Il-Trafiletto
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02/05/14

Un viaggio sola andata per Jerusalem’s Lot

“Lessi per la prima volta Dracula quando avevo nove o dieci anni. […] Credo che Dracula sia stato il primo romanzo per adulti che mi abbia soddisfatto completamente e non mi sorprende che mi abbia segnato in modo così precoce e così indelebile. 
[…] Mi imbattei di nuovo in Dracula nel 1971, tenendo in un liceo un corso di inglese. […] Piacque ai miei studenti e devo confessare che a me piacque ancora di più che a loro.”

Non credo sia così difficile capire chi è a parlare, o magari si? Allora ve lo dico io. A parlare è Stephen King, nella postfazione del libro di cui vi parlerò oggi, ovvero Le notti di Salem.

“Durante la mia seconda visita alle avventure del sanguinario conte, una sera mi trovai a parlarne con mia mogli e mi domandai che cosa sarebbe potuto succedere se Dracula fosse comparso non nella Londra di fine secolo ma nell'America degli anni Settanta. «Probabilmente finirebbe a New York e verrebbe investito e ucciso a un taxi come Margaret Mitchell ad Atlanta», aggiunsi ridendo. Mia moglie, che è stata responsabile di tutti i miei più grandi successi, non rise con me. «E se venisse qui, nel Maine?» propose. «Se finisse in campagna? In fondo era in campagna anche il suo castello, no? Nelle campagne della Transilvania?» E' così che cominciò.”

Da una semplice discussione con la moglie, da domande formulate su un ipotetico e se, è così che di solito iniziano i libri migliori, quelli che in modo o nell'altro ti rimangono impressi.

In questo romanzo incontriamo Ben Mears, scrittore di successo, che decide di tornare nella cittadina di provincia in cui è cresciuto Jerusalem’s Lot. Nei suoi occhi è impressa un'immagine che lo ha sempre perseguitato: un cadavere scoperto quand'era bambino in una casa abbandonata. Sono passati anni, ma l'orrore sembra quasi più terribile oggi di allora, soprattutto perché in quella stessa casa stanno accadendo cose strane, in particolare da quando due uomini misteriosi sono andati a vivere tra le mura di quella vecchia e sinistra casa.

Le notti di Salem è il secondo romanzo pubblicato da King durante la sua lunga carriera di scrittore, un horror che si fonde con il thriller psicologico, che pesca a grandi mani da Dracula, con qualche incursione de Il signore degli anelli...dovutamente riveduto ovviamente.
Le notti di Salem

In questo libro si nota lo stile ancora acerbo dell'autore, più maturo che in Carrie, ma che ha bisogno di ancora qualche libro per diventare quello i fans hanno imparato ad apprezzare ed aspettarsi. La rappresentazione dei personaggi invece si rivela già essere di alto livello, quella mirabile capacità di King di rendere i suoi personaggi umani e vicini al lettore.

Al centro de Le notti di Salem sono presenti due elementi classici, ovvero l'ambientazione in una cittadina di provincia (prevalentemente del Maine), dove l'indifferenza reciproca degli abitanti dà spazio alla presenza del male, e la costituzione di un gruppo eterogeneo destinato a battersi contro il male stesso (c'è sempre almeno un bambino o una bambina nel gruppo). Una formula vincente questa che King riproporrà nella maggior parte dei suoi libri, ma vediamo cosa ci dice lo stesso autore a riguardo:

"Nelle Le notti di Salem, l'elemento spaventoso non sono tanto i vampiri, quanto la città di tutti i giorni, vuota, con i suoi scheletri negli armadi, i suoi mostri sotto il letto, le sue minacce striscianti.”

Esatto, ne Le notti di Salem il male veste i panni del vampiro crudele e spietato, bramoso di sangue e simbolo di un male antico, tipico del folklore e ben diverso da quello che abbiamo visto con la Rice martedì.
Stephen King

Lasciamo però che a parlarci del suo libro sia ancora una volta King stesso:

“Desideravo raccontare una storia rovesciata rispetto a Dracula. Nel romanzo di Stoker l'ottimismo dell'Inghilterra vittoriana risplende in ogni pagina come la luce elettrica da poco inventata. […] Il mio romanzo avrebbe potuto guardare il mondo dall'altra estremità del telescopio, dove le realtà moderne della luce elettrica e delle invenzioni più recenti offrissero al mostro un vantaggio in più, poiché rendevano praticamente impossibile credere nella sua esistenza. Persino padre Callahan, l'uomo di Dio, non può credere veramente nel signor Barlow – no, nemmeno quando ce l'ha davanti. […] Pensavo che nel mio racconto probabilmente avrebbero vinto i vampiri e tanti complimenti a loro. Andate in giro in automobile, ragazzi. Gestite ristoranti. BENVENUTI A JERUSALEM'S LOT, SPECIALITA' SANGUINACCI. Non è andata proprio così, come vedete voi stessi, perché alcuni dei miei personaggi umani si rivelarono più forti di quanto avessi previsto.”

Va spesa qualche breve parola per Padre Callahan, col suo dramma interiore, che se in questo romanzo non fa proprio una gran figura rispetto agli altri personaggi (per il suo modo di agire, non per come King lo abbia dipinto), troverà il suo riscatto in un'altra storia, o forse sarebbe meglio chiamarla LA storia, come molti fans del Re del Brivido pensano. Padre Callahan infatti compare anche nella lunga saga de La Torre Nera, attorno alla quale ruotano molti altri libri di Stephen King, ma di questo ne parleremo un'altra volta.

“Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate.”

(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)

11/04/14

La sfida di due autori per un tributo al grande Stoker

Sopravvissuti illesi e senza morsi sul collo al nostro primo incontro con diabolico e crudele Conte Dracula, eccoci pronti a ributtarci nelle fumose e pericolose vie di Londra con il libro Undead – Gli immortali di Dacre Stoker e Ian Holt.

Siamo nell'Inghilterra degli inizi novecento. Sono passati 25 anni da quando il gruppo di cacciatori di vampiri aveva sconfitto il Conte Dracula. Ognuno di loro ha cercato di rifarsi una vita come meglio poteva dopo gli orrori che aveva vissuto. Il passato però sembra non voler rimanere alla spalle, perché Londra è sconvolta dalla morte molte giovani donne. Un feroce serial killer pensa la popolazione e la polizia londinese, ma gli eroi che sconfissero Dracula non la pensano così e il dubbio comincia ad insinuarsi nelle loro menti: che il Conte non sia davvero morto?

Undead, seguito delle vicende di Dracula, si discosta di molto dallo stile di Bram Stoker, il gotico si mescola al poliziesco-investigativo, al mistero vengono date spiegazioni scientifiche, alle domande lasciate in sospeso viene data una risposta e al Conte Dracula viene finalmente data la possibilità di esprimersi in prima persona.

Undread è la realizzazione del sogno di una vita e il dono che offro a tutti gli appassionati del genere horror. Spero di aver realizzato, insieme a Dacre, un libro al tempo stesso moderno e vicino alla visione gotica di Bram. So di essere molto fortunato: il mio nome sarà, in qualche modo, collegato a quello del mio eroe, Bram Stoker, l'inventore dell'horror moderno.”

A parlare è Ian Holt, da sempre fan di Dracula e di Bram Stoker che, rimasto inorridito dalle trasposizioni cinematografiche del romanzo del suo idolo, era deciso a ridare al nome Stoker la giusta notorietà. Fu proprio Holt a convincere uno Stoker della bontà della sua iniziativa.

Conobbi Dacre Stoker, il pronipote di Bram, e gli sottoposi il mio progetto di un sequel, che all'epoca concepivo ancora come la sceneggiatura di un film. Lui rimase favorevolmente colpito dalla mia idea, ma mi suggerì di iniziare con un libro, e io acconsentii con entusiasmo a scrivere insieme a lui. Dacre contattò diversi membri della sua numerosa famiglia, illustrando loro il nostro progetto. Quando si resero conto che le nostre intenzioni erano cristalline e che il libro sarebbe stato il frutto di un profondo amore per l'opera originale, ci accordarono, finalmente, il loro consenso.”
Undead. Gli immortali

Il romanzo che ne viene fuori è davvero un ottimo romanzo, da principio risulta difficile allinearsi con la storia narrata, fatto questo dovuto alle aspettative e alla fama di Dracula a cui Undead si allaccia. Una volta però montati in sella a questo romanzo non lo si abbandona più se non all'ultima pagina, ammirando il coraggio dei questi due autori.

L'insinuarsi di fatti reali e personaggi realmente esistiti, tra i quali lo stesso Bram Stoker, sono perle elegantemente incastonate nel romanzo che lo hanno arricchito dandogli concretezza, e mantenendo l'intento di Bram Stoker, ovvero di mettere il dubbio al lettore che la storia narrata non sia frutto di invenzione ma realmente accaduta.

Il Conte Dracula che emerge da questo romanzo, è un Conte molto diverso da quello conosciuto in Dracula, diverso e allo stesso tempo simile. Se in Dracula abbiamo conosciuto il Conte attraverso le parole dei vari personaggi, qui invece conosciamo il Conte attraverso le sue parole e riusciamo a vedere finalmente quello che Mina doveva aver sempre visto.

Un Conte Dracula più umano degli stessi esseri umani che lo combattono, fatto che forse deluderà i fan di questa grandiosa creatura leggendaria, ma che, allo stesso tempo, non si può non apprezzare. Dice Holt a riguardo:
Dacre Stoker (a sinistra) e
Ian Holt (a destra)

Alcuni, leggendo il nostro romanzo, potrebbero sottolineare che il nostro Dracula non è il cattivo assoluto. Nel libro di Bram, il conte veniva descritto solo attraverso gli occhi dei suoi nemici, nei diari e nelle lettere della compagnia degli eroi. Dacre e io, invece, abbiamo deciso di dargli la parola e di presentarlo come un complesso antieroe. Alcuni continueranno a percepirlo come malvagio, ma noi gli abbiamo dato la possibilità di mostrare un lato diverso. Quindi non abbiamo modificato la visione di Bram; abbiamo semplicemente offerto un altro punto di vista. Questa scelta ci ha anche aiutato a rendere la nostra storia fresca e vitale.”

Si, perché di critiche negative il libro ne ha ricevute molte, alcuni lettori hanno anche ritenuto che il bravo pronipote volesse solo guadagnare sulle spalle della fama di Bram Stoker, ma se avesse saputo le vicissitudini dietro al Dracula, probabilmente avrebbe guardato questo Undead con occhi diversi: uno sforzo e un tributo ad un uomo che ha creato un essere leggendario, che scrisse altri 22 libri per lo più sconosciuti e che trovò il vero successo e la vera notorietà solo dopo morto.

Undead potrà avere tolto un po' di mistero e di smalto leggendario al Conte, ma questi due autori hanno creato un romanzo di tutto rispetto anche solo per le intenzioni e la volontà che li hanno mossi a scrivere, regalando ai lettori un "nuovo" Conte Dracula davvero epico.

08/04/14

I danni del diritto d'autore

Salite in carrozza cari lettori, perché questa settimana faremo un lungo viaggio che ci porterà dalle lontane e tenebrose terre della Transilvania, alle vie brulicanti di vita di una Londra vittoriana. Dai, che avete già capito il libro di cui vi parlerò, non è così? E allora armatevi di aglio, acqua santa e paletti di frassino e sfogliamo insieme le pagine del Dracula di Bram Stoker.

Il romanzo dello scrittore irlandese è uno degli ultimi (se non addirittura l'ultimo) grandi romanzi gotici, dopo Stoker infatti le ambientazioni gotiche, dalle tinte cupe e misteriose, si sono diluite, mescolandosi ad altri generi e perdendosi nel vasto panorama letterario. Magari mi sbaglierò, ma di libri gotici puri non se ne scrivono più, se così non fosse fatemi pure qualche titolo.

Gary Oldman in Dracula
Non divaghiamo e torniamo al libro. Dracula è un libro con una storia sfortunata, non per la trama in se, che credo tutti conosciate anche solo per sentito dire o per la miriade di film e serie tv che ci hanno ricamato sopra, ma proprio le vicende accadute dietro le quinte, quelle che solitamente il lettore non conosce.

Bram Stoker morì prima che Dracula ricevesse i giusti riconoscimenti. Le vendite dell'opera erano talmente esigue all'epoca della sua scomparsa che la vedova, Florance Balcombe, pensava che non avrebbe mai beneficiato economicamente delle fatiche del marito, finendo per vivere in ristrettezze per il resto della sua vita. Va ricordato che Stoker impiegò quasi sette anni per scrivere il suo romanzo più conosciuto (si, ne ha scritti molti altri). Dieci anni dopo la morte di Stoker, invece, il pubblico cominciò ad accorgersi del suo talento letterario. La diffusione dei racconti del terrore incrementò le vendite di Dracula, e Stoker fu finalmente riconosciuto come il progenitore del genere horror.

Fin qui sembra il lieto fine per l'autore e la sua discendenza, ma qui il destino decide di giocare qualche tiro mancino. Dal libro cominciano a nascere musical e film, la Universal Studios era una di quelle società cinematografiche che volevano trasporre il libro in un film, così avevano stipulato un accordo con la vedova di Stoker. Dopo la firma del contratto però Florance scoprì che Stoker non aveva soddisfatto uno dei requisiti dell'ufficio per il diritto d'autore statunitense, il che aveva reso Dracula di pubblico dominio negli Stati Uniti sin dal 1899. Così, da allora in poi, Florance dovette accontentarsi dei diritti d'autore britannici. E, da allora in poi, gli Studios americani furono liberi di fare ciò che volevano della storia e dei personaggi di Stoker, rendendoli talvolta così lontani dalla volontà dell'autore che suppongo lo stesso Stoker si fosse rivoltato nella tomba più di una volta.
Bram Stoker

La famiglia Stoker non venne più interpellata in merito a nessuna delle centinaia di versioni cinematografiche del Dracula realizzate nel secolo successivo, come si sul dire oltre al danno anche la beffa, anche perché la maggior parte delle persone finì per conoscere l'opera di Stoker solo tramite il film e non attraverso il libro che, il più delle volte, venne dimenticato in qualche angolo polveroso di biblioteche e librerie.

Quindi com'è questo libro dal vissuto così difficile? Il Dracula di Stoker è strutturato in forma di stralci di diari e di lettere, uno stile insolito e difficile da gestire, ma che permette una narrazione corale della vicenda e dei personaggi che ne fanno parte. I personaggi, schierati nettamente in due fazioni (il bene e il male), sono tutti ben delineati e caratterizzati, ciascuno con il proprio modo di agire e di pensare. Cosa dire poi del famoso Conte Dracula? Il Conte Dracula lo conosciamo, all'interno del romanzo, solo attraverso ciò che gli altri personaggi dicono di lui. Stoker non lo fa mai parlare direttamente, quindi dobbiamo fidarci di ciò che gli altri dicono del Conte per sapere com'è.

All'interno c'era un vecchio, alto, sbarbato ma con lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi: neppure una nota di colore in tutta la sua persona. Teneva in mano un'antica lampada d'argento, la cui fiamma ardeva senza un tubo né un globo di sorta, e proiettiva lunghe, tremule ombre mentre oscillava nella corrente della porta aperta.”
Dracula

Nonostante ciò, il Conte Dracula creato da Stoker è una creatura complessa e misteriosa, piena di contraddizioni: ora nobiluomo erudito e raffinato, subito dopo bestia feroce dominata da istinti primordiali; ora pronto ad abbracciare la modernità del secolo in cui si trova a vivere, il momento dopo è pronto a respingere tutto quanto per riportare il mondo al secolo in cui era nato.

Il Conte Dracula rappresenta il cattivo assoluto, senza sfumature di bontà o possibili redenzioni, mentre gli eroi del romanzo solo il bene, puro e inattaccabile. Solo Mina sembra oscillare ora in una, ora nell'altra fazione: che abbia visto qualcosa nel Conte che a tutti gli altri è sfuggito?

Il romanzo di Stoker presenta anche notevoli incongruenze, probabilmente dovute al fatto che il povero Stoker aveva fretta di darlo alle stampe, nonché questioni irrisolte alle quali l'autore non rimediò mai e che aiutarono anche ad aumentare il mito del Conte Dracula.

Molti altri libri sono stati scritti nei quali compare il Conte Dracula, e tra tutti questi ne esiste uno che può definirsi a tutti gli effetti il seguito del romanzo di Stoker. Vi starete domandando perché fra tanti proprio quello lo si può definire il seguito, molto semplice, perché a scriverlo è il pronipote di Bram Stoker.

Di questo romanzo però vi parlerò al prossimo appuntamento con la mia rubrica, e ora che sapete chi è il Conte Dracula, Bram Stoker e la storia dietro al suo romanzo, non fate che io debba ancora sentire la domanda “Ma chi era Stoker? Un fumettista?” quando google ne festeggia l'anniversario!

10/01/14

Un'intervista molto speciale

Chiudete le imposte, sprangate le finestre in modo che alcun raggio di sole possa entrare. Rischiarate l'oscurità con la pallida luce di una lampadina, ma non di una candela, il fuoco, come il sole, è pericoloso per l'ospite di oggi, perché in questo appuntamento con la mia rubrica, vi parlerò della creatura della notte per eccellenza: il vampiro. Il vampiro in questione è Louis de Pointe du Lac, creato dall'abile penna di Anne Rice e il libro è Intervista col vampiro.

Intervista col vampiro
Molto c'è da dire su questo libro, sulla saga a cui appartiene e sull'autrice, ma cominciamo dalla trama di questo romanzo. In un'anonima stanza immersa nell'oscurità Louis de Pointe du Lac si appresta a narrare la sua lunga esistenza di vampiro a Daniel Molloy, un giornalista di New Orleans. Acceso il registratore Louis ritorna indietro nel tempo, fino al lontano 1791 quando la sua vita umana terminò ed iniziò la sua vita da vampiro, grazie, o forse a causa, dell'intervento del vampiro Lestat de Lioncourt. Con lo scorrere del nastro del registratore, Louis racconta della sua nuova vita, dei propri tormenti e dubbi, del suo compagno notturno Lestat, della piccola Claudia e del misterioso Armand. Una lunga storia quella di Louis che da New Orleans, percorre le strade di tutto il mondo per tornare alla New Orleans dove tutto è iniziato.

Intervista col vampiro fa parte della saga Le cronache dei vampiri, un lungo viaggio dove la Rice ci porta nel mondo dei suoi vampiri, molto più vicini al Dracula di Bram Stoker che a quelli che vanno di moda in questi ultimi anni. I vampiri di Anne Rice sono creature della notte, cupi, malinconici, ambigui. Vampiri condannati che sono vittime e carnefici al medesimo tempo, stanchi e disincantati. Vampiri che sembrano più uomini di quanto gli esseri umani potrebbero essere.

Il romanzo in sé è un racconto nel racconto, nel quale la Rice ci racconta di Louis attraverso le parole di quest'ultimo che si racconta a David, e nel farlo l'autrice utilizza descrizioni dettagliatamente accurate e lente, da assaporare e apprezzare come un quadro. Questa capacità descrittiva della Rice, in chiave minore in questo primo volume ma più spiccato nei successivi, permette al lettore di vedere senza troppe difficoltà il mondo in cui i suoi vampiri si muovono. Dico suoi perché per quanto si legga libri incentrati sui vampiri, nessuno di essi sarà come quelli creati dalla penna della Rice e il motivo va ricercato proprio nell'autrice.


[I miei] libri riflettono chiaramente un viaggio dentro l'ateismo per ritornare a Dio. È impossibile non accorgersene. Essi sono un tentativo di stabilire ciò che è buono e ciò che è cattivo in un mondo ateo, descrivono la lotta tra fratelli e sorelle in un mondo senza padri e madri credibili”.

Con queste parole la Rice parla dei propri libri, e di queste Cronache, iniziate alla morte della sua prima figlia per leucemia. Perché, se come afferma lei stessa, il Lestat di cellulosa è plasmato sulla figura del marito, in Claudia è impossibile non vedere la figlia dalla quale ha dovuto separarsi prematuramente.
Anne Rice

Leggere Intervista col vampiro, fermandosi alla superficie, alla semplice storia narrata, fa di questo romanzo un ottimo romanzo, con una Rice un po' alle prime armi certo, ma fantastica nella sua capacità descrittiva. Assaporare però il romanzo, tenendo conto della vita e dei dubbi dell'autrice, porterà questo romanzo e i successivi ad un livello superiore e credetemi, arrivati all'ultimo capitolo della saga ne coglierete tutto il trasporto e tutti i sentimenti che ne traspaiono.

Prima di allora però ci aspettano ancora molti altri libri che compongono Le cronache dei vampiri, e avremo modo di conoscere meglio Lestat, Louis e tutti gli altri vampiri che compongono la grande famiglia creata da Anne Rice.

La grande avventura della nostra vita. Che cosa significa morire quando si può vivere fino alla fine del mondo? E che cos'è la "fine del mondo", se non un modo di dire, perché chi sa anche soltanto cos'è il mondo stesso? Ormai ho già vissuto due secoli e ho visto le illusioni dell'uno completamente distrutte dall'altro, sono stato eternamente giovane ed eternamente vecchio, senza possedere illusioni, vivendo attimo per attimo come un orologio d'argento che batte nel vuoto: il quadrante dipinto, le lancette intagliate, che nessuno guarda, e che non guardano nessuno, illuminate da una luce che non era luce, come la luce alla quale Dio creò il mondo prima di aver creato la luce. Tic-tac, tic-tac, tic-tac, la precisione dell'orologio, in una stanza vasta come l'universo.”
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