Il-Trafiletto
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27/10/14

giovani carini e disoccupati | incapaci di protestare

Si prospetta un autunno molto caldo, ma non sul fronte meteo, nonostante gli esperti hanno confermato un ottobre con temperature al di sopra della media rispetto agli ultimi 50 anni. Quelle che si sta alzando è la temperatura sociale, ormai sull’orlo di una vera e propria pandemia. Abbiamo una classe dirigente più vecchia d’Europa, il nostro mister President, faceva il liceo quando scoppiò la seconda guerra mondiale. Un immobilismo sociale da fare invidia ai governi a regime comunista, la disoccupazione che ormai è a livelli preoccupanti, e soprattutto una mancanza di meritocrazia. In questo quadro di forte consapevolezza, i nostri governanti, cercano di varare  quanto prima un piano per la lotta alla disoccupazione. La strada intrapresa è senza dubbio promozionale e propagandistica. Pretendono dalle piccole e medie imprese assunzioni in cambio di agevolazioni fiscali, cercano di invogliare i giovani e i disoccupati a costituire cooperative. Ma fino a quando lo stato e le banche non daranno la possibilità di accedere a crediti, difficilmente si potrà avere una crescita economica.


protesta giovanile maggio 1968

Ma torniamo a noi, e al dubbio che mi resta. Ormai la nuova generazione, quella del terzo millennio, per capirci meglio, i nativi digitali. Sembrano tardivi nel capire la gravità, sembrano morenti quando si tratta di prendere in mano con coraggio la situazione. Basta vedere l'ultima protesta che si è svolta  a Roma, quanti giovani erano presenti a manifestare! Nonostante continuino a lamentarsi per la mancanza di lavoro, o che sono costretti ad emigrare all’estero perché in Italia non hanno futuro. Ma in fin dei conti cosa realmente stanno facendo per il loro futuro, perché invece di lamentarsi, e vivere nel frattempo una vita da adagiati, non cavalcano la protesta? non reagiscono allo stato come avevano fatto i loro genitori nel maggio del '68?


A parole sono pronti a protestare, eppure il timone è sempre in mano ai soliti noti, ai soliti ultra settantennia, ai soliti vertici sindacali, sempre meno rappresentativi se non di loro stessi. Pronti a strizzare l’occhio e passare dall’altra parte delle barricate appena se ne presenta l’occasione. In questo contesto non si vedono ventenni in grado di fare la differenza. Le loro forze sono concentrate a comunicare solo sui social, andare alla ricevere di quanti più like possibili altrimenti si è out. O a tifare per qualche fantomatica squadra in un qualunque tarocco-show. I nostri nativi digitali, a differenza dei nativi cartacei, sono dormienti, anestetizzati, incapaci di incazzarsi, e questo e un aspetto che troppi sottovalutano. Ormai i ricordi caldi degli anni settanta sono sbiaditi come non mai. Ma in fondo possiamo dire “”chi se ne frega””, tanto con Photoschop si possono modificare e ritoccare anche quelli!!!.

24/10/14

Fino al 2018 nemmeno 1 € per la carriera dei docenti | Le attività aggiuntive finanziate con il blocco del contratto

Nemmeno 1 € per dare il via alla riforma dell'aumento di carriera degli insegnanti. Si utilizzeranno le stesse risorse di adesso!



Meriti senza "oneri per lo Stato". Nemmeno 1 € oltre il dovuto per le remunerazioni degli insegnanti, ma con una distribuzione ripartita. L'idea del Governo è quella che si può leggere su quanto viene riportato nelle linee guida della riforma della scuola.

Si tratta di un sistema che, come si è detto più volte, darà merito soltanto al 66% degli insegnanti in base all'accaparramento di crediti. Viene da chiedersi da dove verranno prelevate le risorse a questo punto. Presto detto, le risorse che saranno utilizzate per gli scatti di competenza (legati all'impegno e alla qualità del lavoro dell'insegnamento) saranno fondamentalmente le stesse che appaiono fruibili per gli scatti di anzianità, però distribuite soltanto ai "migliori". In tal modo, non ci saranno "oneri aggiuntivi per lo Stato".

A tutto ciò si va ad inserire anche il fatto che le remunerazioni per le attività supplementari dei docenti che dovranno avere luogo attraverso il MOF (acronimo del fondo Miglioramento Offerta Formativa). Anche qui la stessa imperitura domanda: da dove verranno i fondi? Il via al nuovo sistema non avverrà prima del 2018, con il conto alla rovescia che partirà dal 1 gennaio 2015. Una tempistica mica nata casualmente, dal momento che si lega al 1o dei trienni di avvio della valutazione delle scuole e soprattutto ad un periodo di blocco contrattuale che permetterà di recuperare risorse che, leggiamo nel testo, "nel frattempo sarebbero state altrimenti destinate alla progressione di carriera secondo il modello attuale.
Zero € per la carriera dei docenti

" Un blocco del contratto, quindi, previsto già da tempo e che si potrà introdurre a giusta ragione tra quelle voci tagliate della scuola che faranno da traino all'avvio della riforma.

03/10/14

Botta e risposta tra FLCIGL e Renzi | Nessun raggiro su stipendi e destino terza fascia

Botta e risposta tra FLCIGL ed il Governo Renzi, riguardo il documento "La Buona scuola" con il proprio "Cantiere scuola". 


Il piano della riforma della scuola previsto dal Governo Renzi, consiste in un documento che provvede ad analizzare e commentare, introducendo idee alternative. Per potere avere accesso alle prossime abilitazioni in previsione di valorizzare l'esperienza lavorativa.

La carriera e le remunerazioni
Le maggiori critiche, quelle più accese, si possono evincere nella parte riguardo al "merito" e agli scatti remunerativi, legati alla raccolta di crediti e non più all'anzianità di servizio, proposta dal Governo Renzi come una innovazione rivoluzionaria. Ma riflettendoci un pò, in un certo senso, lo è, dal momento che, dichiara la FLCGIL, raggira del tutto quanto sottoscritto nella contrattazione per il rinnovo del contratto.

"Il nuovo metodo di avanzamento di carriera - dichiarano dal Sindacato - proposta nel Piano è prevista tutta fuori dal contratto (ivi incluso il compenso), è fatta senza alcuna spesa con lo spostamento di poste contrattuali. Anzi, vi è di più: il passaggio dagli scatti di anzianità agli scatti di competenza sarà preceduto da tre anni di vuoto. Ciò vuol dire che dal 1 settembre 2015 al 31 dicembre 2018 il sistema degli scatti verrà congelato per tutti ad eccezione di coloro che si trovano al 33° anno di servizio. Per questi ultimi rimarrà in vigore l’attuale sistema."

Perciò, non soltanto una proposta senza spese, ma con alcuni tagli mascherati da "merito", come è stato più volte denunciato già dai primi spunti del documento come redazione. Una stranezza, avvertono dal sindacato, dato che in base ai dati OCSE l’anzianità ha comunque un peso nei percorsi di carriera dei docenti in tutti i paesi. La FLCGIL si dice d'accordo a rivedere i carichi di lavoro, orario, organizzazione, ma il tutto deve avvenire tramite una contrattazione e non per legge, "rilegificando" lo stato giuridico.


02/11/13

Gli Italiani nel 2014 pagheranno più tasse

Gli Italiani nel 2014 pagheranno più tasse, anche se la Trise dovrebbe portarci un  vantaggio economico,  rischia di essere eroso dai Comuni che avranno un’ampia discrezionalità nell’applicazione della nuova imposta che sostituisce Tares e Imu ed è molto probabile che ne inaspriranno il prelievo per alleggerire le difficoltà economiche in cui versano.

trise

Nel 2014 gli italiani pagheranno 1,1 miliardi di euro di tasse in più. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha calcolato l’impatto economico riconducibile agli effetti di tutte le nuove voci fiscali introdotte.
Nel 2015 e nel 2016, invece, secondo la Cgia le cose dovrebbero andare molto meglio se si eviterà la riduzione delle agevolazioni fiscali grazie al taglio della spesa.
A fronte di poco più di 6 miliardi di euro di nuove entrate tributarie a cui si aggiungono 65 milioni di entrate extra tributarie e altri 135 milioni di riduzione dei crediti di imposta, nel 2014 gli italiani saranno chiamati a versare allo Stato complessivamente 6,227 miliardi di euro di nuove imposte. Per contro, `godranno´ di una riduzione delle tasse e dei contributi da versare all’Erario per un importo pari a 5,119 miliardi di euro. Pertanto, la differenza tra i 6,227 miliardi di nuove imposte e i 5,119 miliardi di minori tasse dà come risultato 1,108 miliardi di euro.
«A nostro avviso - dichiara il segretario degli Artigiani di Mestre, Giuseppe Bortolussi - il risultato è sottostimato. Corriamo il pericolo che il saldo sia più pesante. Secondo i tecnici del Governo, la Trise, vale a dire il nuovo tributo sui servizi, dovrebbe farci risparmiare un miliardo di euro rispetto a quanto pagavamo di Tares e di Imu. Un vantaggio economico che, purtroppo, rischia di essere eroso dall’azione dei Sindaci. I Comuni, infatti, avranno un’ampia discrezionalità nell’applicazione della Trise ed è molto probabile che ne inaspriranno il prelievo per lenire le difficoltà economiche in cui versano, con evidenti ripercussioni negative per i bilanci delle famiglie e delle imprese».
Analizzando le singoli voci si nota che tra le maggiori entrate spiccano i 2,6 miliardi di euro relativi alle svalutazioni dovute alle perdite dei crediti. Si tratta di maggiori entrate legate al mutamento delle regole che disciplinano il trattamento fiscale delle perdite e delle svalutazioni dei crediti delle banche e delle imprese che operano nel settore finanziario e assicurativo. Le novità normative permetteranno in futuro di ottenere dei risparmi di imposta, consentendo a queste imprese di dedurre le perdite in cinque anni. Altri 940 milioni di euro saranno incassati dall’incremento del bollo sul dossier titoli, mentre 804 milioni di euro saranno garantiti dalla rivalutazione dei beni delle imprese. Ciò vuol dire che gli imprenditori avranno la facoltà di adeguare il valore dei cespiti a quello di mercato, pagando una imposta sostitutiva. Tra le minori entrate, invece, si segnala il taglio del cuneo fiscale per un importo di 1,5 miliardi di euro, l’alleggerimento di un miliardo di euro dei premi Inail e un miliardo di euro in meno che i cittadini pagheranno sulla casa con l’introduzione della Trise. Obbiettivo, quest’ultimo che, secondo la Cgia, rischia di essere difficilmente raggiungibile.
Nel 2015 e nel 2016 le cose dovrebbero andare molto meglio. «Se eviteremo la riduzione delle agevolazioni fiscali grazie al taglio della spesa - conclude Bortolussi - nel 2015 gli italiani potranno contare su un saldo negativo pari a 2,7 e nel 2016 pari a 5,6 miliardi di euro. Se ciò non si verificherà, fra due anni ci ritroveremo con un bilancio leggermente negativo pari a 308 milioni di euro, mentre nel 2016 la situazione ritornerà a essere molto pesante, visto che il saldo sarà positivo e pari a 1,3 miliardi di euro».

                                                                                                                                                           fonte
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