Il-Trafiletto
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16/03/14

Ippocampo: padre amorevole e ninja della caccia

Il cavallucio marino mi ha sempre affascinata, il "cavallo di mare" ha sempre scatenato la mia fervida fantasia, per me che sono una pazza ippomane. Che fosse mammifero a quattro zampe, la creatura più bella del mondo o un colorato ricciolo abitante del mare sempre di cavallo si tratta. Una delle caratteristiche che più mi colpì fu il fatto che era il padre a portare a termine la gravidanza e a prendersi cura dei suoi piccoli, un'eccezione del regno animale. Qualcuno ritiene che il suo sia un aspetto grottesco, in realtà io lo trovo pieno di eleganza.  Un'eleganza che ne fa un altrettanto impareggiabile cacciatore come sostiene uno studio apparso su Nature Communications.
Cavallucio marino
All'ora di pranzo gli ippocampi sono costretti a vedersela con veri campioni di velocità: minuscoli crostacei di 1-2 millimetri di lunghezza chiamati copepodi, abilissimi nel captare ogni minima perturbazione dell'acqua. Appena avvertono movimento intorno a sé, queste creature scappano macinando, ogni secondo, una distanza pari a 500 volte la propria lunghezza, come se un essere umano di 1,8 metri nuotasse a 3218 chilometri orari. Eppure, in condizioni normali, i cavallucci marini li acchiappano 9 volte su 10.
Per capire come facciano, alcuni ricercatori dell'Università di Austin, Texas, hanno filmato i movimenti di una specie di cavalluccio nano, l'Hippocampus zosterae, con riprese olografiche 3D, una tecnica che utilizza un microscopio fornito di laser e telecamera ad alta velocità. Dall'analisi dei video è emerso che la forma particolare del muso degli ippocampi permette di minimizzare il disturbo idrodinamico (cioè il movimento dell'acqua intorno alla proboscide) e di arrivare fino a un millimetro di distanza dalla preda: a quel punto, il capo flessibile consente di orientare la bocca secondo la migliore angolazione e di risucchiare, come un aspirapolvere marino, i poveri copepodi. «Per le loro vittime, i cavallucci marini sono più che altro mostri marini» dicono gli scienziati, che classificano il metodo di caccia degli ippocampi come alimentazione "pivot", un tipo di pesca a corta distanza che richiede anche una certa rapidità di movimento. Altri pesci dal capo meno affusolato, come lo spinarello, non hanno la stessa abilità di "ninja" dimostrata dai cavallucci. «È come una gara agli armamenti tra preda e predatore» continua Brad Gemmell, a capo dello studio «e il cavalluccio ha sviluppato un buon metodo per avvicinarsi tanto da colpire da una distanza brevissima».

16/12/13

Inciampa in 40 kili di marijuana e chiama i Carabinieri

Quando si dice "inciampare nella fortuna" Un cacciatore camminando per i boschi inciampa in un paccheto, anzi in venti pacchetti di marijuana.
Un cacciatore di Corciano (Perugia) si è ritrovato davanti a ben venti pacchi sigillati con dentro della marijuana. Immediatamente ha chiamato i Carabinieri per denunciare il fatto. Non si è però riusciti a risalire agli spacciatori “
Carabinieri di Perugia
Corciano Perugia cacciatore trova marijuana bosco




CORCIANO (PERUGIA) - Era andato a caccia ma invece di sparare si è trovato costretto a chiamare i carabinieri per denunciare la presenza nel bosco di venti pacchi di marijuana. Il reparto operativo di Perugia si è quindi appostato per alcuni giorni cercando di identificare i “proprietari” dei venti pacchi dal peso di 2 chilogrammi ciascuno per un totale di ben 40 chilogrammi di droga.
Nessuno però si è presentato nel bosco. Alla fine i carabinieri non hanno potuto fare altro che sequestrare i pacchi. La marijuana è stata quindi trasportata nel laboratorio analisi del comando provinciale e sottoposta ad analisi dai carabinieri che ne hanno stabilito l’elevato grado di purezza.



Potrebbe interessarti: http://www.today.it/citta/corciano-droga-marijuana-sequestrata-bosco.html
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26/11/13

Perchè si dice: "comprare la gatta nel sacco"?

Questo adagio somiglia molto al detto comprare a scatola chiusa, cioè senza verificare il contenuto.
Ma il succitato forse perchè più raro, mi piace di più e come ben sapete mi piace indagare l'origine della locuzione, perchè, bello è citarla, ma meglio avere in tasca anche la spiegazione, non si sa mai.
Comprare la gatta nel sacco

Comprare la gatta nel sacco, comprare qualcosa senza prima averne verificato la natura, in genere lasciandosi ingannare. Si tratta di una locuzione che deve trarre la propria origine da qualche antico episodio, senza dubbio menzionato nei classici, di cui però ci sfugge l'autore. Un'espressione analoga infatti, la troviamo nelle diverse lingue europee: Die Katze im Sacke kaufen, Acheter chat en poche, Comprar gato en saco. Una spiegazione plausibile la fornisce P.M. Quitard, nel suo dizionario dei proverbi. Pare che un cacciatore, dopo una giornata sfortunata, non volendosi presentare ai suoi amici senza la selvaggina, si decidesse ad acquiatare una lepre da un contadino. Questi gliela forsì in un sacco. Per la fretta, il cacciatore non esaminò la merce, ma quando tornato a casa, dopo aver vantato la sua abilità nell'arte venatoria, aprì il sacco per mostrare a tutti il frutto delle prodezze, fece una colossale magra: nel sacco, invece della lepre, c'era un gatto.

16/11/13

Tra "Falchi e Colombe" chi si salverà dal "Cacciatore"?

La mattinata è bollente, ogni testata editoriale riporta in prima pagina la scissione del Pdl.
Difficile scegliere un articolo da proporvi, visto la notizia monocromatica, ma un articolo di Ugo Magri della Stampa, mi ha almeno divertita. Ve lo riporto in forma integrale perchè vale la pena di leggerlo tutto, subito dopo a qualche titolo di alcuni quotidiani, giusto per farvi un'idea dell'argomento. Buona lettura.

Falchi e Colombe
Pdl, Berlusconi: “Se avessi il passaporto me ne andrei ad Antigua” Parola del leader del Pdl che, secondo il Corriere della Sera, vorrebbe volare verso il sole dei Caraibi. Non per uscire dal groviglio di inchieste e indagini da Milano a Bari o lasciarsi alle spalle la condanna in via definitiva Mediaset, la decadenza e tutto il resto, ma per evitare la lunga scia di veleni, annunci e smentite di scissioni, divisioni tra vari animali della giungla politica. [il fatto Quotidiano]

Lo strappo è consumato. ”Mi trovo qui per compiere una scelta che non avrei mai pensato di compiere. Non aderire a Forza Italia“. Sono le parole con cui Angelino Alfano, nel corso della riunione dei governativi del Pdl, annuncia la nascita di gruppi autonomi che si chiameranno “Nuovo centrodestra” [il fatto Quotidiano]
Il "Nuovo centrodestra", gruppi in crescita e logo tricolore Così gli scissionisti guidati da Alfano, pre ora 30 senatori e 26 deputati, vogliono rubare la scena a Berlusconi. In pole per la carica di capogruppo Costa alla Camera e Bianconi al Senato. Tutti si chiedono cosa farà Gianni Letta- [R.it]

Il vicepremier: "Non è partito del '94". E prevede: "Saremo attaccati, ma non avremo paura". Alla vigilia del Consiglio nazionale, lettera del Cavaliere ai parlamentari: "Chi non condivide nostri valori vada via". Poi tutto precipita. No dei lealisti all'accordo che avrebbe dovuto separare la decadenza dell'ex premier dalla sopravvivenza del governo. Formigoni: "Siamo 37 a Senato, 23 alla Camera. [R.it]

L’ultima mediazione fallita tra il Cavaliere e l’ex delfino 
Roma
Come in ogni thriller, c’è un momento della verità che nella mediocre scissione del centrodestra va collocato intorno alle cinque del pomeriggio. In una stanza del Mausoleo (la nuova sede berlusconiana) sono tutti adunati i «falchi»: c’è Fitto, c’è la Carfagna, c’è Brunetta con Capezzone, più Verdini e la Gelmini. Squilla il telefono, è Berlusconi, mettono subito in vivavoce: «Sentite, mi trovo qui con gli amici ministri che sono venuti tutti quanti a Palazzo Grazioli», spiega Silvio con un tono della voce che è molto difficile da decifrare, «e abbiamo parlato di come uscire da questa situazione... Perché io non voglio fare del male a nessuno, non intendo essere l’ostacolo, il problema», e qui è parso ad alcuni di cogliere dell’ironia, addirittura una vena di sarcasmo mentre lo diceva, «forse per questo motivo dovrei fare un passo indietro, perché mi si propone di mettere nero su bianco che io accetterò la decadenza senza nemmeno far cadere il governo». Pausa, e poi: «Dovrei convocare l’ufficio di presidenza stasera stessa, alle 21, per approvare un documento dove si stabilisca che la sorte del governo non dipenderà dalla mia, e dove si affidi la gestione del partito a tre coordinatori nazionali, uno per ogni corrente... Che ve ne pare? Posso dire a questi amici che pure voi siete d’accordo?». Non fa in tempo a completare la frase, che già Brunetta (testimonia una ministra sbigottita all’altro capo del telefono) dà in escandescenze, il cui senso è: non se ne parla nemmeno. Prende la parola Fitto, il capo dei «lealisti», che raramente alza la voce ma stavolta fa eccezione: «Presidente, ma siamo tutti quanti impazziti? Giurare fedeltà al governo significherebbe consegnare la tua pelle ai nostri avversari, vorrebbe dire rassegnarsi a prendere ceffoni tutti i giorni per gli anni a venire». Non appena l’eco delle parole di Fitto si spegne, con un sorrisetto il Cav si gira verso i ministri accomodati nel suo studio principesco: «Vedete? Ve l’avevo detto, loro non sono d’accordo...». Si china sull’interfono e, senza neppure un tentativo di insistere, di esercitare la propria moral suasion, annuncia ai «falchi»: «Va bene, ne prendo atto». Fine della telefonata. Nel Mausoleo scoppia una grande risata liberatoria, «è fatta, grande Silvio, li ha presi di nuovo per i fondelli...». Alfano, la Lorenzin, Lupi e la De Girolamo fuggono via da quel luogo (il solo Quagliariello si trattiene qualche minuto in più, salvo dileguarsi poco dopo quando arrivano festanti i «falchi»), e la scena si sposta all’ex albergo Santa Chiara, dépendance del Senato, dove una sessantina di parlamentari ribelli sono in trepida attesa in una saletta dalle poltrone di velluto rosso e un tavolo in fondo dove nessuno osa sedere. Temono il grande pastrocchio, il finto accordo che aleggia fin dalla mattina, il ritorno sommesso all’ovile che significherebbe per tutti loro una fine politica certa, dal momento che mai più verrebbero ricandidati. Anche per questi dissidenti, dunque, la rottura appena consumata è un sollievo, la certezza che una pagina si chiude e un’altra se ne aprirà. Tuttavia permane il dubbio, l’ultimo: «E se Berlusconi cambierà idea? Se stasera nonostante i “falchi” convocherà l’ufficio di presidenza, noi che faremo?». Il tormento si trascina fino alle 19 e 30. Squilla il cellulare di Quagliariello, di nuovo è Silvio. Il ministro fa segno di tacere un attimo, cala il silenzio. Dal gracchiare del telefono si capisce che Berlusconi sta sostenendo qualcosa tipo: «Ce l’ho messa tutta per provare a convincere i “falchi”, sono stato con loro fino adesso, ma purtroppo non solo non sono disposti a tenere quest’ufficio di presidenza, ma addirittura mi hanno detto che, se insisto, la riunione me la faccio da solo...». Finisce così, con queste parole non si capisce se dispiaciute o compiaciute, un ventennio di storia patria. Alfano parla con Schifani, che di lì a poco si dimetterà da presidente dei senatori Pdl. Va al microfono, in piedi annuncia la nascita dei gruppi autonomi, confessa che mai avrebbe immaginato di vivere un momento del genere. Si vede quanto è provato, quasi distrutto. Lo applaudono più volte, «forza», «coraggio». Finisce il discorso con dignità, citando un passo della Bibbia, come avrebbero fatto i democristiani di un tempo. E Naccarato, che della Dc fece parte al fianco di Cossiga, corre euforico fuori dalla sala annunciando ai giornalisti: «Habemus papam!».                                                                                                                    ugo magri
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