“Lessi per la prima volta Dracula quando avevo nove o dieci anni. […] Credo che Dracula sia stato il primo romanzo per adulti che mi abbia soddisfatto completamente e non mi sorprende che mi abbia segnato in modo così precoce e così indelebile.
[…] Mi imbattei di nuovo in Dracula nel 1971, tenendo in un liceo un corso di inglese. […] Piacque ai miei studenti e devo confessare che a me piacque ancora di più che a loro.”
Non credo sia così difficile capire chi è a parlare, o magari si? Allora ve lo dico io. A parlare è Stephen King, nella postfazione del libro di cui vi parlerò oggi, ovvero Le notti di Salem.
“Durante la mia seconda visita alle avventure del sanguinario conte, una sera mi trovai a parlarne con mia mogli e mi domandai che cosa sarebbe potuto succedere se Dracula fosse comparso non nella Londra di fine secolo ma nell'America degli anni Settanta. «Probabilmente finirebbe a New York e verrebbe investito e ucciso a un taxi come Margaret Mitchell ad Atlanta», aggiunsi ridendo. Mia moglie, che è stata responsabile di tutti i miei più grandi successi, non rise con me. «E se venisse qui, nel Maine?» propose. «Se finisse in campagna? In fondo era in campagna anche il suo castello, no? Nelle campagne della Transilvania?» E' così che cominciò.”
Da una semplice discussione con la moglie, da domande formulate su un ipotetico e se, è così che di solito iniziano i libri migliori, quelli che in modo o nell'altro ti rimangono impressi.
In questo romanzo incontriamo Ben Mears, scrittore di successo, che decide di tornare nella cittadina di provincia in cui è cresciuto Jerusalem’s Lot. Nei suoi occhi è impressa un'immagine che lo ha sempre perseguitato: un cadavere scoperto quand'era bambino in una casa abbandonata. Sono passati anni, ma l'orrore sembra quasi più terribile oggi di allora, soprattutto perché in quella stessa casa stanno accadendo cose strane, in particolare da quando due uomini misteriosi sono andati a vivere tra le mura di quella vecchia e sinistra casa.
Le notti di Salem è il secondo romanzo pubblicato da King durante la sua lunga carriera di scrittore, un horror che si fonde con il thriller psicologico, che pesca a grandi mani da Dracula, con qualche incursione de Il signore degli anelli...dovutamente riveduto ovviamente.
Le notti di Salem |
In questo libro si nota lo stile ancora acerbo dell'autore, più maturo che in Carrie, ma che ha bisogno di ancora qualche libro per diventare quello i fans hanno imparato ad apprezzare ed aspettarsi. La rappresentazione dei personaggi invece si rivela già essere di alto livello, quella mirabile capacità di King di rendere i suoi personaggi umani e vicini al lettore.
Al centro de Le notti di Salem sono presenti due elementi classici, ovvero l'ambientazione in una cittadina di provincia (prevalentemente del Maine), dove l'indifferenza reciproca degli abitanti dà spazio alla presenza del male, e la costituzione di un gruppo eterogeneo destinato a battersi contro il male stesso (c'è sempre almeno un bambino o una bambina nel gruppo). Una formula vincente questa che King riproporrà nella maggior parte dei suoi libri, ma vediamo cosa ci dice lo stesso autore a riguardo:
"Nelle Le notti di Salem, l'elemento spaventoso non sono tanto i vampiri, quanto la città di tutti i giorni, vuota, con i suoi scheletri negli armadi, i suoi mostri sotto il letto, le sue minacce striscianti.”
Esatto, ne Le notti di Salem il male veste i panni del vampiro crudele e spietato, bramoso di sangue e simbolo di un male antico, tipico del folklore e ben diverso da quello che abbiamo visto con la Rice martedì.
Stephen King |
Lasciamo però che a parlarci del suo libro sia ancora una volta King stesso:
“Desideravo raccontare una storia rovesciata rispetto a Dracula. Nel romanzo di Stoker l'ottimismo dell'Inghilterra vittoriana risplende in ogni pagina come la luce elettrica da poco inventata. […] Il mio romanzo avrebbe potuto guardare il mondo dall'altra estremità del telescopio, dove le realtà moderne della luce elettrica e delle invenzioni più recenti offrissero al mostro un vantaggio in più, poiché rendevano praticamente impossibile credere nella sua esistenza. Persino padre Callahan, l'uomo di Dio, non può credere veramente nel signor Barlow – no, nemmeno quando ce l'ha davanti. […] Pensavo che nel mio racconto probabilmente avrebbero vinto i vampiri e tanti complimenti a loro. Andate in giro in automobile, ragazzi. Gestite ristoranti. BENVENUTI A JERUSALEM'S LOT, SPECIALITA' SANGUINACCI. Non è andata proprio così, come vedete voi stessi, perché alcuni dei miei personaggi umani si rivelarono più forti di quanto avessi previsto.”
Va spesa qualche breve parola per Padre Callahan, col suo dramma interiore, che se in questo romanzo non fa proprio una gran figura rispetto agli altri personaggi (per il suo modo di agire, non per come King lo abbia dipinto), troverà il suo riscatto in un'altra storia, o forse sarebbe meglio chiamarla LA storia, come molti fans del Re del Brivido pensano. Padre Callahan infatti compare anche nella lunga saga de La Torre Nera, attorno alla quale ruotano molti altri libri di Stephen King, ma di questo ne parleremo un'altra volta.
“Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate.”
(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)