Il-Trafiletto
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28/10/13

La galassia più lontana adesso dista solo 13.1 miliardi di anni luce!

La galassia più lontana adesso dista solo 13.1 miliardi di anni luce! L'almanacco dei traguardi dell'universo si arricchisce di un nuovo ed importante risultato! La galassia più lontana nel cosmo è ora z8_GND_5296, a circa 13.1 miliardi di anni luce. La scoperta è stat fatta da un team di ricerca internazionale di astrofisici con a capo Steven Finkestein, Università del Texas di è membro anche il nostro connazionale Adriano Fontana, dell' Osservatorio di Roma, uno specialista in questo complesso campo di investigazione della fisica.
A parte il nome obbrobrioso, la galassia di cui sopra è un fenomeno oltre modo interessante, dal momento che è stata "fotografata" mentre era in attività dopo solo 700 milioni di anni di distanza dal Big Bang, che si pone oggi a 13.8 miliardi di anni fa. Troppo poco il tempo trascorso, su base astronomica naturalmente, ma nonostante ciò pare essere in piena attività e anzi da vita del continuo a stelle con una velocità 150 volte superiore a quella che possiamo vedere oggi dalle nostre parti.
Per trovarla si è dovuto impiegare i migliori mezzi disponibili nello spazio, il telescopio spaziale Hubble, e a terra, i due telescopi gemelli da 10 metri di apertura dell'osservatorio Keck alle Hawaii. Con il telescopio spaziale il team ha evidenziato, in un programma denominato Candels, ben 100.000 galassie potenziali in carica ad essere fra le più lontane.
La galassia più antica dell'universo: z8_GND_5296

Da queste, secondo il loro colore, ne sono state poi estratte soltanto 43, che sono state esaminate dettagliatamente una per una con i potenti telescopi a terra, analizzando la loro luce. Il criterio di selezione, molto restrittivo, è stato un estremo spostamento della radiazione luminosa verso il rosso, il cosiddetto red shift, che gli astrofisici dano la colpa all'espansione costante, e anzi addirittura accelerata, dell'Universo. Più la galassia appare rossa rispetto a quel che dovrebbe essere e più pare sia lontana e, in questo senso, la luce di z8_GND_5296 è rossa come nessun altra.
«La scoperta è importante e ci serve a piantare un altro paletto nel campo della conoscenza della formazione delle galassie subito dopo il Big Bang», ci dice Adriano Fontana, «anzi questa è la più vicina al Big Bang che conosciamo eppure è sorprendentemente ricca di elementi pesanti». In pratica la sorpresa è dovuta al fatto che dopo "solo" 700 milioni di anni si erano evidentemente formate in questa galassia varie generazioni di stelle che avevano prodotto, una dopo l'altra, gli elementi chimici più complessi dell'idrogeno. All'inizio dei tempi, infatti, si ipotizza che ci sia stato soltanto l'idrogeno, e poco elio, e tutti gli elementi chimici successivi, di cui anche noi siamo composti, sarebbero stati per cosi dire "fabbricati" nel cuore delle stelle grazie alle reazioni di fusione nucleare. Il nostro Sole, solo per fare un esempio, è molto, molto più lento: si è formato oltre 4 miliardi di anni fa e si spegnerà fra altri 4. Tutti i record sono destinati a essere battuti e pure questo prima o dopo lo sarà. «Fra i dati che dobbiamo ancora analizzare potrebbe esserci anche una galassia più lontana e quindi più antica di questa», conclude Fontana che è già ripartito alla caccia dei nuovi candidati, e da primavera prossima lo faranno anche con LBT, il Large Binocular Telescope italo-tedesco-americano. È il maggior binocolo esistente con due specchi da 8 metri e passa di apertura, posto in cima a una montagna in Arizona. Un vero e proprio gioiello della tecnologia e meccanica italiana, stiamo a vedere se farà il nuovo record.

19/10/13

Il primo "vagito" di una stella appena nata!

Il primo "vagito" di una stella appena nata! La vita si sa bene, è una questione di equilibrio, e per ottenerlo bisogna cambiare constantemente.
Questo inculcava nel lontano 1930 al proprio figlio Eduard Albert Einstein in una celebre lettera. Le stelle chiaramente non hanno una vita in se ma si bensi si formano per poi evolversi. Tutta la loro vita è una costante e continua ricerca di equilibrio in cui tante di esse, appena formate sono costrette ad espellere miliardi e miliardi di tonnellate di materiale gassoso e polvere che hanno in eccesso dentro di loro per non essere costrette ad esplodere. Questo lo si sa da tempo ormai, ma ora c'è una conferma davvero importante che ci giunge da un'immagine a dir poco spettacolare, dai colori oltremodo superbi e di un dettaglio mai raggiunto, realizzata da un gruppo di astronomi nord e sud americani che, facendo uso del nuovissimo e potente Alma l'insieme di radiotelescopi posto a 5.000 metri nel deserto cileno di Atacama, hanno fissato una stella appena formatasi da cui fuoriescono, con una violenza e velocità inimagginabile, getti di gas e polvere. Questi, viaggiando a centinaia di migliaia di chilometri all'ora, vanno incontro ad altro materiale inerte e nello scontrarsi si produce un'energia notevolissima che si tramuta in segnale luminoso. La novità delle osservazioni dell'oggetto Herbig Haro 46/47, così si chiama dal nome di
Stella appena nata

due famosi astronomi del recente passato, sta soprattutto nel livello di dettaglio raggiungibile con il nuovo strumento, che osserva la radiazione elettromagnetica nelle lunghezze d'onda di un millimetro o meno. Questi pennacchi luminosi e colorati, a causa degli elementi chimici coinvolti nel fenomeno, stanno a soli 1400 anni luce da noi, nella costellazione della Vela, alquanto ricca di gas e polveri interstellari da cui si formano continuamente nuove stelle. La loro vita iniziale è sempre a rischio: da una massa informe di materiale diffuso, parliamo di poche particelle per centimetro cubo, si addensa una formazione sferoidale di qualche milione di chilometri di diametro, tipicamente, che si contrae su sé stessa per attrazione gravitazionale, le parti più interne sono sulla Terra. A questo punto sulla sfera è come se agissero due enormi mani infatti più dense e attirano sempre più quelle esterne. L'aumento di massa porta man mano a quello della densità al centro e di conseguenza della temperatura, parliamo comunque sempre di tempi "astronomici" e quindi centinaia di migliaia e più di anni. Quando la temperatura nel cuore dello sferoide va sui milioni di gradi si accende la fusione nucleare, quella che cerchiamo da 50 anni di riprodurre qui sulla Terra. Sulla stella nascente agiscono ora due fenomeni contrapposti: la gravità tende a far "cadere" le parti più esterne verso il centro, come un bicchiere cade per terra se ci sfugge di mano, mentre l'energia prodotta dalla fusione nucleare all'interno tende ad uscire, sotto forma di radiazione e calore, come una stufa elettrica accesa. Per dire è come se due mani schiacciassero un pallone da calcio e due dall'interno cercassero di farlo espandere. L'equilibrio, la parola chiave, può essere raggiunto nella stella anche espellendo quantità per noi mostruose di materiale dallo sferoide che sta diventando stella a tutti gli effetti, come nel nostro caso. Se non ce la fa la stella scoppia subito e si ritenta fra qualche miliardo di anni. Al di là della scoperta scientifica questa ricerca dimostra l'eccezionale resa di Alma, l'Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, un osservatorio astronomico internazionale che è una collaborazione fra l'Europa, il Nord America e l'Asia Orientale, in cooperazione con la Repubblica del Cile. Le parabole europee di Alma sono state fornite dall'Italia, che ha vinto la gara internazionale per la loro costruzione. Siamo noi infatti ad avere la migliore tecnologia in questo campo, che è apparentemente di nicchia, ma molto qualificante a livello internazionale.
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