Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta Stephen King. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Stephen King. Mostra tutti i post

18/11/14

Il male è in agguato sulla Route 50

Mai titolo fu più azzeccato per il romanzo Desperation di Stephen King, che in mezzo al nulla mette in scena il suo teatrino dell'orrore.

Il Nevada è una grande distesa desertica di nulla, se si esclude Las Vegas. Tra il nulla e il dimenticato c'è però la piccola cittadina mineraria di Desperation. Collie Entragian, agente di polizia di Desperation, ha un modo tutto suo di compiere il proprio lavoro, in particolare con quanti si ritrovano a passare sulla Route 50 diretti altrove, dove lui li aspetta e li cattura per portarli alla sua Desperation.

Parte col botto questo romanzo, nel vero senso della parola. Niente preamboli, niente quattro chiacchiere per mettersi a proprio agio. Si parte in quarta e si arriva alla fine in un lampo, sconvolti e stravolti, ma felici di averlo letto.

Desperation non è solo il titolo del libro, è anche la chiave di tutto il racconto. Disperazione, ecco quello attorno cui ruota tutta la storia. Un romanzo a tinte forte, sporco, la cui tematica divina è molto forte, esposta e confutata nel classico stile di King.

Come sempre, uno stile scorrevole e alla mano quello del Re del Brivido, con personaggi tipici dei suoi libri, un soprannaturale da brivido e il bene sconquassato. Sul finale King perde un po' di colpi, lasciando forse un po' insoddisfatti, ma al Re gli si perdona tutto, proprio perché sa regalare romanzi terrorizzanti e piacevoli da leggere.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet)

24/10/14

Un'auto da urla... di terrore

Un classico per il Re dell'horror Stephen King che, con la sua "Christine. La macchina infernale" ti regala il buon vecchio brivido.

Dennis e Arnie sono grandi amici. Dennis bello e promettente giocatore di football; Arnie intelligente ma sfigato, e perseguitato dai bulli della scuola, sempre protetto però dall'inseparabile Dennis. Tutto  cambia durante una calda estate quando Arnie si innamora di Christine, una Playmouth Fury del '58. Un rottame all'inizio, ma che sotto la ruggine e i danni nasconde un'infinita tenacia e una furia indomabile.

Si può definire Christine. La macchina infernale come un classico di Stephen King, dove la normalità e la razionalità vengono stravolti da un elemento malignamente sovrannaturale.

Con il tempo e l'esperienza, lo stile del Re del Brivido si è consolidato, fissandosi nella forma che tutti i suoi lettori conoscono. Christine però si colloca relativamente agli esordi di King, senza tuttavia perdere nulla nello stile.

La narrazione è scorrevole e piacevole, le vicende si susseguono in un crescendo avvincente. Il terrore, elemento cardine dei romanzi di King, si insinua lentamente, pagina dopo pagina, in un crescendo che culmina nel finale e lasciando quelle insinuazioni che, in questo genere di romanzi, sono la ciliegina sulla torta.

I personaggi come sempre, sono ben descritti  approfonditi, resi piacevolmente autentici sia quelli vivi che quelli morti.

La particolarità che da a questo romanzo una marcia in più è la tecnica con cui la storia viene narrata. Il romanzo è suddiviso in tre parti, nella prima è lo stesso Dennis a raccontare in prima persona le vicende, nella seconda parte, quando Dennis si trova in ospedale per un infortunio, la narrazione passa alla terza persona, tornando poi alla prima persona nell'ultima parte, quando Dennis è ormai uscito dall'ospedale e torna ad essere un attore sulla scena in atto.

Christine. La macchina infernale si può affermare essere davvero un classico da leggere nel vasto panorama letterario, non solo del genere horror, ma soprattutto di quello del grande Re del Brivido.

(Le immagini presenti in questo blog sono state prese da internet)

09/09/14

Libri che non raccontano una sola storia, ma tante

Ci sono quelle giornate, dopo che hai terminato di leggere un libro, in cui osservi la tua libreria in cerca di qualcosa di nuovo da leggere e non sai cosa scegliere. Avresti magari voglia di una sana storia del terrore, per cambiare, ma non vuoi un malloppone da trascinarti dietro per giorni. Hai voglia di qualcosa di piccolo. Ecco allora che entrano in scena quei libri particolari che non racchiudono una sola storia, ma tante. Dei piccoli scrigni con delle raccolte di racconti, più o meno brevi, con i quali trascorrere dei brevi ed intensi momenti.

E' proprio di una raccolta di racconti che vi parlerò oggi, per la precisione, la quinta raccolta pubblicata da Stephen King nel 2008 che si intitola Al crepuscolo.
Al Crepuscolo

La raccolta in questione contiene tredici racconti, alcuni già presenti in altre raccolte, altri inediti. Ciascun racconto è accompagnato da delle noticine scritte dall'autore (le trovate in fondo al libro), dove King ci racconta i retroscena di ciascun racconto.

“Ah, c'è un'altra cosa. So che a certi lettori piace sentir raccontare qualcosa su come o perché certe storie siano state scritte. Se siete tra questi, troverete i miei commenti in fondo. Ma se ci andate prima di aver letto i racconti... vergogna!”

Cosa rende King così apprezzato dai lettori? Alcuni potranno dire le storie che racconta, e gli do perfettamente ragione. Altri magari diranno il modo di scrivere, e anche su questo sono d'accordo. Secondo me però c'è anche un altro elemento che fa di King un buon scrittore, uno di quelli con cui passi volentieri il tempo. Questa particolarità è dettata proprio dalle noticine di fondo, da quei commenti all'inizio o alla fine del libro, dove King parla ad ogni suo singolo Fedele Lettore.

Uno scrittore senza lettori non è uno scrittore. Può essere il migliore al mondo, ma senza lettori, non è uno scrittore vero e proprio. King lo sa e per premiare questi suoi lettori che lo hanno reso così famoso, regala sempre qualche aneddoto, qualche segreta rivelazione delle sue opere.
Stephen King

Questo secondo me rende King un buon scrittore, per questa sua premura, per questa sua peculiarità, per il suo colloquiare con il lettore attraverso quelle noticine.

“Sono buoni questi racconti? Si, io credo di si. E' letteratura? Non lo so e non credo che m'importi; chiedete ad un critico. Vi aiuteranno ad ammazzare a noia di un lungo viaggio? Spero di si, perché quando succede è come essere toccati da una bacchetta magica.
Di sicuro, a me è piaciuto scriverli. E spero che a vi piacerà leggerli, anche questo so. Spero che vi portino via. E finché ricorderò come si fa, non smetterò.”

Recensire una raccolta di racconti non è facile, soprattutto se i racconti sono molti. Esaminare ogni singolo racconto o valutare l'opera nel suo insieme? Io non vi dirò com'è ogni singolo racconto presente in questo libro, vi dirò che c'è né per tutti i gusti. Alcuni vi piaceranno, altri magari no, forse li troverete ripetitivi e scontati, magari riuscirete ad andare oltre ed apprezzarli comunque. Nel  complesso io vi dico che è una buona raccolta di racconti, che vale la pena leggerlo, perché King è King e lui sa sempre come far passare bene il tempo.

“E ora lasciate che mi tolga di mezzo. Ma prima di lasciarci , voglio ringraziarvi per esserci. Scriverei ancora se mi abbandonaste? La risposta è si. Perché mi sento felice quando le parole si ammassano e l'immagine si forma e le persone inventate fanno cose che mi deliziano. Però con te è meglio, Fedele Lettore. Sempre meglio con te”

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le informazioni riguardanti il libro sono state prese dalla Wikipedia, mentre le citazioni sono state prese direttamente dal libro)

02/05/14

Un viaggio sola andata per Jerusalem’s Lot

“Lessi per la prima volta Dracula quando avevo nove o dieci anni. […] Credo che Dracula sia stato il primo romanzo per adulti che mi abbia soddisfatto completamente e non mi sorprende che mi abbia segnato in modo così precoce e così indelebile. 
[…] Mi imbattei di nuovo in Dracula nel 1971, tenendo in un liceo un corso di inglese. […] Piacque ai miei studenti e devo confessare che a me piacque ancora di più che a loro.”

Non credo sia così difficile capire chi è a parlare, o magari si? Allora ve lo dico io. A parlare è Stephen King, nella postfazione del libro di cui vi parlerò oggi, ovvero Le notti di Salem.

“Durante la mia seconda visita alle avventure del sanguinario conte, una sera mi trovai a parlarne con mia mogli e mi domandai che cosa sarebbe potuto succedere se Dracula fosse comparso non nella Londra di fine secolo ma nell'America degli anni Settanta. «Probabilmente finirebbe a New York e verrebbe investito e ucciso a un taxi come Margaret Mitchell ad Atlanta», aggiunsi ridendo. Mia moglie, che è stata responsabile di tutti i miei più grandi successi, non rise con me. «E se venisse qui, nel Maine?» propose. «Se finisse in campagna? In fondo era in campagna anche il suo castello, no? Nelle campagne della Transilvania?» E' così che cominciò.”

Da una semplice discussione con la moglie, da domande formulate su un ipotetico e se, è così che di solito iniziano i libri migliori, quelli che in modo o nell'altro ti rimangono impressi.

In questo romanzo incontriamo Ben Mears, scrittore di successo, che decide di tornare nella cittadina di provincia in cui è cresciuto Jerusalem’s Lot. Nei suoi occhi è impressa un'immagine che lo ha sempre perseguitato: un cadavere scoperto quand'era bambino in una casa abbandonata. Sono passati anni, ma l'orrore sembra quasi più terribile oggi di allora, soprattutto perché in quella stessa casa stanno accadendo cose strane, in particolare da quando due uomini misteriosi sono andati a vivere tra le mura di quella vecchia e sinistra casa.

Le notti di Salem è il secondo romanzo pubblicato da King durante la sua lunga carriera di scrittore, un horror che si fonde con il thriller psicologico, che pesca a grandi mani da Dracula, con qualche incursione de Il signore degli anelli...dovutamente riveduto ovviamente.
Le notti di Salem

In questo libro si nota lo stile ancora acerbo dell'autore, più maturo che in Carrie, ma che ha bisogno di ancora qualche libro per diventare quello i fans hanno imparato ad apprezzare ed aspettarsi. La rappresentazione dei personaggi invece si rivela già essere di alto livello, quella mirabile capacità di King di rendere i suoi personaggi umani e vicini al lettore.

Al centro de Le notti di Salem sono presenti due elementi classici, ovvero l'ambientazione in una cittadina di provincia (prevalentemente del Maine), dove l'indifferenza reciproca degli abitanti dà spazio alla presenza del male, e la costituzione di un gruppo eterogeneo destinato a battersi contro il male stesso (c'è sempre almeno un bambino o una bambina nel gruppo). Una formula vincente questa che King riproporrà nella maggior parte dei suoi libri, ma vediamo cosa ci dice lo stesso autore a riguardo:

"Nelle Le notti di Salem, l'elemento spaventoso non sono tanto i vampiri, quanto la città di tutti i giorni, vuota, con i suoi scheletri negli armadi, i suoi mostri sotto il letto, le sue minacce striscianti.”

Esatto, ne Le notti di Salem il male veste i panni del vampiro crudele e spietato, bramoso di sangue e simbolo di un male antico, tipico del folklore e ben diverso da quello che abbiamo visto con la Rice martedì.
Stephen King

Lasciamo però che a parlarci del suo libro sia ancora una volta King stesso:

“Desideravo raccontare una storia rovesciata rispetto a Dracula. Nel romanzo di Stoker l'ottimismo dell'Inghilterra vittoriana risplende in ogni pagina come la luce elettrica da poco inventata. […] Il mio romanzo avrebbe potuto guardare il mondo dall'altra estremità del telescopio, dove le realtà moderne della luce elettrica e delle invenzioni più recenti offrissero al mostro un vantaggio in più, poiché rendevano praticamente impossibile credere nella sua esistenza. Persino padre Callahan, l'uomo di Dio, non può credere veramente nel signor Barlow – no, nemmeno quando ce l'ha davanti. […] Pensavo che nel mio racconto probabilmente avrebbero vinto i vampiri e tanti complimenti a loro. Andate in giro in automobile, ragazzi. Gestite ristoranti. BENVENUTI A JERUSALEM'S LOT, SPECIALITA' SANGUINACCI. Non è andata proprio così, come vedete voi stessi, perché alcuni dei miei personaggi umani si rivelarono più forti di quanto avessi previsto.”

Va spesa qualche breve parola per Padre Callahan, col suo dramma interiore, che se in questo romanzo non fa proprio una gran figura rispetto agli altri personaggi (per il suo modo di agire, non per come King lo abbia dipinto), troverà il suo riscatto in un'altra storia, o forse sarebbe meglio chiamarla LA storia, come molti fans del Re del Brivido pensano. Padre Callahan infatti compare anche nella lunga saga de La Torre Nera, attorno alla quale ruotano molti altri libri di Stephen King, ma di questo ne parleremo un'altra volta.

“Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate.”

(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)

25/03/14

Il libro che consacrò definitivamente King al genere horror

Come preannunciato lo scorso venerdì, questa settimana vi parlerò dell'attesissimo libro di Stephen King: Doctor Sleep. Prima però di dedicarci a questo romanzo, dobbiamo fare un passo indietro, per la precisione a 36 anni fa, quando un giovane King scriveva Shining.

Shining è il terzo romanzo pubblicato da King e rappresenta uno dei romanzi che lo ha poi definitivamente consacrato al genere horror. Da questo famosissimo libro Stanley Kubrick ne fece un film con Jack Nicholson; lo stesso romanzo venne poi riadattato per una miniserie televisiva.

Shining racconta la storia di Jack Torrance che nell'inverno del 1976-1977 si trasferisce con la moglie Wendy e il figlioletto di cinque anni Danny all'Overlook, l'imponente hotel costruito sulle alte montagne del Colorado. Jack è un ex insegnante, quasi ex alcolista e scrittore sulla via del declino che accetta l'incarico di tuttofare e guardiano d'inverno dell'Overlook come unica possibilità per rimettere insieme i cocci della sua vita, dare nuovo slancio alla sua vena creativa da tempo inaridita e ritrovare la serenità insieme alla sua famiglia.  
 
Wendy, da principio un po' dubbiosa, si lascia convincere nella speranza che l'isolamento forzato all'Overlook aiuti suo marito a smettere finalmente di bere. L'unico che non è felice della situazione è il piccolo Danny. Danny è un bambino come molti altri, che tuttavia possiede il dono dello shining e un amico che solo lui può vedere: Tony, il quale lo ha messo in guardia su quel viaggio e quel nuovo luogo che sarà la loro casa per tutto il periodo invernale. Quando, insieme ai suoi genitori, Danny visita l'Overlook per la prima volta, intuisce che qualcosa di strano aleggia tra le mura di quel lussuoso hotel, teatro in passato di suicidi e omicidi cruenti.


Shining
“Non so perché, ma sembra che di tutte le brutte cose che sono accadute qui in varie occasioni, ne sia rimasto in giro qualche frammento, come i ritagli di unghie o la lanuggine che qualche persona poco scrupolosa si è accontentata di spazzare sotto la sedia. [...] Solo qui. Ma Danny, non credo che queste cose possano fare del male a qualcuno. Così se dovessi vedere qualcosa, in un corridoio o in una stanza o vicino a quelle siepi… basterà che guardi dall’altra parte e quando ti volterai tutto sarà sparito.”

La trama di Shining è un classico del genere horror: una casa infestata dai fantasmi. King, però, sebbene ancora agli inizi, non si limita a questo, ma amplia il quadro rendendolo piacevolmente terrorizzante e tragicamente intimo.

In questo romanzo King non solo terrorizza il lettore come solo il Re del Brivido sa fare, ma tratta tematiche delicate (come l'alcolismo e il rapporto tra padre e figlio) amalgamandole così bene nella trama da arricchirla e renderla eccellente.

E' proprio grazie a questo incursus su tematiche così seriose a rendere i pochi personaggi protagonisti del libro, così profondamente caratterizzati da renderli reali come voi e me. Jack soprattutto, nella sua battaglia solitaria contro l'alcolismo ma anche contro l'entità maligna che aleggia nell'Overlook, che sembra conoscere tutte le debolezze e le imperfezioni di un uomo che, nonostante tutto, sarebbe un uomo buono.
Stephen King

King sa sfruttare magnificamente l'ambientazione isolata e la vastità dell'hotel insinuando nel lettore, in un crescendo senza fine, la paura e il terrore anche con gli oggetti più banali (un estintore o le siepi di un giardino). Il lettore verrà così trasporto in un luogo di terrore dividendosi tra un Jack sempre più in balia del male e un Danny bambino che tenta con tutte le sue forze di sopraffare la malignità di cui l'Overlook è intriso.

Si s che la storia narrata in un libro non finisce quando si volta l'ultima pagina, e Shining è uno di quei libri a cui l'autore stesso non può fare a meno di pensare e domandarsi cosa ne sia stato di Danny e della madre Wendy. Ed è da questi presupposti che nasce Doctor Sleep. Per saperne di più però dovrete aspettare il prossimo appuntamento con la mia rubrica.

07/01/14

Il lungo monologo di Dolores

Nell'appuntamento odierno con la mia rubrica vi parlerò di uno dei tanti libri di Stephen King, il cui stile si discosta leggermente dalle solite opere del Re del Brivido. Il libro di oggi è Dolores Claiborne, dal libri di cui vi parlerò a breve è stato tratto un film intitolato L'ultima eclissi, se sia fedele o meno al romanzo però non so dirvelo, non avendolo visto.

Dolores Claiborne, è una donna di sessant'anni che da sempre vive nella piccola isola di Little Tall Island, al largo delle coste del Maine. Per mantenersi lavora come domestica in casa di Vera Donovan, una ricca signora che un giorno muore, cadendo dalle scale, in circostanze quanto mai misteriose. Dato che in casa con la ricca signora non c'era nessuno se non Dolores, la polizia non può che sospettare di lei. Per difendersi dalle accuse, Dolores si lancia nel racconto della sua esistenza.
Dolores Caliborne

Una volta ho sentito mio padre che diceva che Dio ce ne aveva tirata una sporca il giorno che aveva fatto il mondo e con il passare degli anni sono arrivata a capire che cosa voleva dire. E sapete il peggio? Certe volte è proprio buffa. Certe volte è così buffa che non puoi fare a meno di ridere anche quando il mondo ti casca a pezzi tutt'intorno”

Dura come la roccia e più forte dell’uragano, questa è Dolores che con voce stentata e sgrammaticata ci racconta la sua difficile esistenza. Il suo aspetto trasandato e stanco, le sue mani ricoperte di calli dopo anni di duro lavoro, fanno di Dolores un personaggio quanto mai vicino al lettore, apprezzabile e reale nelle sue debolezze e nella sua autenticità.

Come vi avevo detto all'inizio, lo stile di questo libro si discosta leggermente dal solito. L'intera vicenda è narrata in prima persona da Dolores, in un parlato talvolta sgrammaticato delle persone che non hanno studiato. Un lungo monologo ininterrotto, senza capitoli né paragrafi. Per alcuni questa scelta stilistica potrà apparire infelice, declassandolo ad un libricino privo di quella verve tipica dei romanzi del Re del Brivido. A mio parere però è proprio questa scelta stilistica a donare al libro quell'anima necessaria a portare il romanzo vicino al lettore. Una scelta ardita che può piacere e non può piacere: io personalmente approvo.
Stephen King

Altro elemento che discosta questo romanzo dagli altri di King è l'assenza di mostri e creature soprannaturali, con una virata decisa vero un thriller psicologico dove l'unico vero mostro è il rimorso che Dolores è costretta a portarsi dietro per le azioni commesse nel corso della sua difficile vita. Dato però che King rimane un autore del soprannaturale qualche traccia di elementi insoliti è possibile trovarla, scavando un po' in profondità.

A volte fare la carogna è tutto quello che resta a una donna”

Frase emblematica questa con la quale Dolores cerca in qualche modo di giustificare il proprio comportamento e le proprie azioni, perché in fondo Dolores, se pur personaggio di cellulosa, è umana come noi lettori, e quindi sente il bisogno alleggerire la colpa di un esistenza difficile nella quale “Scavai una fossa per i miei nemici e ci cascai dentro io”.

10/12/13

Il Re del Brivido ci parla del bene e del male

Quest'oggi nella mia rubrica parliamo di uno dei tanti libri scritti da Stephen King nella sua lunga e prolifica carriera di scrittore, L'incendiaria.

In questo romanzo facciamo la conoscenza di Andy McGee e di sua figlia Charlie. I due stanno fuggendo, ormai da molto tempo, da un'agenzia governativa conosciuta come La Bottega. La Bottega li sta inseguendo da quando, hai tempi dell'università, Andy si sottopose ad un esperimento in cambio di 200 dollari. Un esperimento innocuo, ma che ha cambiato per sempre la vita di Andy e di Vicky, la donna che poi divenne sua moglie. Da quell'esperimento i due acquisirono poteri psichici, molto più sviluppati in Andy che in Vicky. Quello che però interessa maggiormente la Bottega non è Andy, ne tanto meno Vicky, bensì la loro piccola figlia Charlie e il suo straordinario potere pirocinetico.

L'incendiaria
Già dalla prima pagina il lettore viene fatto salire su un treno in corsa, senza neppure dargli il tempo di orientarsi o fermarsi a chiedere informazioni, così che il lettore deve cercare, come può, di raccapezzarsi sulla situazione con le molliche di informazioni che King regala con parsimonia per tutta la prima metà del romanzo. Se questa “mancanza di tatto” nei riguardi del lettore può rivelarsi controproducente per alcuni libri, per questo romanzo si rivela invece la scelta vincente, destando la giusta dose di curiosità necessaria per proseguire la lettura senza lasciarsi spaventare dallo spessore del romanzo.

Andy, figura paterna e cicerone delle vicende narrate per buona parte del libro, è un uomo che cerca di salvarsi la vita e dare a sua figlia la vita che ogni bambina di 8 anni dovrebbe avere. Una figura concreta, ben delineate e caratterizzata, tragica e terribilmente umana nelle sue debolezze, ma è la figura di Charlie quella a colpire maggiormente.

All'inizio del romanzo Charlie appare come un personaggio secondario con brevi analisi su quello che pensa e la tormenta. Man mano che il romanzo prosegue e la situazione si fa sempre più pericolosa però, il personaggio di Charlie diventa sempre più nitido, sbocciando in tutta la sua fisicità, diventando finalmente la protagonista di una storia che è sempre stata sua piuttosto che di suo padre.
Un personaggio a cui ci si affeziona più che ad ogni altro e di cui si vorrebbe sapere di più, anche dopo un finale che, se pur eccellente, sembra quasi monco, ma solo perché si vorrebbe sapere che finalmente Charlie è riuscita ad ottenere il suo lieto fine.

Il nocciolo su cui ruota tutto il romanzo L'incendiaria è il concetto di bene e male, che si snoda dalla
Stephen King
prima all'ultima pagina, con Andy che cerca di crescere Charlie insegnandole a non fare del male, ma allo stesso tempo insegnandole che a volte fare del male è l'unica cosa possibile quando è a rischio la propria vita. E' quindi attraverso la piccola Charlie che King punta l'attenzione per snocciola
re questo difficile concetto ricco di infinite sfumature e prese di posizione delicate. Tuttavia l'intento di King non è quello di impartire una lezione, ma semplicemente raccontare una storia, esponendo i fatti e lasciando al lettore decidere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.

Da questo piccolo granello King costruisce un romanzo avvincente, sempre sul filo della tensione, strappando comunque qualche sorriso, nel tipico modo di fare del Re del Brivido.

L'incendiaria non è quindi un libro dell'orrore, ma rimane a tutti gli effetti un buon libro da leggere o da regalare agli amanti e ai fans del Re del Brivido, perché come riporta il commento del The New York Times sulla copertina: “...King riesce sempre a superare se stesso”.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.