Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta girasole. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta girasole. Mostra tutti i post

13/07/14

Eppur si muove

La differenza fondamentale, che salta all'occhio a noi umani, tra il mondo vegetale e quello animale è che i protagonisti del primo ci appaiono fermi, immobili, ben ancorati al terreno mentre i personaggi che animano il secondo vagabondano in ogni angolo del Pianeta. 

Ebbene, vero è che le piante non si fanno grandi passeggiate ma non sono per nulla prive di movimento. E alcune sono delle vere velociste. Per acchiappare le proprie prede, Dionaea muscipula, una pianta carnivora tropicale, chiude le sue foglie modificate in 100 millisecondi, valore che la pone ai primi posto della classifica delle più rapide piante al mondo. Ma a vincere la medaglia è Morus alba, il gelso bianco. Questo albero, portato in Europa nel XV secolo dalla Cina per nutrire con i suoi frutti i bachi da seta, è in grado di lanciare il proprio polline a meno di 25 microsecondi (un microsecondo è un milionesimo di secondo). E gli esempi di piante che si muovono sono molti; dal famoso girasole che punta la sua corolla verso i raggi del Sole a Codariocalyx motorius che chiude quasi istantaneamente le sue foglie in assenza di luce. Anche Charles Darwin notò che le piante si muovono e le sue impressioni sono pubblicate nel libro The Power of Movement in Plants, uscito nel 1880.(science)

10/07/14

Semi da scoprire | Coma fare i germogli

Possono essere di girasole, di soia o lino. Contengono grassi insaturi, minerali e nutrienti che aiutano a prevenire diverse patologie. Da mangiare crudi o in germogli, non dovrebbero mai mancare sulla nostra tavola.

Non c'è dubbio: l'uomo non è né un carnivoro né un erbivoro. Ce lo dice la sua dentatura. Nell'uomo i canini e gli incisivi (i denti più importanti rispettivamente per i carnivori e per gli erbivori) non sono certamente i più rilevanti. I nostri denti più massicci sono piuttosto i premolari e i molari, dotati di ampie superfici "che consentono di triturare facilmente semi e altri vegetali. Grazie anche al movimento laterale della mandibola (del tutto assente nei carnivori), che rende ottimale lo sfruttamento delle superfici dei denti. L'uomo è dunque essenzialmente un granivoro, un consumatore di cereali, legumi e semi oleosi. Questi alimenti, con l'integrazione di frutta e verdure fresche, contengono tutte le sostanze indispensabili perché l'organismo possa mantenersi in buona salute. Solo durante particolari periodi della vita (prima infanzia, gravidanza e allattamento) sono effettivamente necessarie modeste integrazioni con alimenti diversi come, per esempio, latticini e uova. Queste considerazioni valgono naturalmente se la dieta è sufficientemente variata. Se la scelta dei nostri alimenti, in altri termini, non è limitata alla pasta di grano duro quotidiana, ai fagioli di tanto in tanto e a una scorpacciata di noci durante le festività di fine anno... Andiamo allora alla scoperta di alcuni semi, poco conosciuti e molto meno consumati di quello che meriterebbero le loro notevoli qualità nutrizionali.
...DI GIRASOLE
I grassi presenti in questo seme sono per il 90 per cento di tipo insaturo e utili quindi per conservare fluido e scorrevole il sangue, per abbassare la colesterolemia elevata, per mantenere morbide ed elastiche le arterie e per ridurre il rischio di infarto cardiaco. Questi stessi grassi si sono dimostrati in grado (come risulta già da un lavoro pubblicato ancora nel 1941 su Report n. 1 - Lee Foundation [or Nutrional Research, Milwaukee,Wisconsin, Usa) di migliorare in modo significativo la funzionalità urinaria compromessa dall'ipertrofia prostatica. Il seme di girasole contiene anche una buona quantità di proteine (circa 25 per cento), che diventano di qualità eccellente se consumate insieme a pane o pasta. Non è da trascurare nemmeno 1'ottimo patrimonio di ferro, calcio e zinco. Quest'ultimo minerale, tra l'altro, concorre alla riduzione dell'ingrossamento della prostata. 
...DI LINO
Il lino e i suoi semi sono da sempre largamente utilizzati dall'uomo (non a caso il nome scientifico di questo vegetale è Linum usitatissimum, ma soprattutto per usi non alimentari: la pianta per la produzione di fibre tessili; 1'olio dei semi nella fabbricazione di vernici, inchiostri e linoleum; la pappa di farina di semi di lino come cataplasma pettorale nelle infiammazioni dei bronchi. Da qualche decennio, tuttavia, si stanno studiando i semi di lino anche come fonte di sostanze preziose nella prevenzione di alcune malattie degenerative come le patologie cardiovascolari e alcuni tumori. li seme di lino è infatti ricco di lignani, composti che riducono il rischio tumorale (soprattutto nei confronti del tumore al seno). Sul n. 25/1986 della rivista "Journal of Steroids Biochemistry" si è osservato che nelle urine di donne con tumore al seno (e che consumavano molta carne) era presente una quantità di lignani molto inferiore rispetto alle donne vegetariane. Sulla scorta di questa constatazione si è eseguita una sperimenrazione su animali i cui risultati sono stati pubblicati sul n. 60/1991 di "Cancer Letters": l'aggiunta di semi di lino alla dieta dei topi ha ridotto della metà il rischio di tumore al seno. I semi di lino contengono anche parecchio acido linolenico, un grasso essenziale la cui utilità in diverse patologie (nell'ipercolesterolemia e nella prevenzione dell'arteriosclerosi, nella psoriasi e nella terapia degli eczemi) è stata ripetutamente confermata.
...GERMOGLI DI SOIA
Della soia i nostri lettori più affezionati sanno probabilmente già tutto. O quasi. Questo seme straordinario, con una storia antichissima, è oggi ritenuto un alimento privilegiato per la prevenzione di gran parte delle malattie degenerative che affliggono l'uomo. Il contenuto proteico della soia si aggira intorno al 40 per cento, ben superiore alla quantità mediamente apportata da altri alimenti (manzo magro 20 per cento, pesce 20 per cento, stracchino 18 per cento, riso 8 per cento). Sono proteine di alta qualità nutrizionale, il cui consumo regolare permette di ridurre fortemente il ricorso ad alimenti di origine animale. La soia contiene anche molte fibre, che contribuiscono alla formazione di feci voluminose e facilmente eliminabili. Le fibre, inoltre, riducono i livelli sanguigni del colesterolo, aumentano la sensibilità dell'organismo all'insulina e riducono la glicemia. Recentissimi sono gli studi sugli isoflavoni della soia (sbrigativamente definiti (fitoestrogeni). Di fatto, le donne che mangiano regolarmente soia sono maggiormente protette, dopo la menopausa, dalla patologia cardiovascolare e mantengono più a lungo una buona struttura scheletrica. I germogli di soia aggiungono alle interessanti e positive caratteristiche del legume altre qualità, proprie degli organismi vegetali in rapida moltiplicazione. La germinazione infatti provoca notevoli e profonde modificazioni nella composizione del seme: aumenta la disponibilità degli aminoacidi essenziali (componenti pregiate delle proteine) e degli elementi minerali assorbibili (per esempio, il ferro), si incrementa il contenuto vitaminico (specialmente delle vitamine A, C e del gruppo B), una parte degli amidi di riserva si trasformano in zuccheri più semplici e quindi più facilmente utilizzabili dall'organismo. I germogli di soia infine sono ricchissimi di enzimi, sostanze che rendono possibili le reazioni chimiche. In mancanza di enzimi l'assunzione dell' energia e la sua trasformazione in sostanze utili nonché l'eliminazione delle scorie dall'organismo sarebbe letteralmente impossibile. Gli enzimi sono i maggiori responsabili del mantenimento della vitalità di tutte le nostre cellule.A ulteriore riprova dell'utilità dei germogli per il nostro organismo il professor W. Krebs affermò, nel numero di agosto del 1970 della rivista "Cancer News Journal", che nei germogli sono contenuti specifici fattori anticancro. Conclusioni queste confermate negli anni successivi. Questi fattori sarebbero quasi completamente assenti nelle piante adulte.

COME FARE I GERMOGLI 
Un metodo semplice Esistono in commercio attrezzature diverse per far germogliare i semi. Tuttavia il metodo più semplice ed economico è il seguente. Sciacquate un paio di cucchiai di semi in abbondante acqua corrente per eliminare la polvere e le altre impurità. Metteteli in un vaso di vetro (vanno benissimo quelli da un chilo utilizzati per il miele), copriteli con 4-5 dita di acqua e chiudete l'imboccatura con una tela bianca a trama larga, fissandola con un elastico. Riponete il vaso in un luogo buio e non freddo (la credenza della cucina andrà benissimo) per circa 6-12 ore. Il giorno dopo svuotate il vaso semplicemente capovolgendolo: l'acqua scorrerà via attraverso la tela. Ripetete questa operazione di risciacquo dei semi due-tre volte al giorno. In questo modo i semi rimarranno leggermente umidi. Dopo 4-5 giorni i germogli avranno raggiunto la lunghezza di qualche centimetro e sono pronti per essere consumati. I germogli si possono conservare in frigorifero, ma per non più di una settimana.

23/04/14

Olio d'oliva originale

Verde intenso, giallo oro, trasparente, non filtrato, a bassa acidità, biologico, 'Italiano, spremuto a freddo. Sono solo alcuni degli elementi per riconoscere un buon olio, inteso come quel grasso, liquido a temperatura ambiente, estratto dai frutti (olive) o dai semi (mais, soia, girasole, ecc.). 


In percentuali variabili, secondo la provenienza, contiene acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi (acidi grassi essenziali), piccole quantità di vitamine (A, D, E, K, ecc.) e antiossidanti naturali come i tocoferoli. Medici, dietologi e ricercatori di tutto il mondo non hanno dubbi: è il condimento ideale di qualsiasi pietanza 'In grado di coniugare gusto e salute. Ma ciò che non era chiaro era da quale paese provenisse l'olio d'oliva che si acquista. I più risponderebbero dal paese dove sono nate e state raccolte le olive. Ma per Bruxelles le cose non stavano così: è possibile definire italiano un olio ricavato da olive importate, a patto che siano frante 'In Italia. Tutto da rifare, dunque. Grazie all'opposizione italiana, il parlamento europeo fece marcia indietro, così per olio di oliva si intenderà quello ottenuto a partire dal frutto dell'olivo e la denominazione di origine dell'olio extravergine sarà legata al luogo da dove proviene la materia prima: se un extravergine è prodotto da olive tunisine, spagnole e italiane lo si dovrà riportare chiaramente, insieme alla relativa percentuale.
Legge Mongiello approvata alla fine del 2012,(o "legge salva olio Made in Italy"), che tra le altre cose prevedeva un miglioramento nella leggibilità delle etichette degli oli (aumento delle dimensioni dei caratteri) e rendeva reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine (articolo 517-quater del codice penale) anche il solo mettere in etichetta indicazioni “che evocano una specifica zona geografica di origine degli oli di oliva non corrispondente alla effettiva origine territoriale delle olive”.

Olio d'oliva
Nel dicembre 2013 la Commissione Ue ha approvato a Bruxelles (con 283 voti a favore e 69 astensioni) un nuovo regolamento per le etichette degli oli (modifiche al regolamento europeo n. 29/2012 relativo alle norme di commercializzazione e all’etichettatura dell’olio di oliva) che si applicherà a partire dal 13 dicembre 2014 e che prevede che: le informazioni in etichetta dovranno essere riportate obbligatoriamente nello stesso campo visivo principale e in un corpo di testo omogeneo, utilizzando caratteri di dimensioni già fissati dal regolamento (CE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori; per quanto riguarda le bottiglie destinate alla ristorazione gli Stati membri possono stabilire norme a livello nazionale che dispongano l’uso obbligatorio di sistemi di chiusura che ne impediscano il riempimento dopo l’esaurimento del contenuto (dunque una volta aperte le confezioni non saranno più riutilizzabili). In più il consumatore dovrà essere garantito, attraverso controlli, che quello che gli viene venduto sia veramente olio d'oliva, acidità, presenza di perossidi, cere, trigliceridi, ecc. Non sarà consentito aggiungere all'olio grassi di provenienza diversa rispetto alle olive. Gli oli, poi, saranno suddivisi in due grandi categorie secondo tipologie e qualità: si definiranno naturali gli extravergine (acidità tra 1 e 0,8 per cento); e vergini quelli con acidità fino a 1,5 per cento. In ogni caso, si ottengono tutti e due attraverso prima spremitura nel frantoio e le differenze vengono dal diverso grado di acidità. Saranno, invece, etichettati come standard quelli che oggi definiamo lampanti o di sansa (acidità superiore al 2 per cento) e che derivano dal taglio e dalla miscelazione con olio d'oliva vergine per ovviare alle perdite di qualità connesse al metodo di trasformazione. Le diciture Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) rimarranno invariate.


03/03/14

Anticellulite? Oleolito al caffè

Sconfiggere la cellulite, la maledetta cellulite. Di prodotti ce ne sono a migliaia, con i più svariati principi attivi. Ma non sempre i nostri sforzi sono premiati. Che fare? Parliamoci chiaro: una donna è disposta a tutto per distruggere l'incomoda patologia! Bene bene, e se invece di spendere migliaia di euro in trattamenti estetici, prodotti costosi, sedute estenuanti e chirurgia, provassimo a farci noi il nostro anticellulite? Oggi vi propongo  un efficace rimedio: l'oleolito al caffè.
Oleolito al caffè

In applicazione locale, ha proprietà snellenti e drenanti, perchè svolge un'azione lipolitica sulle cellule adipose, quindi aiuta a smaltire i trigliceridi, ed è efficace anche sul trasporto del glucosio. Da quindi luogo a una riduzione del volume dei grassi responsabili della pelle a buccia d'arancia e di conseguenza aiuta il miglioramento della superificie epidermica. Tramite lo stesso meccanismo viene accresciuto anche il flusso sanguigno periferico, migliorando la qualità e la densità dei tessuti. Per questo motivo va benissimo come coadiuvante nel trattamento delle occhiaie e delle rughe di espressione. E' chiaro però che tale sostanza non si potrà estrarre utilizzando come solvente l'olio, poichè il caffè, come sappiamo, è idrosolubile. In questa preparazione quindi si utilizzerà l'acool alimentare, perchè dopo varie sperimentazioni, è risultato il miglior alleato!
OLEOLITO DI CAFFE' ingredienti 20 gr di chicchi di caffè, 80 gr di alcool alimentare a 95 gradi, 600 gr di olio di oliva o di girasole. Iniziamo pestando i chicchi nel pestello di legno o di marmo, avendo cura di triturarli ben bene. Se desiderate potete utilizzare anche un macinacaffè, ma io preferisco che i chicchi, come tutte le erbe officinali utili per preparare gli oleoliti, non entrino in contatto con il metallo. Una volta pestati, poneteli in un barattolo capiente e ricopriteli con alcool alimentare ( quello che si utilizza per fare i liquori in casa ) e tenete il composto a riposo, senza tappo, per 24 ore. Arrotolate una coperta intorno al barattolo e mantenetelo in un luogo caldo, il calore costante aiuta l'evaporazione, mentre la caffeina viene così estratta. Trascorse le 24 ore, potete aggiungere l'olio e lasciar macerare, sempre senza copertura, per alcuni giorni, cioè fino a che l'alcool in eccesso è evaporato e non si può più, o quasi, sentirne l'odore. Dopo circa 5 giorni si può filtrare il liquido, magari attraverso una garza di cotone o un panno di lino, e lasciar decantare ancora il preparato per altri 10 giorni, proprio per evitare che ci siano residui di alcool; essendo più leggero dell'olio tenderà a gallerggiarvi sopra quindi potrete tenerlo d'occhio facilmente ! Quando l'olio avrà l'odore del caffè senza alcun residuo alcolico, potrete travasare l'oleolito in una bottiglia scura e utilizzarlo: potete farvi dei massaggi anticellulite, picchiettarlo sulle occhiaie prima di andare a dormire.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.