Narrativa e
smartphone! La prossima
frontiera del museo.
Avete mai provato a vedere Bologna nel primo secolo dopo Cristo, oppure dall'alto tra le nuvole ed i sogni...e Bologna nelle epoche che si succedono fino ad oggi, fino all'anno 2013. L'esperienza promette coinvolgimento allo stato puro, attraverso
Imago Bononiae, un'
applicazione che induce il visitatore di turno a ritrovarsi all'interno di un
paesaggio tridimensionale abitato da una popolazione di
protagonisti virtuali. L'utente è avvolto e intrattenuto attraverso
Kinect,
sensori che fanno del
movimento del corpo il proprio propulsore. L'
applicazione fonde lo studio dei movimenti della folla per
dare vita ad un
motore di crowd simulation, un
visualizzatore 3D open e una dinamica di gioco.
Per adesso staimo parlando di un
prototipo, realizzato dal
Cnr in sinergia con
Cineca e Università di Bologna ma la
tecnologia è a disposizione di tutti, gli unici costi a cui si andrebbe incontro sarebbero quelli di sviluppo.
Imago Bononiae ha ricevuto il
premio quality of content al Digital Heritage, il primo evento mondiale dedicato al
patrimonio digitale che si è svolto la settimana scorsa a Marsiglia. Esprime e raffigura il simbolo di un settore in cui l'Italia ha punte avanzate di
ricerca e di impresa.
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Imago Bononiae |
E che potrebbe dare molto alla
valorizzazione del patrimonio culturale, come ha affermato di voler fare il
ministro per i Beni e le Attività culturali Massimo Bray nella
riforma presentata nei giorni scorsi. Oltre al coinvolgimento del pubblico
Imago Bononiae ha un'altra caratteristica che segna una tendenza: «Il riutilizzo dei
dati digitali è un fenomeno crescente in un settore che punta alla sostenibilità dei progetti» spiega
Sofia Pescarin, coordinatrice di
Archeovirtual, mostra internazionale dedicata alle sperimentazioni di
realtà virtuale applicate al patrimonio culturale (che si svolgerà a Paestum dal 14 al 17 novembre nel corso della
Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico).
Nella fattispecie,
in Imago Bononiae viene riutilizzata la
libreria digitale di «Apa l'Etrusco», un
cartoon 3D stereo realizzato con
software open source, che sfrutta i dati resi disponibili in open access dal Comune di Bologna. Il
documentario, con la voce e le musiche di
Lucio Dalla, ha vinto tra l'altro il primo
premio Fiamp Unesco al Festival del Cinema di Montreal l'anno scorso.
L'importanza degli
asset digitali è stata ribadita a Marsiglia, dove è stato premiato CultLab3D, messo a punto dal
Fraunhofer Institute for Computer Graphics Research. Il sistema permetterà la
digitalizzaizone rapida in 3D di tutti gli oggetti che ci sono nei depositi museali, riducendo al minimo le risorse umane e spianando la strada al riutilizzo dei
dati digitali. Obiettivo a cui l'Europa punta da anni, come mostra tra gli altri l'ambiziosa Europeana, la
biblioteca digitale europea. «L'altro fenomeno - spiega l'
archeologa che dall'Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Cnr coordina la rete europea delle eccellenze del
settore V-Must - è l'ibridazione dei formati narrativi e dei device, a seconda dei diversi pubblici».
Apa Game, per esempio, prevede la realizzazione di due applicazioni: un gioco online sulla scoperta della civiltà romana, basato su un
workflow open source e un'
applicazione di augmented reality.
Dal punto di vista
tecnologico si stanno diffondendo i
sensori naturali (ad aprile
Kinect ha fatto l'esordio in Vaticano ed entro la fine dell'anno saranno al Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano). Sperimentazioni interessanti sono in corso con
Leap Motion (progetto
Smart Architectural Models ad Ascoli Piceno) e con
Oculus Rift, il casco di realtà virtuale (progetto immersivo e collaborativo
ArtifactVis2 della
King Abdullah University of Science And Technology e dell'University of California. La realtà aumentata, entrata nel settore da anni, si sta spingendo nella sfida più ambiziosa: gli spazi aperti dove è più difficile il riconoscimento della telecamera e di altri sensori (progetto
Ename in Belgio).
Che sia per guidare nelle stanze museali, per educare o per divertire gli sforzi tecnologici sono evidentemente orientati al coinvolgimento del pubblico. Ma senza ansie: «Abbiamo fatto un'indagine l'anno scorso tra i
visitatori di Archeovirtual. Siamo rimasti stupiti dai risultati. Sa che cosa apprezzano le persone? chiede Pescarin. La storia. È la storia, più che la
tecnologia, che deve funzionare, che deve coinvolgere».