Il risultato da corpo ancor di più alla convinzione che questa tipologia di sofferenza possa avere delle origini in parte ad una componente psicologica.
Già in precedenza alcuni studi avevano evidenziato come la frequenza degli attacchi cardiaci fosse fortemente indotta da fattori come depressione, isolamento, precarie condizioni economiche e stress cronico. La ricerca effettuata nella penisola Ellenica fa un ulteriore passo avanti e associa la frequenza delle recidive in base alla qualità dell'aiuto psicologico ricevuto.
La dottoressa Zoi Aggelopoulou, coautrice dello studio, spiega: «Gli infermieri della nostra unità coronarica hanno osservato che era meno probabile che i pazienti avessero altri attacchi cardiaci, morissero o ritornassero in ospedale se gli parlavamo delle loro cure, suonavamo musica per loro o davamo a chi è religioso la possibilità di pregare. Questo ci ha fatto pensare che le malattie coronariche non avessero solo un'origine fisica, ma anche una componente psicologica».
Aiuto psicologico per il cuore |
L'impressione è poi stata confortata da una meta-analisi condotta su nove studi medici casuali e controllati. Il risultato è stato a dir poco sorprendente: dopo due anni dal ricovero, la probabilità di morte o recidiva si riduceva di ben il 55% in presenza di aiuto psicologico (l'influenza è invece pressoché nulla nel corso dei primi due anni).
«I pazienti vogliono sapere cosa accadrà loro dopo che avranno lasciato l'ospedale, se potranno continuare ad avere rapporti sessuali, che tipo di medicinali dovranno prendere», ha proseguito Aggelopoulou. «La nostra ricerca mostra che fornire informazioni e rassicurazioni diminuisce la loro probabilità di morire o avere un altro attacco cardiaco. Purtroppo le unità coronariche sono sotto pressione, in Grecia abbiamo spesso 1o 2 infermieri a occuparsi di 10 o 20 pazienti. Tuttavia sapere che semplicemente parlando ai malati o introducendo la musicoterapia si potrebbero ridurre del 55% le morti e i ritorni in ospedale dovrebbe essere un forte incentivo».
Ora serviranno ulteriori studi per verificare quali sono le metodologie di assistenza psicologica più efficaci e più opportune da introdurre.