Il-Trafiletto
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13/11/14

In viaggio per Londra a caccia di Jack...lo squartatore

Non c'è nulla che possa spegnere gli echi della torbida ed inquietante storia di Jack lo squartatore, efferato serial killer che seminò terrore nella capitale londinese intorno la fine del XIX secolo! Ogni tanto, per un motivo o per un’altro ci si ritrova sulle sue tracce. 


Cronologicamente l'ultima volta che fu riproposta, fu esattamente lo scorso mese di settembre, durante un'operazione dove sono stati eseguiti accertamenti in pieno stile CSI. Sembra che a sguito tali esami, abbiano scoperto la vera identità del misterioso killer. Proprio cosi, perché Jack è un nome di fantasia, dato a quell’ombra misteriosa che colpiva nelle brumose notti londinesi nei vicoli malfamati del quartiere di Whitechapel.

La storia di per se appare essere semplice e terribile al tempo stesso: nell'arco di pochi mesi, a partire dall’agosto del 1888 fino al mese di novembre, si verificarono omicidi che per modalità e fattezze hanno assunto il carattere efferato del personaggio stesso, riguardo delle prostitute uccise tutte nella stess identica maniera: sgozzate e tremendamente mutilate. Gli omicidi compiuti da questo killer ebbero un enorme eco in tutto il continente europeo, e la stampa dedicò molteplici pagine riguardo i suddetti delitti; fu il primo incredibile caso di cronaca nera, che fu seguito dai giornali, e in maniera fobica dal pubblico. Vennero sospettati in molti, ma nessuno degli indiziati fu mai dichiarato colpevole e per più di un secolo gli omicidi restarono irrisolti. Improvvisamente però, ecco il colpo di scena, degno del miglior thriller cinematografico: attingendo agli appunti dei poliziotti che avevano indagato (conservati nel Museo del Crimine di Scotland Yard) e grazie al contributo delle tracce biologiche trovate su uno scialle di lana che pare appartenesse a Catherine Eddowes, una delle vittime, si sono fatte le analisi sul DNA dei discendenti degli indiziati, fino a che non si è trovato un riscontro: Jack lo squartatore sarebbe, dunque, un giovane barbiere ebreo immigrato polacco, Aaron Kominski.

Il quartiere di Whitechapel, nell’East End di Londra, si trova leggermente a nord della Torre di Londra: una zona centrale e ricca di movimento commerciale, al punto tale che pare difficile ed inverosimile che nel secolo passato si trovava in uno stato estremamente povero, dove vivevano famiglie poverissime e vigeva lo sfruttamento dei minori e la prostituzione. L'unico rifugio e conforto a tale condizione di miseria e povertà era l’alcolismo. La zona dovette subire forti bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale e oggi viene soprannominata Banglatown in quanto vi abita una cospicua comunità indiana, i cui ristoranti e botteghe profumano di curry ogni via e le strade. Effettivamente ancora oggi determinate caratteristiche che erano proprie del quartiere nel tardo ottocento restano intatti: una zona abitata in gran parte da immigrati (che un secolo fa provenivano nella stragrande maggioranza da altri Paesi europei), con numerose stradine e vicoli sporchi, simili a corridoi, che collegavano fra loro le case e le strade principali. Tra l’altro gli edifici spesso non avevano neanche il portone, quindi era possibile fuggire o nascondersi molto facilmente.

Ed è esattamente di sera che nel quartiere di Whitechapenel, intorno le 19.00, che vengono messi in piedi i tour guidati, pure in lingua italiana, proponendo un percorso che conduce ai luoghi dove trovarono la morte, venendo uccise le cinque donne. Si parte dala fermata della metropolitana di Aldgate East, dove ci si introduce in direzione di Whitechapel High Street tagliando per il Commercial Road, dando il via all’esplorazione delle vie secondarie; Gunthorpe Street conserva ancora il suo aspetto ottocentesco. Il percorso prosegue alternando modernissime architetture in vetro a fabbriche in mattoni in disuso, toccando i luoghi dove avvennero i terribili omicidi.
Londra, sulle orme di Jack lo squartatore
Londra, sulle orme di Jack lo squartatore

Le donne uccise si chiamavano Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e di Mary Jane Kelly, avevano parecchie caratteristiche in comune: non esattamente giovanissime, sposate ma scappate dal marito per violenza subita, con molti figli, e rigorosamente alcolizzate. Il loro unico modo per potere sopravvivere era la vendita di fiammiferi oppure la prostituzione. Il killer riuscì a scappare alla polizia anche perché, pensando forse di essere imprigionato, fermò improvvisamente la serie di delitti: l’uso di armi da taglio, come coltelli o rasoi, aveva indirizzato Scotland Yard a concentrare le ricerche su barbieri, macellai e conciatori, che utilizzavano tali attrezzi come strumenti del mestiere.

Anche se appare quasi scontato che sia stata rinvenuta la vera identità del serial killer, se volete provare il brivido della paura, quando vi ritroverete ad andare a Londra non dimenticate di seguire questo itinerario: si narra che negli angoli ancora intatti, in quelle piazzette deserte che nelle sere più fredde e nebbiose emanano un brivido senso di inquietudine come se fossero ancora illuminate dai fiochi lampioni a gas, sia ancora possibile scorgere l’ombra di Jack che scivola furtiva.

11/04/14

La sfida di due autori per un tributo al grande Stoker

Sopravvissuti illesi e senza morsi sul collo al nostro primo incontro con diabolico e crudele Conte Dracula, eccoci pronti a ributtarci nelle fumose e pericolose vie di Londra con il libro Undead – Gli immortali di Dacre Stoker e Ian Holt.

Siamo nell'Inghilterra degli inizi novecento. Sono passati 25 anni da quando il gruppo di cacciatori di vampiri aveva sconfitto il Conte Dracula. Ognuno di loro ha cercato di rifarsi una vita come meglio poteva dopo gli orrori che aveva vissuto. Il passato però sembra non voler rimanere alla spalle, perché Londra è sconvolta dalla morte molte giovani donne. Un feroce serial killer pensa la popolazione e la polizia londinese, ma gli eroi che sconfissero Dracula non la pensano così e il dubbio comincia ad insinuarsi nelle loro menti: che il Conte non sia davvero morto?

Undead, seguito delle vicende di Dracula, si discosta di molto dallo stile di Bram Stoker, il gotico si mescola al poliziesco-investigativo, al mistero vengono date spiegazioni scientifiche, alle domande lasciate in sospeso viene data una risposta e al Conte Dracula viene finalmente data la possibilità di esprimersi in prima persona.

Undread è la realizzazione del sogno di una vita e il dono che offro a tutti gli appassionati del genere horror. Spero di aver realizzato, insieme a Dacre, un libro al tempo stesso moderno e vicino alla visione gotica di Bram. So di essere molto fortunato: il mio nome sarà, in qualche modo, collegato a quello del mio eroe, Bram Stoker, l'inventore dell'horror moderno.”

A parlare è Ian Holt, da sempre fan di Dracula e di Bram Stoker che, rimasto inorridito dalle trasposizioni cinematografiche del romanzo del suo idolo, era deciso a ridare al nome Stoker la giusta notorietà. Fu proprio Holt a convincere uno Stoker della bontà della sua iniziativa.

Conobbi Dacre Stoker, il pronipote di Bram, e gli sottoposi il mio progetto di un sequel, che all'epoca concepivo ancora come la sceneggiatura di un film. Lui rimase favorevolmente colpito dalla mia idea, ma mi suggerì di iniziare con un libro, e io acconsentii con entusiasmo a scrivere insieme a lui. Dacre contattò diversi membri della sua numerosa famiglia, illustrando loro il nostro progetto. Quando si resero conto che le nostre intenzioni erano cristalline e che il libro sarebbe stato il frutto di un profondo amore per l'opera originale, ci accordarono, finalmente, il loro consenso.”
Undead. Gli immortali

Il romanzo che ne viene fuori è davvero un ottimo romanzo, da principio risulta difficile allinearsi con la storia narrata, fatto questo dovuto alle aspettative e alla fama di Dracula a cui Undead si allaccia. Una volta però montati in sella a questo romanzo non lo si abbandona più se non all'ultima pagina, ammirando il coraggio dei questi due autori.

L'insinuarsi di fatti reali e personaggi realmente esistiti, tra i quali lo stesso Bram Stoker, sono perle elegantemente incastonate nel romanzo che lo hanno arricchito dandogli concretezza, e mantenendo l'intento di Bram Stoker, ovvero di mettere il dubbio al lettore che la storia narrata non sia frutto di invenzione ma realmente accaduta.

Il Conte Dracula che emerge da questo romanzo, è un Conte molto diverso da quello conosciuto in Dracula, diverso e allo stesso tempo simile. Se in Dracula abbiamo conosciuto il Conte attraverso le parole dei vari personaggi, qui invece conosciamo il Conte attraverso le sue parole e riusciamo a vedere finalmente quello che Mina doveva aver sempre visto.

Un Conte Dracula più umano degli stessi esseri umani che lo combattono, fatto che forse deluderà i fan di questa grandiosa creatura leggendaria, ma che, allo stesso tempo, non si può non apprezzare. Dice Holt a riguardo:
Dacre Stoker (a sinistra) e
Ian Holt (a destra)

Alcuni, leggendo il nostro romanzo, potrebbero sottolineare che il nostro Dracula non è il cattivo assoluto. Nel libro di Bram, il conte veniva descritto solo attraverso gli occhi dei suoi nemici, nei diari e nelle lettere della compagnia degli eroi. Dacre e io, invece, abbiamo deciso di dargli la parola e di presentarlo come un complesso antieroe. Alcuni continueranno a percepirlo come malvagio, ma noi gli abbiamo dato la possibilità di mostrare un lato diverso. Quindi non abbiamo modificato la visione di Bram; abbiamo semplicemente offerto un altro punto di vista. Questa scelta ci ha anche aiutato a rendere la nostra storia fresca e vitale.”

Si, perché di critiche negative il libro ne ha ricevute molte, alcuni lettori hanno anche ritenuto che il bravo pronipote volesse solo guadagnare sulle spalle della fama di Bram Stoker, ma se avesse saputo le vicissitudini dietro al Dracula, probabilmente avrebbe guardato questo Undead con occhi diversi: uno sforzo e un tributo ad un uomo che ha creato un essere leggendario, che scrisse altri 22 libri per lo più sconosciuti e che trovò il vero successo e la vera notorietà solo dopo morto.

Undead potrà avere tolto un po' di mistero e di smalto leggendario al Conte, ma questi due autori hanno creato un romanzo di tutto rispetto anche solo per le intenzioni e la volontà che li hanno mossi a scrivere, regalando ai lettori un "nuovo" Conte Dracula davvero epico.

31/01/14

La probabile soluzione ad uno dei grandi misteri della storia

Allacciate le cinture signore e signori e preparatevi ad un viaggio a ritroso nel tempo, fino alla nebbiosa Inghilterra del 1888, nel quartiere di Whitechapel, ai confini della City, cuore del'Est End e anima popolare della Londra vittoriana.

Forse qualcuno di voi ha già intuito di chi sto per parlarvi e magari anche del libro a cui mi riferisco, ma per chi non lo avesse ancora intuito facciamo le presentazioni. L'autrice è Patricia Cornwell, che più o meno tutti conosciamo per i suoi thriller, questa volta però alle prese con una vera indagine, un cold case sul serial killer più leggendario della storia: Jack the Ripper, ovvero Jack lo Squartatore.
Ritratto di un assassino

Con il suo Ritratto di un assassino: Jack lo Squartatore – Caso chiuso la Cornwell espone la sua teoria sulla vera identità dell'assassino che terrorizzò la Londra ottocentesca utilizzando prove, esami e perizie, da lei stessa pagate, per dimostrare che la sua teoria è esatta.

Prima di dedicarci al libro però facciamo qualche passo indietro, giusto per farci un'idea della situazione nella quale la Cornwell si è tuffata. Nel 1888 Jack lo Squartatore seminò la morte tra le prostitute di Londra, le vittime a lui attribuite sono cinque, ma in molti ritengono che il numero sia di gran lunga superiore. I sospetti sull'identità di Jack sono stati molteplici, aumentando nel corso del tempo, senza però trovare mai delle prove schiaccianti che permettessero di associare un volto al serial killer, così che ancora oggi nessuno sa chi sia davvero Jack lo Squartatore.

E' in questo scenario tra dubbio e leggenda che la Cornwell afferma, dove polizia e investigatori hanno fallito, di aver scoperto la vera identità di Jack lo Squartatore, ovvero il pittore impressionista e bohémien Walter Sickert. Partendo da questa sua insita certezza, la Cornwell ha cominciato a scavare nella vita del pittore e nelle prove relative al caso di Jack lo Squartatore, arrivano alla conclusione che i due sono la stessa persona.
Patricia Cornwell

Al di là che possa avere ragione oppure no, al di là del che nessuno pare avergli dato credito per le sue ricerche, e al di là che abbia speso circa 6 milioni di dollari per le sue ricerche, resta il fatto che il libro è ben scritto. Con il suo modo di scrivere semplice e narrativo, sa trasportare il lettore nella Londra di quel tempo, analizzando l'ambiente storico, la psiche di Walter, le prove del caso e, sviscerandole una per una, ci spiega come sia arrivata alla conclusione che Sickert è lo Squartatore.

Che abbia ragione? Che l'abbia fatta in barba a tutti quelli che, in 126 anni, si sono lambiccati il cervello per trovare una soluzione al mistero? Chi può dirlo con certezza, non spetta che leggere il libro e farsi una propria opinione.

Chissà se un giorno sapremo mai con certezza la vera identità di Jack lo Squartatore o vivremo nel dubbio come per l'omicidio di Kennedy.
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