Il-Trafiletto
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11/11/14

Lestat non è più un vampiro? Non ci credo!

Lestat è di nuovo nei guai in questo nuovo capitolo delle Cronache dei vampiri, e questa volta le luci della scena sono tutte per lui ne "Il ladro di corpi" di Anne Rice.

Il vampiro Lestat, il principe viziato delle tenebre, colui che ha risvegliato Akasha, comincia a sentire il peso della propria immortalità, ed in particolar modo quello della solitudine. Depresso e solo Lestat si trascina per il mondo, desiderano, per la prima volta nella sua lunga vita, di essere mortale, tanto per alleviare la noia. Qualcuno sembra essere disposto ad aiutarlo, qualcuno che lo sta seguendo da molto tempo, e che può accontentarlo. Senza pensarci molto Lestat accetta il patto che lo sconosciuto gli propone, le conseguenze però sono terribili.

La penna della Rice comincia a farsi sempre più esperta con questo quarto volume delle Cronache dei vampiri, regalando al lettore una storia avvincente, ricca di colpi di scena e di digressioni riflessive.

Il personaggio di Lestat assume concretezza sempre maggiore, la sua psicologia si delinea assumendo connotazioni reali, tanto che risulta quasi impossibile non vederlo con i propri occhi aggirarsi per le strade di Miami o di Londra con aria annoiata e depressa.

Lestat ha bisogno di distrazioni e di avventura, ha bisogno di un palcoscenico dove potersi pavoneggiare e osare, facendo quello che nessun vampiro ha mai fatto e mai farà. Se non fosse così dannatamente adorabile, Lestat sarebbe quasi odioso nel suo atteggiamento narcisistico. Lui è fatto così e il lettore ormai ci ha fatto l'abitudine, se Lestat cambiasse non sarebbe la stessa cosa.

Con questo quarto volume dunque la Rice dedica a Lestat lo spazio che aveva bisogno, è lui il padrone della scena. Le divagazioni, le riflessioni filosofiche si limitano alla figura del famoso vampiro. Ne Il Ladro di corpi, il lettore si ritroverà a chiedersi chi sia davvero il vampiro Lestat: la malvagia e crudele creatura descritta da Louis, oppure un essere sensibile in grado anche di soffrire?

Un romanzo che parte lentamente, quasi in punta di piedi, per poi crescere d'intensità con un finale per nulla scontato.

(Le immagini presenti in questo post sono stata prese da internet)

05/09/14

La rock star e l'autrice filosofa

Lasciati indietro i vampiri “alternativi” della Meyer, proseguiamo oggi con la lunga saga de Le Cronache dei Vampiri di Anne Rice con il libro La Regina dei Dannati.

La Regina dei Dannati
La Regina dei Dannati
La narrazione di questo terzo capitolo comincia esattamente dove si era interrotta con il secondo capitolo, con Lestat divenuto una famosa rock star all'apice del successo, che con la sua musica ha messo allo scoperto il mondo dei vampiri, spingendo molti di loro a desiderare Lestat morto stecchito. La musica di Lestat è giunta anche fino al luogo dove Akasha e Enkil, sovrani dei vampiri, sono confinati in un sonno eterno. E' giunta alle loro immortali orecchie quella musica prepotente, risvegliando Akasha da un sonno che dura da 6000 anni. Lestat vuole la fama, la gloria, le luci della ribalta puntati fissi su di se, i vampiri vogliono restare nell'ombra e Akasha vede, in quel vampiro rock star il suo nuovo re.

“Io sono il vampiro Lestat. Vi ricordate di me? Il vampiro che è diventato una superstar del rock, quello che ha scritto l'autobiografia. Quello con i capelli biondi e gli occhi di ghiaccio e il desiderio insaziabile di non essere più invisibile e di raggiungere la fama. Ricordate?”

La voce narrante di questo libro è ancora una volta il nostro amato Lestat, il principe viziato del mondo dei vampiri, con un romanzo dalla trama intricata, per i molti fili sparsi che si radunano in un unico punto, agguerrito e ricco di azione, ma anche di momenti riflessivi tipici della Rice.
Anne Rice
Anne Rice

Se Intervista col vampiro aveva un tono romantico e melanconico, e Scelti dalle tenebre riflessivo e un po' narcisistico, La Regina dei Dannati è invece un libro d'azione. La Rice mette da da parte, almeno parzialmente, la sua natura filosofa che si interroga sull'etica, per concentrarsi sulle vicende dei vampiri, sugli Antichi e sulle origini (almeno nel mondo della Rice) degli Homina Nocturna.

La Rice non è fatta per i libri d'azione, lo si capisce in questo libro, con questo però non voglio dire che La Regina dei Dannati sia un libro da buttar via. No, anzi, il romanzo da alla saga quella spinta in avanti di cui aveva bisogno, solo che la Rice è più una filosofa che un'avventuriera. Guerre e scontri all'ultimo sangue non sono per lei, sono un pane troppo poco poetico per la sua penna.

“Si tratta di una verità spaventosa: il dolore può renderci più profondi, può conferire un maggiore splendore ai nostri colori e una risonanza più ricca alle nostre parole. Questo avviene se non ci distrugge, se non annienta l'ottimismo e lo spirito, la capacità di avere visioni e il rispetto per le cose semplici e indispensabili”
(Lestat)

Akasha - La Regina dei
Dannati (il film)
Molte sono le storie raccontate in questo romanzo, moltissimi i personaggi che si avvicendano lungo il percorso, ciò rende la lettura de La Regina dei Dannati talvolta un po' difficile. I salti temporali poi, rischiano di rendere ancora più difficoltosa la lettura ad un lettore inesperto allo stile della Rice. All'inizio infatti il lettore viene gettato in pasto alla mischia senza un'introduzione, questo perché c'è stata nel libro precedente, rendendo il viaggio, almeno all'inizio un po' difficoltoso; ma per il lettore che avrà il coraggio di proseguire, la Rice regala un romanzo di tutto rispetto.

Bisogna abituare il palato allo stile di scrittura per poter apprezzare i suoi libri, ma per quanti ci riescono, la Rice sa regalare un mondo che appare reale, anche quando inventato.

Alcuni di voi probabilmente avranno sentito parlare de La Regina dei Dannati grazie all'omonimo film di Michael Rymer. Mi duole dirvelo ma il libro e il film non si somigliano per niente, l'unica cosa che hanno in comune sono i personaggi e anche quelli non ci sono tutti e non sempre rispecchiano quelli descritti nel libro. Quindi se volete vedervi il film per evitarvi il mattoncino che è il romanzo, sappiate che non vi servirà a niente.


(Le immagini presenti in questo libro sono state prese da internet, le citazioni invece dal libro di cui il post tratta)

02/09/14

Scelta letteraria e le sue conseguenze sul pubblico

Confesso che scrivere la recensione del libro di oggi mi risulta quanto mai difficile. Ho trovato meno intoppi a recensire libri praticamente sconosciuti o particolarmente delicati come la famosa trilogia di E. L. James, che il libro di cui vi parlerò tra pochissimo. Perché? Perché libri del genere si amano o si odiano, e quelli che li amano, di solito, sono agguerriti come mercenari bisognosi di denaro.

Bando alla ciance e campo alla narrativa. Il libro di oggi e nientepopodimenoche Twilight di Stephenie Meyer. Twilight è il primo capitolo di una saga composta da altri tre libri. Come tutti sicuramente saprete da questi quattro libri sono stati tratti cinque film. Sul perché dei cinque film se i libri sono quattro, la spiegazione è molto semplice: marketing.
Twilight
Twilight

A noi però interessa il libro e non il film, quindi diamo un'occhiata alla trama, anche se immagino che tutti voi, più o meno, la conosciate.

Protagonista del libro è Isabella, chiamata semplicemente Bella, che decide di lasciare Phoenix, dove vive con la madre, per andare a Forks dove invece vive il padre. Una nuova vita, una nuova scuola e dei nuovi compagni di classe. E' proprio a scuola che l'attenzione di Bella ci concentra su un gruppo di ragazzi, tra i quali spicca il misterioso ed enigmatico Edward Cullen.

Twilight è quello che si definisce un paranormal romance, un genere che unisce il paranormale e quindi creature fantastiche, con il romanticismo e la narrativa rosa. In aggiunta a questo c'è da dire che Twilight, e il resto della saga, è rivolto più al pubblico giovanile/adolescenziale che a lettori più maturi. Questo può farvi rendere l'idea dei temi trattati.

Cos'ha di paranormale Twilight? I vampiri. Edward e la sua famiglia infatti sono vampiri. Ma i Cullen non sono l'unica componente paranormale della saga, di questo però ne parleremo però più avanti, per i capitoli successivi della saga. Torniamo dunque ai vampiri proposti dalla Meyer per la sua saga. Un purista del genere, un lettore cresciuto con un'iconografia precisa dei vampiri rimarrà sicuramente deluso ed oltraggiato, perché i vampiri presenti in Twilight non hanno davvero nulla a che spartire con i vampiri comunemente noti.
Stephenie Meyer
Stephenie Meyer

Una scelta, quella della Meyer, dettata dal fatto di dover necessariamente incastrare una storia d'amore tra adolescenti, anche se uno è vecchio di un centinaio di anni. Io capisco la scelta fatta dalla Meyer, ma sono anche una di quelle persone che è cresciuta con una particolare iconografia del vampiro e che adora i vampiri della Rice, quindi non mi sbilancerò in alcun modo nel commentare oltre i vampiri creati dalla Meyer. E' stata una sua scelta letteraria con le relative conseguenze. Punto. Andiamo avanti.

La parte romance di Twilight è ovviamente regolata per un target adolescenziale, quindi abbastanza semplice e scontato. Il tipo di narrazione e lo stile adottato dall'autrice, sono anch'essi molto semplici e lineari, senza scossoni, momenti particolarmente avvincenti o rivelazioni shock.

In un articolo, e mi perdonerete se questa volta non vi posto il link, ma era su un Vogue che ho gettato da tempo, si chiedeva alla Rice cosa ne pensasse di Twilight. Fra le tante cose che disse, quella che più riassume tutto ciò che si può dire su questo libro restando obiettivi è che Twilight è “un libro per adolescenti”.

Non vi dirò altro, è stato già difficile arrivare fino a qui.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet)

02/05/14

Un viaggio sola andata per Jerusalem’s Lot

“Lessi per la prima volta Dracula quando avevo nove o dieci anni. […] Credo che Dracula sia stato il primo romanzo per adulti che mi abbia soddisfatto completamente e non mi sorprende che mi abbia segnato in modo così precoce e così indelebile. 
[…] Mi imbattei di nuovo in Dracula nel 1971, tenendo in un liceo un corso di inglese. […] Piacque ai miei studenti e devo confessare che a me piacque ancora di più che a loro.”

Non credo sia così difficile capire chi è a parlare, o magari si? Allora ve lo dico io. A parlare è Stephen King, nella postfazione del libro di cui vi parlerò oggi, ovvero Le notti di Salem.

“Durante la mia seconda visita alle avventure del sanguinario conte, una sera mi trovai a parlarne con mia mogli e mi domandai che cosa sarebbe potuto succedere se Dracula fosse comparso non nella Londra di fine secolo ma nell'America degli anni Settanta. «Probabilmente finirebbe a New York e verrebbe investito e ucciso a un taxi come Margaret Mitchell ad Atlanta», aggiunsi ridendo. Mia moglie, che è stata responsabile di tutti i miei più grandi successi, non rise con me. «E se venisse qui, nel Maine?» propose. «Se finisse in campagna? In fondo era in campagna anche il suo castello, no? Nelle campagne della Transilvania?» E' così che cominciò.”

Da una semplice discussione con la moglie, da domande formulate su un ipotetico e se, è così che di solito iniziano i libri migliori, quelli che in modo o nell'altro ti rimangono impressi.

In questo romanzo incontriamo Ben Mears, scrittore di successo, che decide di tornare nella cittadina di provincia in cui è cresciuto Jerusalem’s Lot. Nei suoi occhi è impressa un'immagine che lo ha sempre perseguitato: un cadavere scoperto quand'era bambino in una casa abbandonata. Sono passati anni, ma l'orrore sembra quasi più terribile oggi di allora, soprattutto perché in quella stessa casa stanno accadendo cose strane, in particolare da quando due uomini misteriosi sono andati a vivere tra le mura di quella vecchia e sinistra casa.

Le notti di Salem è il secondo romanzo pubblicato da King durante la sua lunga carriera di scrittore, un horror che si fonde con il thriller psicologico, che pesca a grandi mani da Dracula, con qualche incursione de Il signore degli anelli...dovutamente riveduto ovviamente.
Le notti di Salem

In questo libro si nota lo stile ancora acerbo dell'autore, più maturo che in Carrie, ma che ha bisogno di ancora qualche libro per diventare quello i fans hanno imparato ad apprezzare ed aspettarsi. La rappresentazione dei personaggi invece si rivela già essere di alto livello, quella mirabile capacità di King di rendere i suoi personaggi umani e vicini al lettore.

Al centro de Le notti di Salem sono presenti due elementi classici, ovvero l'ambientazione in una cittadina di provincia (prevalentemente del Maine), dove l'indifferenza reciproca degli abitanti dà spazio alla presenza del male, e la costituzione di un gruppo eterogeneo destinato a battersi contro il male stesso (c'è sempre almeno un bambino o una bambina nel gruppo). Una formula vincente questa che King riproporrà nella maggior parte dei suoi libri, ma vediamo cosa ci dice lo stesso autore a riguardo:

"Nelle Le notti di Salem, l'elemento spaventoso non sono tanto i vampiri, quanto la città di tutti i giorni, vuota, con i suoi scheletri negli armadi, i suoi mostri sotto il letto, le sue minacce striscianti.”

Esatto, ne Le notti di Salem il male veste i panni del vampiro crudele e spietato, bramoso di sangue e simbolo di un male antico, tipico del folklore e ben diverso da quello che abbiamo visto con la Rice martedì.
Stephen King

Lasciamo però che a parlarci del suo libro sia ancora una volta King stesso:

“Desideravo raccontare una storia rovesciata rispetto a Dracula. Nel romanzo di Stoker l'ottimismo dell'Inghilterra vittoriana risplende in ogni pagina come la luce elettrica da poco inventata. […] Il mio romanzo avrebbe potuto guardare il mondo dall'altra estremità del telescopio, dove le realtà moderne della luce elettrica e delle invenzioni più recenti offrissero al mostro un vantaggio in più, poiché rendevano praticamente impossibile credere nella sua esistenza. Persino padre Callahan, l'uomo di Dio, non può credere veramente nel signor Barlow – no, nemmeno quando ce l'ha davanti. […] Pensavo che nel mio racconto probabilmente avrebbero vinto i vampiri e tanti complimenti a loro. Andate in giro in automobile, ragazzi. Gestite ristoranti. BENVENUTI A JERUSALEM'S LOT, SPECIALITA' SANGUINACCI. Non è andata proprio così, come vedete voi stessi, perché alcuni dei miei personaggi umani si rivelarono più forti di quanto avessi previsto.”

Va spesa qualche breve parola per Padre Callahan, col suo dramma interiore, che se in questo romanzo non fa proprio una gran figura rispetto agli altri personaggi (per il suo modo di agire, non per come King lo abbia dipinto), troverà il suo riscatto in un'altra storia, o forse sarebbe meglio chiamarla LA storia, come molti fans del Re del Brivido pensano. Padre Callahan infatti compare anche nella lunga saga de La Torre Nera, attorno alla quale ruotano molti altri libri di Stephen King, ma di questo ne parleremo un'altra volta.

“Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate.”

(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)

29/04/14

La rock star dei vampiri irrompe sulla scena in tutto il suo tenebroso fascino

Scendiamo oggi un altro gradino nel regno creato dalla nostra Regina delle Tenebre: Anne Rice. Avevamo lasciato la saga de Le cronache dei vampiri al primo capitolo dove Louis de Pointe du Lac narrava, con voce tormentata e sconfortata, la sua lunga vita da vampiro.

In questo secondo capitolo della saga, intitolato Scelti dalle tenebre, l'attenzione passa da Louis a Lestat de Lioncourt che, dopo aver dormito a lungo, risorge scoprendo un mondo totalmente diverso da quello che aveva lasciato. Al suo risveglio tutto è nuovo, pieno di stimoli affascinanti e infinite possibilità che lo porteranno a diventare una vera rock star, uscendo allo scoperto come nessun vampiro aveva mai fatto prima. 

Scelti dalle
tenebre
In questo romanzo Lestat ci racconta la sua storia, da quando era ancora umano a quando divenne vampiro, dalle sue peregrinazioni per il mondo fino al suo incontro con Louis raccontandoci il suo punto di vista, ribattendo punto per punto alle affermazioni diffamatorie che il vampiro aveva fatto sul suo conto.

“Sono il vampiro Lestat. Sono immortale. Più o meno. La luce del sole, il calore di un fuoco intenso... ecco, potrebbero annientarmi. O forse no... Ora sono ciò che l'America chiama una superstar del rock.”

Lestat irrompe nella saga con tutta la sua irruenza, il suo narcisismo e il suo fascino. D'ora in poi sarà lui il protagonista e il narratore della saga, salvo qualche cambio di narrazione. Da qui cominceremo a conoscerlo, con i suoi capricci e i suoi tormenti, con i suoi slanci emotivi e i suoi discorsi filosofici.

Se Lestat è l'alter ego del marito della Rice, ciò che l'autrice fa dire al suo personaggio, altro non è che quello che lei stessa sta cercando. Da questo romanzo infatti inizia un viaggio per Lestat e la Rice, un lungo viaggio alla ricerca di risposte. Ma torniamo al libro, e vediamo un po' com'è.

Prima di tutto vi devo avvertire che questo secondo romanzo è ben diverso dal primo. Lo stile della Rice sta maturando, la sua capacità di portare il lettore nel suo mondo si sta facendo sempre più raffinata, e allo stesso tempo scopriamo l'anima filosofica dell'autrice.

Anne Rice
Scelti dalle tenebre infatti, prende una piega più profonda e più filosofica rispetto ad Intervista col vampiro, cosa che a più di qualche lettore potrebbe non andare giù, tanto da chiedersi perché mai questa saga abbia avuto tanto successo. Anne Rice è fatta così, le vicende e le avventure dei suoi personaggi sono interrotte da pause riflessive. Sicuramente difficili da digerire e per nulla incoraggianti a finire un libro che comincia ad essere corposo, ma fidatevi, tutte queste digressioni che la Rice fa sul suo amato Lestat servono a dipingere il personaggio, a far comprendere al lettore chi sia il vampiro Lestat e cosa lo spinga ad agire, perché senza capire tutto questo, non è possibile comprendere il perché poi riesca a combinare guai nel mondo umano quanto in quello vampiresco.

In Scelti dalle tenebre, oltre ad incontrare alcuni personaggi che avevamo già conosciuto nel precedente capitolo, ne incontriamo molti altri, alcuni dei quali saranno ospiti più o meno fissi, della lunga saga sui vampiri, ognuno dei quali avrà il proprio spazio per narrare la propria vita e i propri pensieri.

Una Rice dunque che ha appena cominciato a scalfire la superficie del suo “regno vampiresco”, con uno stile che deve ancora prendere del tutto forma, e la giusta misura tra azione e pause riflessive, ma che merita di essere letto almeno per il fatto che a parlare sia Lestat, il principino viziato del vampiri.

“La bellezza non era il tradimento che lui aveva immaginato; era piuttosto una terra inesplorata dove si potevano commettere mille errori fatali, un paradiso selvaggio e indifferente senza nulla che indicasse la presenza del male e del bene. Nonostante tutti gli affinamenti della civiltà che cospiravano per creare l'arte, la perfezione inebriante del quartetto d'archi, e la grandiosità distesa delle tele di Fragonard, la bellezza era selvaggia. Era pericolosa e senza leggi come lo era stata la terra molti millenni prima che l'uomo avesse un solo pensiero coerente o scrivesse codici di comportamento sulle tavolette d'argilla. La bellezza era un Giardino Selvaggio.”

(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)

11/04/14

La sfida di due autori per un tributo al grande Stoker

Sopravvissuti illesi e senza morsi sul collo al nostro primo incontro con diabolico e crudele Conte Dracula, eccoci pronti a ributtarci nelle fumose e pericolose vie di Londra con il libro Undead – Gli immortali di Dacre Stoker e Ian Holt.

Siamo nell'Inghilterra degli inizi novecento. Sono passati 25 anni da quando il gruppo di cacciatori di vampiri aveva sconfitto il Conte Dracula. Ognuno di loro ha cercato di rifarsi una vita come meglio poteva dopo gli orrori che aveva vissuto. Il passato però sembra non voler rimanere alla spalle, perché Londra è sconvolta dalla morte molte giovani donne. Un feroce serial killer pensa la popolazione e la polizia londinese, ma gli eroi che sconfissero Dracula non la pensano così e il dubbio comincia ad insinuarsi nelle loro menti: che il Conte non sia davvero morto?

Undead, seguito delle vicende di Dracula, si discosta di molto dallo stile di Bram Stoker, il gotico si mescola al poliziesco-investigativo, al mistero vengono date spiegazioni scientifiche, alle domande lasciate in sospeso viene data una risposta e al Conte Dracula viene finalmente data la possibilità di esprimersi in prima persona.

Undread è la realizzazione del sogno di una vita e il dono che offro a tutti gli appassionati del genere horror. Spero di aver realizzato, insieme a Dacre, un libro al tempo stesso moderno e vicino alla visione gotica di Bram. So di essere molto fortunato: il mio nome sarà, in qualche modo, collegato a quello del mio eroe, Bram Stoker, l'inventore dell'horror moderno.”

A parlare è Ian Holt, da sempre fan di Dracula e di Bram Stoker che, rimasto inorridito dalle trasposizioni cinematografiche del romanzo del suo idolo, era deciso a ridare al nome Stoker la giusta notorietà. Fu proprio Holt a convincere uno Stoker della bontà della sua iniziativa.

Conobbi Dacre Stoker, il pronipote di Bram, e gli sottoposi il mio progetto di un sequel, che all'epoca concepivo ancora come la sceneggiatura di un film. Lui rimase favorevolmente colpito dalla mia idea, ma mi suggerì di iniziare con un libro, e io acconsentii con entusiasmo a scrivere insieme a lui. Dacre contattò diversi membri della sua numerosa famiglia, illustrando loro il nostro progetto. Quando si resero conto che le nostre intenzioni erano cristalline e che il libro sarebbe stato il frutto di un profondo amore per l'opera originale, ci accordarono, finalmente, il loro consenso.”
Undead. Gli immortali

Il romanzo che ne viene fuori è davvero un ottimo romanzo, da principio risulta difficile allinearsi con la storia narrata, fatto questo dovuto alle aspettative e alla fama di Dracula a cui Undead si allaccia. Una volta però montati in sella a questo romanzo non lo si abbandona più se non all'ultima pagina, ammirando il coraggio dei questi due autori.

L'insinuarsi di fatti reali e personaggi realmente esistiti, tra i quali lo stesso Bram Stoker, sono perle elegantemente incastonate nel romanzo che lo hanno arricchito dandogli concretezza, e mantenendo l'intento di Bram Stoker, ovvero di mettere il dubbio al lettore che la storia narrata non sia frutto di invenzione ma realmente accaduta.

Il Conte Dracula che emerge da questo romanzo, è un Conte molto diverso da quello conosciuto in Dracula, diverso e allo stesso tempo simile. Se in Dracula abbiamo conosciuto il Conte attraverso le parole dei vari personaggi, qui invece conosciamo il Conte attraverso le sue parole e riusciamo a vedere finalmente quello che Mina doveva aver sempre visto.

Un Conte Dracula più umano degli stessi esseri umani che lo combattono, fatto che forse deluderà i fan di questa grandiosa creatura leggendaria, ma che, allo stesso tempo, non si può non apprezzare. Dice Holt a riguardo:
Dacre Stoker (a sinistra) e
Ian Holt (a destra)

Alcuni, leggendo il nostro romanzo, potrebbero sottolineare che il nostro Dracula non è il cattivo assoluto. Nel libro di Bram, il conte veniva descritto solo attraverso gli occhi dei suoi nemici, nei diari e nelle lettere della compagnia degli eroi. Dacre e io, invece, abbiamo deciso di dargli la parola e di presentarlo come un complesso antieroe. Alcuni continueranno a percepirlo come malvagio, ma noi gli abbiamo dato la possibilità di mostrare un lato diverso. Quindi non abbiamo modificato la visione di Bram; abbiamo semplicemente offerto un altro punto di vista. Questa scelta ci ha anche aiutato a rendere la nostra storia fresca e vitale.”

Si, perché di critiche negative il libro ne ha ricevute molte, alcuni lettori hanno anche ritenuto che il bravo pronipote volesse solo guadagnare sulle spalle della fama di Bram Stoker, ma se avesse saputo le vicissitudini dietro al Dracula, probabilmente avrebbe guardato questo Undead con occhi diversi: uno sforzo e un tributo ad un uomo che ha creato un essere leggendario, che scrisse altri 22 libri per lo più sconosciuti e che trovò il vero successo e la vera notorietà solo dopo morto.

Undead potrà avere tolto un po' di mistero e di smalto leggendario al Conte, ma questi due autori hanno creato un romanzo di tutto rispetto anche solo per le intenzioni e la volontà che li hanno mossi a scrivere, regalando ai lettori un "nuovo" Conte Dracula davvero epico.
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