Il-Trafiletto
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31/10/14

Sono uno psicopatico! Ma tranquilli uccido solo i cattivi.

Il serial killer dei serial killer e il suo autore, Jeff Lindsay, che con un poliziesco, thriller, semi-comico inizia la lunga serie di avventure per lo psicopatico può amato dal pubblico: Dexter Morgan. Ecco a voi "Dexter il vendicatore" conosciuto anche come "La mano sinistra di Dio".

Dexter Morgan lavora alla Scientifica di Miami, si occupa dell'analisi delle macchie di sangue presenti sulla scena del crimine, per poter capire la posizione del killer e delle vittime, così da ricostruire la dinamica del delitto. E' un giovane brillante, intelligente, simpatico, con amici, una fidanzata e una sorellastra di nome Deborah. Dexter Morgan però è anche un serial killer, per la precisione un serial killer di serial killer. Perché Dexter, da quando Henry, poliziotto nonché padre adottivo, ha una voce che gli sussurra nella testa. Un Passeggero Oscuro, come lo chiama Dexter, che conosce solo il bisogno di uccidere. Henry lo aveva capito, sapeva che quel bambino così intelligente ma anche così privo di empatia e rimorso, sentiva questo bisogno, e così gli aveva imposto una regola: se proprio non riesci a resistere allora uccidi solo i malvagi. 

Con questa regola Dexter convive da anni fino a che, a Miami, non compare un serial killer particolare che, come lui, predilige scene del crimine pulite e ordinate, prive di sangue e con gusto artistico che solo i mostri come Dexter possono capire. Questo serial killer lo affascina, vorrebbe conoscerlo, occuparsene di persona, ma la faccenda sarebbe troppo personale in più Deborah ha chiesto il suo aiuto, perché la cattura di questo serial killer potrebbe aiutarla a fare quell'avanzamento di carriera a cui tanto ambisce. Dexter si ritrova così combattuto tra l'ammirazione che prova per il lavoro svolto dal serial killer, e l'aiutare la sorellastra.

Questo è il primo romanzo della serie incentrata sulla figura di Dexer Morgan, dalla quale poi è stata tratta la serie tv, un serial killer ma che è anche poliziotto, un uomo privo di emozioni ma che ogni tanto sembra quasi provarne, un uomo senza rimorso ma che continua a seguire la regola che il suo padre adottivo Henry gli ha dato.

Il libro è scritto tutto in prima persona, con Dexter come narratore della sua stessa storia, divisa tra la caccia alle sue “prede”, l'aiuto alla sorella, e la finzione di apparire normale come tutti gli altri. La narrazione si mantiene sempre su un registro scherzo, ma mai eccessivo, anche nei momenti più cruciali e cupi. Una tecnica per stemperare la tensione, ma anche per far comprendere meglio al lettore il carattere di Dexter, sempre così distaccato dai comuni sentimenti umani, ma allo stesso tempo anche simpatico e accattivante.

Un libro avvincente ma non da inchiodare il lettore fino all'ultima pagina, piacevole da leggere ma senza quel pizzico che lo avrebbe fatto risultare un libro migliore, facendolo invece restare uno dei tanti thriller del genere che vengono pubblicati ogni anno. C'è da chiedersi invece perché confondere il lettore proponendo lo stesso romanzo con due titoli differenti, entrambi comunque ben lontani dal titolo originale del libro: Darkly Dreaming Dexter.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet)

21/10/14

L'ho uccisa io! O forse no?

Un intrico senza fine per Sophie Hannah e che con il suo "Non è un gioco" ci regala un thriller un intreccio che si svela solo alla fine.

E' il 13 dicembre 2007. Aidan e Ruth sono a Londra, in un'anonima camera d'albergo. Sono lì per portare la loro relazione ad un livello superiore, e per fare ciò hanno deciso di essere assolutamente sinceri l'uno con l'altro. Quel giorno Aidan confessa a Ruth di aver ucciso una donna di nome Mary Trelese. E' il 29 febbraio 2008 e Ruth si reca dalla polizia per raccontare dell'omicidio narratogli da Aidan e per spiegare che Mary Trelese in realtà è ancora in vita.

Leggere questo libro è stato come navigare a vista a causa della nebbia. Di tanto in tanto la coltre si sollevava e si riusciva a guardare lontano, poi però la nebbia tornava ad infittirsi e ci si doveva accontentare di quel poco che si riusciva a cogliere. Non è un gioco si può definire un libro stancante, a tratti quasi snervante, almeno nella prima metà, per il modo della Hannah di non raccontare quello che il lettore vorrebbe davvero sapere, portandolo a porsi domande su domande senza mai ottenere davvero una risposta.

Svolgendo la storia in 6 giorni la Hannah riesce a creare in maniera magistrale un intreccio elaborato e complesso, a tratti talmente machiavellico da domandarsi se sarebbe mai possibile una cosa del genere nella realtà. Tuttavia la costruzione dei personaggi e la spiegazione degli eventi che Hannah ci rivela solo alla fine del libro, sono così ben integrati e razionali da poter fare altro che crederle sulla reale possibilità che una cosa simile possa accadere.

Come già detto, fino a metà del romanzo si naviga a vista, poi con l'arrivo dell'ennesimo enigma la situazione cambia. Vuoi per la troppa carne al fuoco, vuoi perché la tensione è stata trattenuta troppo a lungo, l'intreccio pare sfaldarsi un po', sballottando il lettore in rivelazioni shock sempre più arrovellate.
Scritto in terza persona, salvo le parti in cui è Ruth a raccontare la vicenda, che sono scritte in prima persona, Non è un gioco resta comunque un buon romanzo, ben studiato e organizzato nonostante la tensione snervante sempre alle stelle.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet)

09/05/14

So che numero stai pensando. Conosco i tuoi segreti

“Pensa a un numero da uno a mille. Il primo che ti viene in mente. Ora apri la busta. Vedrai come conosco a fondo i tuoi segreti.”

Come reagireste se riceveste un biglietto dove sono scritte queste parole? E cosa fareste se il numero che avete pensato è proprio quello scritto nella busta? Strizza eh! Beh, queste sono le premesse del libro di oggi: L'enigmista di John Verdon.

L'enigmista
L'enigmista
Mark Mellery riceve un biglietto con quelle parole, sorpreso dal biglietto anonimo pensa ad un numero e lo stupore aumenta quando leggere sul biglietto proprio il numero che stava pensando. Il mittente sconosciuto non si ferma e continua ad inviare a Mark lettere con enigmi e versi minacciosi, finché il gioco si fa troppo inquietante e Mark, chiede aiuto a un vecchio compagno di studi: Dave Gurney, pluridecorato agente della polizia di New York ora in pensione. Gurney non sa resistere alla tentazione e si tritrova così ad indagare su un serial killer che firma le scene dei suoi crimini con la stessa cura con cui scrive i suoi messaggi: un unico colpo di pistola alla carotide, una sedia a sdraio da cui osservare l’agonia della vittima, una bottiglia di whisky rotta – sempre la stessa marca – con cui accanirsi infine sulla gola del cadavere.

Come potete aver capito dalla trama L'enigmista di Verdon non c'entra nulla con la serie di film Saw, anzi, il titolo originale del libro sarebbe stato Think of a number, poi tradotto per chissà quale motivo in L'enigmista.

Al di là della creatività dell'editoria italiana per i titoli dei libri stranieri, L'enigmista ha avuto un enorme successo, divenendo un vero bestseller in Spagna. Un misto tra il classico del romanzo poliziesco, l'hard boiled della scuola americana e un thriller psicologico L'enigmista si lascia leggere con straordinaria rapidità.

John Verdon
John Verdon
Un pizzico di introspezione psicologica e una manciata di enigmi ed indovinelli, il tutto lasciato a rosolare nella tensione palpabile che non lascia mai il lettore, dall'inizio alla fine del romanzo. Questa la ricetta del romanzo di Verdon, una ricetta vincente però... eh già, c'è un piccolo però: l'autore si è dimenticato di servire caldo il suo libro. Il finale, che dovrebbe essere la chiave di volta, la ciliegina sulla torta di un ottimo romanzo, lascia un po' interdetti e un po' delusi. Il lettore più attento e abituato a questo genere di romanzi riuscirà anzi ad intuire, ben prima di Dave, chi sia questo misterioso assassino-enigmista.

Un vero peccato a ben pensarci, perché il libro è davvero un'ottima prova per Verdon. L'idea di partenza, la diabolica genialità del killer nello sviare Dave e la polizia, quella tensione strisciante erano tutti elementi eccellenti. L'enigmista, nonostante questa leggera caduta di stile finale, rimane davvero un buon libro, da leggere e apprezzare.

Attenti la prossima volta che pensate un numero, potreste finire nel mirino di un folle assassino fissato con gli enigmi.

(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)

11/04/14

La sfida di due autori per un tributo al grande Stoker

Sopravvissuti illesi e senza morsi sul collo al nostro primo incontro con diabolico e crudele Conte Dracula, eccoci pronti a ributtarci nelle fumose e pericolose vie di Londra con il libro Undead – Gli immortali di Dacre Stoker e Ian Holt.

Siamo nell'Inghilterra degli inizi novecento. Sono passati 25 anni da quando il gruppo di cacciatori di vampiri aveva sconfitto il Conte Dracula. Ognuno di loro ha cercato di rifarsi una vita come meglio poteva dopo gli orrori che aveva vissuto. Il passato però sembra non voler rimanere alla spalle, perché Londra è sconvolta dalla morte molte giovani donne. Un feroce serial killer pensa la popolazione e la polizia londinese, ma gli eroi che sconfissero Dracula non la pensano così e il dubbio comincia ad insinuarsi nelle loro menti: che il Conte non sia davvero morto?

Undead, seguito delle vicende di Dracula, si discosta di molto dallo stile di Bram Stoker, il gotico si mescola al poliziesco-investigativo, al mistero vengono date spiegazioni scientifiche, alle domande lasciate in sospeso viene data una risposta e al Conte Dracula viene finalmente data la possibilità di esprimersi in prima persona.

Undread è la realizzazione del sogno di una vita e il dono che offro a tutti gli appassionati del genere horror. Spero di aver realizzato, insieme a Dacre, un libro al tempo stesso moderno e vicino alla visione gotica di Bram. So di essere molto fortunato: il mio nome sarà, in qualche modo, collegato a quello del mio eroe, Bram Stoker, l'inventore dell'horror moderno.”

A parlare è Ian Holt, da sempre fan di Dracula e di Bram Stoker che, rimasto inorridito dalle trasposizioni cinematografiche del romanzo del suo idolo, era deciso a ridare al nome Stoker la giusta notorietà. Fu proprio Holt a convincere uno Stoker della bontà della sua iniziativa.

Conobbi Dacre Stoker, il pronipote di Bram, e gli sottoposi il mio progetto di un sequel, che all'epoca concepivo ancora come la sceneggiatura di un film. Lui rimase favorevolmente colpito dalla mia idea, ma mi suggerì di iniziare con un libro, e io acconsentii con entusiasmo a scrivere insieme a lui. Dacre contattò diversi membri della sua numerosa famiglia, illustrando loro il nostro progetto. Quando si resero conto che le nostre intenzioni erano cristalline e che il libro sarebbe stato il frutto di un profondo amore per l'opera originale, ci accordarono, finalmente, il loro consenso.”
Undead. Gli immortali

Il romanzo che ne viene fuori è davvero un ottimo romanzo, da principio risulta difficile allinearsi con la storia narrata, fatto questo dovuto alle aspettative e alla fama di Dracula a cui Undead si allaccia. Una volta però montati in sella a questo romanzo non lo si abbandona più se non all'ultima pagina, ammirando il coraggio dei questi due autori.

L'insinuarsi di fatti reali e personaggi realmente esistiti, tra i quali lo stesso Bram Stoker, sono perle elegantemente incastonate nel romanzo che lo hanno arricchito dandogli concretezza, e mantenendo l'intento di Bram Stoker, ovvero di mettere il dubbio al lettore che la storia narrata non sia frutto di invenzione ma realmente accaduta.

Il Conte Dracula che emerge da questo romanzo, è un Conte molto diverso da quello conosciuto in Dracula, diverso e allo stesso tempo simile. Se in Dracula abbiamo conosciuto il Conte attraverso le parole dei vari personaggi, qui invece conosciamo il Conte attraverso le sue parole e riusciamo a vedere finalmente quello che Mina doveva aver sempre visto.

Un Conte Dracula più umano degli stessi esseri umani che lo combattono, fatto che forse deluderà i fan di questa grandiosa creatura leggendaria, ma che, allo stesso tempo, non si può non apprezzare. Dice Holt a riguardo:
Dacre Stoker (a sinistra) e
Ian Holt (a destra)

Alcuni, leggendo il nostro romanzo, potrebbero sottolineare che il nostro Dracula non è il cattivo assoluto. Nel libro di Bram, il conte veniva descritto solo attraverso gli occhi dei suoi nemici, nei diari e nelle lettere della compagnia degli eroi. Dacre e io, invece, abbiamo deciso di dargli la parola e di presentarlo come un complesso antieroe. Alcuni continueranno a percepirlo come malvagio, ma noi gli abbiamo dato la possibilità di mostrare un lato diverso. Quindi non abbiamo modificato la visione di Bram; abbiamo semplicemente offerto un altro punto di vista. Questa scelta ci ha anche aiutato a rendere la nostra storia fresca e vitale.”

Si, perché di critiche negative il libro ne ha ricevute molte, alcuni lettori hanno anche ritenuto che il bravo pronipote volesse solo guadagnare sulle spalle della fama di Bram Stoker, ma se avesse saputo le vicissitudini dietro al Dracula, probabilmente avrebbe guardato questo Undead con occhi diversi: uno sforzo e un tributo ad un uomo che ha creato un essere leggendario, che scrisse altri 22 libri per lo più sconosciuti e che trovò il vero successo e la vera notorietà solo dopo morto.

Undead potrà avere tolto un po' di mistero e di smalto leggendario al Conte, ma questi due autori hanno creato un romanzo di tutto rispetto anche solo per le intenzioni e la volontà che li hanno mossi a scrivere, regalando ai lettori un "nuovo" Conte Dracula davvero epico.

18/03/14

Il mio nome è Plum, Stephanie Plum

Alzi la mano chi conosce Janet Evanovich? Nessuno?! Che peccato, perché non sapete davvero quello che vi perdete. Oltre oceano, dove questa scrittrice scrivere, è famosissima. Ogni suo nuovo libro si ritrova catapultato subito nella classifica dei più venduti. Il suo successo deriva dalla serie di libri che hanno come protagonista la cacciatrice di tagli più sexy e sfortunata che si possa incontrare: Stephanie Plum.
One for the money
(il film)

Se in America sono già arrivati al ventesimo libro della serie che crea dipendenza in ogni lettore che se ne avvicina, in Italia siamo solo all'ottavo libro e i fan più sfegatati indicono petizioni per costringere l'editoria nostrana a sbrigarsi con la traduzione, dovendo accontentarsi, se va bene, di un romanzo all'anno.





Ma non corriamo troppo, iniziamo dal principio, dove la serie di libri della Evanovich ha inizio e dove conosciamo per la prima volta Stephanie Plum, con il libro One for the money tradotto in italiano con il titolo Bastardo numero uno e Tutto per denaro: a noi italiani piace confondere le idee evidentemente.
One for the money

In questo primo capitolo di questa lunga saga Stephanie Plum è appena stata licenziata. Dato che nel luogo dov'è nata, conosciuto come il Borgo, sono quasi tutti imparentati tra loro, decide di chiedere aiuto al cugino Vinnie, proprietario di un'agenzia di cauzioni il cui lavoro consiste nel prestare denaro a chi deve uscire di prigione fino alla data del processo. Se i debitori non si presentano in tribunale spedisce sulle loro tracce degli agenti incaricati di catturarli e riportarli alla polizia. Stephanie non ne sa niente di un simile lavoro, ma quando hai bisogno di soldi non vai troppo per il sottile, così si butta a capofitto nella ricerca di un debitori che si è dato alla macchia: Joe Morelli, con il quale la nostra cara Stephanie ha avuto una torrida avventura, come la maggior parte delle donne del Borgo. Catturarlo diventa una questione di vendetta, ma soprattutto di soldi, perché la ricompensa per il recupero è una bella sommetta che l'aiuterebbe a rimettere in sesto le sue disastrate finanze.

Un poliziesco con una sfumatura rosa e con tanta, ma tanta comicità. Stephanie Plum è capace di risollevare anche la giornata più storta. Le sue peripezie, i suoi problemi finanziari e con gli uomini sono talmente reali che qualunque donna può rincuorarsi e sentirsi allo stesso tempo affine ad un personaggio di cellulosa che non fu mai così reale.
Janet Evanovich

La Evanovich scrive le vicende di questa goffa ma tenace protagonista in prima persona, lasciando che sia lei a parlare, sfogarsi e presentarci i variopinti e pittoreschi personaggi che l'accompagnano nel suo nuovo e pericoloso lavoro.

Non aspettatevi la profondità o la crudeltà dei grandi scrittori polizieschi e thriller, dimenticate trame intricate e difficili, scordatevi profiler e tecnici della scientifica, qui stiamo parlando di un incrocio Colombo e la Signora in Giallo che risolve i casi più per caso che vero talento, ma che è in grado di farci ridere di cuore anche nei momenti di più alta tensione.


Un inizio spumeggiante e, pensate un po', anche più serioso dei successivi volumi, la Evanovich ammalia e incanta con la sua semplicità, la sua freschezza e i suoi personaggi così meravigliosamente reali da non potersene separare neppure dopo aver terminato di leggere.
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