Il-Trafiletto

19/12/13

Prendiamo esempio da questo scimpanzè! Abbracciamo chi ci aiuta.

Wounda ringrazia chi l'ha salvata da una fine atroce, ferita dopo che dei bracconieri le avevano ucciso la madre. E' stata curata in un centro riabilitazione per animali, e una volta guarita portata nell'isola di Tchindzoulou, un'area protetta del Congo. Quando la gabbia da trasporto viene aperta, Wounda stringe in un abbraccio Jane Goodall, l'etologa francese che l'ha salvata. La donna è una delle più importanti primatologhe al mondo e ha fondato un'associazione senza scopo di lucro che attualmente ospita quasi duecento animali 

Biotetica, clonazione, genetica sono gli ingredienti di nuovo appassionante thriller

Dna, geni, ricerca scientifica, la scienza al servizio dell'umanità, ma questo umano intento è sempre al primo posto? Cosa si nasconde dietro questo puro proposito? Avidità, potere, business? Etica e morale spesso vengono calpestate a scapito di altri e ben più oscuri scopi, la biforcazione di una strada, verso il bene comune da un lato e verso interessi di un'oligarchia di potenti.
Domande che si pone Marco Bertolino, autore di questo frizzante thriller dove azione, suspance e colpi di scena si dipanano a ritmo incalzante e coinvolgente, che incollano il lettore alle pagine di Genoma, questo il titolo del libro, come se stesse guardando un film. Non solo thriller, ma spunto di riflessione su temi sorprendentemente attuali, che ci riguardano da vicino. Un insegnante universitario si ritrova ad indagare sulla morte del suo migliore amico e......

Genoma
MARCO BERTOLINO (Torino, 1965) è traduttore e critico cinematografico. Appassionato da sempre di cinema e letteratura, è regista di numerosi corto e mediometraggi presentati in varie edizioni del Torino Film Festival fra gli anni Ottanta e Novanta. Dal 2001 è giornalista pubblicista e collabora con riviste specializzate (Cineforum) e non (Il mucchio selvaggio). Iscritto al Sindacato Critici Cinematografici (SNCCI), è autore di una serie di volumi dedicati a diversi aspetti della storia della settima arte. Genoma è il suo primo romanzo. la genetica, la clonazione, la bioetica. E proprio la sua formazione e passione cinematografica fanno sì che questo vulcanico romanzo contenga nei  titoli dei capitoli, citazioni e rimandi cinematografici,ed i personaggi rimandano a personaggi di film, cui li legano anche somiglianze caratteriali. Genoma è pubblicato dall’editore Simonelli solo online a 3,99 € su AMAZON, ITUNES e altri bookstore.

Il metodo "Stamina" poptrebbe trasmettere l'Hiv e la Bse | Il rapporto dei NAS

Non è facile trattare questo argomento quando non si hanno le competenze. Ma quando cè la sofferenza di bambini, diventa ancor più difficile anche per chi, le competenze le possiede.
Una mia riflessione, però posso farla. Ho letto molto su questo scottante tema, e ho ascoltato tanti pareri sul metodo di cura. Sono stati intervistati tanti "papaveroni" della medicina della ricerca e della farmacologia, non ho letto di una intervista ad un ammalato che si sia sottoposto a questa "cura". Certo che i "topo sicret" dei verbali, oltre che i pareri dei tribunali mai resi pubblici, non aiutano a farsi un parere obbiettivo. Per quanto mi riguarda non ho un parere, ed è per questo che riporto in forma integrale l'articolo di La Stampa.it.

Il rapporto choc su Stamina “Non ci sono cellule staminali” Dai verbali dei Nas e dai pareri del comitato ministeriale di esperti emerge anche il rischio di contrarre il morbo della mucca pazza Un metodo che non dovrebbe nemmeno chiamarsi «Stamina» perché di cellule staminali nelle misteriose infusioni ce ne sarebbero sì e no tracce. Nessun accenno a come le cellule mesenchimali del midollo si trasformerebbero in cellule cerebrali e dei tessuti nervosi, in grado di riparare i danni all’origine di molte malattie neuro degenerative, come Sla o Sma1. 

Un momento della mobilitazione per la libertà di cura
con il metodo Stamina organizzata
dal «Civico 117 a» in piazza del Pantheon
a Roma, due giorni fa
E persino lo spettro di contaminazioni da morbo di «mucca pazza». A gettare nuove ombre intorno al contrastato «metodo Vannoni» sono le carte sin qui “top secret” dei verbali dei Nas e degli organismi scientifici istituzionali, oltre che il parere, mai reso pubblico integralmente, con il quale il Comitato di esperti, poi giudicato «non imparziale» dal Tar Lazio, ha bloccato sul nascere la sperimentazione. Documenti che da un lato confermano quanto già trapelato, come il rischio di trasmissione di malattie infettive, Hiv in testa, per assenza di controlli delle cellule dal donatore. Ma dall’altro rivelano altri rischi per i pazienti. Come quello della Bse, meglio nota come sindrome da mucca pazza. Verbale del 16 ottobre 2012, dopo la chiusura dei laboratori degli Ospedali civili di Brescia, dove si coltivavano le cellule per Stamina. Secondo l’Aifa in assenza di sicurezza.


Presenti gli stati maggiori dei Nas, della stessa Agenzia del farmaco, dell’Istituto superiore di sanità e del centro nazionale trapianti. Luca Pani, presidente dell’Aifa, afferma che l’analisi condotta «farebbe supporre l’uso di siero fetale bovino nei terreni di coltura». Dubbio fugato dagli esperti del comitato, che nel parere svelano come sia la stessa documentazione presentata da Stamina a confermare l’uso di siero bovino per la coltura delle cellule. 

Cosa che in sé non sarebbe vietata anche se sconsigliata. Purché – ricorda il comitato – «per ridurre i rischi di natura infettiva… il siero fetale bovino provenga da animali allevati e sacrificati in Paesi privi di Bse», il tutto mediante certificazione europea. «Nessuna di queste informazioni è presente nei documenti pervenuti», si legge però nel parere. Ma i pericoli non finiscono qui. «Il terreno di coltura contiene antibiotici», rivela sempre il comitato, che considera questa pratica «non giustificata» e a rischio di tossicità. E poi la presenza di detriti dei tessuti potrebbe provocare micro embolie polmonari e cerebrali. Del resto un altro verbale rivela che in un campione prelevato a Brescia il 30% delle cellule sarebbe stato contaminato. In un altro campione la contaminazione sarebbe invece «bassissima», ma in entrambi si rileva l’assenza di un marcatore che generalmente rileva la presenza di cellule staminali mesenchimali. Sorge allora il dubbio su cosa venga realmente somministrato ai pazienti. 

Tanto che il generale Cosimo Piccinno, capo dei Nas, avanza il sospetto che il metodo Stamina sia nella realtà cosa diversa da quello descritto nella domanda di brevetto presentata a suo tempo da Vannoni e poi respinta negli Usa. Nel consenso informato fatto firmare ai pazienti, rivela un altro verbale, «sorprendentemente si dichiara che le cellule somministrate possono essere leucociti del sangue, di solito mescolati ad altre componenti minori… oppure cellule più purificate quali le cellule mesenchimali estratte dal midollo osseo». Insomma, un frullato indefinibile. E infatti per gli scienziati del comitato che hanno potuto leggere per esteso le carte di Vannoni dal metodo Stamina di coltura «la popolazione (cellulare) che si ottiene non è purificata, non è omogenea, non è una popolazione di cellule staminali». 

Qualunque cosa sia però per il comitato non c’è nulla che dimostri la trasformazione di cellule del midollo in cellule neuronali in grado di riparare i danni delle malattie neuro degenerative. Secondo le sequenze descritte nella domanda di brevetto la trasformazione avverrebbe dopo solo un’ora di coltura in acido retinoico. All’Iss, rivela un verbale, ci hanno provato per 2 ore e poi per 24. Ma del miracolo della trasformazione cellulare nessuna traccia. «Su Stamina serve chiarezza perché non ci siano più dubbi», ha ribadito la Lorenzin preannunciando a breve la nomina del nuovo comitato. A meno che prima degli scienziati a sollevare nuovi dubbi arrivi la magistratura.    fonte

L'incubo della busta paga e degli oneri fiscali: l'Italia si guadagna l'Oscar di paese più tartassato

Leggere una busta paga diventa sempre più difficile, praticamente un lavoro da esperti del settore, ma una cosa è chiara per tutti, rispetto alla retribuzione lorda il netto in busta è "spaventosamente" basso. Dunque ci si chiede: ma si può sapere dove finiscono tutti quei soldi? Possibile mai che, oltre alle trattenute che ci vengono fatte in busta paga, sia il datore di lavoro che il lavoratore debbano contribuire con prelievi sul reddito e contributi sociali? E' il famigerato cuneo fiscale, che ci fa guadagnare l'Oscar dei paesi più taratassati per oneri fiscali e contributivi sul lavoro.
I dati Eurostat ci dicono che il costo medio di un'ora di lavoro nel nostro paese è di 28 euro circa ma la retribuzione oraria reale, diciamo il netto, scende vertiginosamente a poco più di 19 euro. Un terzo dello stipendio, quindi, viene trattenuto: si tratta di contributi e altri costi non salariali pagati dal datore di lavoro.

Soldi
Come al solito l'Italia è il fanalino di coda, almeno tra i big europei, sia per quanto riguarda le retribuzioni che per i contributi pagati.  Secondo i dati Ocse 2011 il cuneo in Italia ha toccato il 53,5% , secondo solo al Belgio (55,5%). Tornando alle statistiche Eurostat, i cui dati fanno riferimento alle imprese con più di dieci dipendenti nei settori dell'economia di mercato eccetto l'agricoltura e la pubblica amministrazione, è possibile anche il confronto con gli altri paesi: nel 2012 (ultimo dato disponibile) il costo orario nell'Ue a 27 era di 23,4 euro mentre nella Ue a 17 era pari a 28 euro. La media cela notevoli differenze: si va infatti dalla Bulgaria dove il costo orario è di 3,7 euro fino ai 39 euro/ora della Svezia passando per la Francia (34,2 euro), Paesi Bassi (32 euro), Germania (30 euro), Regno Unito (22 euro). Francesca Fazio, ricercatrice Adapt (centro studi internazionali Marco Biagi) spiega che il costo del lavoro orario non  dice qual è la vera retribuzione per i lavoratori proprio a causa del diverso peso esercitato dai costi non salariali, contributi e tasse a carico del datore. Anche in questo caso si registrano notevoli differenze fra i Paesi con quote di costi non salariali che variano da circa l'8% per Malta a quasi il 34% per la Francia. In Italia la quota di costo del lavoro orario derivante da contributi e tasse si avvicina al 28%. Si tratta del cuneo in busta paga più alto dopo Francia e Svezia, che comunque colmano lo svantaggio con retribuzioni orarie più alte. Tra i paesi presi in considerazione da Eurostat la Danimarca risulta l'Eldorado delle retribuzioni. Al netto, per semplificare, al lavoratore arrivano in busta paga 33,3 euro mentre i contributi pagati dal datore ammontano a poco meno di 5. "Siamo di fronte a una nazione virtuosa che ha messo a punto un sistema di politiche attive del lavoro molto forti ed efficienti. La flexsecurity consente di ridurre al minimo gli impatti onerosi della disoccupazione", continua Fazio. E nella vicina Francia? "In questo caso i contributi pagati dal datore sono piuttosto alti (11,5 euro/ora) ma lo è anche il netto che percepisce il lavoratore, quasi 23 euro. Qui la produttività oraria è cresciuta negli ultimi dieci anni, grazie a forti investimenti sull'innovazione, la ricerca e lo sviluppo. La stessa cosa vale per la Germania dove la retribuzione oraria arriva a quasi 24 euro (mentre i costi a carico del datore sono poco meno di 7 euro)".

Seduzioni a tavola: Panzanella "Summertime" con mousse di tonno

Seduzioni a tavola

Sì lo so, non è esattamnte un piatto adatto alla stagione ma è così invitante e gustoso che voglio condividerlo lo stesso. E poi provatelo, è un antopasto sfizioso e se ne aumentate le doi può diventare un delizioso pranzetto.

Ingredienti
Pane casereccio
300gr di tonno sott'olio
3 uova
4-5 cetriolini sott'aceto
3-4 cipolline sott'aceto
capperi
prezzemolo
basilico
olio extravergine d'oliva
aceto

Rassodate le uova, separate i tuorli dagli albumi e conservate due di questi ultimi. Scolate il tonno e mettete in frigorifero tre, quattro (o più) fette di panetagliate a metà e bagnate con acqua e aceto. Spezzettate il tonno in una terrina, unite un filo d'olio  i 3 tuorli e gli albumi tritati, le verdure sott'aceto e un bel cucchiaio di prezzemolo e basilico tritati insieme.
Lavorate un po' il composto per amalgamarlo, ma lasciatelo consistente, quindi distribuitelo sulle fette di pane, che rimetterete in frigorifero fino al momento di andare a tavola. Sistemate  infine la vostra panzanella su un bel piatto da portata tondo, circondatela di fette di pomodoro, olive e foglie di basilico. Che ne dite a questo punto di un bel rosè Chardonnay, frizzante come il vostro sguardo?

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