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13/11/14

Ford Ecoboost 1.0 prova e risultati | Caratteristiche principali

Certamente in ambito Europeo la Ford con la presenza nel suo catalogo di una Kuga sempre più dalle dimensioni enormi e ricca, è rimasta a corto di proposte nell'importante settore di mercato come quello delle piccole sport utility. 


Dunque, accade che pure la statunitense Casa automobilistica si è ritrovata nel suo fin troppo pregno "catalogo" di modelli suddivisi per ogni parte del mondo, un qualcosa di idoneo a colmare la mancanza di offerta venutosi a creare. Intendiamoci bene: la EcoSport non è un rimedio di seconda mano! Ma non è nemmeno una assoluta novità, anche perché è già alla seconda generazione.
La prima, infatti, era rimasta confinata ai Paesi emergenti, tra cui Brasile e India, dove peraltro viene prodotta.

PRINCIPALI CARATTERISTICHE.
Effettivamente c'è da dire che ad oggi dopo essere stata rivisitata, pare finalmente avere tutte le carte in regola per lanciare il guanto di sfida ad un prospero squadrone di concorrenti, attestatasi sulla falsa riga tracciata dal consenso avuto dalla Nissan Juke. Le dimensioni sono quelle esatte e idonee per essere pronta a scendere in campo. I motori propongono il tre cilindri turbo che tanto ha entusiasmato visto all'opera sui modelli Fiesta, Focus e C-Max, risultando al momento teoricamente quanto di meglio si possa ottenere al giorno d'oggi. Gli interni sono un bel mix di modernità e funzionalità. Stona un po’ la grande ruota di scorta appesa al portellone, una soluzione che da noi è stata abbandonata da quasi tutti i Costruttori. Una scelta, comunque, che offre anche dei vantaggi e di certo ha il pregio di regalare alla EcoSport una spiccata personalità e uno stile tutto suo. L'unico rischio è quello di conferire alla vettura qualcosa di diverso rispetto a ciò che vorrebbe essere, e cioè un’agile crossover più a suo agio nel traffico urbano che su qualche tratto sconnesso fuori città.

GLI INTERNI DELL'ABITACOLO
Comunque sia, qualunque incertezza relativa a ciò, sparisce nello stesso momento in cui si prende posto al volante. La posizione di guida rialzata, conferisce sicurezza, e da l’impressione di non essere poi così differente da quella che si può avvertire stando seduti dietro la plancia di una Fiesta. Chiaramente l'impronta tipica Ford è evidente in ogni millimetro degli interni è lo stesso e il family feeling identificabile in ogni singolo dettaglio. Tutto sommato, un bel vedere d’insieme che, però, suscita qualche dubbio, come le plastiche un pò troppo rigide e gli accoppiamenti che presentano imprecisioni. Nemmeno il piccolo schermo in testa alla console convince più di tanto, presentandosi con una grafica alquanto intasata risultando poco immediata la lettura e una gestione complessa tramite i comandi sulla console. In compenso, lo spazio a disposizione del conducente è più che generoso e studiato per poter ospitare persone di tutte le taglie.
Ford Ecoboost 1.0
Ford Ecoboost 1.0

IN CONCLUSIONE
Ogni maggiore costruttore è alla ricerca del modello esatto quello che più si s'addice per dare una svolta vera e propria nel comparto delle piccole "city-suv", e la Ford ha scoperto di averlo già tra le mura amiche, anche se finora era stato confinato a mercati di seconda fascia. Perciò, con la realizzazione della 2^ generazione, gli ha fatto assumere un prodotto globale, compatibile pure per i gusti europei più sofisticati. Certo, qualche eccesso di sobrietà si deve accettare, ma per tutto il resto non teme confronti. Giuste le misure, ottimi i motori, in particolare il tre cilindri Ecoboost, che unisce la vivacità alla parsimonia. Competitivo il prezzo.

09/10/14

Vino Novello | Non è un vino nuovo come si crede, è un vino diverso.

Tra qualche settimana farà la sua comparsa in tuti i supermercati ed enoteche il vino novello, quel tipo di vino che molte persone tendono a definire vino nuovo. Niente di più sbagliato. Queste persone non sanno che il vino novello è un vino totalmente diverso sia come caratteristiche che come metodo di produzione. Infatti esso proviene da una tecnica di vinificazione diversa, la cosiddetta macerazione carbonica. Questo metodo consiste nel riempire di uva un recipiente e poi chiuderlo in modo ermetico per circa 2-3 settimane a temperatura di circa 30°C, dopo averlo saturato con gas anidride carbonica. In questo modo gli acini non vengono spremuti come accade nella preparazione del vino normale, ma vendono lasciati interi in modo da avere una fermentazione interna, intracellulare. Dopo di ciò tutta la quantità viene schiacciata e posta nel tino di fermentazione dove, in due o tre giorni, si avrà la trasformazione degli zuccheri in alcool. Come il suo eterno antagonista francese, il Beaujolais, nato negli anni ´50 in Francia, il vino novello ha una bassa gradazione che lo rende gradito anche nella dieta, raramente supera i 12° e si presta agli abbinamenti più diversi: dai salumi alle verdure in pinzimonio fino ai formaggi piccanti. Il vino novello, grazie al metodo di vinificazione della macerazione carbonica, oltre alle peculiarità olfattive tipiche, dona al vino un colore particolarmente vivo, con tonalità che ricordano il porpora. Ha un gustoso sapore fruttato che ricorda la fragola, i lamponi e i frutti di bosco, risultando subito pronto da bere, mantenendo le sue caratteristiche fino al mese di marzo all’incirca. Bianco o rosso, va servito leggermente fresco, sui 12°-14° gradi e si accompagna bene con i piatti in bianco, col pesce fritto, grigliato, in zuppa o al cartoccio, elegante con le fettine di carne in scaloppina o gli arrosti di girello, e visto che l’autunno è il mese delle castagne, provate a mangiarne un cartoccio accompagnandole con un calice di buon vino novello.

15/08/14

Martian G2G | Un'assistente personale al vostro servizio

Martian G2G

C'è da farci quattro chiacchiere, con il G2G. Con un colpo al pulsante dell'orologio, l'assistente personale dello smartphone è al nostro servizio. 

Il Martian G2G è l'unico smartwatch che offre il controllo vocale. Farci dire che tempo farà domani è divertente, ma sono più utili le funzioni per le telefonate. Diciamo a Siri (software basato sul riconoscimento vocale) chi vogliamo chiamare e ce lo passerà, permettendo una conversazione senza bisogno di toccare il telefono.

Le altre caratteristiche del Martian G2G si basano su un minuscolo schermo OLED 96x16 pixel, da cui è possibile scattare da lontano una foto con lo smartphone, oppure dire all'orologio di emettere un forte bip se si allontana troppo dal telefono. La maggior parte delle funzioni di allarme del G2G sono gestite con una semplice app. Basta inserire i dati di accesso nell'app gratuita "Martian Watch Alerts" e ci visualizzerà attraverso il G2G le notifiche per i messaggi di Facebook, i tweet, le mail e gli sms, ma senza mostrarne il testo sull'orologio.

Collegarlo via bluetooth è facile, ma nei nostri test spesso perdeva il contatto e non riusciva a mandare le notifiche, destandoci qualche dubbio sulla sua affidabilità. Per maggiori informazioni consultate il sito www.martianwatches.com. Funziona con: iPhone 4S/5, Android.(science)




13/07/14

Indicazioni volontarie, disposizioni in materia ambientale sull'etichetta dell'olio

Si è già visto che le indicazioni che il confezionatore appone volontariamente in etichetta debbono, su un piano generale, essere conformi alle regole fissate nell’art. 2 del d. lgs. 109/92 in attuazione della direttiva comunitaria sull’etichettatura, la pubblicità e la presentazione dei prodotti alimentari. Tale, peraltro ovvia, impostazione è stata ribadita anche nei “considerando” del reg. Ce 1019/2002, in cui si legge che le indicazioni volontarie apposte sulle etichette non devono indurre in errore i consumatori, in particolare per quanto riguarda le caratteristiche di un olio extravergine d'oliva, attribuendogli ad esempio proprietà che non possiede o vantando come specifiche di quel prodotto caratteristiche che sono in realtà comuni a tutta la gamma degli oli di oliva o alla maggior parte di essi.

Inoltre si precisa che le diciture che figurano in etichetta devono essere giustificate sulla base di elementi oggettivi, per evitare ogni rischio di abuso a danno dei consumatori e distorsioni della concorrenza sul mercato. Diciture relative alle lavorazioni "a freddo": «prima spremitura a freddo»: questa dicitura è riservata agli oli d’oliva vergini o extra vergini ottenuti a meno di 27°C con una prima spremitura meccanica della pasta d'olive, con un sistema di estrazione di tipo tradizionale con presse idrauliche; «estratto a freddo»: questa dicitura è riservata agli oli d’oliva vergini o extra vergini ottenuti a meno di 27°C con un processo di percolazione o centrifugazione della pasta d’olive.

Esempio di etichetta
immagine presa dal web

Indicazioni delle caratteristiche organolettiche: queste possono figurare, esclusivamente se sono basate sui risultati di un metodo d’analisi sulle caratteristiche organolettiche. Il metodo di analisi sulle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini prevede solo tre attributi positivi (“fruttato”, “amaro”, “piccante”). Diciture in materia di acidità o di acidità massima possono figurare unicamente se accompagnate dalla menzione, in caratteri delle stesse dimensioni e nello stesso campo visivo, dell’indice dei perossidi, del tenore in cere e dell'assorbimento nell'ultravioletto, stabiliti a norma del reg. Cee 2568/91 e s.m.

 La Commissione U.E. ha chiarito che il valore indicato in etichetta per l'acidità (ad es. acidità massima inferiore a 0,3°) deve permanere fino allo spirare del termine minimo di conservazione apposto nell'etichetta stessa, salvo che la suddetta indicazione non sia accompagnata da una dicitura del tipo "al momento del confezionamento"; in tale ultimo caso, il valore dell'acidità può essere ricompreso, fino allo spirare del termine minimo di conservazione, tra lo 0,3° indicato in etichetta e lo 0,8° (valore massimo consentito per l'olio extravergine di oliva dal reg. Cee 2568/91 e s.m.).

Per ciò che concerne l'etichettatura e disposizioni in Materia Ambientale,l ’articolo 36 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 disponeva, al comma 5, che “tutti gli imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. Fino alla definizione del sistema di identificazione europeo si applica agli imballaggi per liquidi la normativa vigente in materia di etichettatura”. Nella sostanza ciò significa, come ha chiarito recentemente una circolare del Ministero delle Attività produttive, che non dovrà essere più applicato il D.M. 28 giugno 1989 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 166 del 18 luglio 1989) e che pertanto non vi è più alcun obbligo di apposizione sugli imballaggi contenenti prodotti liquidi (e dunque anche gli oli di oliva) dell’invito a non disperderli nell’ambiente e dei contrassegni recanti l’abbreviazione del materiale per essi utilizzato.

10/03/14

Wiko Mobile ed il suo smartphone 8...bellezze |Highwai un device sconosciuto da noi ma che in Francia spopola già!

Wiko Mobile ed il suo smartphone 8...bellezze |Highwai un device sconosciuto da noi ma che in Francia spopola già!

Al recente evento annuale dedicato alle novità della telefonia mobile, il Mobile World Congress, la sua presenza è passata quasi inosservata, dal momento che lo spiegamento di forze della più blasonata concorrenza la fatta da padrone. Ma Wiko Mobile, recentemente giunta anche in Italia dopo aver raggiunto nel 2013 il traguardo di terzo produttore di telefonia mobile in Francia nella hit di vendita degli smartphone (dati Gfk), qualche buona qualità l'avrà di certo per far parlare di sè cosi vivacemente.

L'ultimo prodotto della neonata azienda produttrice di telefonia mobile si chiama Highway, primo smartphone di un brand europeo ad essere equipaggiato con un processore octa-core (a otto cervelli) Arm Cortex A7 da 2 GHz.
Highwai by Wiko Mobile

Il device che è stato presentato in quel di Barcellona, lo si potrà trovare in commercio da questo mese anche in Italia con un prezzo di listino in ingresso di 349.00 €.

Le altre caratteristiche del terminale, dallo schermo da 5 pollici Full Hd (441 pixel per pollice e pannello a tecnologia Ips) con protezione Gorilla Glass di seconda generazione alla fotocamera con sensore da 16 megapixel con flash Led, ci confermano che si tratta di uno smartphone di fascia medio alta, ben curato in alcuni dettagli (rifiniture laterali in alluminio satinato e pannello posteriore in vetro temprato) e fra i più sottili modelli in circolazione grazie ai soli 7,7 millimetri di spessore per 154 grammi di peso.
La batteria è di buon livello (2350mAh) mentre il sistema operativo pre-installato è la versione 4.2.2 di Android.

12/02/14

Sono davvero protette le aree marine?

Sono davvero cosi protette le aree marine? Per la precisione le aree marine protette, meglio conosciute come marine protected areas, o Mpa, sono uno degli strumenti più importanti con cui si cerca di preservare la biodiversità degli ecosistemi marini, sempre più in pericolo per via della pesca esagerata e dell'inquinamento.

Pare che non tutti siano convinti dell'efficacia delle strategie che sono ad oggi adottate. In un articolo su Nature, un gruppo di ricerca internazionale, coordinato da Graham J. Edgar, dell'Università della Tasmania, lancia infatti l'appello, evidenziando che in parecchi casi le Mpa non sono adeguatamente cautelate per fare fronte al progressivo impoverimento dei nostri mari. Stando ai loro risultati, la chiave per proteggere efficacemente la biodiversità marina sarebbe non tanto nella quantità di aree protette istituite, quanto nelle loro caratteristiche.

index
Aree marine ( Mpa )
In linea con la Convenzione sulla Diversità Biologica (o Cbd), trattato firmato nel 1992 da 193 paesi al fine di preservare la biodiversità del pianeta, negli ultimi due decenni il numero di aree marine protette è infatti aumentato velocemente in tutto il mondo. Le Mpa presentano però notevoli differenze riguardo a fattori come le quote di pesca permesse, le misure messe in campo per contrastare la pesca illegale, o la loro dimensione, parametri che secondo il team di Edgar possono influenzarne profondamente l'efficacia. Per questo gli scienziati hanno deciso di monitorare lo stato della biodiversità marina in 87 Mpa di tutto il mondo, verificandone l'efficacia in relazione a cinque caratteristiche chiave: quanto pesce si permette di pescare, il livello dei controlli da quanto tempo esiste l'area, la sua dimensione, e il suo livello di isolamento.

Dalla loro analisi è emerso che il 59% delle aree presentava caratteristiche soddisfacenti (divieto totale di pesca, molti controlli, ampie dimensioni, buon isolamento e lunga durata) in non più di uno o due dei cinque parametri presi in esame. Esaminando la biodiversità in questi siti i ricercatori hanno scoperto inoltre che risulta assolutamente indistinguibile da quella delle aree in cui la pesca è permessa. Nelle zone definite invece “efficaci” con almeno tre o quattro dei parametri in positivo, le analisi hanno dimostrato la presenza di una biodiversità praticamente doppia, una quantità di esemplari di pesci di taglia medio grande cinque volte maggiore, e un numero quattordici volte superiore di squali, tutti indicatori che dimostrano le strategie di ripopolamento e protezione della biodiversità stanno funzionando.

Utilizzando le aree efficaci come paragone i ricercatori hanno potuto stabilire inoltre che nelle aree di pesca e nelle Mpa non efficaci, la biomassa totale (il numero di creature marine presenti) è diminuita di circa due terzi rispetto ai periodi precedenti all'inizio della pesca intensiva. Secondo gli autori serve dunque un maggiore impegno internazionale per raggiungere gli standard di efficacia richiesti in tutte le Mpa esistenti. Se non si interverrà presto, l'incremento della pesca intensiva previsto per i prossimi anni rischia infatti di aumentare drammaticamente il numero di specie marine a rischio di estinzione.

06/02/14

Il Dna | Target fondamentale nella storia del genere umano per una terapia personalizzata!

Dna! Target fondamentale per la storia dell'evoluzione umana per una terapia personalizzata! Tra i tanti traguardi raggiunti dal genere umano, senza ombra di dubbio quello della scoperta del Dna ha rivoluzionato totalmente la storia evolutiva dell’uomo.

Sono trascorsi ben 60 anni da quando fu pubblicato il primo articolo sulla blasonata rivista Nature e la firma era quella di James Watson e Francis Crick! I due scienziati davano delucidazioni riguardo alla struttura del Dna con estrema semplicità, esponendo con chiarezza come i mattoni, definiti basi a due a due in infinite combinazioni, possano determinare il colore dei nostri capelli, la forma del naso, l’espressione particolare di uno sguardo.

Nel Dna è detenuta ogni tipologia d'informazione genetica che determina la nostra salute: le stigmate di una malattia ereditaria, la predisposizione a una determinata patologia, l’efficace risposta a una terapia e anche l’insensibilità a un certo farmaco. Oltre tre miliardi di paia di basi per genoma aploide, 103.480.000.000 possibili combinazioni, in un sistema preciso e ordinato, danno certezza alla nostra univocità. Un infinito mondo che richiede d’essere scoperto e impiegato.

Struttura del Dna
La grande somiglianza riconosciuta tra il nostro Dna e quello di altre specie, come lo scimpanzé o il maiale, non dimostra altro che l’enormità di informazioni contenute nel codice genetico. Quando ci dicono che condividiamo con la scimmia il 98% del nostro materiale genetico, non dobbiamo focalizzarci sulle somiglianze tra noi e loro, bensì pensare a quante informazioni esistano in quel 2%.

Il genoma umano contiene circa 20.000 – 25.000 geni che codificano proteine. Gli esoni sono la componente di Dna, all’interno dei geni, che trascrivono la sintesi proteica. Meno del 2% del Dna ha funzione codificante. Il restante materiale genetico ha significato regolatorio e il suo ruolo non è ancora totalmente conosciuto. Malattie ereditarie, risposta a farmaci o predisposizione ad ammalarsi dipendono da variazioni geniche, definite mutazioni.

L’individuazione di queste varianti, finalizzata a scopo diagnostico, terapeutico e clinico, si configura nella moderna branca medica chiamata medicina personalizzata. Questo settore emergente mira alla creazione di un trattamento individualizzato, basato sull’unione delle caratteristiche cliniche e genetiche del singolo. La ricerca di connessioni tra presentazione clinica e informazioni genetiche diviene necessaria al fine di conoscere dettagliatamente la patologia e prevederne prognosi e risposta alla terapia.

Negli ultimi anni, la medicina personalizzata ha conglobato quelle strategie di ricerca genetica finalizzate a riconoscere il profilo di rischio del singolo paziente, nello sviluppare una determinata patologia; la medicina predittiva, per l’appunto, si prefigura come strumento diagnostico, in grado di prevedere la predisposizione a una particolare malattia dell’individuo o famiglia. L’intensificazione dei controlli clinici e strumentali, l’educazione sanitaria e l’abbattimento dei fattori di rischio ambientale, divengono gli strumenti per una medicina preventiva e individuale, attenta alle esigenze della persona. Il collegamento tra attività di ricerca e applicazione clinica, necessita però che il personale medico abbia a disposizione tutte le informazioni – cliniche e genetiche – del paziente, al fine di ottimizzare i trattamenti, prevederne l’efficacia ed informare il malato su prognosi e ricadute cliniche.

Le innovative tecnologie permettono oggi di poter sequenziare l’intero genoma di un individuo in tempi e costi contenuti. Branche della medicina molecolare come la genomica, proteomica e metabolomica, stanno sfruttando pienamente queste possibilità, arricchendo di contenuti le conoscenze e le strategie mediche preventive e personalizzate. Esempi palpabili si riconoscono in ambiente oncologico. I geni Brca1 e Brca2 si sono dimostrati fortemente connessi allo sviluppo di tumori al seno e ovaio. Questa scoperta ha permesso di riconoscere quelle donne a maggior rischio, intensificando in loro i controlli di screening e in alcuni casi, arrivando anche a trattamenti chirurgici preventivi, quali mastectomia o annessiectomia profilattica.

Le terapia a bersaglio molecolare (Target Therapy) è indirizzata verso specifici pathway molecolari, aberranti in alcune patologie. Per esempio, il Trastuzumab viene utilizzato nella cura del tumore al seno nelle pazienti che iperesprimono la proteina Her2; l’Imatinib trova applicazione nella Leucemia Mieloide Cronica, in cui sia presente il gene di fusione Bcr-Abl. Questi sono due esempi di trattamenti farmacologici personalizzati, ottenuti grazie allo studio genetico. Esplorando i vari ambiti di ricerca, potremmo aggiungere moltissimi altri scenari clinici in cui trattamenti ad personam potrebbero essere applicati o ricercati. Essenziale diviene una nuova formazione del medico, che dovrà avere a disposizione e saper interpretare queste nuove informazioni. Applicare concretamente la medicina personalizzata significa integrarla nella pratica medica quotidiana. D.NAMICA è un progetto di ricerca italiano, finanziato dalla regione Friuli Venezia Giulia grazie ai fondi POR FESR 2007 2013, che si sta occupando proprio di questo.

04/12/13

Ipotesi shock dello scienziato McCarthy | Siamo incrociati con scimmie e maiali

 Secondo lo scienziato McCarthy della University of Georgia, uno dei più autorevoli esperti mondiali in ibridazione animale, noi siamo un po' scimpanzé e un po' suini, originati con un processo di ibridazione in un momento imprecisato della storia umana.
Secondo l'esperto di ibridazione avremmo molti tratti in comune coi primati, ma anche molti diversi. Che si chiede, sul suo sito: "Siamo ibridi?". La risposta ancora non c'è ma gli indizi sono molti, secondo il ricercatore.
La specie umana, secondo lo scienziato, sarebbe cominciata da un incrocio fra un suino maschio e una femmina di scimpanzè. Una tesi alquanto stramba, ma a sostenerne l'impianto ci sono alcuni dati rilevanti. 
Ad esempio, mentre gli umani hanno molte caratteristiche in comune con gli scimpanzè, c'è anche un numero molto grande di caratteristiche distintive che non si trovano negli altri primati.

maiale-scimmia-uomo
Queste caratteristiche, secondo lo studioso, sono molto probabilmente il risultato di un'origine ibrida in qualche punto della storia evoluzionistica umana. Ma poi ad arricchire il quadro arriva l'elemento suino. McCarthy suggerisce che un animale possiede tutti i tratti che distinguono gli umani dai loro primati cugini, ed è il maiale. Come si legge sul suo sito Macroevolution, oltre alle caratteristiche più evidenti, come pelle senza peli e uno spesso strato di grasso sottocutaneo, ci sono altri segni di similitudine con i maiali nella struttura della pelle e degli organi. A proposito dell'infertilità degli ibridi, McCarthy spiega che non tutti gli ibridi sono sterili, e in molti casi gli animali ibridi sono capaci di accoppiarsi con animali della specie dei genitori e, dopo molte generazioni, potrebbero anche accoppiarsi fra loro.

30/11/13

Jolla: lo smartphone che Nokia avrebbe potuto lanciare!

Lo smartphone che Nokia avrebbe potuto lanciare! Jolla Oy è un produttore, progettatore e rivenditore finlandese di telefoni cellulari. Ex dipendente Nokia, che assieme ad altri suoi colleghi aveva sviluppato il sistema operativo MeeGo.
Attualmente sta sviluppando un sistema operativo per dispositivi mobili chiamato Sailfish OS, basato sulla vecchia piattaforma MeeGo sviluppata da Nokia in collaborazione con Intel diversi anni fa, e deve affrontare ora una grande sfida per potersi addentrare in un mercato dominato da Android e iOS.
Il noto sistema operativo MeeGo fu abbandonato da Nokia, secondo me troppo frettolosamente, a favore del neonato OS Windows Phone by Microsoft. Non tutti gli utenti hanno accettato questa scelta di accogliere l’OS di casa Redmond e di chiudere le porte ad altri sistemi operativi, uno su tutti, Android.

Jolla smartphone
I fondatori della nuova società al momento possono facilmente conquistare l’interesse di molti, grazie ad una loro precisa presa di posizione e definizione del terminale in oggetto: “Questo è lo smartphone che Nokia avrebbe potuto lanciare se non avesse deciso di legarsi a Microsoft e al suo noto Windows Phone.”

Passiamo alla scheda tecnica di Jolla che, a quanto pare, oltre a portare il nome del suo ideatore, sembra avere tutte le potenzialità necessarie per sfidare molti device di pari livello.

Scheda tecnica di Jolla 
  • Display: 4,5 pollici Gorilla Glass 2. 
  • Processore: 1,4 GHz dual core. 
  • RAM: 1GB. 
  • Memoria interna: 16 GB, ma espandibile con microSD. 
  • Fotocamera anteriore: 2 megapixel. Fotocamera posteriore: 8 megapixel con Flash LED. 
  • Sistema operativo: Sailfish (basato su Linux). 
Jolla riprende una delle caratteristiche che riuscì a rendere Nokia originale ed unica: le cover intercambiabili!
La parte posteriore di questo smartphone, infatti, possono essere cambiate con cover di svariati colori. Come vi abbiamo detto, il sistema operativo non sarà ovviamente Windows Phone, ma la stessa nuova società ha sfornato l’OS che prende il nome di Sailfish e si basa sul già noto OS per desk, Linux. Jolla, inoltre, risulta compatibile con molti accessori dedicati alla realtà Android ed è anche in grado di eseguire molteplici (centinaia) applicazioni disponibili per il robottino verde.

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