21/10/14

L'ho uccisa io! O forse no?

Un intrico senza fine per Sophie Hannah e che con il suo "Non è un gioco" ci regala un thriller un intreccio che si svela solo alla fine.

E' il 13 dicembre 2007. Aidan e Ruth sono a Londra, in un'anonima camera d'albergo. Sono lì per portare la loro relazione ad un livello superiore, e per fare ciò hanno deciso di essere assolutamente sinceri l'uno con l'altro. Quel giorno Aidan confessa a Ruth di aver ucciso una donna di nome Mary Trelese. E' il 29 febbraio 2008 e Ruth si reca dalla polizia per raccontare dell'omicidio narratogli da Aidan e per spiegare che Mary Trelese in realtà è ancora in vita.

Leggere questo libro è stato come navigare a vista a causa della nebbia. Di tanto in tanto la coltre si sollevava e si riusciva a guardare lontano, poi però la nebbia tornava ad infittirsi e ci si doveva accontentare di quel poco che si riusciva a cogliere. Non è un gioco si può definire un libro stancante, a tratti quasi snervante, almeno nella prima metà, per il modo della Hannah di non raccontare quello che il lettore vorrebbe davvero sapere, portandolo a porsi domande su domande senza mai ottenere davvero una risposta.

Svolgendo la storia in 6 giorni la Hannah riesce a creare in maniera magistrale un intreccio elaborato e complesso, a tratti talmente machiavellico da domandarsi se sarebbe mai possibile una cosa del genere nella realtà. Tuttavia la costruzione dei personaggi e la spiegazione degli eventi che Hannah ci rivela solo alla fine del libro, sono così ben integrati e razionali da poter fare altro che crederle sulla reale possibilità che una cosa simile possa accadere.

Come già detto, fino a metà del romanzo si naviga a vista, poi con l'arrivo dell'ennesimo enigma la situazione cambia. Vuoi per la troppa carne al fuoco, vuoi perché la tensione è stata trattenuta troppo a lungo, l'intreccio pare sfaldarsi un po', sballottando il lettore in rivelazioni shock sempre più arrovellate.
Scritto in terza persona, salvo le parti in cui è Ruth a raccontare la vicenda, che sono scritte in prima persona, Non è un gioco resta comunque un buon romanzo, ben studiato e organizzato nonostante la tensione snervante sempre alle stelle.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet)
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