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09/10/15

Debito Estero: Apoggiato Sulle Spalle dei Cittadini Analisi e informazioni Utili per Chi Vuole Essere Informato di Roberto Mussino

Debito: "termine con cui si designa l'aspetto passivo del rapporto obbligatorio, e cioè il dovere del debitore di eseguire la prestazione dovuta". Il debito pubblico è quello che "lo stato e gli enti del settore pubblico contraggono per far fronte ai saldi negativi di bilancio". 

I paesi in via di sviluppo hanno acquisito prestiti dall'estero al fine di avviare un processo di sviluppo economico interno: una gran crescita del volume dei prestiti si è registrata in particolare negli anni '70, ma già nel 1982, quando il Messico dichiara di non poter più pagare i propri debiti, il mondo si accorge dell'esistenza di un problema: anche gli stati possono andare in fallimento, trascinando con sé le banche e i risparmi degli investitori nei paesi ricchi. Ma le conseguenze sono ben peggiori per i paesi indebitati: anche in condizioni "normali" si crea, a causa degli interessi, una spirale per cui il debito aumenta con il passare del tempo anche se viene regolarmente pagato, e i governi non hanno mai a disposizione denaro per il benessere dei cittadini e per costruire il loro futuro. A partire dal 1982 i piani per risolvere il problema si susseguono con regolarità, con l'obiettivo di salvare le banche dei paesi ricchi e fare in modo che i paesi "in via di sviluppo" continuino a pagare i loro debiti.

Gli economisti e i politici non si sono mai chiesti se sia giusto pagare i debiti, chi li ha contratti e perché: cominciano però a domandarlo le organizzazioni che lavorano a contatto con i poveri, che si occupano di aiuto allo sviluppo, i missionari, le associazioni di solidarietà e per la difesa dei diritti umani. Con il passare degli anni risulta sempre più evidente il fallimento delle ricette per lo sviluppo e molti paesi in difficoltà, una volta in cura dai medici del Fondo Monetario Internazionale, si ammalano sempre più gravemente: talvolta, come è stato il caso dello Zimbabwe, arrivano al punto di perdere la possibilità di sfamare la popolazione e diventano dipendenti dagli aiuti alimentari internazionali. Cresce un movimento di opinione e sono sempre di più le organizzazioni che lavorano da una parte per far fronte alle emergenze, dall'altra per costruire un futuro diverso. Il "grande Giubileo" dell'era cristiana ha ispirato la richiesta di una remissione dei debiti per tutti, richiamandosi alla tradizione biblica: un nuova partenza, una nuova possibilità per dare speranza agli abitanti della Terra nel prossimo millennio.

Il debito estero è la somma totale, in genere misurata su base annua, che gli operatori privati e pubblici di un paese debbono versare a scadenze prestabilite ad operatori privati o pubblici residenti all'estero. Si distingue tra capitale, la somma prestata e dovuta, e interessi, i pagamenti aggiuntivi dovuti in proporzione al capitale. Il debito estero di un paese si forma se il fabbisogno di fondi per finanziare la spesa privata in investimenti e la spesa pubblica dello Stato (fabbisogno finanziario nazionale) supera la disponibilità di fondi data dal risparmio privato: (a) se gli operatori nazionali sono liberi di prendere a prestito da operatori esteri tramite i mercati finanziari, ossia vige libera circolazione dei capitali, allora si forma debito estero privato; (b) se gli operatori nazionali in tutto o in parte si rivolgono ad organizzazioni economiche internazionali o a istituzioni pubbliche estere, allora si forma debito estero ufficiale.

Il debito estero privato è generalmente a titolo oneroso, ossia richiede il pagamento di interessi in base alle condizioni di mercato; il debito estero ufficiale può essere oneroso oppure agevolato (gli interessi sono inferiori a quelli di mercato) oppure gratuito (è dovuta solo la restituzione del capitale). Il debito estero può essere il risultato fisiologico di un processo di crescita economica, quando questa richiede un fabbisogno finanziario nazionale superiore al risparmio privato. Siccome questa situazione è molto comune nei paesi che partono da livelli di reddito medio-bassi, si è sempre raccomandato a questa categoria di paesi di ottenere finanziamenti dall'estero, sia per via privata che ufficiale. Fasi di indebitamento estero sono state presenti nella storia dei maggiori paesi industrializzati. Tuttavia, il fabbisogno finanziario estero può protrarsi per molti anni, e quindi il debito estero può crescere in misura cospicua. Questo fatto può produrre delle conseguenze sia finanziarie che economiche assai complesse, che in molti casi sono sfociate in crisi finanziarie e crisi valutarie drammatiche. Una presentazione sommaria dei fattori critici che accompagnano la crescita del debito estero è la seguente.

In linea di principio, chi riceve un prestito, e a maggior ragione chi riceve prestiti per più anni, deve dimostrare di essere in grado ripagare il debito, sia che si tratti di debito oneroso oppure no.
Affinché un prestito sia ripagabile occorre che il capitale ricevuto sia impiegato in maniera da produrre un rendimento sufficiente. Nel caso in esame, occorre che questo principio sia vero per tutti (o la gran parte) degli operatori nazionali che hanno ricevuto prestiti dall'estero.

Inoltre, i pagamenti connessi col debito estero (rate del capitale e interessi, detti servizio del debito) presentano la complicazione di dover disporre della valuta estera dei paesi creditori (generalmente, i prestiti internazionali sono tutti denominati in dollari americani) e quindi incidono sulla bilancia dei pagamenti internazionali del paese debitore (precisamente sono registrati nella bilancia dei redditi). Maggiore è il servizio del debito, maggiore è il fabbisogno di valuta estera.

L'effetto combinato dei precedenti punti dà luogo ad una condizione critica, a cui guardano tutti gli operatori finanziari internazionali, per giudicare se un paese debitore sarà in grado di ripagare il debito oppure no: da un certo momento in poi, le entrate annuali di valuta estera devono essere almeno uguali alle uscite annuali del servizio del debito. A loro volta, le entrate annuali di valuta estera devono provenire da esportazioni all'estero di beni e servizi maggiori delle importazioni (vale a dire un avanzo della bilancia commerciale). In sintesi, un paese debitore deve soddisfare questa condizione di equilibrio finanziario: AVANZO COMMERCIALE = BILANCIA DEI REDDITI (SERVIZIO DEL DEBITO)

Esiste una stretta relazione tra il problema del debito estero e il commercio internazionale. Storicamente, il punto critico delle esperienze di indebitamento estero sta nell'onere per il paese debitore di dover diventare, entro un periodo di tempo sufficiente, un paese esportatore netto in misura da compensare il servizio del debito. Si tratta di un onere economico, poiché essere un esportatore netto significa mantenere la spesa nazionale (consumi, investimenti e spesa pubblica) al di sotto del reddito nazionale, o in altri termini consumare meno di quanto si produce. REDDITO NAZIONALE - SPESA NAZIONALE = AVANZO COMMERCI* I finanziamenti esteri possono essere impiegati malamente, cioè in modi che non fanno aumentare permanentemente il livello del reddito nazionale. Esempi tipici sono spese private o pubbliche improduttive (mantenimento di attività obsolete e in perdita, armamenti, espansione della pubblica amministrazione) oppure investimenti errati o incompiuti (edilizia di lusso, impianti inutilizzabili perché troppo obsoleti o troppo avanzati, reti stradali inutili).

* Il reddito nazionale cresce troppo lentamente rispetto al servizio del debito, e/o la bilancia commerciale non riesce a compensare la bilancia dei redditi. L'andamento temporale delle due variabili si è spesso rivelato fatale, soprattutto quando i creditori sono privati. Tuttavia, nella pratica è molto difficile stabilire a priori quando un paese debitore viene giudicato non in grado di pagare dai "mercati". Molto spesso si determinano condizioni di inerzia, per cui si continua a finanziare un paese poco promettente, per poi interrompere i finanziamenti repentinamente innescando una crisi finanziaria.

* Fattori aggravanti del problema precedente possono subentrare a causa di mutamenti delle condizioni economiche internazionali, quali: - caduta della domanda estera per i beni prodotti dal paese debitore; caduta degli incassi di valuta estera derivanti dalle esportazioni (un caso tipico è quello di paesi esportatori di materie prime, il cui prezzo è molto variabile e può subire forti riduzioni); aumento dei tassi d'interesse e quindi aumento del servizio del debito.

* Un altro problema che nasce dal precedente problema è che, in presenza di un avanzo commerciale insufficiente rispetto al servizio del debito, il governo del paese debitore, spesso dietro pressione delle organizzazioni economiche internazionali, deve attuare delle politiche dirette ad aumentare le esportazioni e a ridurre le importazioni commerciali. Nel gergo del I.M.F. (Fondo Monetario Internazionale) si tratta delle politiche di aggiustamento strutturale, le quali consistono principalmente di due interventi: aumento della competitività delle industrie esportatrici mediante riduzione di costi e salari; riduzione della spesa nazionale mediante tagli ai consumi e alla spesa pubblica.

Per i paesi debitori in difficoltà, queste politiche sono spesso richieste come condizione per ottenere finanziamenti aggiuntivi privati o ufficiali garantiti dal I.M.F. (Fondo Monetario Internazionale) Tuttavia, queste politiche a loro volta aprono solitamente acuti problemi politici e sociali in quanto possono comportare forti riduzioni del tenore di vita della popolazione.

L'insuccesso nella gestione del debito estero è stata una delle cause principali dei fallimenti delle politiche di sviluppo, di molte crisi finanziarie e crisi valutarie nel corso del XX secolo. Nella storia recente successiva alla II guerra mondiale si possono ricordare i seguenti episodi di maggior rilievo, legati a paesi in fase di industrializzazione.

Il problema del debito estero non presenta solo aspetti economici, ma anche politici, sociali ed etici. La ragione sta nell'esperienza storica di molti paesi, dove il problema del debito estero ha comportato impoverimento, disuguaglianze, conflitti sociali. Oggi vi sono situazioni in cui il debito estero pro-capite supera il reddito pro-capite. Queste situazioni hanno dato vita ad un vasto movimento sociale internazionale fautore di un approccio etico al problema del debito estero dei paesi poveri. Questo movimento comprende studiosi indipendenti, esponenti politici, organizzazioni non governative, ed istituzioni ecclesiastiche. La richiesta principale è quella di una moratoria del debito, cioè una forte riduzione o dilazione dei pagamenti, e la cancellazione per i paesi più poveri. Sul terreno etico si scontrano due princìpii da sempre in conflitto nel pensiero economico e sociale: il dovere di rispettare i patti e di comportarsi in modo coerente con tale impegno, da un lato, il diritto di rifiutare obblighi lesivi della libertà, della dignità e del giusto tenore di vita, dall'altro.

Pagare i debiti è un dovere, ma fino a che punto? I fautori dell'etica del capitalismo fanno prevalere il dovere di rispettare i patti, che sta alla base di un ordinato e giusto svolgimento della vita economica. I fautori della moratoria sul debito evidenziano che, nei concreti casi storici, la formazione, l'evoluzione, i benefici e i costi del debito estero non dipendono solo dalla volontà di un singolo paese, né di tutta la sua popolazione indistintamente. Le responsabilità sono spesso molteplici e ricadono anche su fattori esterni legati all'economia internazionale, non ultimi gli stessi finanziatori esteri. Quindi è giustificabile, soprattutto nel caso dei paesi più poveri, che sia la comunità internazionale a collaborare nella soluzione.

Per risalire alle cause della crisi del debito bisogna arrivare alla guerra del Vietnam, quando gli Stati Uniti, non riuscendo più a pagare i costi della guerra, cominciarono a stampare più dollari per finanziarla. Ciò provocò una svalutazione del dollaro e i produttori di petrolio del Medio Oriente alzarono i prezzi per mantenere alte le entrate, incamerando un enorme quantitativo di denaro. Dollari finiti nei forzieri delle banche europee, che cominciarono a prestarlo a tassi molto bassi ai governi del Sud: si prestava a prescindere dalla possibilità che i debiti venissero poi ripagati, creando un meccanismo del tutto irresponsabile. All'inizio degli anni '70 gli interessi erano addirittura negativi, poiché l'inflazione era spesso più alta degli interessi del debito. Non si pensava ai problemi che sarebbero sorti di lì a poco: i PVS si sarebbero "sicuramente" sviluppati, esportando le loro ricchezze e aprendo i loro mercati. L'indebitamento divenne irreversibile dopo i due shock petroliferi del '73 e del '79: aumentò in modo esponenziale il prezzo del petrolio, determinando di nuovo un aumento del denaro in circolazione e delle possibilità di prestito.

Ma cambiarono allora due variabili economiche fondamentali: aumentò il tasso di interesse e diminuì la richiesta di beni da importare nei paesi ricchi. Di conseguenza i debiti, contratti a tassi di interesse variabile, crebbero in modo vertiginoso e diminuirono sia le esportazioni che i prezzi dei beni esportati, in particolare dei prodotti agricoli, sui quali si erano basate le promesse della "rivoluzione verde". I piani di rinegoziazione del debito videro il Piano Baker nel 1986 e il Piano Brady nel 1989, mentre FMI e Banca Mondiale arrivavano in aiuto con nuovi capitali, che aumentavano ulteriormente il debito. In cambio del salvataggio il FMI poneva come condizione i piani di aggiustamento strutturale, che hanno lo scopo di stabilizzare i bilanci dei paesi e di aprire le economie al mercato globale. Per rispettare le richieste dei piani di aggiustamento servirono politiche di austerità, con una forte riduzione delle spese sociali, privatizzazioni delle imprese statali e licenziamenti. L'apertura al mercato significò accettare le condizioni sociali imposte dalle multinazionali, svendendo le risorse naturali ed umane per far crescere le esportazioni. Si creava così un ambiente in cui la concorrenza diventava più importante di uno sviluppo sostenibile e duraturo per rispondere ai bisogni della società. Negli anni '90 il debito è cresciuto in modo esponenziale: nel 1986 il debito accumulato era di 1.100 miliardi di dollari; nel 1996 è raddoppiato: quasi 2.200 miliardi di dollari.

L'aumento del debito comporta una crescita ancora più accentuata del "servizio del debito", cioè della quota di interessi maturata sul capitale: mentre gli interessi ammontavano a 92 miliardi di dollari nel 1990, nel 1996 la cifra ha superato i 240 miliardi di dollari.ALE = SERVIZIO DEL DEBITO. La logica economica dell'intera operazione è che inizialmente l'indebitamento serve per fare aumentare il reddito nazionale (in quanto esso consente di finanziare spese che altrimenti non potrebbe essere fatte), e da un certo punto in poi parte dell'aumento del reddito nazionale va a ripagare il debito. Tuttavia, molti ostacoli o errori possono impedire il successo dell'operazione. L'esperienza storica mostra i seguenti:

Il trasferimento netto di capitali è a forte sfavore per i PVS, cioè tornano al Nord più soldi di quelli che vengono dati a paesi ridotti in miseria: nel 1997 il sistema finanziario internazionale ha incassato 272 miliardi di dollari. Per ogni dollaro di aiuti ricevuti dai paesi ricchi (i 24 paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, OCSE) tre dollari vengono restituiti dai paesi poveri per il capitale e per gli interessi. Ogni bambino che nasce nel Sud del pianeta deve già 360 dollari a FMI, BM, governi e banche del Nord. La responsabilità di questo disastro è facilmente intuibile: da una parte un sistema finanziario che non vede il medio e lungo periodo; dall'altra quanti hanno erogato quei prestiti e quanti li hanno ricevuti, per opere inutili, per alimentare la corruzione, per incrementare il commercio delle armi.

I protagonisti si muovono su diversi scenari e le trattative per la negoziazione di pagamenti, posticipi, riduzione, sono un'attività permanente per molti funzionari, per i diversi tipi di debito che sono stati contratti. I debiti bilaterali, concessi da un governo ad un altro, sono trattati annualmente da un "cartello" di creditori, il Club di Parigi, che detiene metà del debito estero globale. Ci sono poi i debiti commerciali, dove singole banche negoziano con privati o governi nei paesi debitori, assieme ai garanti di questi prestiti. Anche i creditori commerciali privati - cioè le banche del Nord - sono collegati al Club di Parigi, visto che tanti crediti privati finanziano le esportazioni e sono garantiti da agenzie statali che subentrano nel debito in caso di mancanza di pagamento. Infine i debiti multilaterali, quelli che vanno saldati per primi, perché BM e FMI hanno lo status di creditori privilegiati. La BM ha lanciato nel 1996 l'iniziativa HIPC (Highly Indebted Poor Countries), per i paesi poveri gravemente indebitati, che prevede la cancellazione di una quota alta, fino al 90% del debito, che deve essere investita in programmi di utilità sociale.

Su quest'ultimo palcoscenico vediamo una qualificata presenza delle ONG del Nord che, in collaborazione con quelle del Sud, analizzano le misure applicate e le loro conseguenze, propongono ai governi soluzioni e alternative, fanno pressione politica perché siano adottate soluzioni sostenibili a beneficio di quella parte della popolazione che non è chiamata in causa o non può far sentire la propria voce. L'iniziativa HIPC è sotto esame e viene puntualmente criticata e valutata, chiedendo di rendere più facili le condizioni di accesso per i paesi, più trasparenti e democratici i processi decisionali e di controllo. In occasione del Giubileo del 2000 un ampio cartello di organizzazioni della società civile, laica e religiosa - riunite sotto le bandiere di Jubilee 2000 - ha fatto sentire la propria voce, assieme a quella del Papa e di autorevoli studiosi, per chiedere soluzioni urgenti e radicali. Il referente italiano è la campagna Sdebitarsi. Per un millennio senza debiti.

Le richieste fondamentali sono:
INFORMAZIONI UTILI SUL DEBITO ESTERO
DEBITO ESTERO
* Cancellazione del debito che non può essere ripagato, e cioè: il debito i cui interessi non possono essere pagati senza imporre un peso insopportabile sulle parti più povere delle popolazioni; il debito che, in termini reali, è già stato ripagato; il debito contratto a seguito di politiche e progetti concepiti in modo errato; il debito "odioso" e quello contratto da regimi repressivi;

* Subordinazione dell'annullamento del debito ad investimenti nello sviluppo umano: questa richiesta si traduce soprattutto in un rafforzamento dei "fondi bilaterali di contropartita". I fondi sono amministrati congiuntamente da rappresentanti del paese debitore, del paese creditore e delle ONG di ambedue i paesi.

* Miglioramento dell'iniziativa HIPC: l'ammissione di tutti i 40 paesi poveri ed altamente indebitati nel processo di negoziazione; un periodo più breve di attuazione dei piani di ristrutturazione economica e la cancellazione dell'intero debito. I negoziati devono coinvolgere le ONG dei paesi interessati, per garantire la trasparenza e la sostenibilità sociale dei piani di risanamento finanziario e per impedire che il debito si accumuli di nuovo.

* Creazione di un arbitrato internazionale, che sia esterno alle parti e sia in grado di valutare la sostenibilità del debito e le condizioni di pagamento per i debiti attuali e per quelli che verranno contratti successivamente.

ROBERTO MUSSINO

07/10/15

Stato Italiano: Gli Eroi Dimenticati Ricordati da Roberto Mussino

GLI EROI DIMENTICATI DALLO STATO:
CINQUE ANNI FA LA SCOMPARSA DI BRUNO FORTUNATO, IL POLIZIOTTO CHE ARRESTÒ NADIA DESDEMONA LIOCE
Lo Stato dimentica troppo frettolosamente i nostri eroi. Spesso siamo anche noi superficiali. Riusciamo a cassare dalla nostra mente, in un attimo, i nomi e le storie di quelle persone che hanno dato la vita per un Paese migliore.


Mena e Alma, invece, non si danno pace. Loro due hanno perso i mariti e continuano a piangerli, a rammentarli ogni giorno. Bruno Fortunato ed Emanuele Petri erano due poliziotti della Polfer e alle 8,25 del 2 marzo 2003, insieme al loro collega Giovanni Di Fronzo erano saliti sul treno a Terontola, in provincia di Arezzo, per un servizio di routine. Bruno e Giovanni si erano fermati per controllare un viaggiatore, mentre Emanuele Petri era entrato nello scompartimento dove c’erano Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce.

«Dallo scompartimento vidi uscire Petri e telefonare – raccontava Bruno Fortunato – poi ho visto un uomo, Galesi, che gli puntava una pistola alla gola. Io e Di Fronzo ci siamo avvicinati di qualche passo e io gli ho fatto “butta quella pistola”. Lui invece ci ha gridato qualcosa come “datemi le armi, consegnateli a lei” (Nadia Desdemona Lioce). Io avevo sfilato la mia pistola dalla fondina e la nascondevo. Lei puntava alla pistola che Di Fronzo aveva gettato sotto i sedili. Poi ho sentito un pizzico all’addome». Era il colpo sparato da Galesi che gli perforò fegato e polmone. «Poi – continuava Fortunato – ho sentito qualche altro colpo. Emanuele era a terra, io ho alzato la pistola e ho sparato. Galesi è caduto. Sento Di Fronzo che mi fa “Bruno, dammi una mano”. Mi sono girato ma non me la sono sentita di fare un’altra cosa».

«Ma cosa? – gli chiede il pm Giuseppe Nicolosi – sparare contro la Lioce?».

«Sì – risponde Fortunato – sparare. Ho rimesso la pistola nella fondina, ho visto l’imputata distesa su una poltrona che premeva il grilletto alcune volte, senza che partisse il colpo. Cercava di sparare verso di me. Gli ho strappato la pistola e l’ho ammanettata».

Il 2 marzo 2003 Emanuele Petri fu ucciso dalle Nuove Brigate Rosse. Cinque anni fa, Bruno Fortunato non ha retto al dolore e ha deciso di raggiungere, lassù, il suo compagno.

Per ricordare questi eroi, oggi voglio riproporre questo mio articolo del 7 aprile 2014, pubblicato da L’Unità. La loro unica colpa, forse, è quella di essere sopravvissuti. Per questo oggi sono perlopiù dimenticati, spesso emarginati, o letteralmente cancellati dalla memoria come se non avessero niente da spartire con le vittime delle stragi di mafia e terrorismo. Eppure loro erano lì. E quei terrificanti attimi rivivono continuamente nella loro mente. Hanno visto morire persone con le quali avevano condiviso una parte importante della loro vita. Un dolore indelebile che, lungi dall’affievolirsi, riemerge e si acuisce ogni giorno che passa. In alcuni momenti si trasforma in rabbia perché è proprio lo Stato che si dimentica dei propri eroi. E’ impressionante osservare i volti dei ragazzi e delle ragazze che ascoltano Angelo Corbo, poliziotto della scorta di Giovanni Falcone, mentre racconta la sua storia. Ad ascoltarlo oggi sono giovani ai quali nessuno ha mai parlato dei sopravvissuti delle stragi. Eroi dimenticati da molti, da troppi. Come Antonino Vullo, superstite della strage di via D’Amelio, Paolo Capuzzo, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e Giuseppe Costanza, scampati miracolosamente all’attentato di Capaci.

Negli anni ho ascoltato da questi eroi un solo e identico grido disperato: “Siamo stati abbandonati dallo Stato“. Questo era il cruccio anche di Bruno Fortunato, poliziotto, vittima del terrorismo. Anche lui, ogni volta che lo incontravo, mi diceva sempre di sentirsi solo. Il 2 marzo scorso, abbiamo commemorato il compagno di Bruno, Emanuele Petri, assassinato dai brigatisti rossi sul treno partito dalla stazione di Terontola, in provincia di Arezzo, nel 2003.
BRUNO FORTUNATO
Quella mattina Giancarlo Benedetti, dirigente della Digos di Firenze, fece partire immediatamente tre investigatori. Fu proprio uno di questi, Piero, a riconoscere, grazie a una piccola macchiolina sul volto, Nadia Desdemona Lioce. Erano otto anni, che l’antiterrorismo del capoluogo toscano, seguiva le tracce della terrorista. Grazie all’acume dei poliziotti della Polfer, Bruno Fortunato ed Emanuele Petri, le Nuove Brigate Rosse furono sconfitte. Emanuele era un grande uomo e un ottimo poliziotto. Anche Bruno lo era. Ogni volta che lo incontravo mi diceva di non aver superato lo shock di veder morire il collega e amico Emanuele.

Purtroppo con Bruno non potrò più affrontare questo argomento, perché il 9 aprile 2010, ha deciso di farla finita con un colpo di pistola. Oggi sono quattro anni che Bruno non c’è più: era il personaggio meno conosciuto della sparatoria sul treno, ma ne era il cardine, perché è stato grazie a lui che fu bloccata Nadia Desdemona Lioce. Voglio ricordarlo così, perché gli sia riconosciuto e tributato quello che merita.

ROBERTO MUSSINO

04/10/15

Pensioni: Quindicenni Deroghe Legge Amato i1992 nvia Testo di sdegno a Minoranza Pd a Ben Ragione Dopo le Inique Decisioni del Governo

E' inammissibile che la categoria delle Quindicenni Deroghe Legge Amato ancora una volta fuori dalla settima salvaguardia,a  quanto pare, dopo anni di aspettative non risolte in positive ma 'dimenticate' senza problemi dal Governo, ora la categoria invia un testo di totale sdegno alla minoranza Pd che non ha supportato come doveva per risolvere la situazione e postiamo integralmente la rimostranza di questi lavoratori che hanno diritto di entrare in pensionamento sena ancora indugi e ritardi:

Testo Integrale inviato al gruppo di minoranza Pd dalla categorie quindicenni Deroghe Legge Amato 1992:

'Il Gruppo Deroghe Legge Amato 1992,meglio conosciute come “quindicenni” intendono esprimere tutto il loro sdegno e delusione verso tutti voi Parlamentari che da quattro anni ad oggi ostentate indifferenza e mancanza di sensibilità nei riguardi della nostra categoria senza comprendere la sofferenza che queste persone stanno subendo.

Il vostro incessante e sistematico ostruzionismo verso la nostra categoria è inqualificabile e vergoIl Gruppo Deroghe Legge Amato 1992,meglio conosciute come “quindicenni” intendono esprimere tutto il loro sdegno e delusione verso tutti voi Parlamentari che da quattro anni ad oggi ostentate indifferenza e mancanza di sensibilità nei riguardi della nostra categoria senza comprendere la sofferenza che queste persone stanno subendo.

Il vostro incessante e sistematico ostruzionismo verso la nostra categoria è inqualificabile e vergognoso soprattutto perché operato da chi dichiara con orgoglio che vuole salvare TUTTI, mentite sapendo di mentire perché per voi quel Tutti vuol dire solo una piccola minoranza a voi particolarmente sensibile, preferite da quattro anni a questa parte essere ciechi e sordi alle nostre richieste e al nostro dolore, ci rifiutate, come dei pacchi postali respinti al mittente, ogni qualvolta legiferate le salvaguardie, bocciate gli emendamenti che potrebbero risolvere la nostra sofferenza ,a priori solo perché non volete trovare soluzioni per noi.

Parlate di numeri, di cifre senza considerare che dietro a quei numeri e a quelle cifre ci sono persone che sono allo stremo e non ce la fanno piu’, persone che sistematicamente voi umiliate con il vostro rifiuto e le vostre scuse che sanno di arrampicate sugli specchi.

Le Quindicenni non possono accettare oltre il vostro rifiuto ad un diritto negato, le quindicenni non accettano che siano state espuntate dalla ex pdl 224 solo con l’intento di estrometterle da tutte le salvaguardie, le quindicenni non accettano che continuamente si dica loro che il loro costo sia troppo alto,sapendo invece benissimo che la cifra data da Inps e RGS è FALSA perché tiene conto di tutte le pensioni di vecchiaia, quindi anche chi è già andato in pensione, chi è stato salvaguardato con accordi e contributi volontari e di chi ancora lavora che non sono Deroghe Amato.

Le Quattro Deroghe Amato furono fatte per tutelare e salvaguardare chi all’entrata della riforma pensionistica dopo il 1992 aveva allungato di 5 anni il requisito contributivo portando dai 15 a 20 anni il diritto alla pensione di vecchiaia consentendo alle persone che erano uscite dal mondo del lavoro a qualsiasi titolo (dimissioni,licenziamento,senza o con accordi ) senza poi essere rientrate nel mondo del lavoro dopo il 31/12/1992 o solo per determinati periodi consentiti da quelle deroghe.

NON accettiamo che si pensi di far passare per Quindicenni anche chi ancora un lavoro ce l’ha e che si voglia rifiutare a noi “quindicenni pure “ da solo contributi da lavoro, con dimissioni o licenziamento, con o senza accordi, la possibilità di percepire la nostra pensione perché si salverebbe solo una piccola parte e non tutti.

Ricordiamo a tutti voi che chi lavora ha uno stipendio ed era pienamente cosciente che continuando a lavorare dopo quella data sarebbe dovuto andare con le nuove regole e non come voi e in particolare l’On.Gnecchi si ostina a non capire.

Riportiamo la motivazione dell´On. Gnecchi del diniego all´accettazione della mozione in favore delle Quindicenni che recita: Marialuisa Gnecchi (Pd) ha ribadito in proposito la contrarietà del Pd alle proposte per via del fatto che queste introducono “ulteriori limitazioni all’accesso al pensionamento per una categoria in favore della quale sarebbe preferibile intervenire con provvedimenti più generali, senza introdurre ulteriori sperequazioni tra platee diverse di lavoratrici”.

È evidente che c´è un suo interesse ad inserci in una sua proposta di legge che di fatto ci escluderebbe dalle salvaguardie perchè ferma in parlamento dal 2013 e andrebbe a regime prima la legge fornero. Ora o mai più

Si possono tranquillamente inserire anche quelle che Hanno rilavorato per brevi periodi dopo il 92 senza raggiungere i 20 anni richiesti, sicuramente non sono un numero esorbitante come volete farci credere

Le Quindicenni sono stanche, sfinite, umiliate, stressate e tante anche ammalate e che il vostro perenne rifiuto ci sta uccidendo poco alla volta e si potrebbe paragonare allo “stalking” e sono stanche di vedere che non si vuole trovare soluzione al loro problema perchè non si capisce il loro problema o si fa finta di non capire e perchè prima vengono sempre gli altri da salvare, senza tenere conto che noi siamo state esodate per prime avendo subito ben 5 anni prima la riforma pensionistica che sommata ai 7 e piu’ anni della Fornero diventano 13 anni di attesa e non 6 come tutte le altre categorie che state salvaguardando.

Come potete essere così insensibili e crudeli verso questa categoria,formata dalla maggior parte di donne che hanno sopperito in tutti questi anni ad un Welfare allora inesistente e che lo Stato aveva loro garantito la possibilità di una loro pensione? Come potete voltare le spalle e chiudere gli occhi alla loro sofferenza essendo coscienti del loro problema?

Noi Quindicenni siamo disgustate da tutti voi e dal vostro operato che sarebbe,in un Paese normale, quello di affrontare e risolvere i problemi dei cittadini e non quello di far finta di nulla.

Noi Quindicenni URLIAMO a tutti voi il nostro grido di dolore e vi imploriamo di aprire quegli occhi che sino ad ora sono rimasti chiusi, CHIEDIAMO a gran voce di volerci inserire nella settima salvaguardia e di trovare una soluzione prima della legge di stabilità o nella legge di stabilità affinchè possiamo godere di quella serenità che Voi tutti col vostro silenzio ci avete tolto in questi lunghissimi 4 anni e che se non interverrete subito ci condannerete ad una agonia lenta prima della nostra pensione e che peserà sulla vostra coscienza, se ancora ne avete una.

Le ¨Quindicenni¨ denunciano ed attaccano la minoranza de Pd per non averle mai sostenute, se non solo per rimediare al tentativo della Fornero di scippare loro i 15 anni versati ante 92 come sancito dalle deroghe legge Amato del 1992.

Il pd per mezzo dei suoi esperti pensioni Damiano e Gnecchi, si sono lavati la coscienza verso questa categoria facendo ripristinare in via amministrativa il diritto alla pensione, ma non cristalizzando l´età anagrafica di queste (in maggioranza) donne fuoriuscite dal lavoro prima del 92 e salvaguardate dalla legge Amato.

La drastica conseguenza, già denunciata fino allo spasimo agli esperti pensioni Pd, è che queste donne, che pure hanno svolto un ruolo sociale rilevante, facendo risparmiare allo Stato in welfare, se non salvaguardate con le norme pre Fornero, debbono attendere fino a 13 anni per la pensione, da quando ne avevano diritto per legge; e questo è inconcepibile in quanto si salvaguardano categorie con 61/63 anni e addirittura persone,che seppur meritevoli, che ancora lavorano e hanno un reddito.

Ribadiamo e invitiamo con forza la minoranza del pd e gli esperti pensioni affinchè trovino la forza ed il coraggio per risolvere questa discriminazione, che vede salvaguardata una parte di questa categoria e la rimanente, stimata in poche migliaia di persone, abbandonate all´indigenza.

È ispiegabile ai nostri occhi tanta attenzione verso gli immigratai e pochissima verso Italiani che hanno concorso al benessere del nostro Paese e pagato le tasse.

Chiediamo alla minoranza del Pd di ricordarsi dei diritti dei più deboli (che loro dovrebbero rappresentare), senza bisogno di sottostare a giochi di forza o di partito e imporre alla propria maggioranza la salvaguardia di questa categoria in forte sofferenza perchè da 6 anni prima della riforma Fornero, senza reddito e senza pensione.

L´Italia vi guarda gnoso soprattutto perché operato da chi dichiara con orgoglio che vuole salvare TUTTI, mentite sapendo di mentire perché per voi quel Tutti vuol dire solo una piccola minoranza a voi particolarmente sensibile, preferite da quattro anni a questa parte essere ciechi e sordi alle nostre richieste e al nostro dolore, ci rifiutate, come dei pacchi postali respinti al mittente, ogni qualvolta legiferate le salvaguardie, bocciate gli emendamenti che potrebbero risolvere la nostra sofferenza ,a priori solo perché non volete trovare soluzioni per noi.

Parlate di numeri, di cifre senza considerare che dietro a quei numeri e a quelle cifre ci sono persone che sono allo stremo e non ce la fanno piu’, persone che sistematicamente voi umiliate con il vostro rifiuto e le vostre scuse che sanno di arrampicate sugli specchi.

Le Quindicenni non possono accettare oltre il vostro rifiuto ad un diritto negato, le quindicenni non accettano che siano state espuntate dalla ex pdl 224 solo con l’intento di estrometterle da tutte le salvaguardie, le quindicenni non accettano che continuamente si dica loro che il loro costo sia troppo alto,sapendo invece benissimo che la cifra data da Inps e RGS è FALSA perché tiene conto di tutte le pensioni di vecchiaia, quindi anche chi è già andato in pensione, chi è stato salvaguardato con accordi e contributi volontari e di chi ancora lavora che non sono Deroghe Amato.

Le Quattro Deroghe Amato furono fatte per tutelare e salvaguardare chi all’entrata della riforma pensionistica dopo il 1992 aveva allungato di 5 anni il requisito contributivo portando dai 15 a 20 anni il diritto alla pensione di vecchiaia consentendo alle persone che erano uscite dal mondo del lavoro a qualsiasi titolo (dimissioni,licenziamento,senza o con accordi ) senza poi essere rientrate nel mondo del lavoro dopo il 31/12/1992 o solo per determinati periodi consentiti da quelle deroghe.

NON accettiamo che si pensi di far passare per Quindicenni anche chi ancora un lavoro ce l’ha e che si voglia rifiutare a noi “quindicenni pure “ da solo contributi da lavoro, con dimissioni o licenziamento, con o senza accordi, la possibilità di percepire la nostra pensione perché si salverebbe solo una piccola parte e non tutti.

Ricordiamo a tutti voi che chi lavora ha uno stipendio ed era pienamente cosciente che continuando a lavorare dopo quella data sarebbe dovuto andare con le nuove regole e non come voi e in particolare l’On.Gnecchi si ostina a non capire.

Riportiamo la motivazione dell´On. Gnecchi del diniego all´accettazione della mozione in favore delle Quindicenni che recita: Marialuisa Gnecchi (Pd) ha ribadito in proposito la contrarietà del Pd alle proposte per via del fatto che queste introducono “ulteriori limitazioni all’accesso al pensionamento per una categoria in favore della quale sarebbe preferibile intervenire con provvedimenti più generali, senza introdurre ulteriori sperequazioni tra platee diverse di lavoratrici”.

È evidente che c´è un suo interesse ad inserci in una sua proposta di legge che di fatto ci escluderebbe dalle salvaguardie perchè ferma in parlamento dal 2013 e andrebbe a regime prima la legge fornero. Ora o mai più

Si possono tranquillamente inserire anche quelle che Hanno rilavorato per brevi periodi dopo il 92 senza raggiungere i 20 anni richiesti, sicuramente non sono un numero esorbitante come volete farci credere

Le Quindicenni sono stanche, sfinite, umiliate, stressate e tante anche ammalate e che il vostro perenne rifiuto ci sta uccidendo poco alla volta e si potrebbe paragonare allo “stalking” e sono stanche di vedere che non si vuole trovare soluzione al loro problema perchè non si capisce il loro problema o si fa finta di non capire e perchè prima vengono sempre gli altri da salvare, senza tenere conto che noi siamo state esodate per prime avendo subito ben 5 anni prima la riforma pensionistica che sommata ai 7 e piu’ anni della Fornero diventano 13 anni di attesa e non 6 come tutte le altre categorie che state salvaguardando.

Come potete essere così insensibili e crudeli verso questa categoria,formata dalla maggior parte di donne che hanno sopperito in tutti questi anni ad un Welfare allora inesistente e che lo Stato aveva loro garantito la possibilità di una loro pensione? Come potete voltare le spalle e chiudere gli occhi alla loro sofferenza essendo coscienti del loro problema?

Noi Quindicenni siamo disgustate da tutti voi e dal vostro operato che sarebbe,in un Paese normale, quello di affrontare e risolvere i problemi dei cittadini e non quello di far finta di nulla.

Noi Quindicenni URLIAMO a tutti voi il nostro grido di dolore e vi imploriamo di aprire quegli occhi che sino ad ora sono rimasti chiusi, CHIEDIAMO a gran voce di volerci inserire nella settima salvaguardia e di trovare una soluzione prima della legge di stabilità o nella legge di stabilità affinchè possiamo godere di quella serenità che Voi tutti col vostro silenzio ci avete tolto in questi lunghissimi 4 anni e che se non interverrete subito ci condannerete ad una agonia lenta prima della nostra pensione e che peserà sulla vostra coscienza, se ancora ne avete una.

Le ¨Quindicenni¨ denunciano ed attaccano la minoranza de Pd per non averle mai sostenute, se non solo per rimediare al tentativo della Fornero di scippare loro i 15 anni versati ante 92 come sancito dalle deroghe legge Amato del 1992.

QUINDICENNI DEROGHE LEGGE AMATO 1992
Il pd per mezzo dei suoi esperti pensioni Damiano e Gnecchi, si sono lavati la coscienza verso questa categoria facendo ripristinare in via amministrativa il diritto alla pensione, ma non cristalizzando l´età anagrafica di queste (in maggioranza) donne fuoriuscite dal lavoro prima del 92 e salvaguardate dalla legge Amato.

La drastica conseguenza, già denunciata fino allo spasimo agli esperti pensioni Pd, è che queste donne, che pure hanno svolto un ruolo sociale rilevante, facendo risparmiare allo Stato in welfare, se non salvaguardate con le norme pre Fornero, debbono attendere fino a 13 anni per la pensione, da quando ne avevano diritto per legge; e questo è inconcepibile in quanto si salvaguardano categorie con 61/63 anni e addirittura persone,che seppur meritevoli, che ancora lavorano e hanno un reddito.

Ribadiamo e invitiamo con forza la minoranza del pd e gli esperti pensioni affinchè trovino la forza ed il coraggio per risolvere questa discriminazione, che vede salvaguardata una parte di questa categoria e la rimanente, stimata in poche migliaia di persone, abbandonate all´indigenza.

È ispiegabile ai nostri occhi tanta attenzione verso gli immigratai e pochissima verso Italiani che hanno concorso al benessere del nostro Paese e pagato le tasse.

Chiediamo alla minoranza del Pd di ricordarsi dei diritti dei più deboli (che loro dovrebbero rappresentare), senza bisogno di sottostare a giochi di forza o di partito e imporre alla propria maggioranza la salvaguardia di questa categoria in forte sofferenza perchè da 6 anni prima della riforma Fornero, senza reddito e senza pensione.

L´Italia vi guarda

01/10/15

Pensioni Cesare Damiano Perde la Pazienza: "Prima gli Esodati"

Tito Boeri ha rivelato i dati delle pensioni erogate all'estero con un documento 'World Wide Inps' di cui postiamo un articolo PENSIONI: ESODO PENSIONATI ALL'ESTERO TITO BOERI LANCIA L'ALLARME IL 65% SOLO NEL 2014 IN CONTINUO AUMENTO C'E' DA STUPIRSI TANTO?, che ha messo in allarme Cesare Damiano, presidente Commissione Lavoro della Camera, il quale per il momento ha a cuore tre temi riguardanti agli esodati, Opzione Donna e flessibilità e sbotta proprio per il principio delle priorità che oggi stanno attanagliando queste categorie di lavoratori, postiamo qui di seguito il suo veemente intervento.
CESARE DAMIANO CONTRO ESECUTIVO PER ESODATI OPZIONE DONNA FLESSIBILITA'
CESARE DAMIANO

Inizia il suo discorso dichiarando: 'Siamo sommersi di dati sulle pensioni: adesso è il turno dei pensionati residenti all’estero. Noi vorremmo invece mettere un punto fermo: risolvere il problema della settima salvaguardia degli esodati, di Opzione Donna e della flessibilità in uscita', prosegue sottolineando: 'È positivo il fatto che il Premier Matteo Renzi abbia sostenuto che la flessibilità sia un argomento da affrontare nella legge di Stabilità: aspettiamo di vedere le proposte e siamo disponibili a individuare una soluzione a costo zero. La Commissione Lavoro della Camera, intanto, sta completando l’esame della proposta di legge sulla settima salvaguardia degli esodati. Sarà il nostro contributo a risolvere definitivamente il problema utilizzando le risorse risparmiate dal Fondo esodati, che l’Inps ha stimato in 3,3 miliardi di euro fino al 2023'. 

Il Presidente Commissione Lavoro alla Camera infine conclude: 'Per quanto riguarda Opzione Donna l’uscita anticipata di 6 anni e 6 mesi a 57 anni con 35 di contributi anziché a 63 anni e mezzo con 41 anni e 6 mesi di contributi previsti per le pensioni di anzianità delle donne, avrà un costo compensato da 21 anni di risparmi (l’età media è di oltre 84 anni) rappresentati da un taglio strutturale dell’assegno pensionistico del 30%', e Damiano sembra intenzionato a portare avanti il suo progetto a tutit i costi, lottando contro chi invece questi tre temi previdenziali e cioè esodati, Opzione Donna e flessibilità vorrebbe metterli al palo!

Fonte: PensioniBlog

Matteo RenziI: Ripresa Renziana? In Italia 17 milioni di Poveri, il 28,4% della popolazione! Le Bufale Renziane! di Roberto Mussino

Chi ancora crede nelle bufale del mediatico premier Renzi dovrebbe prendere coscienza della realtà quotidiana con cui veniamo assaliti ogni giorno, le cifre parlano chiaro, in Italia ci sono 17 milioni di poveri il 28,4% della popolazione, una vergogna continuamente in aumento e la ripresa renziana è solo nella mente di Matteo Renzi che si bea delle sue stesse parole e probabilmente non legge i rapporti sulla sua scrivania parlamentare, troppo occupato in altre faccende per lui prioritarie, ma il Sig: Roberto Mussino nel suo profilo Facebook ha sottolineato questa amara realtà della povertà, che non cessa di allargarsi anzi, con un post che noi alleghiamo integralmente:

Post di Roberto Mussino - 20 settembre 2015 - pubblicato su Facebook:

'COME VIVERE IN QUESTO PAESE SENZA MORIRE DI RABBIA'

In Italia 17 milioni di poveri, il 28,4% della popolazione

DIGNITA' SPEZZATA
RIPRESA RENZIANA – In Italia le cose vanno ancora peggio che in altri paesi dell’Europa: le persone a rischio povertà superano i 17 milioni, vale a dire il 28,4% della popolazione. Una percentuale che arriva a toccare punte del 55,3% in Sicilia, la regione con la quota piu’ alta tra tutte quelle europee, e che comunque resta sopra il 33% in tutto il Meridione. A far schizzare in alto il rischio, spiega il Csc, e’ stata la crescita della quota di chi si trova in situazione di forte deprivazione materiale: il 12,4% della popolazione italiana nel 2013, in aumento di 5,6 punti percentuali rispetto al 2007.

Nelle regioni del Sud la percentuale di coloro che soffrono una condizione di deprivazione materiale e’ di 8,5 punti percentuali superiore alla media del paese (20,9%).-
Dall’inizio della crisi e’ piu’ che raddoppiato, inoltre, il numero delle famiglie italiane in condizioni di poverta’ assoluta, che e’ arrivato a superare quota due milioni (+108%), vale a dire il 7,9% del totale. Gli individui poveri, 6 milioni in tutto, sono ormai quasi il 10% dei residenti nel Belpaese, con una crescita del 148% dal 2007.
Questi dati sono ancora piu’ allarmanti se si considera di pari passo con l’aumento dei poveri, in Italia, e’ diminuita la mobilita’ sociale, gia’ bassa nel confronto internazionale. Una situazione che, avverte il Csc, puo’ “rallentare la crescita”.

ROBERTO MUSSINO

29/09/15

Pensioni: Protesta Legittima di Paolo Ercolani per l'Iniquità della Legge Fornero 2011 che Vede Un Aumento dell'Aspettativa di vita indiscriminata ed Uguale a Tutti

Abbiamo ricevuto una email dal Sig: Paolo Ercolani sempre in prima linea per difendere un diritto negato dalla Riforma Fornero 2011 che vede vede  un aumento dell'aspettativa di vita indiscriminata ed uguale a tutti e al rigurado invia la documentazione epistolare via web dove giustamente reclama la legittimità per quei lavoratori che dovrebbero avere una corsia preferenziale in caso di sofferenze patologiche di vario genere e noi postiamo integralmente avendone autorizzazione dallo stesso sig. Paolo Eercolani con le sue opinioni personale che facciamo anche nostre:

Email ricevuta da Paolo Ercolani il 27/09/2015:

'Penso che le mie opinioni siano ben sintetizzate nel messaggio che segue, ultimo di una corrispondenza intercorsa con la Dottoressa Germana Di Domenico (suppongo che il suo C.V. sia quello riportato al linkhttp://trasp.italialavoro.it/compensi/CV_GDiDomenico.pdf), che collabora con il Prof. Fabrizio Pagani, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro Padoan.
Forse nella corrispondenza che segue ti può essere utile leggere anche quanto la Dottoressa Di Domenico dichiarò lo scorso 20 Settembre e cioè che a quella data presso il MEF le “priorità di policy” erano ancora in via di definizione. Ricapitolando in sintesi: “sino a 10 giorni fa al nostro governo non gliene importava nulla della flessibilità in uscita”.
In questi ultimi giorni Renzi, da quel navigato ”homo politicus” quale è, ha sentito che nell’aria c’era un sentimento di avversione per un governo che non mostrava di ricordarsi dei lavoratori “fregati” dalla Fornero e ha fatto il “bel gesto” di raccomandarsi con Poletti e Padoan perché facciano “il possibile”. Ma Padoan aveva già detto che non si poteva fare nulla.
Quindi il mio pronostico è che la flessibilità partorita da questo governo sarà ne’ più ne’ meno come la “trovata del TFR in busta paga”, cioè un’iniziativa tipica del più bieco strozzinaggio e alla quale percentualmente non ha aderito nessuno (cioè solo chi era già “strozzato” e quindi non poteva fare a meno di aderirvi).
Se pure il governo varerà delle misure a favore della flessibilità in uscita, saranno misure che verranno incontro a esodati o a chi è senza lavoro, ma non a chi desidera andare in pensione prima.
I lavoratori saranno infatti così penalizzanti che le possibilità proposta dal governo verranno colte solo ed esclusivamente da coloro che hanno già ora una seconda attività (magari in nero) e che quindi posso fare benissimo a meno di gran parte della pensione.
La sollecitazione che ritengo possibile presentare al governo (e che con il mio ultimo messaggio ho formulato alla Dottoressa Di Domenico) è quella di rimediare alla palese iniquità che costringe i Cittadini ad essere equiparati da un aumento dell'aspettativa di vita indiscriminatamente uguale per tutti.
Come puoi constatare dal mio profilo Facebook (vedi l’ultimo post che ho condiviso al link https://www.facebook.com/paolo.ercolani.566) in rete sono riuscito a far pubblicare molti contributi su questo tema (anche il tuo).
Purtroppo, però, la grande Stampa e men che meno la Televisione affrontano questo argomento (hai mai visto un talk show che ne parli?).
Temo che perciò l’iniquità verrà procrastinata anche da questo governo.
Alla faccia della Costituzione Italiana!
Ciao,Paolo'

Email inviata  Sabato 26 Settembre 2015 9:18, paolo ercolani ha scritto:
Gentile Dottoressa,
faccio riferimento allo scambio di messaggi che segue e sottopongo all'attenzione del Ministro, e Sua, anche il recente articolo riportato al link http://www.di-roma.com/index.php/politica/item/1688-l%E2%80%99iniquita-della-legge-fornero-e-le-false-aspettative-di-vita.
Devo dire che l'articolo presenta diverse imprecisioni e inesattezze (per esempio non specifica a quali condizioni, in Germania, e' consentito percepire la pensione a 63 anni), ma nella sua conclusione si dilunga meritevolmente sulla disparita' che, contro il dettato costituzionale, attualmente costringe i Cittadini ad essere equiparati da un aumento dell'aspettativa di vita indiscriminatamente uguale per tutti.
In attesa di conoscere l'opinione del Ministro su questo argomento, mi auguro che, in mancanza di risorse disponibili per una riforma complessiva della Legge Fornero, si metta mano almeno a sanare la suddetta palese iniquita'.
Nel frattempo Le auguro un buon fine settimana.
Cordialmente, Paolo Ercolani

Da:"paolo ercolani"  Data:Dom, 20 Set, 2015 alle 18:34

Oggetto:Re: R: Potrebbe sottoporre questo articolo al Ministro Padoan?Gentile Dottoressa,
La ringrazio moltissimo per il cortese riscontro.
Mi rendo conto del gravoso impegno richiesto dal DEF e sono fiducioso che nella definizione della Legge di Stabilità si possa introdurre il principio di equità sulle aspettative di vita dei lavoratori. Potrebbe infatti risultare troppo onerosa l'introduzione di una generalizzata flessibilità in uscita, mentre invece potrebbe darsi che una differenziazione delle aspettative di vita risulti accettabile dal punto di vista dell'onere economico.
Pongo il caso delle lavoratrici donne, che nel 2012 potevano andare in pensione anticipata se avevano versato almeno 41 anni e 1 mese di contributi. Per tener conto dell'aumento dell'aspettativa di vita, dal 1° Gennaio 2013 la contribuzione per percepire la pensione anticipata passò a 41 anni a 5 mesi. Dal 1° Gennaio 2014 passò poi a 41 anni e 6 mesi e dal prossimo 1° Gennaio 2016 passerà a 41 anni e 10 mesi. Credo che per l'Erario non dovrebbe costituire un grosso impegno economico esentare da questi aumenti le donne affette da rari sindromi che ne riducono statisticamente l'aspettativa di vita. Il discorso è poi mutuabile per gli uomini, per i quali è richiesto un anno in più di contribuzione, ma per i quali sono previsti gli stessi incrementi dovuti al presunto allungamento dell'aspettativa di vita.
Mi farà molto piacere sapere se nei prossimi giorni/settimane avrà avuto modo di affrontare la questione con il Ministro.
Cordialmente,
Paolo Ercolani

Il Domenica 20 Settembre 2015 18:03, Di Domenico Germana  ha scritto:
Gentilissimo
siamo stati impegnatissimi con il DEF e non si è avuto modo di affrontare la questore che Lei pone. Le prossime settimane saranno dedicate alla Stabilità; in ogni caso le priorità di policy sono tuttora in via di definizione
Cordialità
GDD
Da: paolo ercolani  Data:20/09/2015 17:58 (GMT+01:00)
A: Di Domenico Germana 

Oggetto: I: Potrebbe sottoporre questo articolo al Ministro Padoan? Gentile Dottoressa,
ha avuto modo di presentare al Ministro Padoan la questione di equità riportata al link http://urbanpost.it/riforma-pensioni-2015-ultime-novita-pensione-anticipata-e-aspettative-di-vita-la-lettera-di-un-lavoratore?
Oggi, al link http://www.ilsussidiario.net/News/Lavoro/2015/9/20/RIFORMA-PENSIONI-2015-News-esodati-Padoan-esamineremo-l-emergenza-in-Legge-di-Stabilita/639967/, leggo la dichiarazione del Ministro secondo la quale, giustamente, vanno legate le prestazioni pensionistiche alla durata del tempo di lavoro e alla aspettativa di vita.
Credo pertanto che tra i possibili correttivi rientranti nei limiti delle risorse disponibili potrebbe esservi senz’altro l’introduzione dell’equità, perché i lavoratori non hanno tutti la stessa aspettativa di vita.
Mi farà veramente molto piacere sapere se ha riferito la questione al Ministro Padoan e come lui l'ha recepita.
Cordialmente,
Paolo Ercolani

PENSIONATI
Il Giovedì 17 Settembre 2015 14:14, paolo ercolani  ha scritto:

Gentile Dottoressa,
ho appena letto che il Ministro Padoan non prevede alcun intervento che mini le fondamenta della riforma Fornero delle pensioni e Le chiedo di sottoporre al Ministro la possibilità che venga eliminata almeno l'iniquità dell'aumento dell'aspettativa di vita uguale per tutti, istituita già prima di quella riforma.
Su tale argomento vi sono diversi articoli in rete, ma Le suggerisco di sottoporre al Ministro Padoan almeno quello che segue.
Potrebbe poi riferirmi il riscontro del Ministro?

Ovviamente si attendono risposte che probabilmente non si avranno ma che ci auguriamo e auguriamo al sig. Ercolani Paolo di avere nel più urgentemente dei modi dall'Esecutivo e dagli esponenti politici da lui contattati.

28/09/15

Pensioni: Tito Boeri Ci sono Tutte le Condizioni per Ultima Riforma Previdenziale per una Equa parità tra Generazioni

Fra le tante voci che si sono ascoltate sul dibattito dei provvedimenti da apportare alla Riforma previdenziale Fornero 2011, una voce autorevole si leva ed è quella del Presidente dell'Inps, Tito Boeri che delinea, nel suo dibattito nell'ambito delle iniziative del Cortile di Francesco ad Assisi la sua teoria: 'In Italia c'è la tradizione di fare continue riforme e di creare ansie in chi si appresta a prendere la pensione, ma io credo che oggi ci siano le condizioni per fare veramente l'ultima riforma delle pensioni e rendere il patto tra le generazioni più equo con piccoli interventi su chi ha avuto trattamenti eccessivamente di favore e sulla sostenibilità del sistema'.

TITO BOERI
Ha soggiunto poi che ottemperato a ciò che è stato su scritto: 'il nostro sistema pensionistico sarà un sistema che sarà guardato come un esempio da tutto il mondo"; e qui si potrebbe avere delle perplessità al riguardo anche perché prima di arrivare ad un punto tale probabilmente di acqua ne dovrà passare sotto i ponti grazie al poco interesse del Governo che ha verso i nostri lavoratori e pensionati, quindi l'ottimismo del Presidente dell'Inps è da prendere con dovuta cautela.

Tito Boeri ha poi proseguito il suo intervento nel discorso della flessibilità dichiarando che si vuole introdurre una struttura simile un occhio di riguardo bisogna averlo per 'una maggiore flessibilità, tenendo conto delle problematiche delle donne, sarebbe importante non ripristinare vecchi requisiti di anzianità contributiva, vantaggiosi per gli uomini'; rammentando alla fine del suo discorso il meccanismo delle ricongiunzioni onerose: 'La revisione dell'istituto di ricongiunzione onerosa andrebbe fatta, me lo auguro, sarebbe una riforma che guarda alle donne', sostenendo però che è un sistema che 'impone costi elevati' che vietano la congiunzione di carriere discontinue e concludendo ha augura che questa operazione 'venga fatta in sede di modifiche da apportare al nostro sistema previdenziale'.

Fonte: PensioniOggi

27/09/15

Pensioni: Roberto Simonetti Lega Nord denuncia Renzi collaborazionista Fornero Governo Vergognoso

Continua ad essere acceso il dibattito tra Governo e parti sociali e con esponenti politici che hanno come priorità la settima salvaguardia che riguarda lavoratori esodati con vasi comunicati rimasti fuori dalla sesta salvaguardia nonché le quindicenni Legge Amato (in attesa da immemore tempo della soluzione del loro nodo!), la Lega Nord attraverso Roberto Simonetti, deputato leghista, ha un suo intervento dove denuncia il collaborazionismo del premier Renzi con la Fornero e afferma che il Governo in carica deve solo vergognarsi per il modo in cui tratta le categorie in parola... ma non solo!

Nel suo intervento parla molto chiaro ed esplicito, Roberto Simonetti, deputato leghista, senza mezzi termini : 'Governo vergognoso: 50mila esodati saranno privi di copertura reddituale per un altro anno, traditi da un governo che ha bloccato l’iter della VII salvaguardia. Ancora rinvii, ancora incertezze, ancora nessuna risposta sulle risorse disponibili. Renzi è collaborazionista della Fornero, il Pd non vuole assumersi le sue responsabilità' e prosegue:

LEGA NORD CONTRO GOVERNO PER ESODATI
ESODATI
'Siamo stanchi di prese in giro e di meline. Il Pd, che ha votato la scellerata riforma Fornero, ha scippato la pensione a migliaia di cittadini e oggi si rifiuta di rimediare. Non ci vengano a dire che per nuove salvaguardie vanno chiuse le precedenti, da sempre più di una è rimasta aperta. Il problema è che manca la volontà politica di procedere con l’approvazione dei provvedimenti al tavolo della commissione: opzione donna, VII salvaguardia, vasi comunicanti legge 104.'

Concludendo afferma quasi minaccioso: 'Pericolosa l’ingerenza del governo in questioni legislative, che spettano al parlamento. Da palazzo Chigi è in atto un pericoloso tentativo ostruzionistico a danno del parlamento, e il braccio di ferro interno al Pd lo stanno pagando decine di migliaia di esodati, scippati dallo Stato per un altro anno. Il Pd dei salotti se ne sta fregando, ma la Lega ha già alzato le barricate e in commissione non mollerà di un millimetro'.

Fonte: Pensioni Blog

Esodati: Perché il Governo non Obbedisce al Volere del Popolo Sofferente?

Come ben si sa il Governo ancora non ha preso le decisioni giuste e concrete per affrontare la soluzione dei lavoratori esodati della settima salvaguardia introducendo anche i vasi comunicanti rimasti fuori dalla sesta unitamente anche alla categoria delle quindicenni Legge Amato che aspettano da anni una soluzione, un pressing viene anche dai lavoratori che hanno a cuore questo spinoso problema e riceviamo una email dal prof.  Ercolani Enrico che postiamo integralmente affinché possa esser letta da chiunque con un grido: perché il Governo non obbedisce al volere del popolo sofferente? questa domanda la rivolgiamo all'Esecutivo affinchè risponda con urgenza a questo grido e che non si perda nel vuoto.

Email ricevuto il 27 settembre ore 15,28
Ti allego la recente risoluzione, (atto del Parlamento), che, in un paese NORMALE, dovrebbe "tagliare la testa al toro" Ma, nonostante le Leggi, (147/2013 e 147/2014), siano così chiare da NON dare adito ad interpretazioni varie................ o come ha dichiarato PADOAN, "........ STIAMO 
STUDIANDO STRUMENTI NORMATIVI per la risoluzione del problema......" (CHIUSURA definitiva della 2^ e 6^ Salvaguardia, ove ci sarebbero 3,3 Miliardi di risparmi da destinare ad un'ultima e definitiva salvaguardia = la 7^).

NON VI è NULLA DA STUDIARE.......... è TUTTO SCRITTO nella legge, come riportato nella risoluzione presentata dal Parlamento............. PERCHè IL GOVERNO NON OBBEDISCE AL VOLERE DI UN POPOLO " SOFFERENTE" ?

Questo Governo, (MEF e MdL.), con la "colpevole" partecipazione dell'INPS, fanno queste dichiarazioni per "PERDERE ancora TEMPO" e NON CERTIFICARE questi ultimi 4.500/5.000 Salvaguardati che, guarda caso sono tutti FAMILIARI che accudiscono un handicap in casa ed hanno assoluto bisogno di andare in Pensione x stare vicino ai propri cari 24h su 24h Risparmiando i costi X le BADANTI !

Desidererei che TE, mettessi in EVIDENZA che queste persone, secondo le LEGGI, dovevano essere già in Pensione da settembre 2014, (come il sottoscritto), e che GRAN PARTE di questo folto numero, sono Docenti, i quali hanno ripreso a lavorare il 1/9/2015 x un nuovo A.scolastico e che..... magari andranno in pensione a settembre 2016 con la L. Fornero, (alcuni).

QUINDI L'URGENZA dei burocrati di stato, se vogliono rimediare alle loro "malefatte", è DOVUTA entro il mese di Ottobre altrimenti questa particolare categoria verrà penalizzata come gli ECLATANTI Q.96, ancora in attesa dal 2012!
Prof. Ercolani Enrico.
IL POPOLO SOFFERENTE ESODATI CHIEDE RISPOSTA AL GOVERNO
ESODATI

Postiamo inoltre la Risoluzione di Simonetti ed altri di martedì 15 settembre 2015 alla XI Commissione Permanente: Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali Teresa Bellanova, potete leggere attentamente quanto si è detto riguardo a:  Attivazione della procedura di cui all’articolo 1, comma 193, della legge n. 147 del 2013 per il riconoscimento della salvaguardia pensionistica a lavoratori in congedo o fruitori di permessi per assistere familiari con disabilità, link: Esodati: Perché il Governo non Obbedisce al Volere del Popolo Sofferente?

25/09/15

Ultim'ora Pensioni: Sigle Sindacali non d'Accordo Accorpamento Esodati Opzione Donna Flessibilità in Uscita con Legge di Sttabilità

Quindi a differenza di quanto annunciato dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nei giorni scorsi e cioè che risorse finanziarie per la settima salvaguardia non ve ne erano ora invece sembra che insieme al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, voglia trovarle all'interno della Legge di Stabilità 2016,  in questo 'tentativo' il Governo si impegna a utilizzare le eventuali risorse però che siano 'disponibili e accertate' per poter finalmente risolvere il dramma degli esodati, non concordi le sigle sindacali in quanto dissentono che si possa unificare il discorso tra settima salvaguardia, opzione donna e flessibilità in uscita all'interno della Legge di Stabilità come vorrebbe l'Esecutivo, una soluzione che alla fine non trova soluzione per nessuna delle tre.


niente di fatto per esodati nell'incontro cin padoan e poletti
PARLAMENTO
Annamaria Furlan, segretario nazionale della Cisl dichiara: ''Il Governo non può confondere i termini della discussione, facendo il gioco delle tre carte su esodati, opzione donna e flessibilità pensionistica', mentre per la Cgil: 'affrontare gli esodati in legge di stabilità vuol dire non avere niente sul tavolo', di conseguenza questo dibattito sembra avere una storia infinita senza mai avere una soluzione in quanto esiste un drastico divario tra parti sociali ed Esecutivo mentre i lavoratori e i pensionati stanno aspettando una risposta che a quanto pare non arriva neppure dopo gli innumerevoli proposte di legge avanzate dai vari esponenti politici, ora si deve aspettare cosa deciderà il Governo nelle discussioni per stabilire come e cosa all'interno della Legge di Stabilità.

Fonte: IlSole24Ore

Riforma Pensioni: Settima Salvaguardia Cisl Maurizio Petriccioli Intima al Governo di Porre Fine ai Rinvii Approvazione Immediata!

Dal confronto che si è svolto in audizione del Ministro dell'Economia, Pier Carlo Padona e quello di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro non è uscita ancora nessuna delucidazione riguardante le risorse stanziare per la settima salvaguardia relativi ai lavoratori che attendoni il pensionamento e neppure per i vasi comunicanti e cioè i lavoratori intrappolati nella sesta salvaguardia per l'esaurirsi dei posti disponibili, neppure si ha notizia dell'approvazione della correzione delle Circolari Inps che vietano alle lavoratrici che hanno optato per il regime sperimentale Opzione Donna e che attendono la proroga al 31 dicembre 2015; il segretario generale della Cisl, Maurizio Petriccioli,  intima al Governo di porre fine agli indugi e a rinvii inutili e chiede l'approvazione immediata sia per la settima salvaguardia, sia per l'IOpzione Donna in un intervento che riportiamo.

ANCORA NESSUNA RISPOSTA PER VII SALVAGUARDIA E OPZIONE DONNA DAL GOVERNO
COME SEMPRE IN ATTESA!
Maurizio Petriccioli: 'Basta con i continui rinvii. Il Governo deve rompere ogni indugio e risolvere una situazione di disagio ed incertezza che riguarda decine di migliaia di persone'Ha poi proseguito: 'Chiediamo al Governo  che approvi immediatamente la settima salvaguardia e che sblocchi l’opzione donna, mentre con la legge di stabilità crei le condizioni per reintrodurre modalità più flessibili nell’accesso al pensionamento. Nel primo caso si tratta di mantenere impegni già assunti in passato, quando si è deciso che alcune categorie di persone andavano salvaguardate dall’aumento improvviso e non graduale dei requisiti, per evitare che rimanessero senza alcun reddito'

Infine ha concluso, spiegando il sindacalista: 'Nel secondo caso si chiede di rimettere nella disponibilità dei lavoratori le scelte di pensionamento, consentendo così alle imprese di gestire meglio il turn over e a tanti giovani di accedere ad un mercato del lavoro altrimenti bloccato”.
'Sono decisioni che non compromettono la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico e che, a fronte di maggiori costi nell’immediato, presentano nuove opportunità per il mondo del lavoro e delle imprese e che vanno, dunque, prese nell’interesse del Paese'.


Fonte: PensioniBlog

20/09/15

Pensioni:Risposta di Matteo Renzi ad una Lettera inviata da una Esodata che ha Chiesto un Miracolo alla Madonna di Lourdes per gli Esodati A questo Punto siamo Arrivati in Itralia? a Chiedere Miracoli per i Nostri Diritti?

Come sempre siamo a dare voce a chi voce, non ha nonostante abbia scritto una lettera al premier Matteo Renzi, chiedendo di intervenire nella tematica previdenziale che vede i lavoratori esodati ancora senza un reddito e lontani dai requisiti vigenti per il pensionamento, vogliamo far sentire questa voce a macchia d'olio  perché in Italia per ottenere i propri diritti considerato il governo assente ci dobbiamo rivolgere alla Madonna di Lourdes come ha fatto la Signora Paola Filipelli,  in un video all'interno del profilo della signora in parola: https://www.facebook.com/LegaNordUfficiale/videos/958013894241537/ per chi volesse sentire le ragioni per cui il premier Renzi ha perso certamente un voto con il suo atteggiamento noncurante e superficiale; qui di seguito la lettera scritta con risposta del nostro esimio premier e il giorno dopo si  è annunciato che il Fondo esodati è stato inghiottito dalle casse statali, come se lui non ne fosse a conoscenza ed è assolutamente vergognosa la risposta data a questa signora.


'Il 08/09/2015 15:52, Matteo Renzi ha scritto:
Gentile Paola,
la ringrazio per avermi scritto e per il suo pensiero.
Grazie di cuore.
Le assicuro che stiamo facendo di tutto per non lasciare indietro nessuno.
Un caro saluto,
Matteo Renzi


Da: Nani
Data: 22/08/2015 13:14
A: Matteo Renzi

Oggetto: LOURDES-S.MESSA ESODATI L.104-

Presidente buongiorno, sono tornata questa notte da Lourdes, è stata
davvero un'esperienza bellissima seppur faticosa, 16 ore di pulman
all'andata e anche al ritorno.

Le allego una copia della cartolina che ho spedito a Lei - al Dott.
Boeri e Crudo Inps - Ministro Poletti -  e Damiano -
dicendo che a Lourdes vedendo tante sedie a rotelle di disabili ho pensato
di scriverVi chiedendo che l' 8 settembre, in occasione della conferenza dei servizi,
(l'8 settembre è il giorno della Natività della Madonna) attiviate i vasi comunicanti a
favore degli esodati L.104.

Allego pure la ricevuta di pagamento della S. Messa che ho fatto
celebrare con l'intenzione a favore di ESODATI L. 104, ne ho fatto
celebrare pure una a favore di ESODATI normali.

Alla Grotta ho acceso pure la candela per esodati L.104 e esodati
normali, come pure davanti all'altare in cui sono conservate le reliquie
di Santa Bernardette, il corpo è conservato nel Convento di Nevers.

Le assicuro che davanti alla Grotta e durante le celebrazioni ho davvero
pregato con tanto raccoglimento e trasporto chiedendo incessantemente
questa grazia alla Madonna, ho pregato molto per Lei e per tutti i ns. governanti
che hanno in mano i ns. destini e quelli dei disabili. Ho pregato pure
per le Vs. intenzioni e bisogni.

Ho fatto il bagno nelle piscine e pure quì ho pregato e affidato gli
esodati L.104 e esodati normali alla Madonna, non so se mi riterrà degna!

Alla Grotta ho attinto l'acqua.

Un caro saluto e che la Madonna benedica i nostri disabili e coloro che
debbono assisterli concedendo loro la pensione.

Paola Filippelli'



Sta a voi lettori giudicare dalla risposta del premier Renzi quale interesse scarso se non nullo ha per i suoi cittadini da non avere nemmeno una risposta per questa Signora che ha a cuore una categoria di lavoratori che sta solo chiedendo i propri diritti e considerato che dal Governo non sono riconosciuti con la scusa delle risorse finanziarie mancanti chiede ausilio alla Madonna di Lourdes, se siamo arrivati a questo punto in Italia sarebbe ora di darci una mossa tutti quanti per cambiare definitivamente la massa di incompetenti seduti sulle poltrone del potere e e lautamente pagati dai cittadini quindi dovrebbero essere nostri dipendenti e noi i loro!

12/09/15

Pensioni: Tito Boeri non Lavoratori-Immigrati salvano il Sistema Previdenziale ma la Scure sulle Pensioni d'oro che Hanno messo in Ginocchio tutta la Struttura Pensionistica?

Se indaghiamo un attimo come intendeva fare l'allora non eletto Presidente dell'Inps, Tito Boeri a inizio anno 2015 era appunto abbattere la scure sulle pensioni cd 'd'oro', è stato aspramente criticato e messo alla berlina per avere 'osato' toccare un argomento che riguardava soprattutto la 'casta' italiana ma oggi se ne riparla tuttora in quanto dopo le recenti decisioni del Mef siamo ancora a discutere sulle risorse finanziarie finita chissà come e chisà da chi nelle casse statali ma così proponeva di fare il Presidente dell'Inps all'inizio? veidamo.

Quella che proponeva all'inizio dell'anno 2015 Tito Boeri era illustrato in un articolo sul sito voce.info firmato da Fabrizio e Stefano Patriarca, nell'intervento sui vitalizi pensionistici rilasciati dall'Istituto Nazionale Previdenza Sociale calcolati col il sistema retributivo cioè conteggiati in relazione agli ultimi stipendi del lavoratore e facendone una media aritmetica; un sistema che è andato in 'pensione' dal 1996 ma ancora in vigore per i pensionati di vecchia data, almeno pro quota; di conseguenza a questo stato di cose Boeri si prefiggeva di introitare per lo Stato un gettito di 4 miliardi di euro annuali sforbiciando vitalizi da 2 mila euro mensili lordi in su con una progressiva mazzata : da 2 mila a 3 mila taglio del 20% sulla quota pensione calcolata col retributivo; 30% fino a 5 mila e il 50% oltre i 5 mila.

Scriveva inoltre puntualizzando Boeri: 'principi di equità distributiva e intergenerazionale legittimano interventi sulle pensioni in essere circoscritti a
1) redditi pensionistici al di sopra di un certo importo e
2) su quella parte della prestazione che non è giustificabile alla luce dei contributi versati, vale a dire la differenza fra le pensioni che si sarebbero maturate con il sistema contributivo definito dalla legge del 1995, e quelle effettivamente percepire.'

TITO BOERI E LE PENSIONI D'ORO
TITO BOERI
Tito Boeri specificava inoltre: 'un prelievo circoscritto a quanto avuto rispetto ai contributi versati eviterebbe anche effetti negativi sui contribuenti' - perché - 'darebbe un messaggio forte e chiaro ai lavoratori, quelli che pagano le pensioni agli attuali pensionati: se i vostri accantonamenti previdenziali vi danno diritto a prestazioni calcolate con il metodo contributivo (ciò varrà per tutti i lavoratori in Italia), non avrete nulla da temere, le vostre prestazioni future non verranno mai toccate dal consolidamento fiscale.', chi invece deve temere sono quei 'poveri' pensionati che in un sol colpo si vedono decurtare il vitalizio pensionistico e i colpiti dalla mannaia di Boeri sarebbero circa 1,7 milioni di individui così suddivisi: 850 mila ex dipendenti privati, 770 mila ex statali e 100 mila autonomi.

Attualmente i dati di crescita degli ultimi anni che si hanno non rispecchiano per nulla con la realtà concreta, sono scenari dipinti ad arte e si sa benissimo a che scopo, per buttare fumo negli occhi ai cittadini che alla fine non sono proprio ignari come pensano all'Esecutivo, dovrebbero tenere presente al governo che i cittadini ora si solleveranno in massa contro i soprusi che quotidianamente devono sopportare e già in questa settimana la manifestazione mobilitata con i lavoratori e pensionati unitamente alle sigle sindacali Cgil Cisl e Uil, finalmente risvegliate dal lungo letargo, protesteranno davanti al Ministero dell'Economia e Finanza e ancora non è finita qui...

Per chi afferma che saranno gli immigrati-lavoratori a salvarci, Tito Boeri risponde: 'Perchè prima poi anche loro chiederanno di avere una pensione' e di conseguenza delinea un coinvolgimento delle donne italiane nel mondo del lavoro spiegandone la ragione: 'Perchè più istruite e contribuiscono a dare una spinta al nostro Paese', sottolineando che la soluzione non è aver più contribuenti ma raggiungere quel progetto di abbattimento pensioni d'oro che hanno messo in ginocchio tutto il sistema pensionistico italiano.

08/09/15

Pensioni: Luigi Di Maio Vicepresidente della Camera Punta un dito Accusatore sulla Casta Provate a Vivere con Pensione Minima!

Palazzo Chigi nei giorni scorsi ha dichiarato che il tema previdenziale dovrà essere accantonato per il 2015 e ripreso forse nel 2016 causa mancanza risorse finanziarie per modificare la legge Fornero 201, un discorso già sentito milioni di volte e ogni volta si ripresenta solo ed esclusivamente per le pensioni, certamente se andiamo ad indagare si potrebbero fare tagli decisi per gli F35 e altre amenità del genere che non sono certamente prioritario alle pensioni minime oppure ai privilegi principeschi della 'casta' intoccabili per Costituzione a quanto pare, ma il vicepresidente Luigi di Maio, grillino politicamente fa una proposta del tutto virtuale e cioè che la casta viva con una pensione minima, assurdità delle più feroci in quanto la 'casta' preferirebbe tagliarsi una mano che rinunciare ai propri privilegi!


LUIGI DI MAIO E LA CASTA
LUIGI DI MAIO
Luigi di Maio posta un comunicato su Facebook che riportiamo integralmente: 'In questi palazzi ci vorrebbe una cura choc per fargli capire quanto siano distanti dalla realtà. Vorrei vederli vivere con una pensione minima, sentire cosa provano a rovistare tra gli scarti dei banchi del mercato ogni settimana per riuscire a mettere un piatto in tavola' -  'Conoscete qualche azienda che dopo aver licenziato una persona continui ad erogargli il rimborso spese per le trasferte? In Parlamento invece funzionava così. Politici non eletti anche da 20 anni che viaggiavano gratis in tutta Italia a spese vostre. Poi, un mese fa, abbiamo fatto saltare i rimborsi viaggio per gli ex-parlamentari con una nostra proposta, approvata alla Camera'.

Infine conclude sottolineando: 'Ora ci stiamo concentrando su un’altra vergogna le pensioni dei parlamentari: bastano 5 anni in parlamento perché i politici maturino la pensione a 65 anni. Ma c’è anche lo sconto: per ogni anno che siedono in parlamento oltre i 5 anni, vanno in pensione un anno prima! E’ come se vi dicessero che per ogni anno di lavoro in più che farete, andrete in pensione un anno prima. Bello eh? Claudia Mannino ci ha lavorato tutta l’estate e nei prossimi giorni presenteremo la proposta in Ufficio di Presidenza per farla approvare. Nessuno ne ha mai parlato, neanche i presidenti Boldrini e Grasso nonostante conoscano bene il regolamento'.

Ma le parole non bastano di fronte a queste situazioni che sono la vergogna del nostro Parlamento, bisogna concretizzare le parole altrimenti si vende solo fumo come abituato ad operare il premier Renzi, chi è al potere e ha anche il compito di segnalare determinate situazioni disdicevoli deve avere anche il fegato di intervenire e porre rimedio immediato a ingiustizie sociali che siamo abituati a vedere quotidianamente, il parlare lascia il tempo che trova, l'agire probabilmente potrebbe cambiare qualcosa se qualcosa si vuole davvero cambiare!

Fonte: PensioniBlog

04/09/15

Pensioni: Esodati inviano Lettera dal Premier Renzi chiedendo il suo Impegno, Testo Integrale rilevato da Pensioni Blog

Abbiamo rilevato dal sito ufficiale di Pensioni Blog una lettera aperta scritta dalla Rete Comittai Esodati inviata al premier Matteo Renzi, chiedendo un un suo impegno preciso per la loro questione ancora non risolta e non solo al premier italiano ma anche a tutti gli esponenti parlamentari che dovranno decidere per la settima salvaguardia, ed è sperabile che in questa rientrino anche le quindicenni della Legge Amato rimaste escluse per ben sei salvaguardie, lavoratori e lavoratrici che devono vivere senza un reddito di lavoro e lontani dai requisiti vigenti per entrare in pensionamento, una lettera dove si richiede non assistenza ma un diritto inalienabile tolto senza misericordia alcuna dalla legge Fornero 2011, una lettera che è un grido dove spiega che le risorse finanziarie ci sono ma manca la volontà dell'Esecutivo ad ottemperare a quanto lo Stato si era impegnato ad offrire a questi lavoratori e poi alla resa dei conti ha declinato il suo impegno lasciandoli in balia di se stessi.

Testo integrale della lettera aperta al premier Matteo Renzi rilevata da Pensioni Blog:

Al Presidente del Consiglio e Segretario del PD dott. Matteo Renzi,
e, per conoscenza,
al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti,
al Ministro delle Finanze Carlo Padoan,
ai Presidenti e componenti le Commissioni Lavoro di Camera e Senato

“….la vicenda simbolo è quella degli esodati ..intanto la parola è assurda… chi c’è dietro un esodato?..c’è un signore o una signora che sono stati a discutere con i propri familiari se gli conveniva o meno andare via un anno prima.. hanno passato delle notti in bianco a pensarci…SI SONO FIDATI DELLO STATO CHE HA GARANTITO …lo Stato non mantiene l’impegno che è un elemento di una gravità assurda perché lo Stato non può cambiare i termini. Un Governo tecnico almeno sui numeri dovrebbe dire la verità. Dietro all’esodato non c’è un numero ed una discussione tra il Ministro (Fornero) ed il Presidente dell’INPS (Mastrapasqua); c’è una storia fatta di scelte…Se lo Stato non mantiene l’impegno con il cittadino noi non soltanto facciamo un danno alla singola persona ma violiamo la credibilità dello Stato. … ecco io vorrei che parlassimo di questi problemi reali del paese che non di fisime ideologiche…”

A centrare il dramma che vivono gli “esodati” con queste significative affermazioni pubbliche del 17 Giugno 2012 (alla trasmissione televisiva InMezz’ora, dal minuto 00.33.46, http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5abe0f57-2219-4ec9-9462-2c69c8774e87.html), era proprio Lei Sig. Presidente che allora, e più di tanti altri, aveva capito il grave sopruso subito da decine di migliaia di cittadini (allora per il Presidente dell’INPS eravamo quasi 400.000 mentre per il Ministro Fornero solo 65.000, circostanza kafkiana che Lei ebbe a sottolineare in quell’intervista pubblica), denunciando il mancato rispetto del Patto che lo Stato ha rotto con questi cittadini.

Da allora son passati oltre 3 anni e siamo al secondo Governo succeduto a quello nefasto di Monti e, nonostante le formali dichiarazioni di chi ha governato prima di Lei ed i 6 provvedimenti tampone che hanno restituito il diritto alla pensione solo ad una parte degli “esodati” defraudati, il problema “esodati” non è ancora stato completamente risolto, il loro reale numero continua ad essere imprecisato e quel Patto continua a rimanere vergognosamente rotto per almeno 50.000cittadini italiani. Si tratta di ex lavoratori e lavoratrici, che, insieme anche alle loro famiglie, si vedono derubati del loro diritto alla pensione guadagnato con il lavoro, e costretti a rimanere per numerosi anni senza alcun reddito, pertanto con un concreto rischio d’indigenza.

In questo anno e mezzo del Suo governo Lei ci ha totalmente dimenticati, non ha mai risposto ad alcuno dei nostri accorati appelli e si è guardato bene di incontrare una delegazione della “Rete dei Comitati degli Esodati” che li rappresenta.

Riteniamo che sia arrivato il momento di dire BASTA! allo stillicidio che questi cittadini stanno vivendo da ben 45 mesi e di procedere a ripristinare, con urgenza e in via definitiva, il Patto rotto arbitrariamente ed unilateralmente dallo Stato con questi cittadini, ai quali si deve restituire il DIRITTO alla pensione con le regole previgenti la Riforma Fornero, come Lei auspicava già 3 anni fa.

La prossima settimana la Commissione Lavoro della Camera inizierà l’esame di una proposta di legge per una settima “salvaguardia degli esodati”, che noi chiediamo con determinazione comprenda possibilmente almeno tutti i 49.500 “esodati non salvaguardati”, che sono stati stimati dall’INPS e certificati dal Suo Governo al Parlamento in risposta all’interrogazione parlamentare in Commissione Lavoro della Camera n. 5/03439 presentata dall’On. Maria Luisa Gnecchi.

Per tale provvedimento il costo a carico dello Stato è pari a zero, in quanto la copertura finanziaria è assicurata dagli oltre 3 miliardi di fondi residui dai precedenti 6 provvedimenti di deroga, i cui risparmi una legge dello Stato impone siano utilizzati ESCLUSIVAMENTE per ulteriori interventi di salvaguardia per gli “esodati”.

Signor Presidente, già dalla prossima settimana lo Stato, e Lei per esso, avete l’opportunità di porre fine ad una delle più insopportabili ingiustizie compiute da un governo italiano; ha l’opportunità di far riacquistare allo Stato, per il Suo tramite, quella credibilità perduta nei confronti dei cittadini italiani chiamati dispregiativamente “esodati”.

LETTERA APERTA DAGLI ESODATI PER MATTEO RENZI
ESODATI
Le chiediamo, pertanto, di mantenere fede alle Sue affermazioni del giugno del 2012, sostenendo quella proposta di legge (che auspichiamo includa TUTTI i 49.500 esodati verificati) per una sua rapida approvazione entro il mese di ottobre.

Certi del Suo impegno in merito al nostro appello, La salutiamo cordialmente.

Per la Rete dei Comitati di Esodati, Mobilitati, Contributori Volontari, Esonerati

Voglia il premier Matteo Renzi prendere on considerazione questa missiva scritta da lavoratori e lavoratrici che chiedono solo di essere rispettati nei loro sacrosanti diritti ed è sperabile che il premier risponda in modo del tutto positivo alle richieste della Rete Comitato Esodati.

Fonte: PensioniBlog
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