Il-Trafiletto

15/01/14

L'affascinante mondo delle piante afrodisiache: il Maca

Direi che qui ci starebbe bene uno dei nostri "Perchè si dice" ed esattamente "Fare come gli antichi". Già perchè ciò che possiamo imparare dalle civiltà del passato è davvero tanto, sorpattutto in termini di uso delle piante che tanto generosamente madre natura ci ha donato perchè ne conoscessimo le proprietà e gli usi utili alla salute umana.
Il Maca è un tubero che cresce solo nelle Ande del Sud America oltre i 2500 e 5000 m in condizioni impossibili: venti molto forti, temperature sotto zero e luce solare molto intensa, terreni molto poveri e rocciosi.  Il Maca è una pianta di piccole dimensioni, produce piccoli fiori grigiastri tipici della famiglia della Senape a cui appartiene (Brassicaceae). La parte utilizzata per il consumo umano è la radice (tubero), di forma arrotondata, del diametro di circa 8 cm.
Maca

E' conosciuta per il suo elevato potere nutritivo,  infattiil suo tubero viene  usato sia consumato fresco che cotto, mentre la sua farina per la preparazione di vini e dolci. Infatti nel sud America la pianta di Maca è conosciuta anche con il nome di "Peruvian ginseng", nonostante non sia della stessa famiglia del comune ginseng che conosciamo.   Era utilizzata già 2.000 anni fa dagli Incas come hanno dimostrato i numerosi ritrovamenti archeologici dai quali era considerata divina e destinata a nutrire i nobili ed i soldati per la ricchezza di vitamine, proteine, zuccheri e sali minerali. La pianta di Maca è molto diffusa in Perù, Bolivia e Argentina. Per gli andini ed in particolare per i peruviani, il Maca è un prodotto molto importante nella loro alimentazione e viene coltivata e commercializzata normalmente. Dalla sua radice si ottiene una farina che viene utilizzata per fare minestre e bevande alcoliche, mentre le foglie sono utilizzate per fare il the. Il tubero può essere utilizzato sia fresca che secco infatti può durare diversi anni mantenendo inalterate le sue proprietà.  Oggi il Maca si sta diffondendo in tutto il mondo soprattutto in America dove viene venduto in particolare per aumentare la fertilità, come equilibratore ormonale, come afrodisiaco ed un valido aiuto nei confronti delle affezioni delle vie respiratorie, dell'artrosi reumatica e come agente antiinvecchiamento. Inoltre il Maca è usato normalmente dagli atleti in quanto aumenta la resistenza muscolare.  Nell'uso dei popoli andini il Maca è usato per curare l'anemia, la tubercolosi, i problemi legati alle mestruazioni, il cancro dello stomaco, la sterilità, l'impotenza nell'uomo e la libido in generale e per aumentare la memoria. Gli effetti benefici del Maca possono essere spiegati in quanto ha una concentrazione di proteine ed aminoacidi liberi (fenilalanina, tirosina, l'istidina ed arginina) essenziali, minerali, carboidrati, fibre e vitamine (B1, B2, C) molto alta, insomma, è una straordinaria fonte di sostanze nutritive essenziali per l'organismo e non si conoscono effetti collaterali anche se può sempre sussitere una intolleranza individuale per cui è sempre opportuno consigliarsi con il proprio medico di famiglia.

Google onnipresente! Ora anche nel settore biomedicale

Google ovunque onnipresente! Ora anche nel settore del biomedicale. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo, con tutto il suo armamento pubblicitario potenziale di cui è equipaggiato, avrebbe già a sufficenza, tutto il necessario per essere il business principale di tante aziende. Tra queste però non figura il settore biomedicale che è sempre più intenzionata ad utilizzare il web, vero e proprio punto di unione per tutti i rami della propria attività, per espandersi su nuovi mercati.

La stampa internazionale riferisce la notizia in base a cui alcuni rappresentanti di Google hanno avuto un'incontro con la Food and Drug Administration (DFA, agenzia americana per l'alimentazione e i medicinali), dando corpo così alle voci in base alle quali Google, oltre ai dispositivi oculari per le patologie cardiache, si stia muovendo con grande interesse nel settore medico, non di certo l'unico comparto su cui si concentrano le attività dei Google X Lab, i laboratori top secret supervisionati da Brin in persona. Ecco dunque una carrellata delle attività su cui il colosso di Mountain View punta o sulle quali, con ogni probabilità, punterà.

I Google Glass ormai non fanno più notizia, le scarpe "parlanti" che motivano chi le indossa oltre ad essere dotate di accelerometro e connettività bluetooth non sono, almeno allo stato attuale, neppure destinate a farne, così come lo SmartWatch, l'orologio hi-tech che porta alcune funzioni pratiche al polso di chi lo indossa. Sono piuttosto le applicazioni che nasceranno a corredo che faranno discutere, e non poco.
Google ovunque
Lenti per le rilevazioni dei parametri biologici, applicazioni per il pagamento elettronico degli acquisti, per la ricerca di parcheggio e tutta un'altra serie di piccoli lussi quotidiani. Un intero mondo da scoprire. iPierian, azienda che sta sviluppando terapie contro le malattie neurodegenerative ha raccolto 30milioni di dollari lo scorso settembre.

Tra i nomi di chi ha aperto il portafogli figura quello di Google che ha partecipato anche al finanziamento della ricerca con cui la libanese Adimab intende creare una nuova generazione di antibiotici. Oltre al progetto dell'auto che si guida da sola Google, in collaborazione con NVIDIA, ha stretto un accordo con General Motors, Honda, Audi e Hyundai per dotare le vetture di un sistema Android il quale, oltre a fornire indicazioni utili per il viaggio, consentirà anche di godere dell'intrattenimento tipico che ci viene offerto dalla tecnologia che maneggiamo quotidianamente.

La corsia privilegiata che unisce la Silicon Valley a Detroit sta però facendo storcere il naso a diverse associazioni di consumatori americane che già gridano alle violazioni della privacy. Se la tecnologia va incontro anche agli automobilisti rendendo l'esperienza di viaggio più piacevole e più facili le manovre di guida complesse, il rovescio della medaglia è la possibilità di tracciare gli spostamenti delle vetture e di potere ricostruire, nei casi più particolari, le dinamiche di un incidente.

Perchè si dice "essere un piantagrane"?

Questo adagio si spiega da solo devo dire, e personalmente l'ho usato e lo uso ancora,  di solito quando mi trovo ad usarlo, involontariamente ribalto gli occhi al cielo, a sottolineare che in quel momento anche io ho perso la mia proverbiale pazienza. Magari soffio anche come un mantice, in quel caso meglio non provocarmi oltre. Essere un piantagrane, il termine grana viene usato per indicare un problema, una seccatura. Da qui deriva anche il significato di piantagrane o di piantare una grana, cioè una persona che è causa, volontariamente o involontariamente, di problemi (nella maggiorparte dei casi volontariamente).

"Andiamo a vivere su Marte"! Obama l'aveva promesso di portare l'uomo su Marte

"Andiamo a vivere su Marte"! Obama l'aveva promesso di portare l'uomo su Marte, e anche quel pazzoide di Elon Musk aveva dichiarato di essere interessato. Adesso si inizia a fare sul serio: l’International Academy of Astronautics ha dato il via al programma White Cosmics, con lo scopo unico di portare l’uomo su Marte.
Suolo marziano

Si tratta di una notizia di cui possiamo andare particolarmente fieri, in quanto che a capo del progetto di ricerca c’è l’italiano Giancarlo Genta, docente al Politecnico di Torino. Il team di scienziati coordinato da Genta, produrrà uno studio definitivo fra 2 anni, ma ha già presentato un documento preliminare al vertice dei presidenti delle agenzie spaziali in corso a Washington in questi giorni.

“La International Academy of Astronautics ha messo in piedi un gruppo di studio per produrre una ricerca riguardo a una missione umana su Marte”, si legge nel rapporto.
“Spiegheremo le motivazioni di una missione del genere, poi esploreremo gli aspetti umani e tecnologici e la ricerca ancora necessaria per costruire la tecnologia richiesta”.

Per portare l’uomo sul pianeta rosso, gli scienziati hanno individuato sei diversi tipi di approcci, ordinandoli per complessità crescente: missione fly-by, ovvero sia il passaggio ravvicinato vicino alla superficie; missione verso uno dei satelliti di Marte, da cui gli astronauti potrebbero telecomandare veicoli sulla superficie del pianeta; missione di breve durata (“flag-and-footprint”, come si dice in gergo, cioè “pianto una bandiera, lascio un’impronta e riparto”).
E tre tipi di missioni di lunga durata, con operabilità scientifiche ed esplorative diverse. Lo scopo finale di queste ultime è “un primo passo verso obiettivi più ambiziosi, come la colonizzazione”.

Le ragioni per cui bisogna andare su Marte, spiegano ancora gli scienziati, sono molteplici. Anzitutto c’è, naturalmente, il valore scientifico di una missione del genere. Ma anche interessi politici, nel senso che un progetto internazionale di questo tipo favorirebbe la cooperazione su larga scala tra paesi diversi e che “Marte potrebbe diventare un secondo pianeta per gli esseri umani”, contributi all’innovazione e allo sviluppo economico e aspetti sociali, come creazione di nuove imprese e posti di lavoro.

Gli scienziati, inoltre, sono convinti che il futuro economico e industriale della Terra è strettamente legato alle risorse extraterrestri: sarà indispensabile cercare gli elementi utili sugli asteroidi, sulla Luna e sul pianeta rosso. In un’intervista a La Repubblica, Genta ha spiegato che “per andare sul pianeta rosso ci vogliono ancora almeno 20 o 25 anni con una missione finanziata dalle agenzie spaziali”, sebbene “parlare di date sia molto pericoloso in questo campo. Di date ne sono già state fatte tante e alla fine si rischia di perdere credibilità”.

Per arrivare su Marte, afferma lo scienziato, sarà comunque prima necessario rifinire il know-how attuale, completando esplorazioni sulla Luna e sugli asteroidi, “tappe già definite dalle agenzie spaziali e che non si possono saltare: l’esperienza sul satellite naturale terrestre e la permanenza più lunga nelle missioni spaziali sono indispensabili per capire come si reagirà su Marte”. Il pianeta rosso è un buon candidato a ospitare gli esseri umani, dice Genta, perché “la sua superficie è uguale al totale di tutte le terre emerse sul nostro pianeta, quindi raddoppia lo spazio disponibile per l’umanità”. Certo, sulla Terra c’è aria. E acqua. E vita. “Terraformare Marte, cioè renderlo simile alla Terra”, secondo Genta, “è possibile, ma le tecnologie necessarie sono ancora lontane dall’essere sviluppate. Ci vorranno tempi lunghissimi. Invece, vivere su Marte, anche se in condizioni disagiate, si può. Oggi il grosso problema, più che la permanenza, è il viaggio”.

Già... ma come arrivare sul pianeta rosso? Gli scienziati propongono di usare veicoli a propulsione nucleare, che impiegherebbero circa quattro-cinque mesi per la sola andata. La tecnologia è stata già provata sulla Terra, negli anni Settanta, ma deve essere ancora raffinata. Certo, non si tratta di un sogno proprio a buon mercato. Il costo totale si aggirerebbe intorno ai 500 miliardi. “Però”, fa presente Genta, “divisi in vent’anni e fra tutte le agenzie spaziali partecipanti. Però attenzione: non sono soldi che buttiamo su Marte, ma che si spendono sulla Terra e vanno a rivitalizzare l’economia del nostro pianeta”.

14/01/14

L'Italia alza la voce! Ricorso alla Corte Suprema Indiana riguardo al caso dei Marò.

L'Italia alza la voce! Ricorso alla Corte Suprema Indiana riguardo al caso dei Marò. Dinanzi al rinvio del governo indiano della presentazione dei capi di accusa per i due marò, l'Italia ha deciso di presentare un ricorso alla Corte Suprema indiana. La 'petition', si è apprende, mira a «scongiurare l'uso di una legge antiterrorismo (Sua Act)».
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Ieri è stato dato l'annuncio dell'iniziativa intrapresa in maniera «forte e decisa» 
L'atteggiamento alquanto stucchevole che l'India ha iniziato ad assumere nella vicenda dei marò non piace affatto all'Italia. Infatti ieri era stato dato l'annuncio che era partita per New Delhi, ad opera dell'inviato Staffan de Mistura, una «iniziativa molto forte e decisa» con lo scopo di mettere fine all'empasse che dura ormai da troppo tempo e che allunga a oltremodo la prospettiva di rientro in Italia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e scongiurare qualsiasi tentativo di introdurre lo spettro della pena di morte.

Barroso ha garantito il suo impegno
L'accelerazione decisa dal Governo Italiano è stata assistita anche dalle pressioni esercitate sui vertici dell'Unione europea, il presidente Josè Manuel Barroso e l'Alto Rappresentante Catherine Ashton, affinchè diano supporto alla posizione italiana. Successivamente un incontro con il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, Barroso ha garantito un impegno, assicurando che «siamo tutti contro la pena di morte». Missione delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato Intanto i presidenti delle commissioni Affari esteri e Difesa di Camera e Senato hanno convenuto di promuovere una missione istituzionale attraverso l'invio di «una delegazione, rappresentativa di tutti i Gruppi parlamentari per visitare a Delhi Salvatore Girone e Massimiliano Latorre».
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