Il-Trafiletto
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21/07/14

Tech hub | MYO | Misuratore dell'attività elettrica nei muscoli del polso

MYO fa pensare a un articolo di gioielleria, ma in realtà misura l'attività elettrica nei muscoli del polso per rilevare la posizione delle dita. 

A quel punto si ha il pieno controllo degli apparecchi che si utilizzano al polso possiamo scorrere le pagine di un documento Word sfogliandolo con le mani, o giocare a uno "sparatutto" puntando le dita verso lo schermo. Se possedete un Kinect, vi suonerà familiare: anzi, ci sono addirittura televisori che permettono di cambiare canale o di regolare il volume con un gesto delle mani.

A differenza del MYO, però, questi sistemi usano una telecamera che dice al televisore o alla console che cosa stanno facendo le nostre braccia. Quindi non possiamo mai portare il Kinect fuori dal soggiorno, e dobbiamo rimanere ad almeno 4 metri dalla telecamera, perché possa inquadrarci completamente dalla cintola in su. Dato che il MYO monitora direttamente i muscoli e trasmette il segnale via Bluetooth, lo possiamo usare ovunque con qualunque apparecchio.
MYO
Misuratore attività elettrica
nei muscoli del polso

Abbiamo visto prototipi usati per pilotare elicotteri radiocomandati e applicati a giochi come Battlefield 3 su un PC. Gli sviluppatori affermano che entro poco tempo, con l'aiuto di un opportuno software, lo faranno collaborare anche con l'ultima generazione di smartphone. La Thalmic Labs non è la sola a pensare che i comandi gestuali debbano progredire al di là del Kinect. I lettori abituali di BBC Science World ricordano forse Digits, un prototipo creato dalla Microsoft, che usa una telecamera montata sul polso per duplicare su un computer i movimenti della mano.

Nel frattempo una società che si chiama Leap Motion sta lavorando a un prodotto che usa telecamere infrarosse per rilevare i movimenti di chi usa un PC o un Mac. Tutti questi procedimenti si basano su telecamere, ed è qui che MYO potrà fare veramente la differenza. Andando direttamente alla fonte, cioè ai nostri muscoli, ha le potenzialità per essere più accurato e versatile della concorrenza. Chi vivrà vedrà, ovviamente, ma in un mondo in cui i minerali necessari per gli schermi tattili diventano sempre più scarsi, il controllo gestuale potrebbe essere il modo principale per gestire la tecnologia in futuro.(science)


11/11/13

Narrativa e smartphone! La prossima frontiera del museo

Narrativa e smartphone! La prossima frontiera del museo.
Avete mai provato a vedere Bologna nel primo secolo dopo Cristo, oppure dall'alto tra le nuvole ed i sogni...e Bologna nelle epoche che si succedono fino ad oggi, fino all'anno 2013. L'esperienza promette coinvolgimento allo stato puro, attraverso Imago Bononiae, un'applicazione che induce il visitatore di turno a ritrovarsi all'interno di un paesaggio tridimensionale abitato da una popolazione di protagonisti virtuali. L'utente è avvolto e intrattenuto attraverso Kinect, sensori che fanno del movimento del corpo il proprio propulsore. L'applicazione fonde lo studio dei movimenti della folla per dare vita ad un motore di crowd simulation, un visualizzatore 3D open e una dinamica di gioco.
Per adesso staimo parlando di un prototipo, realizzato dal Cnr in sinergia con Cineca e Università di Bologna ma la tecnologia è a disposizione di tutti, gli unici costi a cui si andrebbe incontro sarebbero quelli di sviluppo.  
Imago Bononiae ha ricevuto il premio quality of content al Digital Heritage, il primo evento mondiale dedicato al patrimonio digitale che si è svolto la settimana scorsa a Marsiglia. Esprime e raffigura il simbolo di un settore in cui l'Italia ha punte avanzate di ricerca e di impresa.
Imago Bononiae

E che potrebbe dare molto alla valorizzazione del patrimonio culturale, come ha affermato di voler fare il ministro per i Beni e le Attività culturali Massimo Bray nella riforma presentata nei giorni scorsi. Oltre al coinvolgimento del pubblico Imago Bononiae ha un'altra caratteristica che segna una tendenza: «Il riutilizzo dei dati digitali è un fenomeno crescente in un settore che punta alla sostenibilità dei progetti» spiega Sofia Pescarin, coordinatrice di Archeovirtual, mostra internazionale dedicata alle sperimentazioni di realtà virtuale applicate al patrimonio culturale (che si svolgerà a Paestum dal 14 al 17 novembre nel corso della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico).

Nella fattispecie, in Imago Bononiae viene riutilizzata la libreria digitale di «Apa l'Etrusco», un cartoon 3D stereo realizzato con software open source, che sfrutta i dati resi disponibili in open access dal Comune di Bologna. Il documentario, con la voce e le musiche di Lucio Dalla, ha vinto tra l'altro il primo premio Fiamp Unesco al Festival del Cinema di Montreal l'anno scorso.
L'importanza degli asset digitali è stata ribadita a Marsiglia, dove è stato premiato CultLab3D, messo a punto dal Fraunhofer Institute for Computer Graphics Research. Il sistema permetterà la digitalizzaizone rapida in 3D di tutti gli oggetti che ci sono nei depositi museali, riducendo al minimo le risorse umane e spianando la strada al riutilizzo dei dati digitali. Obiettivo a cui l'Europa punta da anni, come mostra tra gli altri l'ambiziosa Europeana, la biblioteca digitale europea. «L'altro fenomeno - spiega l'archeologa che dall'Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Cnr coordina la rete europea delle eccellenze del settore V-Must - è l'ibridazione dei formati narrativi e dei device, a seconda dei diversi pubblici».

Apa Game, per esempio, prevede la realizzazione di due applicazioni: un gioco online sulla scoperta della civiltà romana, basato su un workflow open source e un'applicazione di augmented reality.
Dal punto di vista tecnologico si stanno diffondendo i sensori naturali (ad aprile Kinect ha fatto l'esordio in Vaticano ed entro la fine dell'anno saranno al Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano). Sperimentazioni interessanti sono in corso con Leap Motion (progetto Smart Architectural Models ad Ascoli Piceno) e con Oculus Rift, il casco di realtà virtuale (progetto immersivo e collaborativo ArtifactVis2 della King Abdullah University of Science And Technology e dell'University of California. La realtà aumentata, entrata nel settore da anni, si sta spingendo nella sfida più ambiziosa: gli spazi aperti dove è più difficile il riconoscimento della telecamera e di altri sensori (progetto Ename in Belgio).
Che sia per guidare nelle stanze museali, per educare o per divertire gli sforzi tecnologici sono evidentemente orientati al coinvolgimento del pubblico. Ma senza ansie: «Abbiamo fatto un'indagine l'anno scorso tra i visitatori di Archeovirtual. Siamo rimasti stupiti dai risultati. Sa che cosa apprezzano le persone? chiede Pescarin. La storia. È la storia, più che la tecnologia, che deve funzionare, che deve coinvolgere».
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