Il-Trafiletto
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24/04/14

Il ritorno alle origini

Stiamo assistendo ad un ritorno alle origini. Sepre più si fanno coltivazioni biologiche, si ritorna a fare pietanze povere ma ricche di fibre che i nostri nonni consumavano regolarmente ogni giorno. Non consumavano regolarmente carne come facciamo ora. I nostri nonni usavano le proteine dei poveri: legumi, cereali...

La carne si consumava nelle ricorrenze festive e sempre in quantità modica. Negli anni '60 con il boom economico, si è presa l'abitudine di mangiare carne ogni giorno, con la conseguente richiesta da parte del consumatore, l'allevatore ha intensificato i suoi allevamenti.

Anziani contadini e allevatori di mucche, testimoniano che ai loro tempi questi animali si alimentavano con fieno di primo e secondo taglio, possibilmente equilibrato. Il fieno di unico taglio che veniva tagliato a 1.300/1.800 m sul livello del mare, veniva dato molto ben dosato, perché quel tipo di foraggio ubriacava le mucche. Nell'alimentazione di oggi, al poco fieno vengono aggiunti insilati e mangimi. Il latte prodotto era al massimo di 15 lt al giorno, ora è di 40; la vita dell'animale si è ridotta a metà, probabilmente perché il tipo di alimentazione ammala il fegato. Anche il letame non emanava cattivo odore; si faceva maturare per un anno per concimare i prati e diventava terriccio profumato che, distribuito, non scendeva al disotto del terreno. 
Le pratiche agricole, i sistemi di allevamento degli animali, specie di quelli da reddito, hanno subito profonde trasformazioni, qualcuno dice evoluzioni rispetto alle quali le vecchie generazioni provano sentimenti di sconcerto e disorientamento. Molte delle innovazioni introdotte, sicuramente hanno comportato reali benefici, sia in termini economici che di risparmio di tempo e manodopera; non ultimo per quanto riguardo le condizioni di vita e di benessere per gli operatori del settore e di riflesso per il grande esercito dei consumatori.

Però, la storia ci insegna che i grandi cambiamenti epocali difficilmente passano inosservati, a volte celano sorprese non sempre gradite, vedi “mucca pazza” per quanto riguarda la specie bovina. Per quello che sull'argomento si conosce, sembra che la madre di tutti i problemi emersi e per la verità notevolmente amplificati dai mezzi di informazione, sia proprio il sostanziale cambiamento del regime alimentare degli animali allevati e destinati a essere trasformati in proteine nobili, quindi alimenti carnei per l'uomo. I consumatori, le loro associazioni, la gente comune, il mondo agricolo, i politici, le autorità sanitarie, tutti ormai invocano il ritorno alle antiche tradizioni contadine. Frequentemente si sente parlare di agricoltura tradizionale, agricoltura biologica, produzione di alimenti biologici. È il momento del ritorno al passato, della valorizzazione delle tradizioni dell'affermazione della cultura dell'esperienza, dell'uso di pratiche agricole che non comportino la concimazione chimica delle terre, del ritorno ai piccoli insediamenti zootecnici con animali allevati al pascolo e con alimenti esclusivamente vegetali. Auguriamoci fortemente che ci sia una vera valorizzazione di una antica cultura e tradizione contadina che consumava carne una volta la mese.

04/02/14

Temple Grandin | "Più conosco l'essere umano più sento di amare gli animali!" Psicologa autistica ed amante delle mucche!

Grandin: psicologa, autistica ed amante delle mucche! Provate ad immaginare un bel giorno che vi venga diagnosticato di essere affetti di autismo all’età di soli 2 anni di non aver proferito sillaba fino a 4 di essere nate negli States intorno la fine degli anni ’40, ovvero sia, quando la teoria che andava per la maggiore riguardo la causa dell’autismo era quella delle “madri no frost”, prive di alcun sentimento e attenzione ai vostri bisogni, al punto tale da costringervi a forza di chiudervi in una fortezza vuota

Bene...immaginate di avere avuto viceversa una madre fantastica, oltre ogni umana immaginazione che si rifiuta di farvi internare in un istituto e si impegna per insegnarvi a parlare, a cercare le cure migliori e le scuole idonee a darvi gli stimoli più congeniali a voi. Così da consentirvi di ottenere, nonostante le difficoltà, un notevole successo accademico e professionale in un campo non propriamente per signorine, gli allevamenti di bestiame. A raccontare la vita di questa donna è "Temple Grandin. Una vita straordinaria”, il film HBO che è proiettato al Festival delle Scienze 2014 di Roma dedicato ai linguaggi.
Temple Grandin

Autistica altamente funzionale, Grandin si laurea in psicologia, conquista un master in zootecnia e un dottorato in scienze del comportamento animale, nonostante le sue difficoltà nei rapporti con gli esseri umani. Celebre la definizione che diede di sé durante una conversazione con Oliver Sacks, il primo a raccontarne la storia: “quando cerco di entrare nella testa delle persone il più delle volte mi sento come un antropologo su Marte”. 

Grazie alla sua diversa sensibilità, capacità di osservazione e di catalogazione delle immagini, Temple riesce invece a entrare in piena sintonia con le mucche e analizza le cause di stress nei grandi allevamenti intensivi. Rumori, riflessi, percorsi, staccionate: tutto viene riprogettato da Grandin in modo da migliorare la qualità della vita del bestiame e di condurlo in un flusso ordinato al suo triste destino.
Che i percorsi da lei progettati conducano al macello è per Grandin un fatto inevitabile: molte mucche non sarebbero neanche in vita se non fossero state allevate a questo scopo. 

L’importante è ridurre però la loro ansia, non soltanto negli ultimi minuti di vita, quando il livello di cortisolo può alterare la qualità della carne. Riduzione dell’ansia che Grandin sperimenta su se stessa, quando inventa una “macchina per gli abbracci”. Durante un’estate trascorsa nel ranch della zia in Arizona, Temple osserva come le mucche si calmino quando vengono strette nelle gabbie per la vaccinazione. “Non sappiamo perché, ma le rende docili” le spiega un cow-boy. In preda a un attacco di panico, prova a entrare lei stessa nella gabbia e scopre che una pressione uniforme su tutte le parti del corpo è la cosa più simile a un abbraccio che un autistico riesca a sopportare. 

Il film esplicita e sintetizza, anche con una buona dose di ironia, un diverso modo di osservare la realtà: “le persone autistiche e gli animali ragionano nello stesso modo, non usano le parole ma il linguaggio sensoriale di suoni, odori, tatto. E soprattutto immagini”. A interpretare Temple Grandin è Claire Danes, che per questo ruolo ha vinto un Emmy e un Golden Globe. Le figure chiave della sua giovinezza – la madre, la zia e il professore di scienze – sono rispettivamente Julia Ormond, Catherine O’Hara e David Strathairn.
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