Il-Trafiletto
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01/09/14

Pagliaro e la chiesa del Corpus Domini

Pagliaro con il tempo è diventato meta di visitatori ed è un antico borgo con una chiesa del Corpus Domini del 1400, che si trova in Valle Brembana in provincia di Bergamo a 600 mt. di altezza sul livello del mare.


Se si ha la fortuna di visitare  Pagliaro, che si trova a 27 km dalla città di Bergamo ed entrare nella chiesa del Corpus Domini, costruita al centro del borgo, si rimarrà a bocca aperta, contemplando il ciclo pittorico che è ora visibile nel suo pieno splendore dopo i recenti restauri.
L’insieme di questi dipinti si attribuisce a Maffiolo da Cazzano, che li dipinse attorno alla metà del Quattrocento e che hanno una carica e un'energia davvero particolare.
Infatti tutti i personaggi che compongono quest'opera d'arte, sembra che ci parlino e ci vogliano fare una vera e propria catechesi per la gente di Pagliaro e i turisti che arrivano per fotografare e vedere questi dipinti.
La pirma cosa che ti colpisce sono gli occhi dei personaggi rappresentati, che scrutano, che ti parlano e che invocano e poi l'attenzione finisce sulle loro mani, che sono aperte all'abbraccio, tese e piene d'ira e giunte nella preghiera.
È una pittura fatta di sguardi e di gesti, che ci affascina e ci commuove.
Sono uscito da questa chiesa che mi ha svelato il Mistero e raccontato della Trascendenza e sono contento di potervene parlare e vi dico che se vi trovate nelle vicinanze di Bergamo, non dimenticatevi di andare a vedere questa preziosa opera d'arte nel borgo di Pagliaro.
Chiesa del Corpus Domini in Pagliaro

25/04/14

La cultura perde due importanti personaggi

Roma- "...programma a cura di Claudio G. Fava". Era scritto cosi' in sovrimpressione sugli schermi Rai, meglio dire sulla seconda rete del servizio pubblico, quando si parlava di cinema o di presentazione di film in programmazione sul piccolo schermo. Claudio Giorgio (ecco spiegata la famosa G.) Fava, giornalista e critico cinematografico, nato a Genova nel 1929, e' morto. Assunto nel 1970 alla Direzione generale Rai a Roma, si e' occupato sin dall'inizio di programmazione di film. Dal 1976 responsabile di questo settore a Rai1, quindi nel 1981 a Rai2 come capostruttura, incaricato della scelta e della programmazione di film e anche di telefilm singoli e seriali, soap-opera e sceneggiati d'acquisto. Nel suo percorso profesisonale in Rai ha scelto e programmato migliaia di titoli, anxche stranieri, tanto e' vero che per l'opera svolta a favore della diffusione del cinema francese sulla tv italiana il governo francese lo nomino' Officier des Arts et des Lettres. Ha commissionato migliaia di ore di doppiaggi. Davvero numerosi i cicli di film - come "Cinema di notte" - e l'ideazione e conduzione di rubriche di cinema come "Dolly" e "Set". Ha anche lanciato in Italia la soap "Beautiful", "Capitol", "Quando si ama", serie tv come "Hunter", "Miami Vice", "L'ispettore Koster", "La clinica della Foresta Nera", "Navarro", per citarne alcune. Numerosi anche i libri pubblicati, ma e' stato anche presidente o membro di diverse giurie di premi di cinema e di televisione, in Italia e all'estero. C'e' stato anche un percorso di attore con Maurizio Nichetti in "Ladri di saponette". (AGI) .

Torino - Morta Romilda Bollati, signora discreta della cultura Funerali privati a Torino. A lei ultime lettere di Pavese Aveva pensato a quel soprannome mutuandolo dalla sua famiglia, Bollati di Saint Pierre, e a lei, all'allora 18enne Romilda Bollati di Saint Pierre, Pavese scrisse i suoi ultimi messaggi d'amore. Quattro, per l'esattezza, due lettere e due biglietti. Uno dei quali scritto proprio da quell'hotel Roma di Torino dove lo scrittore si uccise il 27 agosto del 1950. Romilda Bollati, presidente della Bollati-Boringhieri, è morta lunedì a Torino, all'età di 82 anni. Oggi i funerali, in una chiesa del centro in forma rigorosamente privata. Cordoglio per la sua scomparsa è stato espresso anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha inviato alla famiglia Bollati questo messaggio: "Esprimo sentimenti di sincera partecipazione al cordoglio dei famigliari e di quanti le furono vicini per la morte di Romilda Bollati, figura distintissima di gentildonna impegnatasi con particolare sensibilità anche nella vita culturale attraverso una iniziativa editoriale originale e di alto prestigio". Nata a Parma nel 1932, Romilda Bollati si trasferì a Torino negli anni della Seconda guerra mondiale, per raggiungere il fratello Giulio Bollati. Da allora non se ne andò più, diventando protagonista discreta - in stile tipicamente sabaudo - della vita imprenditoriale e culturale della città. Da giovane frequentò la casa editrice Einaudi, dove il fratello, al quale fu sempre molto legata, lavorava dal 1949.Era il 1990. Confessò di aver voluto parlare per "salvare" la memoria di Pavese dopo la pubblicazione del suo "Taccuino Segreto", le pagine più intime del diario dello scrittore, quelle che lui stesso aveva espunto dal suo Mestiere di Vivere. Scrisse la studiosa Maria Corti, tra le più attente e profonde conoscitrici dell'opera di Pavese: "Il silenzio di Romilda Bollati, che per quasi mezzo secolo ha tenuto celato il suo segreto, è molto apprezzabile soprattutto oggi, nel clima del degrado di tutto a notizia". "Cara Pierina - le aveva scritto Pavese -, ieri rientrando mi sono visto allo specchio... Non lo sapevo di essere a questo punto. Penso che sia la musica in cui tu balli, a scavarmi dentro, a scrollarmi il sangue, a farmi fare la faccia feroce (ma è la faccia feroce di un suicida, non altro)".(ANSA.it)

27/12/13

Quali segreti dietro il mistero di Medjugorje?

Quali e quanti saranno i segreti che permeano il mistero di Medjugorje? Per chi non fosse ancora a conoscenza, sembra che siano stati rinvenuti alcuni importanti segreti a dei veggenti, nei pressi di questa ormai famosa e celebre località della Bosnia ed Erzegovina. I veggenti, sarebbero 6, e 3 di questi hanno affermato di aver ricevuto già ben 10 segreti, dalla Madonna.
Si dovrebbe trattare di apparizioni annuali, mentre gli altri 3 avrebbero ricevuto apparizioni quotidiane, entrando in possesso di ben 9 dei 10 segreti. Appare ovvio che nessuno dei veggenti sappia dei segreti rivelati agli altri, e non ne parlano mai nemmeno tra di loro. Ma nonostante tutto, è parere comune immaginare che i 10 segreti siano gli stessi, come dichiarato anche dalla veggente Vicka. Prima che possano manifestarsi, la veggente Mirjana Dragicevic ha ricevuto il compito dalla Madonna di rivelare i segreti al mondo. Si tratta di eventi che dovrebbero accadere in un futuro nemmeno tanto lontano. A rivelare il tutto, i prescelti saranno: Mirjana e un sacerdote scelto da lei.

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Madonna di Medjugorje
La convinzione è che tali segreti non potranno avere luogo finché il 10o e ultimo segreto non sarà svelato a tutti e 6 i veggenti. Mirjana, seguendo le indicazioni che le sarebbero state date dalla Madonna, ha scelto un sacerdote a cui rivelare i segreti: si tratta di Petar Ljubicic, un padre francescano. Dunque, dieci giorni prima che il segreto si realizzerà, lei gli comunicherà quello che sta per accadere, e dove accadrà. Dovranno trascorrere ben 7 giorni nel digiuno e nella preghiera, e 3 giorni prima della realizzazione del segreto sarà lui a rivelarlo al mondo.

Dovrà farlo, anche nel caso in cui non voglia, non può scegliere, perché è stato scelto per questo compito. Ma quali sono questi quanto meno fantomatici segreti, in merito a cui non si sa quasi nulla? Per quel che riguarda i primi 2 segreti, si dice che siano solo degli ammonimenti al mondo affinché si possa convertire, mentre è stato concesso ai veggenti di rivelare in parte il 3o segreto: Mirjana ha riferito che ci sarà un grande segno sulla collina delle apparizioni, una specie di dono per tutti noi, per confermare la presenza della Madonna sulla Terra come nostra “mamma”. Sembra che si tratterà di un segno bellissimo, non costruibile con mani umane, e indistruttibile: resterà sulla collina permanentemente.

E’ risaputo anche che dopo la manifestazione del segno sulla collina, la Madonna continuerà ad apparire tutti i giorni almeno ad uno dei veggenti, e dunque sarà accanto a loro anche mentre si verificheranno i segreti. Si sa qualcosa anche sul 7o segreto: pare che si tratti di un avvenimento la cui gravità è stata mitigata grazie ai digiuni e alle preghiere di molti credenti di Medjugorje, e dunque si tratterà presumibilmente di qualcosa di catastrofico.


In base a quanto dichiarato dai veggenti, la Madonna si sarebbe manifestata per aiutare gli esseri umani a non cadere nel baratro, poiché i segreti sarebbero legati a realtà umane venutesi a creare a causa di azioni malvagie, quali l’odio, la violenza e il terrorismo, e che potrebbero portare il genere umano all’autodistruzione. Inoltre, pare che gli eventi citati nei vari segreti non siano ineluttabili, e che invece accadranno solo nel caso in cui gli esseri umani si comportino in una determinata maniera. Il grande segno di cui abbiamo parlato prima, e che riguarda il 3o segreto, sarà un segno dato al mondo per far sì che ci si converta definitivamente al cristianesimo, e se così non sarà ci sarà un castigo, che non verrà dalla Madonna né da Dio, ma dagli esseri umani stessi. Infine, è bene tenere a mente che la Madonna si sarebbe manifestata in quanto divina misericordia, e che i suoi messaggi dovranno servire per aiutarci a costruire il “nuovo mondo della pace”, e portare a termine il piano di salvezza del mondo iniziato già a Fatima.



23/11/13

Scomparso "l'editore silenzioso" personaggio di spicco della cultura italiana

Roberto Cerati
Aveva 90 anni ed era ricordato come "l'editore silenzioso". E' morto ieri sera nella sua casa di Milano, Roberto Cerati, presidente della casa editrice Einaudi. Fu proprio Giulio Einaudi a descriverlo come "l'uomo dai significativi silenzi". Bastava infatti che non parlasse per capire quale sarebbe stato il destino di un libro. 
E' stato uno dei personaggi di spicco della cultura italiana per più di mezzo secolo. In carriera ha lavorato con Elio Vittorini, Albe Steiner e Max Huber. Italo Calvino gli faceva leggere sempre le prime bozze dei suoi testi. Pavese lo ascoltava con attenzione. Gli autori ne avevano timore. "E' stato una figura leggendaria dell'editoria italiana", che non ha servito soltanto l'Einaudi, ma "il libro in generale - ha detto ricordandolo Ernesto Ferrero, attuale direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino: " Ho condiviso con Cerati anni di vita e di lavoro alla Einaudi. E' stato l'alfiere di una editoria a totale servizio del lettore, in cui il libro era inteso come strumento di crescita morale".

Lo struzzo
Per anni Cerati è stato uno dei collaboratori più stretti di Einaudi, fino al Giulio Einaudi. Da quel momento iniziò un lungo rapporto, che non si interruppe mai. Prima fece lo strillone, poi il venditore di libri, infine il direttore commerciale al fianco di Giulio.
1999, quando, alla morte di Giulio, diventò suo erede. Il suo lungo rapporto con la casa dello struzzo iniziò nel 1945, quasi per caso. Accompagnava un amico che presentava dei lavori di Pavese a Milano, nella storica sede di via Tunisi, e incontrò

22/11/13

Tra i marmi di Roma trova ricetto!

Tra le antiche fattezze ed i suoi marmi «Evan Gorga. Il collezionista» trova il suo ricetto! Si tratta senxa alun dubbio della più curiosa, impossibile, stravagante e accattivante mostra di questo autunno, finalmente pregno di opportunità culturali che trattano di archeologia. La rassegna ha trovato il suo degno e naturale ricetto a Roma nei sontuosi e regali ambienti di Palazzo Altemps, alcuni dei quali sono stati di recente restaurati e che ospitano, per l'occasione, la celebre e conosciuta Diana Boncompagni-Ludovisi, una pregevole copia romana di originale greco.

 È dunque fra queste stupende testimonianze dell'arte classica, icone di quel collezionismo regale imbevuto di potere e di cultura di cui solo quella Roma papale rimane l'esempio più affascinante, che si naturalizza questa raccolta archeologica di segno opposto, risultato unico del collezionismo maniacale ma non per questo, a suo modo, meno geniale, di un collezionista borghese tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo.

Nulla potrebbe essere più sorprendente di questo dualismo. Evan Gorga, un cantante lirico appassionato di antichità, ricerco', ne trasse profitto, scambiando una quantità inimmaginabile di reliquie e frammenti di ogni genere, recuperati da scavi oppure acquistati da mercanti. Li qustodiva in serie interminabili con una passione in cui pareva che contasse più la quantità che la qualità, la curiosità anziché la comprensione storica. Una "vita intera in diecimila pezzi", come cita la deliziosa vignetta, logo della mostra, nella quale un compito signore in marsina cammina su frammenti di antichità.

Evan Gorga. Il collezionista
Fondamentalmente in questa passione per il mondo antico sotto forma di frammenti, Gorga non era solo. La sua storia si introduce in quel fenomeno non certo orfano di fascino che fu il collezionismo antiquario borghese fra '800 e 900, rivolto non alle grandi opere d'arte, ormai inaccessibili ai più, ma a reperti più modesti, forse come a volere dare testimonianze più alla portata delle antichità patrie.

Un letterato anticonformista e bizzarro come Carlo Alberto Pisani Dossi raccolse, ricuperandoli come Gorga dai grandi scavi romani, più di trentamila frammenti di ceramica romana. Aveva una insaziabile passione per l'"archeologia minuta" che contrapponeva all'ufficiale "ammuffita archeologia dei monumenti". Poco più tardi, un antiquario, Giulio Sambon, raccoglieva una strepitosa collezione "solo" di soggetto teatrale, messa insieme da dilettante ma divenuta nel 1913 il nucleo iniziale del Museo teatrale della Scala a Milano. Anche l'immensa collezione Gorga, dopo trattative lunghissime terminate nel 1950 e fra incredibili complicazioni burocratiche, fu acquistata dallo Stato che la distribuì in varie sedi anche come materiale didattico.

L'immane lavoro di inventariazione e di studio del materiale, durato decenni e ancora in corso, è fra gli esempi più positivi dell'attività dei nostri Enti di tutela La mostra, curata con grande competenza da Alessandra Capodiferro direttrice di palazzo Altemps, è solo l'ultima (per ora) fase di un lungo percorso di studi coordinati dalla Soprintendente Mariarosaria Barbera, che nel 1987 assunse la cura scientifica della collezione Gorga e che da allora ne ha pazientemente seguito la valorizzazione. Danno conto di una così enorme fatica investigativa i due poderosi volumi di studi editi da Electa, il primo (1999) a cura di Mariarosaria Barbera, il secondo (2013) curato da Alessandra Capodiferro.

Quest'ultimo documenta la curiosa varierà degli oggetti esposti già dalla variegata copertina. Il pubblico può ammirare una collezione sostanzialmente inedita, pazientemente restaurata e scientificamente ricomposta rivelandoci più novità e sorprese di quanto ci si potesse attendere. Ogni reperto, che era stato per Gorga parte di una serie in cui contava solo la ripetizione, ritrova oggi una sua dignità di testimonianza del mondo antico. L'allestimento si vale di vetrine inserite in grandi contenitori in legno grezzo.

Essi alludono, con una sorta di elegante ironia, all'originaria disposizione della immensa collezione collocata su polverosi scaffali lignei in ben nove appartamenti sparsi nella Roma di inizio secolo La evocano i suggestivi ingrandimenti fotografici d'epoca posti alle pareti. All'interno delle casse-vetrine i pezzi, emersi da un secondo scavo non nel terreno ma nelle cassette dei magazzini museali, restaurati e selezionati, ritrovano dignità e significato scientifico attraverso il lavoro di ricerca documentato nei saggi dei volumi sopra citati.

Le sorprese per il visitatore curioso e attento sono davvero molte; ciascuno potrà scegliere (è un'altra delle caratteristiche di questa mostra) un suo personale percorso. Segnalo, da parte mia, solo alcuni materiali fra i più interessanti e singolari. Fra i frammenti di affreschi e di stucchi, oggi riconosciuti come ricuperati dagli scavi sul Palatino e appartenenti agli apparati decorativi di domus romane fra I e II secolo d.C., vi sono pezzi che, nella loro frammentarietà, ci permettono di scoprire ariosi paesaggi con porticati e colonnati in prospettiva. Un pannello di parete in affresco e stucco, oggi ricomposto, svela una insolita iconografia, la messa in opera di un tendaggio fra candelabri da parte di amorini e satiri.

 Pregevole è la raccolta di marmi sagomati, parti di splendidi rivestimenti parietali, nella tecnica dell'intarsio (opus sectile). Una vera e propria sorpresa, dovuta alla recente pulitura dei pezzi, sono i frammenti di prezioso marmo rosso antico con decorazioni in oro, forse sfuggite anche al Gorga, un unicum fra quanto è giunto fino a noi dei sontuosi arredi delle dimore di età tardoantica. La collezione Gorga era famosa in particolare per le terrecotte architettoniche fra cui le lastre decorative con scene del mito o dei giochi nel circo. Ne sono esposte molte che hanno mantenuto l'antica policromia. I falsi, che anche Gorga non seppe evitare, oggi fanno parte della storia del collezionismo.

 Uno stupefacente insieme è quello dei 26.000 frammenti di lastrine in vetro policromo che Gorga doveva aver prelevato per lo più da scavi nella romana villa di Lucio Vero. Uno dei risultati più incantevoli del lavoro di restauro su questi pezzi è la ricomposizione di due pannelli policromi con motivi di cancellata. Essi ornavano il telaio di un sontuoso letto da banchetto, oggi in gran parte ricostruito al Metropolitan Museum. L'uso di una grande quantità di coloratissimi vetri rende i pannelli dei piccoli capolavori di grande vivacità e allegria che ci restituiscono l'immagine della ricchezza decorativa delle dimore di età romana non meno fastose delle sale di Palazzo Altemps ove oggi sono collocate.

E ancora cumuli di ceramica, di vasellame bronzeo, di deliziosi giocattoli (bamboline snodate e stoviglie miniaturistiche), materiali etruschi ed egizi, che si riferiscono a una visione del passato universalistica insieme meravigliosa e confusa. Il visitatore reale in mostra o quello virtuale, attraverso le pagine dei volumi che accompagnano l'esposizione, potrà dunque a un tempo ritrovare l'antico e ricostruire un episodio collezionistico storicamente interessante. Ma specialmente potrà apprezzare i risultati di uno straordinario e non effimero progetto di valorizzazione del nostro patrimonio in un evento che è il contrario, dunque, di quelle mostre d'occasione o di cassetta che spesso ci capita di incontrare.
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