Il-Trafiletto
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20/10/14

Sotto il gelo | Alcuni semplici consigli

State alla guida della vostra auto e sta nevicando: la prima cosa che bisogna montare alla vostra auto sono le gomme invernali! Si tratta di una norma importante per tutte le auto, sia quelle a 2 ruote motrici che quelle a trazione integrale, inclusi i Suv, tutti più o meno pesanti e, per questa causa, più sottoposti ad accentuare le uscite di strada. 


Comunque sia, anche se dovessimo percorrere fondi senza alcuna aderenza, la prima cosa da fare è guidare in maniera quanto più prudente possibile, tenendo sempre una discreta distanza dal veicolo davanti a noi, ma anche cercando di fermarci, di modificare e di cambiare rotta improvvisamente in quanto sugli asfalti viscidi un lieve ed impercettibile disagio dell'auto che può diventare una disastrosa fuori uscita di strada.

Aderenza e motricità.
Oltretutto, in fase di partenza o in quella di stop, in sentieri innevati esiste la necessità di cercare di evitare giri a vuoto delle ruote, mollando la frizione quanto più lentamente possibile se si è in possesso di un’auto dal cambio manuale e dando gas sempre molto moderatamente. Se le ruote dovessero iniziare a slittare è bene inserire la marcia superiore per ridurre la coppia motrice e cercare di recuperare aderenza. In pianura o in salita è meglio usare una marcia lunga per evitare pattinamenti, mentre in discesa è meglio impiegare quella che concilia la motricità per potere governare l’auto con gli effetti del freno motore. Per rendere l’idea: potrebbe essere quella inferiore a quella che si userebbe, ad andatura normale, su asfalto asciutto.

Per le auto con il cambio automatico.
Con la presenza dei cambi automatici-sequenziali, oltretutto gestiti dall’elettronica e inseriti dalla modalità tradizionale, sono valide le stesse norme. Molti di essi comprendono anche la logica Inverno o Neve e tante trazioni integrali e molte SUV hanno anche il dispositivo per il controllo della velocità in discesa: sono aiuti assai efficaci.

Norme da seguire per guidare sotto la neve

06/06/14

DSM | Un problema globale?

Perché, dunque, il DSM è importante, dato che in certi Paesi non è neppure il manuale diagnostico ufficiale per i disturbi mentali? 

In alcune nazioni, per esempio, i medici fanno riferimento a un documento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità chiamato Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD), basato sulla descrizione sintomatica invece che su un elenco di controllo e del quale si attende una nuova edizione nel 2015.

A livello globale, però, nel campo della ricerca e dell'apprendimento delle tecniche diagnostiche psichiatriche, si continua a preferire il DSM: in ogni caso, chi non ne è soddisfatto probabilmente tenderà a criticare anche l'ICD, considerato il forte allineamento che esiste tra questi due manuali. Scartati sia il DSM che l'ICD, che cosa rimane?
DSM
(immagine dal web)

James Davies si augura che entrambi i manuali diventeranno presto obsoleti, e promuove invece la diffusione di una pubblicazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nota come Linee Guida di Intervento mhGAP, che suddivide i disturbi mentali in sole 11 categorie. David Kupfer, invece, sostiene che il DSM ha ancora un futuro e prevede "aggiornamenti incrementali" basati sulle più recenti ricerche.

L'importanza di nuovi apporti scientifici è sottolineata anche dal Royal College of Psychiatrists nel Regno Unito e dall'Istituto azionale di Salute Mentale negli USA: entrambi hanno invocato l'introduzione di "nuove modalità di ricerca" per migliorare il processo diagnostico psichiatrico. Saranno probabilmente i progressi compiuti, in particolare nel campo delle neuroscienze, a svuotare di significato il dibattito sul DSM: per certi versi, infatti, l'attuale psichiatria rimane saldamente ancorata al passato. Il professor Craddock la paragona alla cardiologia prima che fosse ben compreso il meccanismo della pompa cardiaca e prima dell'invenzione dell'elettrocardiogramma.(science)

05/06/14

DSM-5 | Il fondamento biologico.

Alle edizioni recenti sono stati applicati standard più rigorosi: il DSM-5 è stato compilato da oltre 160 clinici di fama mondiale, che hanno valutato una cospicua massa di evidenze mediche. Tuttavia, mancano ancora test di laboratorio in grado di fornire diagnosi certe per la maggior parte delle malattie mentali, tra le quali il disturbo bipolare e la depressione. 

Solo pochissime, come la malattia di Alzheimer, hanno una base fisiopatologica ben identificabile. I detrattori come James Davies sostengono che ciò fa del DSM-5 uno strumento di scarsa validità scientifica, proprio come i suoi predecessori. "Gli scienziati non sono stati in grado di individuare marcatori biologici per quasi tutti i disturbi mentali, perché i disturbi per i quali si ricercano i marcatori, in realtà, non hanno alcuna fondatezza reale, al di fuori di quella attribuita loro dai manuali stessi.

Ciò non significa negare la sofferenza delle persone: significa sostenere che tale sofferenza è meno omogenea e meno categorizzabile di quanto i manuali di psichiatria vogliano farci credere", afferma Davies. Nick Craddock, professore di psichiatria all'Università di Cardiff, ammette i limiti di questo approccio: "Nella mia disciplina, ci affidiamo alla descrizione fatta dal paziente, e sulla base di essa dobbiamo arrivare alla diagnosi più appropriata.
DSM-5 il fondamento biologico
(immagine dal web)

Al momento, questo rimane l'approccio più adeguato", ha confessato. Craddock dice di rendersi conto delle falle del DSM, sostenendo però comunque la necessità di un sistema di classificazione. "In tanti hanno denunciato le pecche del DSM, allargando il discorso fino a dichiarare ridicola la diagnostica psichiatrica in generale. lo sono invece convinto della necessità di uno strumento diagnostico: è di importanza fondamentale per aiutarci a guidare i pazienti verso le terapie più indicate, sulla base delle conoscenze accumulate in anni di ricerca.

La mia opinione sul nuovo DSM-5 è che non fosse il momento giusto per sviluppare una nuova versione: l'opera non è stata migliorata, ma probabilmente non è neppure peggiorata in modo così catastrofico". Simon Wessely, invece, si spinge oltre, definendo il DSM-5 "un disastro in termini di immagine" per la psichiatria.(science)
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