Il-Trafiletto
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14/05/14

La palla hi-tech che pulisce il vostro bucato direttamente dal cesto della biancheria Sarà la fine della lavatrice?

Luna concept utilizza vapore a carica elettromagnetica per rimuovere lo sporco dai vestiti Può essere posizionata in qualsiasi contenitore con i vestiti e pulirli. Potrebbe eliminare la lavatrice e insieme a lei tutti i problemi a lei connessi come il consumo di acqua, di energia elettrica, di detersivo e non da meno l'allacciamento e lo spazio. 

E' un'idea di uno studente colombiano selezionato come finalista al prestigioso concorso Electrolux Design Lab . Luna è una lavatrice sferica elettrostatica. "L'idea non è quella di mettere i panni in lavatrice, ma piuttosto, la lavatrice tra i panni sporchi', dice Juan Camilo Restrepo Villamizar della Colombia Universidad Pontificia Bolivariana, che ha sviluppato il progetto. Egli sostiene che i consumatori saranno conquistati dalla sua praticità d'uso, ma anche dai vantaggi ambientali. "Gli utenti sono sempre più consapevoli della cura del pianeta". Luna rinnova l'esperienza di cura dei tessuti, in modo semplice, elegante ed eco sostenibile, ha detto. "La sfera riduce il consumo di acqua ed energia, ottimizza il tempo e riduce lo sforzo richiesto nel lavaggio e la cura dei tessuti". "Queste sono le ragioni per cui Luna farà parte della vita degli utenti del futuro e della trasformazione delle case inquinanti di oggi in case sane del domani. "Luna è una sfera metallica che contiene una piccola quantità di acqua.


                          Si crea una nube di particelle di vapore cariche elettrostatiche, che esce attraverso i pori della superficie metallica.  E poi ruota e si muove tra i vestiti attraverso vibrazioni e impulsi volti a fregare e scuotere i tessuti, sciogliendo la sporcizia. La superficie metallica della sfera agisce come un magnete: caricato elettrostaticamente, attrae particelle di sporco impregnati di vapore eattirandole verso il centro della sfera.  Infine, Luna asciuga con aria calda l'umidità residua nei tessuti. L'idea è stata scelta tra i primi 100 su oltre 1.700 presentate e selezionate da esperti di Electrolux a competere per la partecipazione alla fase successiva del concorso di progettazione a livello mondiale. Il premio principale è di 5.000 euro e uno stage di sei mesi pagato presso un centro globale di design di Electrolux. Il tema per il 2014 è la creazione di case sane con tre aree di messa a fuoco, cucina funzionale, cura dei tessuti e purificazione dell'aria. "Aver aperto al pubblico il concorso, ci ha aperto un mondo di idee", ha detto Lars Erikson, Responsabile Electrolux del Design Group.  "Abbiamo ricevuto alcuni "concept" davvero innovativi, visivamente stimolanti, basati sul tema di quest'anno.  "Si va dagli elettrodomestici agli accessori intelligenti ai concetti olistici, e di supporto al consumatore per vivere un sano stile di vita sostenibile".

30/01/14

Samsung prova a…vederci meglio di Google| I Galaxy Glass provano a “spaventare” quelli di Google!

Samsung prova a…vederci meglio: i Galaxy Glass provano a “spaventare” quelli di Google! Pare proprio che Samsung stia per lanciare sul mercato wereable device i suoi Glass. Durante l'ultima edizione del Ces di Laas Vegas è giunta la conferma di quanto si paventava finora: il fenomeno "wereable device" assume sempre di più un target prioritario nelle strategie di molti vendor hi-tech.

Si è visto di tutto e di più in questa edizione del Ces a Las Vegas: braccialetti, orologi e accessori digitali indossabili (più che altro prototipi) di ogni tipo e genere. Ma ciò che più a preso la scena, l'icona di questa ennesima evoluzione dell'industria consumer è stato un prodotto non ancora sul mercato, e quindi poco conosciuto, anzi per nulla conosciuto, almeno con il brand di Samsung, sto parlando dei Google Glass.

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Galaxy Glass di Samsung
Figuratevi l’adrenalina e lo stupore di tutti gli appassionati di tecnologia, nonostante il prodotto lo conoscano già da tempo, ma con il marchio ormai onnipresente di “mastro” Google, rimarcandone più volte il limite di non essere utilizzabili da parte di chi porta già gli occhiali da vista.

Come pensate abbiano provveduto a rimediare a tale mancanza quelli di casa Mountain View? Semplice, presentando nei giorni scorsi 4 nuove montature (da 225 dollari l'una), tutte ispirate a modelli già in commercio e specificatamente pensate per il gadget con la realtà aumentata.

Appuntamento all'Ifa di Berlino
Il debutto ufficiale sul mass market dei Google Glass è fissato per quest'anno, resta da capire se entro l'estate o in prossimità del prossimo Natale. Per assistere al battesimo in anteprima dei Galaxy Glass targati Samsung pare si debba aspettare invece fino a settembre. In occasione dell'Ifa di Berlino, infatti, il colosso coreano dovrebbe togliere i veli al suo secondo gadget indossabile dopo lo smartwatch Galaxy Gear (di cui si attende prossimamente la seconda versione) presentato sempre all'Ifa l'anno passato.

Del possibile annuncio ne ha scritto il Korea Times, confermando le grandi ambizioni della compagnia nel mercato dei wearable device nonostante le vendite del suo primo orologio intelligente siano andate tutt'altro che a gonfie vele. Samsung, in ogni caso, ha registrato un brevetto presso il Korea Intellectual Property Office nel 2013 per occhiali sportivi che molti credono possano essere la base stilistica dei Galaxy Glass. A livello funzionale gli occhialini si potranno connettere (presumibilmente via Bluetooth) a uno smartphone per gestire le chiamate telefoniche e saranno dotati di un connettore Usb posizionato sulle estremità di una delle aste della montatura.

Il mercato potenziali degli occhialini magici
A raffreddare gli entusiasmi di Samsung (e della stessa Google) c'è una parte di analisti, come Patrick Moorhead di Moor Insight & Strategy, che non ritengono gli smart glass poter diventare un prodotto popolare fra i consumatori prima di 5 o 10 anni. Perchè allora buttarsi in questo segmento oggi, in assenza dei requisiti per diventare un mercato di tipo "mainstream"? Perchè la corsa all'innovazione impone certe scommesse e, secondo gli esperti, Samsung questo concetto l'ha ormai ben capito e digerito.
La sensazione è che gli occhialini coreani saranno meno complessi e soprattutto meno costosi di quelli di Google (1.500 dollari il modello attualmente in dotazione ai tester), pensati cioè per uso relativamente semplice dell'apparecchio.

Parliamo per contro di oggetti per la realtà virtuale che richiederanno, come detto, alcuni anni prima di poter essere considerati un gadget maturo per gli utenti. E questo forse spiega perchè altri nomi illustri della consumer electronics, come Sony, si siano per il momento fermati ai soli prototipi, vedi gli Smart Eyeglass per la realtà aumentata pensati per applicazioni in campo gaming e presentati dalla casa nipponica a Las Vegas a inizio gennaio. Apple e Microsoft, dal canto loro, dovrebbero entrare nel mercato dei device indossabili, con i loro rispettivi orologi e/o occhialini, solo a partire dal 2015. Per contro c'è una lunga lista di aziende specializzate che nel corso dei prossimi mesi porterà sul mercato esemplari di smart glass di fattezze, prezzi (dai 79 ai 3mila dollari) e funzionalità diverse. I prodotti in rampa di lancio sono Epiphany Eyewear, GlassUp, Meta 1, Oakley Airwave 1.5, Optinvent ORA-S, Ion Glasses, Recon Jet, Vuzix M100, Atheer Glasses, Technical Illusion CastAR, Icis Smartspecks e Lumis DK-40.

Entra in campo anche Acer, con una collana dotata di sensoriFra gli obiettivi di rilancio del produttore taiwanese, è noto da tempo, ci sono anche i dispositivi indossabili. Indiscrezioni rimbalzate in rete in questi giorni vedono Acer pronta a battere strade alternative a quelle intraprese da Google, Samsung o Sony e puntare su form factor particolarmente distintivi.
Il gadget oggetto di voci, che potrebbe vedere la luce al prossimo Mobile World Congress di Barcellona, a fine febbraio, è una sorta di collana dotata di sensori per la rilevazione della temperatura corporea e connessa a uno smartphone via Bluetooth. Il prodotto, questo è certo, non sbarcherà sul mercato prima del secondo semestre di quest'anno.

29/01/14

Google Glass | Scende sul parquet dell’NBA!

Google Glass scende sui parquet dei campi del NBA! Pensate, ad un big match del campionato americano di basket NBA e riuscire e sentire, vedere la partita come se fossimo in mezzo ai protagonisti. Si potrà percepire perfino i singoli passi e gli scambi fra i giocatori, i lanci e poi dulcis in fundo i canestri diventano più nitidi che mai!

Vi ho appena descritto ciò che è l'esperienza che garantisce la squadra di Sacramento Kings, a tutti i suoi tifosi ed appassionati. Potrete guardare la partita sia che siate sistemati all'ultima tribuna oppure da casa, comodamente sul divano, la visione sarà realistica esattamente come se si fosse in campo. Slamson, la mascot, due cheers leaders, alcuni impiegati della squadra e personaggi connessi all'organizzazione, hanno indossato venerdi 24 gennaio, i Google Glass, durante lo svolgimento della partita allo stadio Sleep Train Arena dei Sacramento Kings contro gli Indiana Pacers.

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Sacramento Kings offre i Google Glass ai suoi tifosi
Le inquadrature, più dettagliate, catturate dai Google Glass permetteranno al pubblico di assistere al match come se fosse in prima fila. Un'operazione resa possibile grazie alla collaborazione con CrowdOptic, una società di software basata in Silicon Valley che ha creato una tecnologia capace di trasmettere on streaming e anche on mobile i video e le immagini colte con gli occhiali.

Secondo Chris Granger, presidente della squadra , l'iniziativa fa parte di una più ampia strategia che oggi e in futuro coinvolgerà maggiormente l'innovazione tecnologica: l'obiettivo é quello di intensificare l'esperienza degli spettatori e dei fans.

L'organizzazione che ha già dimostrato la sua curiosità e predisposizione verso le distruptive tecnologies qualche mese fa annunciando di accettare i Bitcoins per il pagamento dei biglietti, ha sperimentato i Google Glass il 12 gennaio, durante la partita contro i Cleveland Cavaliers. L'idea ha entusiasmato due giocatori a tal punto che,contro il regolamento, hanno indossavato gli occhiali durante la partita.

11/11/13

A.A.A. cercasi artigiani digitali!

A.A.A. cercasi artigiani digitali! Dalla metà di ottobre passata, H-Farm, l'incubatrice delle imprese innovative, rivoluzionarie avente sede tra Venezia e Treviso, ha dato ospitalità ad Hack Industry. Durante un intero fine settimana un piccolo gruppo di imprese "old economy" ha lavorato in simbiosi a circa 200 giovani programmatori per inventare il futuro dei propri prodotti. Una di queste, Fizik, leader delle selle per biciclette, ha chiesto ai partecipanti di sviluppare un nuovo configuratore di prodotto capace di dare valore ed una valenza nonchè la flessibilità e la qualità (handmade) di cui l'impresa è in grado di produrre.
Dopo due giorni di lavoro ha iniziato a prendere forma una prima soluzione; ed è da qui si partirà per dare vita ad un'interfaccia che darà all'acquirente finale la possibilità di co-progettare il prodotto in maniera innovativa. L'hackaton in versione manifatturiera organizzato presso H-Farm non è più un fatto isolato. Tutto ciò è la testimonianza tangibile che il mondo del digitale e quello della piccola impresa hanno finalmente iniziato a comuicare. Al di là della passione, il connubio ha diverse ragioni di interesse. Messo da canto il mito di startup in grado di crescere e andare in Borsa in tempi relativamente brevi, i protagonisti dell'innovazione digitale preferiscono confrontarsi con il valore (sicuro) del saper fare manifatturiero del nostro Paese. Per contro, il mondo della piccola impresa, oggi costretta dalla congiuntura a un corso di innovazione accelerata, si confronta col digitale per aprirsi a nuovi mercati.
Artigiani digitali

Questo feeling fra digitale e manifatturiero produce risultati molto diversi. Gli "artigiani digitali" sono in realtà un mondo eterogeneo, vuoi per la semplicità, in quanto è possibile mettere in rilievo due modelli emergenti. Il primo modello riguarda la manifattura di qualità che oggi affronta la sfida dei mercati internazionali attraverso la rete. Non si tratta di una semplice scoperta delle possibilità offerte dal commercio elettronico, oggi a portata di mano grazie al successo di piattaforme come Etsy.com o Alibaba.com. Attraverso la rete la piccola impresa fa proprie le opportunità di un'innovazione tecnologica accessibile a costi contenuti, propone un nuovo racconto di sé, accede a e dialoga con comunità globali di appassionati. La rete costituisce, insomma, lo strumento per ripensarsi a una scala diversa, non solo sul piano della dimensione commerciale.

Esiste poi un secondo tipo di artigiani digitali che oggi si cimenta più direttamente con la sfida dell'innovazione. Sulla scia dei maker americani prova a inventare e a sviluppare una nuova generazione di oggetti intelligenti: robot, droni, macchine utensili, stampanti 3d capaci di incorporare capacità di calcolo e interattività. Tutto ciò soprattutto grazie alla possibilità di utilizzare strumenti come la scheda Arduino, una tecnologia open source facile da programmare e utilizzabile in una grandissima varietà di contesti. In entrambi i casi, l'incontro fra cultura digitale e saper fare manifatturiero consente di superare lo stallo di questi anni. I puristi del digitale hanno scoperto da tempo quanto è difficile guadagnare sviluppando applicazioni o cercando di vendere aziende, anche con buone possibilità di crescita, a fondi di investimenti che guardano sempre e comunque alla costa Ovest degli Stati Uniti. La possibilità di allearsi con il mondo della manifattura consente di ancorare i propri modelli di business a percorsi sostenibili, facendo leva su una reputazione, quella del prodotto italiano, che non è venuta meno nemmeno in momenti di grave crisi. Anche l'impresa manifatturiera, ovviamente, ci guadagna.

Tramite il digitale si apre a forme nuove di produzione e di comunicazione, valorizzando quella flessibilità e quella capacità di personalizzazione che ne hanno determinato da sempre la competitività su scala globale. Come accelerare questo processo di convergenza? Come favorire l'incontro fra due culture che, almeno in Italia, hanno bisogno l'una dell'altra? Non si tratta di questioni accademiche. Le trasformazioni di questi anni aprono opportunità insperate all'economia italiana. Per questo il tema sta diventando una priorità per molte imprese, per tante associazioni di categoria (al tema è dedicato il prossimo Cna Next, a Firenze l'8 e il 9), per incubatori e fondi di investimento. Non è, purtroppo, una priorità per chi è chiamato a elaborare una politica industriale per il Paese. Eppure proprio accelerando questa convergenza fra digitale e saper fare di matrice artigianale è possibile dare un contributo reale all'uscita dalla crisi. Le motivazioni per un veloce cambiamento di rotta sono principalmente due. La prima ha a che fare con la ripresa economica in senso stretto. Nonostante tutti i problemi in cui versa il Paese, l'export italiano cresce in maniera sorprendente. In un anno particolarmente difficile per la nostra economia, le esportazioni italiane dovrebbero raggiungere i 400 miliardi, anche grazie allo sforzo di migliaia di Pmi che si sono affacciate per la prima volta sulla scena internazionale.

Se questo sforzo venisse accompagnato da un impegno sulla digitalizzazione diffusa, i risultati potrebbe essere ancora più consistenti. C'è poi una seconda ragione che dovrebbe portare la politica a spingere sull'acceleratore. Quella che oggi stiamo mettendo a fuoco è una discontinuità profonda nel modo di organizzare la produzione e i consumi. I cambiamenti che stiamo registrando, sono i primi segni di una rivoluzione profonda che sarà tecnologica, ma anche sociale e culturale. Il denominatore comune di questa rivoluzione è un ritorno della persona al centro dei processi economici. Dopo anni di dominio incontrastato di corporation e finanza, l'economia riscopre il valore di una creatività democratica, capace di diventare impresa attraverso gli strumenti della rete. Per una volta l'Italia ha le carte in regola per dire la sua.
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