Il-Trafiletto
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18/08/14

Cronologia della levitazione | Ricerca sulla levitazione: sempre più in alto

Levitazione: i passi avanti
effettuati durante gli anni
dal 1909 al 2013

Questa è una breve cronologia riguardo i passi avanti effettuati dalla ricerca riguardo la levitazione nel corso degli anni. 

1909 Robert Millikan e Harvey Retcher dell'Università di Chicago tanno levitare goccioline d'olio dettncamente cariche all'interno di un campo elettrico, allo scopo di misurare la carica di un elettrone.

1971 Presso i Laboratori Bell, negli USA, Arthur Ashkin e Joseph Dziedzic utilizzano un laser per far levitare otticamente particelle di vetro. Moderne versioni delle loro "pinzette ottiche" sono tuttora in uso ne! campo della ricerca.

1980 La NASA sviluppa un sistema di levitazione acustica per simulare condizioni di microgravità, riuscendo a sollevare oggetti quali una sfera di legno del diametro di 5 mm e una gocciolina di glicerina.

1997 Andre Geim della Radboud University Nijmegen, nei Paesi Bassi, conduce un celebre esperimento facendo levitare una rana viva all'interno di un campo magnetico. La prodezza gli vale un premio Ig-Nobel nel 2000.

2006 Scienziati della Northwestern Polytechnical University, in Cina, utilizzano onde sonore per far levitare piccoli animali, tra cui formiche, coccinelle, scarafaggi, ragni, api e pesci.

2013 Ricercatori dell'Istituto Tecnologico Federale Svizzero di Zurigo scoprono una tecnica per spostare e manipolare più oggetti contemporaneamente utilizzando onde sonore.(science)


06/07/14

Smagliature trattate con fitopreparati

DERMATOLOGIA : LE SMAGLIATURE 

Il problema è frequente fra le donne ma poco affrontata dai medici ritenuta da sempre intrattabile. La nostro pelle, che globalmente nell'adulta ha una superficie di circa 15.000 cmq e un peso assoluto di 5 kg nel maschio e 4,2 nella femmina, è un finissimo tessuto che riveste interamente il nostro organismo. In seguito a cedimenti del tessuto di sostegno, il derma, possono comparire le smagliature.

Queste si presentano. come strisce lineari, parallele tra loro e seguono, nella loro comparsa tre distinte fasi: infiammatoria, in cui appunta assumono. un colare rossastro; rigenerativa e, terza, di guarigiane in cui cambiano. colare e da rossa diventano. biancastre. Nella prima fase si alterano le fibre collagene ed elastiche (la pelle con smagliature contiene una minore quantità dei precursori di collagene ed elastina) mentre, successivamente, intervengono. i meccanismi di riparazione del tessuto connettivo con neoproduziane di queste fibre. Nella fase di riparaziane però si evidenziano le depressioni sulla cute come a testimaonianza di un avvenuto processo riparativo: si innesca cioè un processo reattivo e rigenerativo che si evidenzia con la formazione delle smagliature. Esse si formano più facilmente sui fianchi, sulle cosce, sull'addome e sui seni

Le donne sono le più colpite e possono presentarle a tutte le età della vita. Tuttavia i momenti più critici sono l'età della sviluppo e la gravidanza. Durante l'età dello sviluppo pare che Il fenomeno delle smagliature sia dovuto a un'aumentata (ma temporanea) produziane ormonale da parte delle ghiandole surrenali. Sempre un meccanismo ormonale sarebbe responsabile della comparsa delle smagliature durante la gravidanza, in particolar modo fra il sesto e l'ottavo mese. Questo fenomeno interessa soprattutto la prima gravidanza: fattore di stiramento esercitata sulla pancia dal feto, e sul seno a seguito della suzione.

Un altro fattore favorente è rappresentato dai cambiamenti di peso, sbalzi di peso di numerosi chili causati dall'aumento di determinati ormoni. Anche i traumi fisici, gli sforzi eccessivi, come in alcuni sport, possono determinare la comparsa delle smagliature come fattori meccanici di stiramento. Un utilizzo improprio di cortisone anche in creme può causare la comparsa di smagliature e di assottigliamento della pelle. Per il trattamento. delle smagliature devo dire che l'utilizzo del laser è ancora in fase sperimentale e a tutt'aggi non è in grado di darci delle certezze (laser all'elio-neon in grado. di riattivare la produzione di collagene).
immagine presa dal web

Un'altra tecnica sperimentata riguarda la microabrasione con polveri all'idrossido di alluminio. che però può rivelarsi rischiosa, pena la comparsa di macchie e cicatrici. I mezzi chirurgici (includendo anche il laser), non ci danno ancora garanzie e, visti i casi elevati che comportano, suggerisco di attendere verifiche maggiori. L'alimentazione può influire in termini di prevenzione: no al fumo e ai grassi, si a frutta e verdura fresca. Anche sport non traumatici come il nuoto e la bicicletta e l'ausilio di massaggi atti a migliorare il microcircolo vaso-linfatico possono incidere positivamente.

Per contro vanno segnalati gli incoraggianti risultati ottenuti con creme, gel e fiale a base di fitopreparati, collagene, idrolisati di elastina che riattiverebbero la produzione delle fibre collagene ed elastiche sia di donne in gravidanza sia nelle ragazze in pubertà. In particolare, sono disponibili in farmacia preparati "in gel o fiale" per la prevenzione e il trattamento delle smagliature. Si tratta di prodotti ricchi di equiseto, estratti di edera, alchemilla, hammamelis, ecc. 
Questi preparati, che vanno applicati per circa 4 mesi in modo costante, oltre a essere ben tallerati dalla cute, sono in grado. di modificare la coloraziane delle smagliature e ridurne lo spessore e la profandità. La genetica è, a ogni buon conto, l'ereditarietà non possono essere sempre e comunque determinanti. Dr. Matteo Cagnoni

09/04/14

Eppur...cammina | La Boston Dynamics realizza un'applicazione per far camminare su due zampe il suo robot Atlas!

Eppur...cammina! La Boston Dynamics è stata in grado di realizzare tra le tante idee che circolavano nei meandri delle sale di progettazione, un'applicazione capace di fare camminare e non solo il suo robot Atlas.

Atlas è un robot con due zampe, capace di compiere innumerevoli movimenti simili a quelli che compiono gli esseri umani, incluso camminare su superfici sconnesse ed effettuare molteplici esercizi ginnici. Non pare essere nulla di che, dopo quello che fin'ora abbiamo visto nei post precedenti, ma quello che lo distingue da macchine come Asimo e QRIO è il semplice fatto che Atlas non ha alcun bisogno di "conoscere" anticipatamente l'ambiente per pianificare movimenti prefissati.

E' invece in grado di percepirlo man mano che si muove, usando congiuntamente una coppia di telecamere e un LIDAR, l'equivalente laser del radar. Inoltre i suoi movimenti sono dinamici, cioè riesce a rispondere alle modifiche nell'ambiente. Visto inoltre che si muove in un modo dinamico, contantemente sotto l'ipotesi di essere sbilanciato e regolando conseguentemente i suoi attuatori, è in grado di compensare rimanendo in piedi perfino se viene urtato a metà di un passo, per quanto proviamo a sbilanciarlo.
Robot Atlas

In termini di evoluzione dei robot è un passo gigantesco, probabilmente addirittura corrispondente a quando i primi ominidi passarono dall'andatura quadrupede a quella bipede. Raibert si mostra modesto a proposito dei suoi risultati: "Non faccio distinzioni tra due e quattro zampe", afferma.
"Quasi tutti i problemi sono fondamentalmente analoghi e lo stesso vale per quasi tutte le soluzioni, almeno quelle veramente efficaci". Secondo Raibert non serve altro, che mettere insieme potenza di calcolo, sensori, un sofisticato sistema meccanico e una chiara comprensione degli aspetti fisici del problema.

Tuttavia aggiunge che il robot non è ancora perfetto: "Atlas è in grado di camminare in certe situazioni e mostra numerosi risultati promettenti. Ma se  paragoniamo le sue capacità a quelle di un essere umano sano, esiste ancora un largo mrgine di miglioramenti". La NASA è rimasta cosi colpita da Atlas che ne ha acquistato uno per usarlo come punto di partenza del proprio concorrente alle prove DARPA. Il loro robot, di nome Valkyrie, è composto da un esoscheletro di Atlas rivestito di un elegante involucro esterno protettivo bianco. Il risultato è stato imbarazzante per la NASA: Valkyrie non ha dato buona prova di se ed è arrivato penultimo. Prossimamente vedremo come questi robot si destreggeranno con mani e braccia

16/03/14

Ippocampo: padre amorevole e ninja della caccia

Il cavallucio marino mi ha sempre affascinata, il "cavallo di mare" ha sempre scatenato la mia fervida fantasia, per me che sono una pazza ippomane. Che fosse mammifero a quattro zampe, la creatura più bella del mondo o un colorato ricciolo abitante del mare sempre di cavallo si tratta. Una delle caratteristiche che più mi colpì fu il fatto che era il padre a portare a termine la gravidanza e a prendersi cura dei suoi piccoli, un'eccezione del regno animale. Qualcuno ritiene che il suo sia un aspetto grottesco, in realtà io lo trovo pieno di eleganza.  Un'eleganza che ne fa un altrettanto impareggiabile cacciatore come sostiene uno studio apparso su Nature Communications.
Cavallucio marino
All'ora di pranzo gli ippocampi sono costretti a vedersela con veri campioni di velocità: minuscoli crostacei di 1-2 millimetri di lunghezza chiamati copepodi, abilissimi nel captare ogni minima perturbazione dell'acqua. Appena avvertono movimento intorno a sé, queste creature scappano macinando, ogni secondo, una distanza pari a 500 volte la propria lunghezza, come se un essere umano di 1,8 metri nuotasse a 3218 chilometri orari. Eppure, in condizioni normali, i cavallucci marini li acchiappano 9 volte su 10.
Per capire come facciano, alcuni ricercatori dell'Università di Austin, Texas, hanno filmato i movimenti di una specie di cavalluccio nano, l'Hippocampus zosterae, con riprese olografiche 3D, una tecnica che utilizza un microscopio fornito di laser e telecamera ad alta velocità. Dall'analisi dei video è emerso che la forma particolare del muso degli ippocampi permette di minimizzare il disturbo idrodinamico (cioè il movimento dell'acqua intorno alla proboscide) e di arrivare fino a un millimetro di distanza dalla preda: a quel punto, il capo flessibile consente di orientare la bocca secondo la migliore angolazione e di risucchiare, come un aspirapolvere marino, i poveri copepodi. «Per le loro vittime, i cavallucci marini sono più che altro mostri marini» dicono gli scienziati, che classificano il metodo di caccia degli ippocampi come alimentazione "pivot", un tipo di pesca a corta distanza che richiede anche una certa rapidità di movimento. Altri pesci dal capo meno affusolato, come lo spinarello, non hanno la stessa abilità di "ninja" dimostrata dai cavallucci. «È come una gara agli armamenti tra preda e predatore» continua Brad Gemmell, a capo dello studio «e il cavalluccio ha sviluppato un buon metodo per avvicinarsi tanto da colpire da una distanza brevissima».

04/01/14

Il Concept Sport Quattro della nuova Audi svelato dalla “signora dei quattro anelli” durante hi-tech di Las Vegas

Sotto le luci dei riflettori dell’ampia “arena” messa a disposizione durante l’evento del hi-tech di Las Vegas che si terrà dal 6 al 10 gennaio, la azienda produttrice d’auto “la signora dei quattro anellisvelerà il Concept Sport Quattro, un sunto vero e proprio di innovazioni.

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Audi Concept Sport Quattro
La nuova Audi si presenta con un design dinamico e nuove ideologie elettroniche: Audi propone una Concept attraente ma soprattutto dal punto di vista della tecnologia al Consumer Electronics Show (CES) che si terrà dal 6 al 10 gennaio a Las Vegas. Mi riferisco alla già conosciuta Audi Sport Quattro, ma con un ulteriore attitudine verso il futuro, dal momento che dispone delle ultime tecnologie del marchio del "quattro anelli" sia per quello che concerne la motricità, visto che si tratta di ibrida plug-in che di interfacce di visualizzazione e controllo utente e illuminotecnica.

A fare gli onori di casa presentandola così è Ulrich Hackenberg, responsabile di ricerca e sviluppo in Audi. "A bordo di questa vettura abbiamo la tecnologia e-tron con 515 kW di potenza massima e un consumo di carburante di 2,5 l/100 km oltre a dei fari laser che lasciano tutti i sistemi precedenti al buio con le loro prestazioni superiori così come il nuovo display e i sistemi operativi con soluzioni elettroniche all'avanguardia. Stiamo, insomma dimostrando quello che sarà il futuro di Audi". Il coupé, una nuova tappa evolutiva del concetto di Audi Sport Quattro, proposto a Las Vegas nel colore rosso del Plasma, combina la potenza della storica Quattro Sport con un'eleganza che in Audi definiscono emotiva. Il Concept si sviluppa sopra delle ruote di grandi dimensioni. Le sporgenze sono brevi e proporzioni della vettura mostrano un equilibrio davvero sportivo.

Con un interasse di 2.784 mm, la Concept è lunga 4.602 mm. Inoltre con una larghezza di 1.964 mm, il modello a due porte è molto ampio, mentre è alto solo 1.386 mm. Combinando le luci a led associate alla tecnologia laser, Audi sta dimostrando il futuro della tecnologia di illuminazione combinando matrice di diodi luminosi e luce tecnologie laser. Due elementi trapezoidali a basso profilo sono visibili all'interno dei fari, quello esterno genera la luce anabbagliante con matrice led e una mascherina d'apertura, mentre l'elemento interno produce una luce laser per la funzionalità del alto-fascio.

I diodi laser di grande potenza sono più piccoli di quelli a LED sia pure solo pochi micron di diametro. Illuminando la strada per una distanza di circa 500 multimetri, la luce del fascio laser è circa due volte la gamma di illuminazione e tre volte la luminosità dei led a luci abbaglianti. In questa tecnologia, Audi sta dimostrando ancora una volta il suo ruolo di leadership visto che si tratta di un sistema che sarà utilizzato anche in pista dalla R18 e-tron quattro che sarà al via della 24 Ore di Le Mans 2014.

04/12/13

Un singolo fotone per fare luce al buio!

Basta un singolo fotone per fare luce al buio! Che fare dei visori termici o delle lenti all'infrarosso, quando per fare luce al buio, da oggi in poi, sarà sufficente avere solo un pò di fotoni a portata di mano. Tutto ciò grazie all'ingegno con cui un'équipe del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, ha messo in atto un algoritmo di imaging con il quale si potrà essere in grado di ottenere immagini ultra-risolute di oggetti poco illuminati: vi starete chiedendo come sarà mai possibile, di certo il trucco c'è ma non si vede!
Ebbene si, come raccontano i ricercatori su Science, il vero trucco è quello di “cucire” matematicamente insieme le informazioni estratte da singole particelle di luce emesse da un laser, per poi essere riflesse e registrate da un rivelatore a stato solido.
Immagini ultra-risolute di oggetti poco illuminati

Grazie a questo lavoro, sostengono gli scienziati, sarà possibile conoscere meglio come funzionano materiali biologici “fragili”, come l'occhio umano – che può essere danneggiato o addirittura distrutto da illuminazioni troppo potenti – o sviluppare nuovi sistemi di sorveglianza da usare in ambito militare e civile. Per ricostruire immagini dettagliate di oggetti bui, l'ingegnere elettrico Ahmed Kirmani e la sua équipe hanno sviluppato un algoritmo che tiene conto delle correlazioni tra punti vicini di un oggetto colpito da fotoni. Nel set-up sperimentale, degli impulsi a bassa intensità emessi da un laser scansionano l'oggetto da riprendere.

Il raggio viene indirizzato verso un punto preciso e tenuto acceso finché un singolo fotone, riflesso dall'oggetto, non colpisce il rivelatore. Ogni punto illuminato corrisponde a un pixel nell'immagine finale, e i tempi di arrivo delle particelle forniscono informazioni dettagliate sulla struttura tridimensionale dell'oggetto. Con estrema precisione, a quanto pare: “La quantità di dati che si possono estrarre con quest'approccio è quasi incredibile”, commenta il fisico sperimentale John Howell, della University of Rochester di New York, non coinvolto nello studio.

Dal momento che il laser utilizzato nel set-up emette luce di una singola lunghezza d'onda, la tecnica per ora permette di produrre soltanto immagini monocromatiche, ma è comunque possibile distinguere tra materiali diversi in base al tasso di riflessione dei fotoni da parte dell'oggetto. In media, infatti, regioni più scure riflettono meno fotoni rispetto ad aree più chiare. In ogni caso, gli scienziati hanno dichiarato di riuscire a produrre immagini tridimensionali ad alta risoluzione usando un totale di circa un milione di particelle. Tanto per fare un confronto, una foto di qualità analoga scattata con un telefono cellulare ne richiederebbe almeno qualche centinaia di migliaia di miliardi.

23/10/13

Ecco le immagini inviate da Curiosity alla Terra dopo un'anno di residenza su Marte!

Ecco le immagini inviate da Curiosity alla Terra dopo un'anno di residenza su Marte!
Curiosity, il rover marziano della Nasa dalle dimensioni di un enorme SUV terrestre, risiede sul pianeta rosso da un anno. Era il 6 agosto 2012 quando Curiosity iniziò a spedire verso la Terra la bellezza di 190 gigabytes di dati che danno forza alle sue più importanti scoperte, una su tutte quella che di certo Marte, in un lontano passato, era un ambiente dove c'era la vita.
Anche se al momento non se ne sono trovate tracce, questo è quanto si riesce a dedurre e comunque non è certo futile come conferma. Sono 70.000 le immagini spedite, inclusi i celebri "autoscatti" del rover stesso, e 75.000 "colpi" diretti con il laser sulle rocce marziane alfine di analizzarne la composizione chimico fisica e ha perfino perforato con il suo mini-trapano il suolo marziano, conservando dentro di sé il materiale triturato per poi analizzarlo.
Marte in maniera sorprendente ha, una struttura molto variegata, in alcuni casi simile a quella di alcuni vulcani terrestri, ed è "rosso" soltanto per pochi millimetri in superficie, dal momento che è ossidato, quasi come quello che succede alla mezza mela tagliata che talvolta viene lasciata nel vassoio della frutta. L'aspetto negativo, se proprio ne vogliamo trovare uno, è che Curiosity si muove sì perfettamente sul suolo marziano, ma molto più lentamente di quanto si ipotizzava: quasi la metà della velocità sperata, a causa delle asperità del terreno. Adesso si sta muovendo verso l'enigmatico monte Sharp, 5.500 metri, che sta al centro del grande cratere di Gale scelto come luogo di atterraggio della missione marziana da 2.5 miliardi di dollari in quanto presenta una importante varietà geologica, pare infatti un buon banco di prova di quanto capitò nel passato, circa centinaia di milioni di anni, su Marte.
Curiosity

Già adesso l'esame soltanto delle immagini ha fornito la possibilità di stabilire che nel cratere scorreva dall'alto una fiumara! Curiosity in sostanza sarebbe in un bacino fluviale e l'analisi delle rocce conferma ogni cosa, data la presenza di composti chimici, molto simili al comune gesso, che possono formarsi soltanto in presenza di acqua. Tutto ciò, purtroppo, centinaia di milioni di anni fa se non di più, quando Marte iniziò a perdere la sua atmosfera a causa della gravità del pianeta, troppo bassa per fare quello che, fortunatamente, riesce alla nostra Terra, ovvero trattenere le molecole di aria attorno al pianeta. Curiosity si può seguire su twitter @marscuriosity. Troverete anche un'eccezionale immagine di quel che vede Curiosity, un miliardo di pixel che si può trovare qui. Vale la pena di spendere un minuto per rivedere la eccezionale discesa di Curiosity sul pianeta, con la gru spaziale che lo deposita come una piuma al suolo, e le sue principali attività in questi 365 giorni terrestri.
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