Il-Trafiletto
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23/03/14

Il farmaco che rivoluzionò il mondo della medicina: la Penicillina.

Negli anni 20 moltissime persone morivano a causa di infezioni batteriche, alcune volte causate da piccolissimi e semplicissimi graffi. Alexander Fleming, uno scienziato e dottore scozzese, stava lavorando in un ospedale di Londra. Lui stava cercando di scoprire i modi per combattere i batteri. Fleming in quel periodo era alle prese con un pericolosissimo batterio chiamato stafilococco. Un giorno,nel chiudere frettolosamente il suo laboratorio perché stava partendo per le vacanze, dimenticò di lavare tutte le apparecchiature prima di lasciarlo. C’era una capsula nella quale stavano crescendo gli stafilococchi. Quando alcune settimane più tardi, Fleming tornò dalle vacanze, si accorse che c’era qualcosa simile a muffa in quella capsula che aveva contaminato le colture, e si accorse anche che la crescita del pericoloso batterio stafilococco si era fermata,probabilmente, pensò, a causa di questa muffa. Fleming chiamò questo antibiotico penicillina. Sapeva che la penicillina poteva essere un’importante scoperta, quindi fece alcuni esperimenti con essa. Tuttavia, non essendo un farmacista, per lui era difficile produrre la penicillina pura. Chiese aiuto ad alcuni scienziati colleghi ma nessuno sembrava interessato nel produrre la penicillina. Fleming ha dovuto aspettare più di dieci anni prima che due brillanti scienziati, Howard Florey e Ernst Chain, finalmente trovarono un modo facile per produrre la medicina. Nel maggio del 1940, il gruppo di ricerca di Florey ebbe abbastanza penicillina per poterla sperimentare con gli animali per la prima volta. Con un semplice esperimento, iniettarono un pericolosissimo batterio in otto topi. Un ora dopo, diedero la penicillina solo a quattro topi. Dopo alcune ore, i quattro topi con la penicillina stavano bene, mentre gli altri quattro erano tutti morti! Durante la Seconda Guerra Mondiale, la penicillina ha salvato molte vite, e nel 1945 Fleming, Florey e Chain vinsero il Premio Nobel per la medicina. Ancora oggi questo antibiotico è utilizzato per combattere la maggior parte dei batteri gram positivi come gli stafilococchi e gli streptococchi, le spirochete (Treponema pallidum e Leptospira), gonococchi e meningococchi.

24/12/13

“Meglio un goccio di birra che un tozzo di pane!” Sarà poi vero?

Si esprimevano cosi i nostri progenitori: “meglio un goccio di birra che un tozzo di pane”! Secondo l’idea di Patrick McGovern, direttore del Biomolecular Archaeology Project for Cuisine, Fermented Beverages and Health alla University of Pennsylvania, i nostri antenati sarebbero giunti alla conclusione di abbandonare la vita che conducevano da nomadi preferendo l’istituzione delle prime comunità agricole incoraggiati dall’idea di dare vita alla “bionda” per eccellenza. Per esigenze di sete, insomma, più che di fame. Ma sarà poi vero? Certo è che la sua non è un’opinione condivisa dai più.

La "bionda" birra
La teoria più largamente diffusa ed accettata dalla comunità scientifica, infatti, afferma che i raccolti agricoli di diecimila anni fa fossero destinati per la preparazione del pane – ma McGovern la pensa diversamente, come ha raccontato a Nautilus: "La birra ha innumerevoli effetti benefici. Un alto contenuto di vitamina B e lisina, per esempio. Ma anche il fatto che è molta più sicura da bere rispetto all’acqua, perché il processo di fermentazione uccide batteri e virus.

Con il suo quattro per cento di contenuto alcolico, era considerata un potente alterante della mente e una sostanza medicinale". Tanto che, secondo lo scienziato, gli antichi produttori di birra erano considerati medici dalle comunità preistoriche.
Racconta McGovern che l’uomo preistorico avrebbe imparato a produrre la birra partendo da una specie di "pappa" a base di orzo. Il lievito naturale, forse fornito dagli insetti, avrebbe fermentato tale pappa, creando una sostanza gelatinosa alcolica, l’antenato della birra moderna. Si tratta, in effetti, di una ricetta più semplice di quella del pane, che richiede, oltre alla mietitura, la macinazione e la cottura. Ma c’è dell’altro.

Secondo McGovern, la produzione e il consumo di birra aveva anche un forte impatto sociale: la bevanda era largamente utilizzata in cerimonie e celebrazioni, più o meno come accade oggi. La teoria dello scienziato statunitense non è del tutto nuova: già negli anni ‘50, Robert Braidwood, esperto di storia antica del Medio Oriente alla University of Chicago, analizzando grano e falci rinvenuti negli insediamenti dei Natufiani – una popolazione vissuta quindicimila anni fa nell’attuale Giordania – era arrivato a una conclusione analoga. Soprattutto perché la tecnologia di mietitura allora disponibile avrebbe portato a “produzioni di cibo troppo scarse rispetto al lavoro richiesto”: per questo motivo, secondo Braidwood, i nostri antenati avrebbero preferito “qualcosa di più gratificante e prezioso del cibo: l’alcool”.

04/12/13

Ipotesi shock dello scienziato McCarthy | Siamo incrociati con scimmie e maiali

 Secondo lo scienziato McCarthy della University of Georgia, uno dei più autorevoli esperti mondiali in ibridazione animale, noi siamo un po' scimpanzé e un po' suini, originati con un processo di ibridazione in un momento imprecisato della storia umana.
Secondo l'esperto di ibridazione avremmo molti tratti in comune coi primati, ma anche molti diversi. Che si chiede, sul suo sito: "Siamo ibridi?". La risposta ancora non c'è ma gli indizi sono molti, secondo il ricercatore.
La specie umana, secondo lo scienziato, sarebbe cominciata da un incrocio fra un suino maschio e una femmina di scimpanzè. Una tesi alquanto stramba, ma a sostenerne l'impianto ci sono alcuni dati rilevanti. 
Ad esempio, mentre gli umani hanno molte caratteristiche in comune con gli scimpanzè, c'è anche un numero molto grande di caratteristiche distintive che non si trovano negli altri primati.

maiale-scimmia-uomo
Queste caratteristiche, secondo lo studioso, sono molto probabilmente il risultato di un'origine ibrida in qualche punto della storia evoluzionistica umana. Ma poi ad arricchire il quadro arriva l'elemento suino. McCarthy suggerisce che un animale possiede tutti i tratti che distinguono gli umani dai loro primati cugini, ed è il maiale. Come si legge sul suo sito Macroevolution, oltre alle caratteristiche più evidenti, come pelle senza peli e uno spesso strato di grasso sottocutaneo, ci sono altri segni di similitudine con i maiali nella struttura della pelle e degli organi. A proposito dell'infertilità degli ibridi, McCarthy spiega che non tutti gli ibridi sono sterili, e in molti casi gli animali ibridi sono capaci di accoppiarsi con animali della specie dei genitori e, dopo molte generazioni, potrebbero anche accoppiarsi fra loro.

20/10/13

Il Regno Unito ospita il primo hamburger di carne artificiale!

Servito il primo hamburger di carne artificiale nella capitale del Regno Unito. Cotto e mangiato in diretta in uno studio televisivo di Londra il primo hamburger creato facendo uso delle cellule staminali di un mucca, sviluppate in vitro fino ad ottenere i 140 grammi di manzo, "sintetico" ma del tutto indistinguibile, chiaramente non il sapore, da un hamburger originale. Alfine di produrre la carne, lo scienziato olandese Mark Post è partito da cellule staminali prelevate da un manzo, per poi farle moltiplicare e crescere in un liquido di coltura di origine animale, ma già si sta cercando un alternativa per poi spingerle ad evolversi in tessuto muscolare. Tale procedimento è durato tre mesi.
L'esperimento ha dato vita a carne sufficente per un hamburger, cucinato con aggiungendo soltanto un pizzico di sale e pepe. Adesso i palati fini della tavola faranno valere le loro ragioni, denunciando che il sapore non è affatto piacevole, dato che è stato prodotto soltanto da tessuto muscolare, e che gran parte del gusto della carne è dovuto al grasso e al sangue.
Al momento, oltretutto, la carne artificiale non presenta affatto nessuna convenienza economica: per crearla sono stati spesi infatti ben 250.000 Euro, forniti da un anonimo finanziatore, il che ne fa probabilmente l'hamburger più costoso della storia. Con questa esibizione chiarmente Mark Post spera di trovare nuovi fondi per le sue ricerche.
Lo scienziato ritiene che, dopo avere dimostrato che esiste la possibilità di produrre carne commestibile artificialmente , il prezzo di produzione calerà rapidamente fino a divenire più basso di quello della carne vera. 
Hamburger di carne artificiale

Lo scienziato Olandese sta già studiando il modo di generare anche cellule adipose e persino ossee (per chi vuole rosicchiare una braciola artificiale), nonché di equipaggiare la sua carne di un sistema circolatorio che consenta di produrla in grossi tranci, perchè al momento cresce in sottili striscioline, in quanto che il liquido nutriente non riuscirebbe a raggiungere le cellule.
La produzione di carne è attualmente sotto accusa per la sua scarsa sostenibilità: allevare bovini e suini occupa una quantità di suolo coltivabile sproporzionata rispetto alla quantità di cibo ottenuta, e produce in abbondanza gas che contribuiscono al riscaldamento globale. Secondo Post la carne artificiale risolverebbe questo problema, soddisfacendo le tendenze carnivore di molti esseri umani con un consumo di risorse che, secondo le prime stime, sarebbe molto inferiore di quello della carne autentica (dal 60% al 90% in meno). E senza far soffrire alcun essere vivente.
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