietro le quinte, quelle che solitamente il lettore non conosce.

Bram Stoker morì prima che Dracula ricevesse i giusti riconoscimenti. Le vendite dell'opera erano talmente esigue all'epoca della sua scomparsa che la vedova, Florance Balcombe, pensava che non avrebbe mai beneficiato economicamente delle fatiche del marito, finendo per vivere in ristrettezze per il resto della sua vita. Va ricordato che Stoker impiegò quasi sette anni per scrivere il suo romanzo più conosciuto (si, ne ha scritti molti altri). Dieci anni dopo la morte di Stoker, invece, il pubblico cominciò ad accorgersi del suo talento letterario. La diffusione dei racconti del terrore incrementò le vendite di Dracula, e Stoker fu finalmente riconosciuto come il progenitore del genere horror.

Fin qui sembra il lieto fine per l'autore e la sua discendenza, ma qui il destino decide di giocare qualche tiro mancino. Dal libro cominciano a nascere musical e film, la Universal Studios era una di quelle società cinematografiche che volevano trasporre il libro in un film, così avevano stipulato un accordo con la vedova di Stoker. Dopo la firma del contratto però Florance scoprì che Stoker non aveva soddisfatto uno dei requisiti dell'ufficio per il diritto d'autore statunitense, il che aveva reso Dracula di pubblico dominio negli Stati Uniti sin dal 1899. Così, da allora in poi, Florance dovette accontentarsi dei diritti d'autore britannici. E, da allora in poi, gli Studios americani furono liberi di fare ciò che volevano della storia e dei personaggi di Stoker, rendendoli talvolta così lontani dalla volontà dell'autore che suppongo lo stesso Stoker si fosse rivoltato nella tomba più di una volta.
Bram Stoker

La famiglia Stoker non venne più interpellata in merito a nessuna delle centinaia di versioni cinematografiche del Dracula realizzate nel secolo successivo, come si sul dire oltre al danno anche la beffa, anche perché la maggior parte delle persone finì per conoscere l'opera di Stoker solo tramite il film e non attraverso il libro che, il più delle volte, venne dimenticato in qualche angolo polveroso di biblioteche e librerie.

Quindi com'è questo libro dal vissuto così difficile? Il Dracula di Stoker è strutturato in forma di stralci di diari e di lettere, uno stile insolito e difficile da gestire, ma che permette una narrazione corale della vicenda e dei personaggi che ne fanno parte. I personaggi, schierati nettamente in due fazioni (il bene e il male), sono tutti ben delineati e caratterizzati, ciascuno con il proprio modo di agire e di pensare. Cosa dire poi del famoso Conte Dracula? Il Conte Dracula lo conosciamo, all'interno del romanzo, solo attraverso ciò che gli altri personaggi dicono di lui. Stoker non lo fa mai parlare direttamente, quindi dobbiamo fidarci di ciò che gli altri dicono del Conte per sapere com'è.

All'interno c'era un vecchio, alto, sbarbato ma con lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi: neppure una nota di colore in tutta la sua persona. Teneva in mano un'antica lampada d'argento, la cui fiamma ardeva senza un tubo né un globo di sorta, e proiettiva lunghe, tremule ombre mentre oscillava nella corrente della porta aperta.”
Dracula

Nonostante ciò, il Conte Dracula creato da Stoker è una creatura complessa e misteriosa, piena di contraddizioni: ora nobiluomo erudito e raffinato, subito dopo bestia feroce dominata da istinti primordiali; ora pronto ad abbracciare la modernità del secolo in cui si trova a vivere, il momento dopo è pronto a respingere tutto quanto per riportare il mondo al secolo in cui era nato.

Il Conte Dracula rappresenta il cattivo assoluto, senza sfumature di bontà o possibili redenzioni, mentre gli eroi del romanzo solo il bene, puro e inattaccabile. Solo Mina sembra oscillare ora in una, ora nell'altra fazione: che abbia visto qualcosa nel Conte che a tutti gli altri è sfuggito?

Il romanzo di Stoker presenta anche notevoli incongruenze, probabilmente dovute al fatto che il povero Stoker aveva fretta di darlo alle stampe, nonché questioni irrisolte alle quali l'autore non rimediò mai e che aiutarono anche ad aumentare il mito del Conte Dracula.

Molti altri libri sono stati scritti nei quali compare il Conte Dracula, e tra tutti questi ne esiste uno che può definirsi a tutti gli effetti il seguito del romanzo di Stoker. Vi starete domandando perché fra tanti proprio quello lo si può definire il seguito, molto semplice, perché a scriverlo è il pronipote di Bram Stoker.

Di questo romanzo però vi parlerò al prossimo appuntamento con la mia rubrica, e ora che sapete chi è il Conte Dracula, Bram Stoker e la storia dietro al suo romanzo, non fate che io debba ancora sentire la domanda “Ma chi era Stoker? Un fumettista?” quando google ne festeggia l'anniversario!
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