Il-Trafiletto
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13/11/14

In viaggio per Londra a caccia di Jack...lo squartatore

Non c'è nulla che possa spegnere gli echi della torbida ed inquietante storia di Jack lo squartatore, efferato serial killer che seminò terrore nella capitale londinese intorno la fine del XIX secolo! Ogni tanto, per un motivo o per un’altro ci si ritrova sulle sue tracce. 


Cronologicamente l'ultima volta che fu riproposta, fu esattamente lo scorso mese di settembre, durante un'operazione dove sono stati eseguiti accertamenti in pieno stile CSI. Sembra che a sguito tali esami, abbiano scoperto la vera identità del misterioso killer. Proprio cosi, perché Jack è un nome di fantasia, dato a quell’ombra misteriosa che colpiva nelle brumose notti londinesi nei vicoli malfamati del quartiere di Whitechapel.

La storia di per se appare essere semplice e terribile al tempo stesso: nell'arco di pochi mesi, a partire dall’agosto del 1888 fino al mese di novembre, si verificarono omicidi che per modalità e fattezze hanno assunto il carattere efferato del personaggio stesso, riguardo delle prostitute uccise tutte nella stess identica maniera: sgozzate e tremendamente mutilate. Gli omicidi compiuti da questo killer ebbero un enorme eco in tutto il continente europeo, e la stampa dedicò molteplici pagine riguardo i suddetti delitti; fu il primo incredibile caso di cronaca nera, che fu seguito dai giornali, e in maniera fobica dal pubblico. Vennero sospettati in molti, ma nessuno degli indiziati fu mai dichiarato colpevole e per più di un secolo gli omicidi restarono irrisolti. Improvvisamente però, ecco il colpo di scena, degno del miglior thriller cinematografico: attingendo agli appunti dei poliziotti che avevano indagato (conservati nel Museo del Crimine di Scotland Yard) e grazie al contributo delle tracce biologiche trovate su uno scialle di lana che pare appartenesse a Catherine Eddowes, una delle vittime, si sono fatte le analisi sul DNA dei discendenti degli indiziati, fino a che non si è trovato un riscontro: Jack lo squartatore sarebbe, dunque, un giovane barbiere ebreo immigrato polacco, Aaron Kominski.

Il quartiere di Whitechapel, nell’East End di Londra, si trova leggermente a nord della Torre di Londra: una zona centrale e ricca di movimento commerciale, al punto tale che pare difficile ed inverosimile che nel secolo passato si trovava in uno stato estremamente povero, dove vivevano famiglie poverissime e vigeva lo sfruttamento dei minori e la prostituzione. L'unico rifugio e conforto a tale condizione di miseria e povertà era l’alcolismo. La zona dovette subire forti bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale e oggi viene soprannominata Banglatown in quanto vi abita una cospicua comunità indiana, i cui ristoranti e botteghe profumano di curry ogni via e le strade. Effettivamente ancora oggi determinate caratteristiche che erano proprie del quartiere nel tardo ottocento restano intatti: una zona abitata in gran parte da immigrati (che un secolo fa provenivano nella stragrande maggioranza da altri Paesi europei), con numerose stradine e vicoli sporchi, simili a corridoi, che collegavano fra loro le case e le strade principali. Tra l’altro gli edifici spesso non avevano neanche il portone, quindi era possibile fuggire o nascondersi molto facilmente.

Ed è esattamente di sera che nel quartiere di Whitechapenel, intorno le 19.00, che vengono messi in piedi i tour guidati, pure in lingua italiana, proponendo un percorso che conduce ai luoghi dove trovarono la morte, venendo uccise le cinque donne. Si parte dala fermata della metropolitana di Aldgate East, dove ci si introduce in direzione di Whitechapel High Street tagliando per il Commercial Road, dando il via all’esplorazione delle vie secondarie; Gunthorpe Street conserva ancora il suo aspetto ottocentesco. Il percorso prosegue alternando modernissime architetture in vetro a fabbriche in mattoni in disuso, toccando i luoghi dove avvennero i terribili omicidi.
Londra, sulle orme di Jack lo squartatore
Londra, sulle orme di Jack lo squartatore

Le donne uccise si chiamavano Mary Ann Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e di Mary Jane Kelly, avevano parecchie caratteristiche in comune: non esattamente giovanissime, sposate ma scappate dal marito per violenza subita, con molti figli, e rigorosamente alcolizzate. Il loro unico modo per potere sopravvivere era la vendita di fiammiferi oppure la prostituzione. Il killer riuscì a scappare alla polizia anche perché, pensando forse di essere imprigionato, fermò improvvisamente la serie di delitti: l’uso di armi da taglio, come coltelli o rasoi, aveva indirizzato Scotland Yard a concentrare le ricerche su barbieri, macellai e conciatori, che utilizzavano tali attrezzi come strumenti del mestiere.

Anche se appare quasi scontato che sia stata rinvenuta la vera identità del serial killer, se volete provare il brivido della paura, quando vi ritroverete ad andare a Londra non dimenticate di seguire questo itinerario: si narra che negli angoli ancora intatti, in quelle piazzette deserte che nelle sere più fredde e nebbiose emanano un brivido senso di inquietudine come se fossero ancora illuminate dai fiochi lampioni a gas, sia ancora possibile scorgere l’ombra di Jack che scivola furtiva.

30/09/14

Il quadro specchio dell'anima

E' nella Londra di fine ottocento quella in cui vi porto oggi. Tra le nebbie e le pioggerelline leggere, tra uomini e donne della borghesia, tra banchetti e feste, fra i vizi e gli eccessi. In questo viaggio però non siamo soli, a farci da cicerone un personaggio di prim'ordine, che fece discutere la società dell'epoca in cui visse, ma che lasciò ai posteri opere di grande valore e importanza.
Ecco a voi cari lettori Oscar Wilde con il suo libro, forse più famoso, Il ritratto di Dorian Gray.

“Dalle ombre irreali della notte torna a noi la vita reale che conosciamo. Dobbiamo riprenderla da dove l'avevamo lasciata, e in noi si insinua il senso terribile di un'energia che deve continuare nello stesso monotono circolo di abitudini stereotipate; o magari il desiderio violento che una mattina i nostri occhi possano aprirsi su un mondo che nell'oscurità è stato rimodellato per il nostro piacere, in cui le cose si diano nuove forme e colori, siano diverse o abbiano altri segreti, un mondo in cui il passato abbia poca o nessuna importanza, o comunque sopravviva in forme ignare di obblighi o rimpianti, avendo il ricordo della gioia la sua amarezza, e quello del piacere la sua pena.”
Il ritratto di
Dorian Gray

Dorian Gray è un giovane di bell'aspetto, che come una tela bianca occupa il suo tempo coltivando eleganza e amicizie. Ma sarà l'incontro con due uomini a cambiare il corso della sua vita. Il primo è il pittore Basil Hallward, che folgorato dalla bellezza del ragazzo, decide di fissare per sempre su una tela la bellezza che il tempo condannerà inesorabilmente al declino. Il secondo uomini è invece Lord Henry Wotton uno scettico e un narcisista, amante della vita e del piacere, e che finisce per corrompere l'animo buono di Dorian conducendolo una una strada fatta di eccessi. Con il trascorre degli anni e degli eccessi a cui Dorian sembra concedersi senza riserve, si rende conto che a portare il peso del trascorre del tempo e delle sue colpe non il suo corpo e la sua bellezza, bensì, il suo io raffigurato nel quadro dipinto dal suo amico pittore.

“L'anima mi mandai negli altri spazi i misteri a scoprir del mondo eterno ed ella a me tornò così dicendo: io sono il Paradiso e son l'Inferno.”

Il ritratto di Dorian Gray fu pubblicato per la prima volta nel 1890, ma in volume solo nel 1891, con numerosi capitoli aggiuntivi che, a parere della critica, ne rovinarono la scorrevolezza e l'autenticità. Al di là dei capitoli aggiunti o meno, Il ritratto di Dorian Gray è uno di quei romanzi talmente pregni di significati da non sapere bene da che parte cominciare.

Cominciamo allora con il dire che, sotto taluni aspetti, Il ritratto di Dorian Gray, prende spunto dalla leggenda del Faust. Dorian infatti sembra aver ceduto la propria anima al diavolo in cambio dell'eterna giovinezza, della libertà di poter fare qualunque cosa, anche la più perversa e raccapricciante, senza che la sua straordinaria bellezza venga mai intaccata. Unico specchio della realtà di Dorian è quel quadro, dipinto con amore, che inesorabile grida la verità, tanto che Dorian non può tollerarne la vista.

I personaggi principali della storia, Basil e Henry, rappresentano i due piatti della bilancia, le due forze che costituiscono l'essere umano. Basil rappresenta il bene, la bontà, la morale e la coscienza; Henry invece rappresenta il diavolo tentatore, lui è il peccato, la ricerca del piacere senza prezzo e senza conseguenze. Dorian si trova nel mezzo, spinto e strattonato da queste due forze, se da principio però sembra essere attirato da Basil ecco che il fascino tutto particolare di Henry lo incanta e lo attira, gli fa compiere il primo passo, ma la discesa lungo la via per la perdizione Dorian la compie tutto da solo, così come l'atto finale.

“L'esperienza non aveva alcun valore etico, era semplicemente il nome che gli uomini davano ai loro errori. Di regola, i moralisti l'avevano ritenuta un avvertimento, avevano sostenuto che essa aveva una certa efficacia nella formazione del carattere, l'avevano esaltata come qualcosa che ci insegnava la via da seguire e ci mostrava quella da evitare. Ma nell'esperienza non c'è forza motrice. Come causa attiva aveva lo stesso infimo valore della coscienza. In realtà dimostrava solo che il nostro futuro sarà uguale al nostro passato e che il peccato che abbiamo commesso una volta, con disgusto, lo ripeteremo molte volte con gioia.”
Oscar Wilde

Un romanzo incentrato sulla bellezza, bellezza che però maschera il reale aspetto delle cose e delle persone, così che niente è come appare alla vista. La bellezza fu anche la chiave, il filo conduttore della vita di Wilde, vissuta all'insegna dell'anticonformismo, ignorando ogni morale e ogni buonsenso, vivendo la propria vita semplicemente come desiderava che fosse: un'opera d'arte.
Ne Il ritratto di Dorian Gray c'è quindi molto dello stesso Wilde che, in una lettera all'amico Robert Ross scrisse: Basil Hallward è quello che credo di essere, Henry Wotton è come il mondo mi dipinge e Dorian Gray è quello che mi piacerebbe essere.

Con maestria e abilità, Oscar Wilde ci regala così una storia straordinaria, fatta di luci e ombre, di bellezza e peccato. Attraverso la bocca di Henry, Wilde, oltre a regalarci pungenti aforismi per cui è famoso, ci immerge nella società di allora, dove i più grandi peccatori erano proprio i ferventi moralisti, dove i vizi venivano mascherati dalla confortante maschera del bon ton. Niente è come appare appunto, proprio come la bellezza di Dorian.

“Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto.”

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, le informazioni generali del libro e le citazioni sono state prese dalla Wikipedia)

11/04/14

La sfida di due autori per un tributo al grande Stoker

Sopravvissuti illesi e senza morsi sul collo al nostro primo incontro con diabolico e crudele Conte Dracula, eccoci pronti a ributtarci nelle fumose e pericolose vie di Londra con il libro Undead – Gli immortali di Dacre Stoker e Ian Holt.

Siamo nell'Inghilterra degli inizi novecento. Sono passati 25 anni da quando il gruppo di cacciatori di vampiri aveva sconfitto il Conte Dracula. Ognuno di loro ha cercato di rifarsi una vita come meglio poteva dopo gli orrori che aveva vissuto. Il passato però sembra non voler rimanere alla spalle, perché Londra è sconvolta dalla morte molte giovani donne. Un feroce serial killer pensa la popolazione e la polizia londinese, ma gli eroi che sconfissero Dracula non la pensano così e il dubbio comincia ad insinuarsi nelle loro menti: che il Conte non sia davvero morto?

Undead, seguito delle vicende di Dracula, si discosta di molto dallo stile di Bram Stoker, il gotico si mescola al poliziesco-investigativo, al mistero vengono date spiegazioni scientifiche, alle domande lasciate in sospeso viene data una risposta e al Conte Dracula viene finalmente data la possibilità di esprimersi in prima persona.

Undread è la realizzazione del sogno di una vita e il dono che offro a tutti gli appassionati del genere horror. Spero di aver realizzato, insieme a Dacre, un libro al tempo stesso moderno e vicino alla visione gotica di Bram. So di essere molto fortunato: il mio nome sarà, in qualche modo, collegato a quello del mio eroe, Bram Stoker, l'inventore dell'horror moderno.”

A parlare è Ian Holt, da sempre fan di Dracula e di Bram Stoker che, rimasto inorridito dalle trasposizioni cinematografiche del romanzo del suo idolo, era deciso a ridare al nome Stoker la giusta notorietà. Fu proprio Holt a convincere uno Stoker della bontà della sua iniziativa.

Conobbi Dacre Stoker, il pronipote di Bram, e gli sottoposi il mio progetto di un sequel, che all'epoca concepivo ancora come la sceneggiatura di un film. Lui rimase favorevolmente colpito dalla mia idea, ma mi suggerì di iniziare con un libro, e io acconsentii con entusiasmo a scrivere insieme a lui. Dacre contattò diversi membri della sua numerosa famiglia, illustrando loro il nostro progetto. Quando si resero conto che le nostre intenzioni erano cristalline e che il libro sarebbe stato il frutto di un profondo amore per l'opera originale, ci accordarono, finalmente, il loro consenso.”
Undead. Gli immortali

Il romanzo che ne viene fuori è davvero un ottimo romanzo, da principio risulta difficile allinearsi con la storia narrata, fatto questo dovuto alle aspettative e alla fama di Dracula a cui Undead si allaccia. Una volta però montati in sella a questo romanzo non lo si abbandona più se non all'ultima pagina, ammirando il coraggio dei questi due autori.

L'insinuarsi di fatti reali e personaggi realmente esistiti, tra i quali lo stesso Bram Stoker, sono perle elegantemente incastonate nel romanzo che lo hanno arricchito dandogli concretezza, e mantenendo l'intento di Bram Stoker, ovvero di mettere il dubbio al lettore che la storia narrata non sia frutto di invenzione ma realmente accaduta.

Il Conte Dracula che emerge da questo romanzo, è un Conte molto diverso da quello conosciuto in Dracula, diverso e allo stesso tempo simile. Se in Dracula abbiamo conosciuto il Conte attraverso le parole dei vari personaggi, qui invece conosciamo il Conte attraverso le sue parole e riusciamo a vedere finalmente quello che Mina doveva aver sempre visto.

Un Conte Dracula più umano degli stessi esseri umani che lo combattono, fatto che forse deluderà i fan di questa grandiosa creatura leggendaria, ma che, allo stesso tempo, non si può non apprezzare. Dice Holt a riguardo:
Dacre Stoker (a sinistra) e
Ian Holt (a destra)

Alcuni, leggendo il nostro romanzo, potrebbero sottolineare che il nostro Dracula non è il cattivo assoluto. Nel libro di Bram, il conte veniva descritto solo attraverso gli occhi dei suoi nemici, nei diari e nelle lettere della compagnia degli eroi. Dacre e io, invece, abbiamo deciso di dargli la parola e di presentarlo come un complesso antieroe. Alcuni continueranno a percepirlo come malvagio, ma noi gli abbiamo dato la possibilità di mostrare un lato diverso. Quindi non abbiamo modificato la visione di Bram; abbiamo semplicemente offerto un altro punto di vista. Questa scelta ci ha anche aiutato a rendere la nostra storia fresca e vitale.”

Si, perché di critiche negative il libro ne ha ricevute molte, alcuni lettori hanno anche ritenuto che il bravo pronipote volesse solo guadagnare sulle spalle della fama di Bram Stoker, ma se avesse saputo le vicissitudini dietro al Dracula, probabilmente avrebbe guardato questo Undead con occhi diversi: uno sforzo e un tributo ad un uomo che ha creato un essere leggendario, che scrisse altri 22 libri per lo più sconosciuti e che trovò il vero successo e la vera notorietà solo dopo morto.

Undead potrà avere tolto un po' di mistero e di smalto leggendario al Conte, ma questi due autori hanno creato un romanzo di tutto rispetto anche solo per le intenzioni e la volontà che li hanno mossi a scrivere, regalando ai lettori un "nuovo" Conte Dracula davvero epico.

08/04/14

I danni del diritto d'autore

Salite in carrozza cari lettori, perché questa settimana faremo un lungo viaggio che ci porterà dalle lontane e tenebrose terre della Transilvania, alle vie brulicanti di vita di una Londra vittoriana. Dai, che avete già capito il libro di cui vi parlerò, non è così? E allora armatevi di aglio, acqua santa e paletti di frassino e sfogliamo insieme le pagine del Dracula di Bram Stoker.

Il romanzo dello scrittore irlandese è uno degli ultimi (se non addirittura l'ultimo) grandi romanzi gotici, dopo Stoker infatti le ambientazioni gotiche, dalle tinte cupe e misteriose, si sono diluite, mescolandosi ad altri generi e perdendosi nel vasto panorama letterario. Magari mi sbaglierò, ma di libri gotici puri non se ne scrivono più, se così non fosse fatemi pure qualche titolo.

Gary Oldman in Dracula
Non divaghiamo e torniamo al libro. Dracula è un libro con una storia sfortunata, non per la trama in se, che credo tutti conosciate anche solo per sentito dire o per la miriade di film e serie tv che ci hanno ricamato sopra, ma proprio le vicende accadute dietro le quinte, quelle che solitamente il lettore non conosce.

Bram Stoker morì prima che Dracula ricevesse i giusti riconoscimenti. Le vendite dell'opera erano talmente esigue all'epoca della sua scomparsa che la vedova, Florance Balcombe, pensava che non avrebbe mai beneficiato economicamente delle fatiche del marito, finendo per vivere in ristrettezze per il resto della sua vita. Va ricordato che Stoker impiegò quasi sette anni per scrivere il suo romanzo più conosciuto (si, ne ha scritti molti altri). Dieci anni dopo la morte di Stoker, invece, il pubblico cominciò ad accorgersi del suo talento letterario. La diffusione dei racconti del terrore incrementò le vendite di Dracula, e Stoker fu finalmente riconosciuto come il progenitore del genere horror.

Fin qui sembra il lieto fine per l'autore e la sua discendenza, ma qui il destino decide di giocare qualche tiro mancino. Dal libro cominciano a nascere musical e film, la Universal Studios era una di quelle società cinematografiche che volevano trasporre il libro in un film, così avevano stipulato un accordo con la vedova di Stoker. Dopo la firma del contratto però Florance scoprì che Stoker non aveva soddisfatto uno dei requisiti dell'ufficio per il diritto d'autore statunitense, il che aveva reso Dracula di pubblico dominio negli Stati Uniti sin dal 1899. Così, da allora in poi, Florance dovette accontentarsi dei diritti d'autore britannici. E, da allora in poi, gli Studios americani furono liberi di fare ciò che volevano della storia e dei personaggi di Stoker, rendendoli talvolta così lontani dalla volontà dell'autore che suppongo lo stesso Stoker si fosse rivoltato nella tomba più di una volta.
Bram Stoker

La famiglia Stoker non venne più interpellata in merito a nessuna delle centinaia di versioni cinematografiche del Dracula realizzate nel secolo successivo, come si sul dire oltre al danno anche la beffa, anche perché la maggior parte delle persone finì per conoscere l'opera di Stoker solo tramite il film e non attraverso il libro che, il più delle volte, venne dimenticato in qualche angolo polveroso di biblioteche e librerie.

Quindi com'è questo libro dal vissuto così difficile? Il Dracula di Stoker è strutturato in forma di stralci di diari e di lettere, uno stile insolito e difficile da gestire, ma che permette una narrazione corale della vicenda e dei personaggi che ne fanno parte. I personaggi, schierati nettamente in due fazioni (il bene e il male), sono tutti ben delineati e caratterizzati, ciascuno con il proprio modo di agire e di pensare. Cosa dire poi del famoso Conte Dracula? Il Conte Dracula lo conosciamo, all'interno del romanzo, solo attraverso ciò che gli altri personaggi dicono di lui. Stoker non lo fa mai parlare direttamente, quindi dobbiamo fidarci di ciò che gli altri dicono del Conte per sapere com'è.

All'interno c'era un vecchio, alto, sbarbato ma con lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi: neppure una nota di colore in tutta la sua persona. Teneva in mano un'antica lampada d'argento, la cui fiamma ardeva senza un tubo né un globo di sorta, e proiettiva lunghe, tremule ombre mentre oscillava nella corrente della porta aperta.”
Dracula

Nonostante ciò, il Conte Dracula creato da Stoker è una creatura complessa e misteriosa, piena di contraddizioni: ora nobiluomo erudito e raffinato, subito dopo bestia feroce dominata da istinti primordiali; ora pronto ad abbracciare la modernità del secolo in cui si trova a vivere, il momento dopo è pronto a respingere tutto quanto per riportare il mondo al secolo in cui era nato.

Il Conte Dracula rappresenta il cattivo assoluto, senza sfumature di bontà o possibili redenzioni, mentre gli eroi del romanzo solo il bene, puro e inattaccabile. Solo Mina sembra oscillare ora in una, ora nell'altra fazione: che abbia visto qualcosa nel Conte che a tutti gli altri è sfuggito?

Il romanzo di Stoker presenta anche notevoli incongruenze, probabilmente dovute al fatto che il povero Stoker aveva fretta di darlo alle stampe, nonché questioni irrisolte alle quali l'autore non rimediò mai e che aiutarono anche ad aumentare il mito del Conte Dracula.

Molti altri libri sono stati scritti nei quali compare il Conte Dracula, e tra tutti questi ne esiste uno che può definirsi a tutti gli effetti il seguito del romanzo di Stoker. Vi starete domandando perché fra tanti proprio quello lo si può definire il seguito, molto semplice, perché a scriverlo è il pronipote di Bram Stoker.

Di questo romanzo però vi parlerò al prossimo appuntamento con la mia rubrica, e ora che sapete chi è il Conte Dracula, Bram Stoker e la storia dietro al suo romanzo, non fate che io debba ancora sentire la domanda “Ma chi era Stoker? Un fumettista?” quando google ne festeggia l'anniversario!

19/02/14

Tutto gratis tranne il tempo | Apre a Londra lo Ziferblat un caffè...innovativo!

Tutto gratis, tranne il tempo! Apre a Londra lo Ziferblat un caffè...innovativo! Vi starete chiedendo: ma di cosa si tratta?

Orbene, trattasi di un locale dove troverete tutto gratis per l'appunto, tranne il tempo in quanto chiunque entri, dovrà prendere una delle tante sveglie sullo scaffale posto all’ingresso che servirà per prendere nota dell’orario, poi potrà rimenere per quanto tempo vuole, consumando quanti caffé desidera, o bevande, frutta, biscotti e altri spuntini: il tutto gratuitamente. Al termine pagherete in base al tempo che si é trascorso nel locale.

Il prezzo é di 3penny al minuto, 1,80 sterline all’ora più o meno 2,20 €, senza un tempo minimo di permanenza. Lo Ziferblat di Londra é il debutto in Europa occidentale di una catena russa che conta giá 10 locali a Mosca, San Pietroburgo, Kiev e altre cittá dell’ex Unione Sovietica (il nome significa ‘quadrante’ in russo). Nato quasi per caso, vuole essere l’opposto di catene come Starbucks dove notoriamente molti clienti comprano una solitaria tazza di caffé, si piazzano con il cellulare e il tablet per utilizzare la connessione wifi gratuita, rimanendo lí per ore.
Lo Ziferblat di Londra

L’abitudine a trasformare i bar in una sorta di ufficio si sta pian piano consolidando al punto tale che ha dato vita ad un neologismo: il coffice. In questo caso invece l’obiettivo é quello di creare un centro sociale, un luogo dove la gente puó lavorare se vuole ma puó anche chiacchierare e interagire. Chi vuole puó anche portarsi il cibo da casa e cucinarlo o scaldarlo nei micro-onde a disposizione. Il locale é spazioso e arioso e ha tanti tavoli e poltrone comode con un mix di moderno e vintage.

C’é anche un pianoforte che gli ospiti possono suonare, se gli altri clienti non hanno obiezioni. Si puó parlare, ballare, cantare, discutere, suonare e dipingere, tutto tranne bere alcolici, che sono severamente vietati.
“I londinesi hanno capito istantaneamente la nostra proposta, – spiega Ivan Mitin, 29 anni, il proprietario di Ziferblat. Ad esempio, lavarsi tazze e piatti non é obbligatorio, ma abbiamo notato che la gente non solo lo fa, ma lava anche i piatti degli altri.
Si comportano come inquilini temporanei in una casa condivisa. Noi consideriamo il pagamento per il tempo passato qui come una donazione per far proseguire questo esperimento. Il nostro é un progetto sociale, non un business model.”

17/12/13

Quando un banale scambio di regali da origine al caos

Il periodo Natalizio ormai imminente e la ricerca spasmodica di qualcosa da regalare sono il momento ideale per parlarvi di Un regalo da Tiffany. Come avrete notato, il titolo del libro di cui vi parlerò oggi nella mia rubrica, è molto simile alla prima recensione da me pubblicata, ma capirete presto che di simile c'è solo il titolo.

Un regalo da Tiffany
Ethan, sua figlia Daisy e la sua fidanzata Vanessa, sono a New York per il Natale, per mantenere la promessa di Ethan alla madre di Daisy prima che questa morisse. Con l'occasione Ethan decide che è arrivato il momento di fare il passo e chiedere a Vanessa di sposarlo e quale modo migliore se non con un anello di Tiffany?
Gary e la sua fidanzata Rachel sono anche loro a New York per Natale. Rachel gli ha regalato questo viaggio insieme e Gary ne sta approfittando per fare spese nonostante i problemi economici. All'ultimo momento, prima di tornare in albergo da Rachel, si ricorda di aver dimenticato il regalo di Natale per lei. Gary decide così di ripiegare con un gioiello da Tiffany, un braccialetto portafortuna che costi poco.
Tutto perfetto per entrambe le coppie, peccato che un piccolo incidente porti i due preziosi doni provenienti da Tiffany ad essere invertiti, dando una svolta inaspettata alle vite di tutti.

Una trama che gioca su un evento banale come lo scambio di doni, che genera però una valanga dalle conseguenze impensabili per tutti i protagonisti del romanzo. La tematica dello scambio viene frequentemente utilizzata nella tv, in film per bambini ma anche per quei film solitamente guardati dalle donne che gli uomini però detestano. Ritrovare questa stessa tematica in un libro è una sorpresa, banale ma originale allo stesso tempo.

Da New York a Londra, passando per Dublino e senza dimenticare anche un pizzico di Italia,
Melissa Hill
seguiamo il povero Ethan alle prese con il recupero del prezioso anello, se non per il significato e il valore affettivo, almeno per la cifra che ha dovuto spendere per un simile gioiello. Pochi sono i personaggi coinvolti in questa girandola di eventi, ciascuno di loro con le proprie caratteristiche e peculiarità, ben descritte e analizzate ma che risultano comunque un po' superficiali e banali, come se l'autrice non si fosse impegnata poi molto nell'inventarli.

Il vero protagonista del romanzo però rimane comunque il famigerato anello di Tiffany che scompare e appare nei luoghi più impensati, in grado di regalare amore e magia come nelle migliori favole natalizie. E' proprio l'atmosfera di magia natalizia a convincere di più in questo romanzo, dandogli la verve necessaria per non farlo risultare noioso e scontato.

Con un inizio un po' strascicato il romanzo decolla a metà per volare finalmente in un finale prevedibile ma allo stesso tempo rassicurante e piacevole. Se avete un'amica, una sorella o una fidanzata, che è anche un'inguaribile romantica, regalatele questo libro, lo apprezzerà sicuramente.

03/12/13

Un diamante da Tiffany

Con oggi comincia la mia rubrica dove vi propongo le recensioni dei libri che ho letto. Dato il periodo natalizio imminente e quindi la ricerca impellente di qualcosa da regalare, io vi propongo un libro: Un diamante da Tiffany di Karen Swan.

Un diamante da Tiffany
Il romanzo racconta la storia di Cassie e di come, il giorno del suo decimo anniversario di matrimonio, scopra che il marito, non solo ha una relazione con una sua carissima amica, ma hanno anche un figlio insieme. Travolta dal dolore Cassie decide di affidarsi alle uniche persone che le sono sempre state accanto e le hanno sempre voluto bene: le sue tre migliore amiche, inseparabili fin dall'infanzia. Per riprendersi dal dolore e rimettere insieme la sua vita Cassie trascorrerà un anno in loro compagnia, sei mesi con ciascuna di loro. La sua prima tappa sarà New York in compagnia di Kelly, poi sarà la volta di Parigi con Anouk ed infine Londra con Suzy. In ogni città Cassie imparerà qualcosa di nuovo su se stessa, soprattutto grazie alle particolari “liste” lasciategli da Henry il fratello di Suzy.

Dopo aver letto Un regalo da Tiffany, di cui vi parlerò, avevo cominciato a leggere questo romanzo con un po' di scetticismo: dati i titoli così simili, temevo che anche la storia narrata fosse molto simile, invece ho dovuto piacevolmente ricredermi, ritrovandomi così a leggere avidamente le 508 pagine di questo romanzo e ad apprezzare lo stile dell'autrice.

Cominciamo ad esaminare questo piacevole romanzo dalla trama sentimentale certo, ma anche frizzante, dolce che trascina il lettore alla scoperta di città diverse tra loro, ma tutte meravigliose nelle loro particolarità: New York nella sua veste glamour e città che non dorme mai; Parigi romantica e culinaria; Londra familiare e avvolgente. I colpi di scena non mancano, alcuni sono ovviamente prevedibili, ma non per una mancanza nella trama, quando per il genere stesso del romanzo, tuttavia l'autrice è riuscita a regalare anche eventi davvero inaspettati, in grado di cogliere di sorpresa anche il lettore più preparato.

Le vicende della protagonista sono un piacevole miscuglio tra tristezza, ironia, romanticismo,
Karen Swan
senza dimenticare quel pizzico di glamour che traspare ad ogni pagine e che da al romanzo quel tocco scintillante e magico che più si apprezza.
Particolare e piacevole è inoltre il suo modo di cogliere le essenze delle città che Cassie visita e vive. Di ogni città l'autrice riesce a coglierne l'anima e la vera natura, e leggendo il romanzo è impossibile non avvertire come tutto questo traspaia dalle pagine di questo piacevole libro. Le amiche stesse di Cassie, incarnano le città in cui vivono rappresentandone l'essenza in ogni fibra del loro essere, rendendole uniche e concrete.

In generale posso affermare che tutti i personaggi che compaiono in questo romanzo hanno una loro solida struttura caratteriale, con particolarità e sfumature sempre diverse e uniche, in grado di dare alla trama quello spessore necessario per emergere dal mediocre romanzo rosa, ed elevalo ad un libro che vale davvero la pena di essere letto.

Il titolo originale del romanzo, Christmas at Tiffany's, sarebbe stato forse più appropriato, ma tutto sommato ci possiamo accontentare anche della reinterpretazione italiana, dopotutto ci sono state traduzioni anche peggiori.

Tirando le somme posso affermare che, se dovete fare un regalo di Natale ad una donna ma siete ancora in alto mare, Un diamante da Tiffany vi salverà da un regalo sbagliato o sgradito, riuscendo ad addolcire anche la più cinica delle lettrici.

08/11/13

Notizie dalle Borse: pillole dell'andamento economico

Chiude invariata per la Borsa di Francoforte. L'indice Dax è a 9.078,28 punti.
Chiude in rosso la Borsa di Parigi dopo che Standard & Poor's ha tagliato il rating della Francia.
L'indice Cac 40 cede lo 0,48% a 4.260,44 punti.
Chiude positiva la Borsa di Londra.
L'indice Ftse-100 segna +0,17% a 6.708,42 punti.
Seduta positiva per la Borsa di Milano: l'indice Ftse Mib ha chiuso in crescita dello 0,52% a 18.961 punti.
Piazza Affari ha preso male i conti dei nove mesi di Finmeccanica (perdita di 136 milioni), con l'amministratore delegato, Alessandro Pansa, che ha individuato ''il nostro problema'' in Ansaldo Breda: il titolo, partito male dall'inizio della giornata, ha chiuso in calo del 5,99% a 5,1 euro. Molto bene invece Ansaldo Sts: +5,4%.
Borsa
Londra, Parigi, Milano, Francoforte
Telecom a picco in Borsa dopo i conti dei nove mesi e il piano industriale: il titolo, colpito dalle vendite per tutta la seduta, è sceso del 5,5% finale a 0,68 euro. Violenti gli scambi: sono passate di mano 861 milioni di azioni pari al 6,4% del capitale, con il titolo secondo gli operatori appesantito soprattutto dal rischio che alla scadenza del convertendo da 1,3 miliardi possa esserci una forte vendita di azioni provenienti proprio dal prestito.
Furla guarda alla Borsa ma non ha fretta. ''Stiamo valutando cosa fare'', ha spiegato l'a.d del gruppo Eraldo Poletto aggiungendo: ''Noi abbiamo la fortuna di non avere debiti, ci autofinanziamo, abbiamo la fortuna di essere in una posizione tale da poter decidere''.
Poletto ha poi sottolineato che la Borsa è uno ''strumento straordinario'' per crescere, ma ''bisogna essere organizzati per andare in Borsa, creare una governance e farlo in modo serio".

La periferia londinese si automatizza! Pronto il trasporto pubblico con un complesso sistema automatico

La periferia londinese si automatizza! Pronto il trasporto pubblico con un complesso sistema automatico.
La capitale del Regno Unito, dove sorge Milton Keynes, una delle città che sorgono a sud-est insieme a tutte le altre new towns della diaspora che circonda Londra, circa 230mila abitanti, ha iniziato ad adottare un sistema di trasporto pubblico rivoluzionario nel suo genere.
Il sistema prevede l'uso di veicoli automatici che provvederanno al trasporto di passeggeri alla destinazione desiderata, muovendosi su ruote gommate all'interno di percorsi protetti.
Il sistema di trasporto in questione si chiama "ULTra PRT", ovvero l'acronimo di ULT che sta per Urban Light Transit, cioè trasporto urbano leggero, e PRT per Personal Rapid Transit, trasporto rapido personale!
A dirla tutta questa metodologia di sistema fu già adottato nel 2011 dall'aeroporto londinese di Heathrow, ed è in allestimento anche nelle città indiane di Amritsar e Gurgaon. I veicoli, definiti "pod", ovvero capsule, assomigliano a delle ridottissime vetture della metropolitana e possono trasportare 4 persone ciascuno e i loro bagagli. Sono azionati da motori elettrici che si alimentano con una batteria che viene ricaricata alle stazioni, e possono raggiungere i 40 Km/h , ma la velocità di utilizzo sarà ridotta del 50 per cento quindi non si andrà oltre i 20 Km/h.
ULTra PRT

A guidarli è un sistema computerizzato fornito di sensori esterni di sicurezza, e gli spostamenti avvengono all'interno di percorsi dedicati, con protezione di guardrail che supportano il mantenimento della direzione. I viaggiatori potranno prenotare una corsa nelle stazioni attraverso un'applicazione per smartphone. Il sistema è stato realizzato inizialmente da Martin Lowson, che per commercializzarlo ha fondato la Advanced Transport Systems, poi ribattezzata ULTra. L'utilizzo di tecnologie consolidate permette di sostenere anche se con una certa relatività, basso il costo, che si aggira intorno ai 3-5 milioni di sterline per chilometro di tracciato, inclusi i veicoli e le infrastrutture.

Il progetto di Milton Keynes dovrebbe entrare in funzione nel 2015 ed essere completato del tutto nel 2017. Sarà la prima volta che veicoli automatici avranno il permesso di circolare sulle strade del Regno Unito. L'investimento complessivo ammonterà a 65 milioni di sterline.
Il progetto fa parte di un'iniziativa del governo britannico alfine di  adottare tecnologie di trasporto pubblico alternative a quelle attuali che sono oltremodo inquinanti. La città di Milton Keynes è stata scelta per le sue strade particolarmente larghe che facilitano l'allestimento dei percorsi. Se l'esperimento avrà successo, si ipotizza di adottare questo tipo di trasporto pubblico anche in altre città, possibilmente con veicoli in grado di viaggiare anche su percorsi non protetti.
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