Il-Trafiletto
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16/10/14

"Europa ed Italia rischiano" | Is e Siria l'oggetto della conferenza video del Presidente degli Stati Uniti con gli alleati

"Europa e Italia sono a forte rischio"! L'azione opprimente dell'Is in Siria e in Iraq comporta notevoli rischi, sia per l'Europa che per l'Italia in particolare.


La forza d'urto che il movimento terroristico, pare poter coinvolgere anche altre squadre jihadiste e dell'estremismo islamico in aree non confinanti ai territori sotto controllo.

Urge dunque che l'Italia, di pari accordo con le Nazioni Unite e Unione Europea, conferisca la massima attenzione agli eventi che si susseguono e metta in atto ogni possibile rimedio per deterrere, in particolare, un'ulteriore conflitto intestino in Libia".

Toni preoccupati quelli che aleggiavano attorno alla nota diffusa dal Quirinale, a seguito il Capo dello Stato Italiano, ha guidato il Consiglio Supremo di Difesa a cui oltretutto hanno fatto parte, tutto lo stato maggiore italiano: il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro degli Esteri Federica Mogherini, il ministro degli Interni Angelino Alfano, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli.
La minaccia foreign fighters

"La minaccia causata dai famigerati foreign fighters - fa seguito il documento - fa apparire chiaro ed inequivocabile la necessità di un'ulteriore sforzo congiunto all'interno e senza alcuna soluzione di continuità, che vada sia sul fronte informativo, che su quello esecutivo, dai facenti parte dei dispositivi di sicurezza esterna e interna nazionali e internazionali. Dalla situazione attuale, appare chiara l'impellenza e l'imprescindibilità, anche se entro i limiti della insufficente disponibilità di risorse, di una rapida trasformazione delle nostre Forze Armate e dell'organizzazione europea della sicurezza".

Il Presidente del Consiglio, ieri ha discusso in videoconferenza l'azione della Coalizione riguardo l'opposizione all'espansione dello Stato Islamico in Siria è Iraq con il presidente deli Stati Uniti Barack Obama, quello francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ancor prima di discutere lo stato attuale della situazione con i leader e alleati europei, Obama ha tenuto una riunione privata lontano da occhi indiscreti e dal pubblico con i capi degli eserciti delle 20 Nazioni impegnate a fronteggiare l'Is, ove fra queste figurano ancora Italia, Turchia e Arabia Saudita. Mancava soltanto la frangia anti- Bashar al-Assad, in quanto che al breafing, hanno reso noto fonti ufficiali citate da Cnn, era "per soli Stati sovrani".


Pericolo Ebola prima di tutto | Il presidente USA annulla tutto per un vertice

Annullato tutto d'un tratto un impegno ufficiale, Barack Obama ha preferito rimanere alla Casa Bianca per assumere il controllo di un vertice anti-Ebola. 


Dalla Casa Bianca il Presidente Obama ha reso noto che l'impegno che lo voleva presente in maniera ufficiale a New Jersey e Connecticut è stato rinviato a data da destinarsi. "Nel pomeriggio il presidente indirà alla Casa Bianca una riunione del suo team che si occupa di coordinare su quale sia l'azione del governo USA all'epidemia di Ebola", ha fatto sapere il portavoce Josh Earnest.

Questa improvvisa decisione lascia intendere che la faccenda stai precipitando oltre modo, suscitando ansia e timori alla Casa Bianca dopo la notizia che una 2a infermiera sia stata infettata in Texas, risultando positiva a seguito l'aver prestato cure ad un paziente infetto, durante un viaggio in aereo il giorno prima del manifestarsi dei sintomi. In base alle informazioni avute, l'infermiera del Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas aveva usufruito del volo Frontier Airlines da Cleveland, Ohio, a Dallas-Fort Worth il 13 ottobre.

A porre rimedio al panico che negli states si sta diffondendo, l'altro ieri Obama ha affermato che un'epidemia di Ebola negli Stati Uniti è altamente improbabile.

Obama rinvia l'impegno
per coordinare un vertice anti-Ebola

11/09/14

I quattro punti sulla strategia di Obama per la "nuova guerra"

Barack Obama ha parlato ieri notte agli americano a reti unificate. Con tono ufficiale ma sobrio, ha annunciato al mondo intero di aver autorizzato una nuova guerra. La sua decisione di rispondere al gruppo Isis, di matrice islamica, con una campagna aerea. "Distruggere Isis"


 «l'America sconfiggerà la minaccia terroristica posta dall'Isis. Sarà alla guida di una coalizione per portare a termine l'obbiettivo indebolire e infine distruggere Isis attraverso una strategia di azione antiterroristica ».
Quel martedì 11 settembre del 2001, l'America fu attaccata dal terrorismo islamico che cambiò il corso della storia e oggi treci anni dopo la giornata viene segnata dall'inizio di una nuova guerra, frutto di una nuova alleanza. «C'è un principio di fondo nella mia presidenza – ha detto ancora Obama - chi minaccia l'America non troverà un posto sicuro dove rifugiarsi ...perciò ecco la mia strategia».

La strategia
Obama finalmente ha presentato agli americani la sua strategia, annunciandola in un importante messaggio alle nazioni. Un presidente che non voleva la guerra e sopratutto in Medio Oriente, presenta un discorso storico e riassume la sua strategia in quattro punti:
1) Ci saranno raid aerei sull'Iraq ma anche in Sisria. Obama minacciò attacchi aerei anno scorso, alla risposta dell'uso di armi chimiche da parte della Siria, mai portati a termine per una netta opposizione del Congresso e anche dell'opinione pubblica. Dopo aver visto la decapitazione di due americani, l'opinione pubblica ha cambiato idea e appoggia la strategia del suo presidente.

2) Affiancare e aiutare le forze curde e irachene sul campo. Saranno inviati altri 475 soldati in Iraq, ma solo per addestramento. Nessun militare al fronte per questa volta.

3) Questa guerra contro il terrorismo apre nuove possibilità di attacchi terroristici nel nostro paese. Con la presenza di "nationals" di cittadini occidentali o europei fra le file dell'Isis, è necessario intervenire in modo da non lasciargli libertà di azione. Obama porterà la questione al consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tra due settimane, durante l'assemblea generale dell'Onu.

immagine presa dal web
4) Quarto e ultimo punto l'aiuto per i rifugiati e i profughi sradicati dalle loro terre e dalle loro case dai terroristi islamici. Obama ha ritenuto sottolineare che non si tratta di una guerra all'Islam, ma a coloro i quali dimostrano crudeltà religiosa. Le loro azioni non hanno nulla a che fare con la religione.

 Infine, la coalizione: «Il Segretario di Stato John Kerry si è incontrato oggi con il nuovo governo iracheno e nei prossimi giorni sarà impegnato in un viaggio in Medio Oriente e in Europa per reclutare nuovi alleati, in particolare nel mondo arabo».

04/09/14

Steven Joel Sotloff si sfoga contro Obama e i poteri forti

Vi propongo il secondo messaggio mandato al presidente degli Stati Uniti Obama, da Steven Joel Sotloff, giornalista americano, prima di subire la pena della decapitazione.


Io sono Steven Joel Sotloff, vi lascio come testamento questo messaggio che spero qualcuno possa tradurre a tutto il mondo.

Caro presidente Obama, la vostra politica estera con l'intervento in Iraq doveva essere la preservazione delle vite e degli interessi americani, quindi perché io sto pagando il prezzo della tua interferenza con la mia vita? Non sono forse anche io un cittadino americano come te? Sono stati spesi miliardi di dollari della nostra gente e abbiamo perso migliaia di soldati nelle nostre truppe, in questo stupido combattimento contro lo Stato islamico, quindi, fai gli interessi del popolo a riaccendere questa guerra o di chi? 

Da quel poco che so di politica estera, mi ricordo un momento in cui non si poteva vincere le elezioni senza promettere di portare le nostre truppe via dall'Iraq e dall'Afghanistan e di chiudere le prigioni di Guantanamo, ma a quanto vedo: qui ci si sta ora, come ci si stava un tempo. 
Obama, sei quasi alla fine del tuo mandato, cosa hai fatto in questi anni? Hai solo ingannato il tuo popolo e lo stai facendo bruciare in una guerra economica e di poteri forti.
Guerra dei poteri forti


28/03/14

"Gocce" di notizie: Obama approva Renzi

 Barack Obama approva la linea tracciata dal presidente del Consiglio, pur sottolineandone le difficoltà. "Credo che il primo ministro, Matteo Renzi, debba prendere delle scelte difficili. 

Questa e' la natura dei leader politici e io sono fiducioso". Un colloquio, quello tra i due, che chiude la parte politica della visita a Roma del Presidente degli Stati Uniti. Obama apre la giornata con l'intenso colloquio con il Papa; segue un faccia a faccia con Giorgio Napolitano (definito ancora ieri "una roccia di stabilita'" dall'ambasciata di Via Veneto) e infine, appunto, Matteo Renzi. Il quale ne approfitta per insistere su alcuni temi caldi della politica interna italiana. "Dobbiamo avere il coraggio di semplificare i mercato del lavoro, dobbiamo rendere l'Italia un Paese bellissimo in cui fare nascere idee e business", dice, "Gli Stati Uniti possono essere un modello perche' in questi anni hanno scelto percorsi ambiziosi per ricostruire l'economia del proprio Paese".

 Obama  Renzi
I temi bilaterali, pero', sono altri. Innanzitutto, avverte Obama, "Non possiamo avere una situazione in cui gli Usa spendono piu' del 3% del Pil per l'utodifesa, e l'Europa l'1%". Ancora piu' chiaramente: "Tutti facciano la loro parte, non soltanto per il nostro beneficio, ma perche' anche l'Europa ha le sue necessita' di autodifesa". Un commento difficilmente equivocabile a quanto detto prima dal padrone di casa italiano, e cioe' che "nel rispetto della collaborazione con i nostri partner, verificheremo i nostri budget per poter intervenire in tutto il mondo e al contempo evitare gli sprechi". "Decisioni molti difficili", insiste Obama, attendono Renzi anche sulla questione ucraina. "Noi possiamo affrontare anche un'eventuale crisi energetica, abbiamo le risorse per farlo", replica il presidente del Consiglio, che rilanca chiedendo un "ulteriore appoggio affinche' la questione dei Maro' in India sia affrontata sul contesto internazionale". E, alla fine, l'immancabile riferimento personalistico: "Tutti sanno che per noi il presidente Obama non e' solo il presidente degli Stati Uniti, ma e' fonte di ispirazione e un modello da emulare".                                                            fpnte(AGI) .

11/02/14

Le love story dei presidenti fanno moda? Obama segue la moda?

Sembra che le love story dei presidenti vadano di moda. Il modo di concepire la moralità e l'etica è cambiata e le love story dei capi di stato non mettono più a rischio il loro potere. Anche Obama sembra aver percorso la corrente modaiola e voci insistenti lo vogliono amante di Beyonce


 Prima la miccia della presunta crisi con Michelle, poi la bomba: Obama e la cantante Beyonce avrebbero una relazione. In tema di scandali presidenziali anche Obama finisce nel mirino, questa volta proprio di un gossip tutto francese. A lanciarlo il paparazzo Pacal Rostain che stamane, intervistato da Europe 1 sul suo terzo libro 'Voyeur, Memoires Indiscrets du roi de paparazzi', ha gettato l'esca: "Sapete, in questo momento negli Usa sta succedendo qualcosa di enorme. Uscira' domani nell'edizione di Washington Post e riguarda una ipotetica relazione tra Obama e Beyonce. Vi assicuro che ne parlera' tutto il mondo".

Obama e Beyonce.
Il 'rumor' lanciato pero' non ha al momento avuto alcuna eco sulla stampa americana, neanche il sito di gossip 'Tmz' ha ripreso la notizia, cosi' come l'hanno ignorata i tabloid inglesi piu' pettegoli come 'Daily Mail' o il 'Sun'. Cinque giorni fa era stato pero' il National Enquire americano a lanciare i dubbi sulla tenuta del matrimonio presidenziale facendo addirittura trapelare che i due sarebbero stati sull'orlo del divorzio.

Ma ancora nessuna conferma. D'altro canto che la cantante americana sia molto amica di Obama non fa notizia, lui stesso un anno fa lo aveva confermato aggiungendo anche che la donna era in grande familiarita' con Michelle e con le sue due figlie. Intanto Rostain, uno dei piu' famosi fotografi scandalistici d'Oltralpe, ha fatto un passo indietro e parlando con Public.fr ha precisato: "Non ho mai detto che lo scoop uscira' domani". In realta' le sue parole a Europe 1 non lasciano dubbi e la tempistica del presunto scoop fa pensare: Hollande domani sara' alla Casa Bianca da 'single', appena uscito da uno scandalo mondiale. E' certo che un altro presidente chiacchierato lo farebbe sentire piu' a suo agio.
Rostaing, 56 anni, tra i più famosi paparazzi transalpini, è l’autore di numerosi scoop pubblicati dal settimanale Paris Match come le prime foto della storia d’amore tra l’ex moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, Cecilia, e il pubblicitario Richard Attias nel 2005. Fu anche l’autore dei primi scatti nel 1994 sulla figlia "segreta" dell’allora presidente Francois Mitterrand, Mazarine, o ancora quelle della principessa Carolina di Monaco con il tennista Guillermo Vilas.

15/01/14

"Andiamo a vivere su Marte"! Obama l'aveva promesso di portare l'uomo su Marte

"Andiamo a vivere su Marte"! Obama l'aveva promesso di portare l'uomo su Marte, e anche quel pazzoide di Elon Musk aveva dichiarato di essere interessato. Adesso si inizia a fare sul serio: l’International Academy of Astronautics ha dato il via al programma White Cosmics, con lo scopo unico di portare l’uomo su Marte.
Suolo marziano

Si tratta di una notizia di cui possiamo andare particolarmente fieri, in quanto che a capo del progetto di ricerca c’è l’italiano Giancarlo Genta, docente al Politecnico di Torino. Il team di scienziati coordinato da Genta, produrrà uno studio definitivo fra 2 anni, ma ha già presentato un documento preliminare al vertice dei presidenti delle agenzie spaziali in corso a Washington in questi giorni.

“La International Academy of Astronautics ha messo in piedi un gruppo di studio per produrre una ricerca riguardo a una missione umana su Marte”, si legge nel rapporto.
“Spiegheremo le motivazioni di una missione del genere, poi esploreremo gli aspetti umani e tecnologici e la ricerca ancora necessaria per costruire la tecnologia richiesta”.

Per portare l’uomo sul pianeta rosso, gli scienziati hanno individuato sei diversi tipi di approcci, ordinandoli per complessità crescente: missione fly-by, ovvero sia il passaggio ravvicinato vicino alla superficie; missione verso uno dei satelliti di Marte, da cui gli astronauti potrebbero telecomandare veicoli sulla superficie del pianeta; missione di breve durata (“flag-and-footprint”, come si dice in gergo, cioè “pianto una bandiera, lascio un’impronta e riparto”).
E tre tipi di missioni di lunga durata, con operabilità scientifiche ed esplorative diverse. Lo scopo finale di queste ultime è “un primo passo verso obiettivi più ambiziosi, come la colonizzazione”.

Le ragioni per cui bisogna andare su Marte, spiegano ancora gli scienziati, sono molteplici. Anzitutto c’è, naturalmente, il valore scientifico di una missione del genere. Ma anche interessi politici, nel senso che un progetto internazionale di questo tipo favorirebbe la cooperazione su larga scala tra paesi diversi e che “Marte potrebbe diventare un secondo pianeta per gli esseri umani”, contributi all’innovazione e allo sviluppo economico e aspetti sociali, come creazione di nuove imprese e posti di lavoro.

Gli scienziati, inoltre, sono convinti che il futuro economico e industriale della Terra è strettamente legato alle risorse extraterrestri: sarà indispensabile cercare gli elementi utili sugli asteroidi, sulla Luna e sul pianeta rosso. In un’intervista a La Repubblica, Genta ha spiegato che “per andare sul pianeta rosso ci vogliono ancora almeno 20 o 25 anni con una missione finanziata dalle agenzie spaziali”, sebbene “parlare di date sia molto pericoloso in questo campo. Di date ne sono già state fatte tante e alla fine si rischia di perdere credibilità”.

Per arrivare su Marte, afferma lo scienziato, sarà comunque prima necessario rifinire il know-how attuale, completando esplorazioni sulla Luna e sugli asteroidi, “tappe già definite dalle agenzie spaziali e che non si possono saltare: l’esperienza sul satellite naturale terrestre e la permanenza più lunga nelle missioni spaziali sono indispensabili per capire come si reagirà su Marte”. Il pianeta rosso è un buon candidato a ospitare gli esseri umani, dice Genta, perché “la sua superficie è uguale al totale di tutte le terre emerse sul nostro pianeta, quindi raddoppia lo spazio disponibile per l’umanità”. Certo, sulla Terra c’è aria. E acqua. E vita. “Terraformare Marte, cioè renderlo simile alla Terra”, secondo Genta, “è possibile, ma le tecnologie necessarie sono ancora lontane dall’essere sviluppate. Ci vorranno tempi lunghissimi. Invece, vivere su Marte, anche se in condizioni disagiate, si può. Oggi il grosso problema, più che la permanenza, è il viaggio”.

Già... ma come arrivare sul pianeta rosso? Gli scienziati propongono di usare veicoli a propulsione nucleare, che impiegherebbero circa quattro-cinque mesi per la sola andata. La tecnologia è stata già provata sulla Terra, negli anni Settanta, ma deve essere ancora raffinata. Certo, non si tratta di un sogno proprio a buon mercato. Il costo totale si aggirerebbe intorno ai 500 miliardi. “Però”, fa presente Genta, “divisi in vent’anni e fra tutte le agenzie spaziali partecipanti. Però attenzione: non sono soldi che buttiamo su Marte, ma che si spendono sulla Terra e vanno a rivitalizzare l’economia del nostro pianeta”.

10/12/13

Ultimo addio a Mandela: Obama stringe la mano a Raul Castro

Questa mattina presso lo stadio Fnb di Soweto, Johannesbrug, si è tenuta la cerimonia di commemorazione per Nelson Mandela.  Oltre 100 i capi di stato e di governo presenti oltre a personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. Presente naturalemente anche il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama con la first lady Michelle.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha stretto la mano a Raul Castro prima di prendere la parola alla commemorazione per Nelson Mandela.  Un gesto di disgelo senza precedenti. Il leader di Cuba, riferisce la Reuters, ha sorriso quando Obama gli ha stretto la mano .
La stretta di mano
  Nel suo discorso, Obama ha sottolineato che troppi leader nel mondo sono «solidali con la lotta di Mandela per la libertà, ma non tollerano il dissenso dal proprio popolo».  E poi ha ricordato che quando uscì dal carcere, Nelson Mandela si comportò «come Lincoln e tenne insieme il suo paese che rischiava di spaccarsi». Obama ha anche paragonato Mandela ai «padri fondatori dell'America» e a Martin Luther King per la sua lotta contro l'ingiustizia razziale. «Ci sono troppi leader - ha aggiunto Obama - che rivendicano la solidarietà con la lotta di Madiba per la libertà ma che non tollerano il dissenso da parte del loro popolo. Ci sono troppe persone tra noi che rimangono in disparte, al comodo, nel cinismo, quando invece le nostre voci devono essere ascoltate». Mandela, ha detto ancora Obama, è stato un «gigante della storia». Il presidente Usa ha poi descritto il leader della lotta all'apartheid come «l'ultimo grande liberatore del ventesimo secolo. Come Gandhi, ha condotto un movimento di resistenza cominciato con poche possibilità di successo. Come King, ha dato voce agli oppressi». Mandela da molti è visto come un'icona, ma secondo Obama «Madiba non vorrebbe questo ritratto per la sua vita. Ha condiviso con noi dubbi e paure. "Non sono un santo, a meno che non pensiate che un santo sia un peccatore che continua a provare" diceva», ha ricordato Obama.
Per l'Italia c'è il premier Enrico Letta, accompagnato dalla presidente della camera, Laura Boldrini. Tra i leader presenti anche il vicepresidente cinese Li Yuanchao, quello dello Zimbabwe Mugabe, il presidente afghano Hamid Karzai, quello palestinese Abu Mazen e quello del Venezuela Nicola Maduro. Il presidente del Consiglio Enrico Letta è giunto in Sudafrica poco dopo le 8 locali (le 7 in Italia): «Quella di Mandela - ha detto all'uscita dall'aeroporto di Johannesburg - è una personalità che è nel cuore di tutti noi ed è un esempio per l'intera umanità sul tema dello sviluppo, della lotta al razzismo e delle diseguaglianze, per questo è un dovere per l'Italia essere qui». Letta ha proseguito sottolineando quanto sia decisivo «rappresentare il Paese in un momento così importante per il Sudafrica ma in generale per il mondo». Il governo sudafricano ha appena pubblicato la lista ufficiale dei 91 capi di stato o di governo attesi oggi allo stadio della finale del mondiale di calcio del 2010. Tra i leader europei presenti anche il francese Francois Hollande e il britannico David Cameron.

18/10/13

Obama a caccia di asteroidi: ecco come vuole catturarli!

Obama a caccia di asteroidi: ecco come vuole catturarli! No, non è una stravanza del presidente degli Stati Uniti d'America, ma bensi una strategia per prendere al volo gli asteroidi che potrebbero essere pericolosi per la Terra e insaccarli letteralmente, per poi portarli fuori rotta. Questo è ciò che prevede il piano Nasa, in continuo mutamento a dire il vero, perchè in realtà l'obiettivo fondamentale è far guadagnare celebrità al proprio progetto in senso lato: ovvero quello di sviluppare esperienza con gli asteroidi, anche camminandoci sopra, e poi di corsa su Marte.
Il progetto che a dire il vero non appare molto appetitoso per l'industria americana, creando più di un problema anche al Congresso Usa, dove però il Presidente americano trova un'appoggio fin qui insperato. Commentatori dell'attività parlamentare Usa infatti riportano che anche i più reazionari deputati creazionisti e contro ogni forma di scienza hanno paura di venire colpiti da un sasso cosmico. Sarebbero cosi disposti a votare di buon grado a favore di un'impresa del genere, anche se esosa. Insomma la paura fa 90 anche nello spazio.
Venendo alla questione pericolosità il JPL, acronimo di Jet Propulsion Laboratory di Nasa, ha dato vita ad una mappa dei 1.400 asteroidi più pericolosi per la Terra.
Barak Obama Presidente USA

Praticamente si vede che l'orbita della nostra Terra è avviluppata in una ragnatela fittissima costituita dalle orbite di questi potenzialmente pericolosi sassi spaziale, con misure che vanno da 100 metri di diametro a qualche chilometro. Certo gli urti sono frequenti su tempi "astronomici", ma comunque ci sono, basta alzare la testa e guardare la Luna per vedere come sia tutta butterata e sulla Terra di crateri di dimensioni significative, anche decine di chilometri di diametro, ne conosciamo parecchi.
Per avere il ruolo di "pericoloso" un asteroide deve avere almeno 140 metri di diametro e avvicinarsi, prima o dopo, a poco più di 4 milioni di chilometri dalla Terra. Ma niente paura comunque anche se la mappa fa venire i brividi a guardarla tanto è fitta, per i prossimi 50 anni almeno nessun problema.
La Nasa sta potenziando i suoi sforzi in corso per identificare e caratterizzare gli oggetti vicini alla Terra, anche i più piccoli che possiamo vedere solo all'ultimo momento, ma quando ben abbiamo capito che un asteroide ci cadrà addosso che si fa? Lo si va a prendere, lo si mette in un sacco gigante e poi lo si devia, ma anche va bene studiarlo, dato che ne sappiamo poco di questi oggetti che sono molto significativi per capire l'origine del sistema solare.
Mappa degli asteroidi che circondano la terra

In realtà la missione asteroidi Nasa, ad oggi, serve per sviluppare tecnologie che sono in incubazione, necessarie proprio per poter andare in seguito a Marte e oltre. Ad esempio il mezzo di recupero asteroidi avrà la propulsione elettrica solare, bassi consumi e velocità, ma spinta costante.
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