Il-Trafiletto
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16/10/14

Pericolo Ebola prima di tutto | Il presidente USA annulla tutto per un vertice

Annullato tutto d'un tratto un impegno ufficiale, Barack Obama ha preferito rimanere alla Casa Bianca per assumere il controllo di un vertice anti-Ebola. 


Dalla Casa Bianca il Presidente Obama ha reso noto che l'impegno che lo voleva presente in maniera ufficiale a New Jersey e Connecticut è stato rinviato a data da destinarsi. "Nel pomeriggio il presidente indirà alla Casa Bianca una riunione del suo team che si occupa di coordinare su quale sia l'azione del governo USA all'epidemia di Ebola", ha fatto sapere il portavoce Josh Earnest.

Questa improvvisa decisione lascia intendere che la faccenda stai precipitando oltre modo, suscitando ansia e timori alla Casa Bianca dopo la notizia che una 2a infermiera sia stata infettata in Texas, risultando positiva a seguito l'aver prestato cure ad un paziente infetto, durante un viaggio in aereo il giorno prima del manifestarsi dei sintomi. In base alle informazioni avute, l'infermiera del Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas aveva usufruito del volo Frontier Airlines da Cleveland, Ohio, a Dallas-Fort Worth il 13 ottobre.

A porre rimedio al panico che negli states si sta diffondendo, l'altro ieri Obama ha affermato che un'epidemia di Ebola negli Stati Uniti è altamente improbabile.

Obama rinvia l'impegno
per coordinare un vertice anti-Ebola

10/08/14

Roma | Policlinico Umberto I: il senatore deve stare in una stanza singola, cacciati gli altri pazienti.

Il malcostume continua e imperversa, nonostante le belle parole (solo parole) che si ripetono nelle alte sfere del Parlamento, di un cambiamento che possa migliorare le sorti di un’Italia allo sbando in tutti i settori. Quello che è accaduto al Policlinico Umberto I di Roma ha dell’incredibile, e potremmo sicuramente annoverarlo come l’ennesimo caso di malasanità. Un’infermiera alcuni giorni fa ha avuto disposizioni di liberare, nel reparto dove lavorava, una stanza dai pazienti che vi erano ricoverati, i quali sono stati poi “sistemati” in altre stanze già al completo, lasciando la stanza in questione completamente vuota. Il motivo? Di lì a poco sarebbe dovuto arrivare un senatore, il quale doveva stare, disposizioni del primario, in una stanza singola. A questo punto l’infermiera in questione, Roberta Cristofani, del reparto di Medicina Interna del Policlinico Umberto I di Roma, ha scritto una lettera aperta al proprio primario, pubblicandola sul proprio profilo Facebook e inviandola alla stampa.
Alla cortese attenzione del professor Violi (Policlinico Umberto I, Roma), da una studentessa di Infermieristica - Lettera aperta.

 Gentile professor Violi, le rubo qualche istante del suo tempo per raccontarle una breve storia. Sono una studentessa di Infermieristica del primo anno e al mio secondo tirocinio mi sono trovata a lavorare nel suo reparto di Medicina Interna. Una sera, verso le 20, ho notato una certa agitazione da parte del personale. Due pazienti, senza ricevere alcuna spiegazione, sono stati spostati in stanze in cui erano presenti già altri quattro letti, mentre quella in cui si trovavano loro è rimasta vuota. Lo stato di agitazione continuava: apriamo le finestre, spruzziamo un deodorante, il nuovo letto deve essere perfetto. IL nuovo letto. Uno solo. Io non ho molta esperienza, per questo mi è sembrato naturale chiedere lumi. “Domani arriva il senatore. Deve stare in una stanza singola, disposizioni del primario.” Di primo acchito, non ho capito molto di ciò che mi era stato comunicato. Perché mai il senatore dovrebbe stare in una stanza singola? Con la penuria di letti che abbiamo, tra l’altro? E perché avremmo dovuto scomodare altri due pazienti per permettere a una persona di stare in una stanza singola? Riesce minimamente a percepire la mia incredulità? Incredulità che non ha fatto che aumentare, notando che al paziente venivano concesse visite a qualsiasi ora, nonché qualsiasi tipo di trattamento di favore. Altre “disposizioni del primario”, immagino. Caro professore, le scrivo per dirle che mi sento profondamente offesa. Dal momento in cui varca la soglia del reparto, il paziente per me è semplicemente una persona, ovviamente con pari dignità e diritti rispetto a tutte le altre. Cosa mi importa che nella vita faccia lo spazzino, il salumiere, l’insegnante o il senatore? Mi trovo di fronte, sempre e comunque, una PERSONA: spesso spaventata, con mille dubbi e incertezze, turbata, fuori dall’ambiente rassicurante della sua casa. E non è forse questo uno dei doveri dell’infermiere? Far sì che la persona che entra in reparto si senta accolta, rassicurata, ascoltata, al di là di chi è, cosa fa di mestiere o del suo status sociale? Può anche solo lontanamente immaginare l’umiliazione che ho provato nel comunicare ai due pazienti che occupavano la stanza sgomberata per far posto al senatore che avrebbero dovuto spostarsi? “Voi siete malati di serie B, dovete far spazio al malato di serie A.” Quel compito ingrato, me lo lasci dire, sarebbe toccato a lei, professore. Non a una studentessa che non riesce a farsi una ragione di episodi del genere. E sì, mi sento offesa. Sento che, rendendomi strumento di questo tipo di ingiustizie, lei ha sminuito la mia professionalità, l’impegno che metto ogni giorno per migliorarmi e diventare una brava infermiera. Così come, e questo è un mio modesto parere, ha sminuitola professionalità e il duro lavoro della caposala e di tutti gli infermieri che giorno per giorno si impegnano per dare al paziente, ad OGNI paziente, le migliori cure possibili e l’accoglienza di cui parlavo. La prego, per il futuro, di non mettermi più in una situazione tanto imbarazzante e umiliante. La prego, con tutto il cuore, di non lasciarmi con la sensazione amara che “tutti i pazienti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.” Cordialmente, R. Cristofani

17/04/14

GB | In sala operatoria per un’appendice, si sveglia durante l’intervento.

Una donna di 36 anni, l’infermiera britannica Alexandra Bythell è stata protagonista involontaria di un’esperienza a dir poco terribile: si è svegliata durante un intervento chirurgico, senza essere in grado di segnalarlo ai medici che stavano per inciderle l'addome. E ad anni di distanza ha ancora vivo il ricordo della paura provata. La donna, residente a Burnley, una cittadina di 70 mila abitanti del Lancashire, in Inghilterra, doveva sottoporsi alla rimozione dell'appendice, ma si è ritrovata perfettamente sveglia, con gli occhi chiusi e i tubi per la respirazione assistita in gola, mentre lo staff medico si preparava all'incisione al Royal Blackburn Hospital. Ora a distanza di quattro anni l’ East Lancashire Hospital NHS Trust ha riconosciuto il danno, si è scusato e ha pagato un risarcimento per il trauma psicologico. Non è la prima volta che si verifica un simile episodio in Gb. Il Trust ha ammesso che il personale non era riuscito a controllare i livelli di una macchina per l'anestesia, ma ha assicurato che sono state messe in atto nuove procedure per evitare che la stessa cosa accada di nuovo. Alla paziente era stato detto di contare all'indietro da 10 a 0 dopo essere stata anestetizzata e a un certo punto ha creduto di essersi addormentata. Era incapace di muoversi perché i farmaci l'avevano paralizzata, ma sentiva il personale medico che parlava della sua altezza e del peso, poi ha sentito il tocco di qualcosa di freddo e tagliente mentre le incidevano l'addome, prima che qualcuno gridasse chiedendo più morfina. A quel punto la Bythell si è davvero addormentata, l'operazione è proseguita ed è stata un successo. "Ero isterica, totalmente nel panico e incapace di fare nulla. Mi sentivo come se stessi per morire. Poi ho cercato di spiegare al personale quello che era successo - racconta - ma sentivo che mi tenevano a bada con delle scuse e mi hanno sempre dato le informazioni sbagliate, in un primo momento dicevano che le mie erano allucinazioni, poi che la macchina era difettosa. E' stato incredibilmente doloroso scoprire che tutto è stato causato da qualcuno che non ha controllare se la macchina avesse il gas". L'intervento risale al settembre 2010, la donna è stata assente per mesi dal lavoro e ha avuto una diagnosi di disordine da stress post-traumatico, hanno detto gli avvocati.
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