24/10/13

La famiglia "Marzotto" e Donà delle Rose patteggiano una pena di sei mesi

La famiglia "Marzotto" e Donà delle Rose patteggiano, convertendo sei mesi di pena in una sanzione pecuniaria di 20.500€ procapite, per un totale di 164mila euro.
Durante la vendita  di "Valentino" al fondo Permira, le famiglie della moda, soci di maggioranza, erano stati accusati di aver evaso tasse per 71milioni di euro.

Valentino
Secondo l'accusa gli indagati avrebbero violato l'articolo 5 della legge 74/2000, non avrebbero pagato le tasse sulla plusvalenza realizzata dalla vendita delle loro quote del gruppo della moda al fondo Permira, in Italia. Stando ai calcoli effettuati dalla Agenzia delle Entrate l'imposta evasa, su una plusvalenza di circa 200 milioni di euro, ammonterebbe a 71 milioni di euro. Dei 13 indagati, gli altri cinque sono stati mandati a processo con citazione diretta. Gli otto indagati avevano trovato un accordo con la Procura di Milano per patteggiare una pena a sei mesi da convertire in sanzione pecuniaria. Oggi il giudice ha ratificato l'accordo tra i difensori e il Pm Laura Pedio, titolare dell'inchiesta insieme a Gaetano Ruta, stabilendo che il patteggiamento è al pagamento di 20.500 euro per ogni indagato. Nel corso dell'inchiesta, era stata fatta una stima iniziale dell'imposta evasa pari a 65 milioni di euro e nel novembre 2012 ai 13 indagati erano stati sequestrati beni di pari ammontare, tra cui una villa di 25 vani a Cortina d'Ampezzo (BL), case a Milano e Roma e un castello a Tressino.

L'ipotesi formulata dai Pm di Milano è che quando Valentino Fashion Group fu venduta al fondo Permira, i proprietari della maggioranza relativa, appartenenti alle famiglie Marzotto e Donà dalle Rose, hanno prima venduto le loro quote alla Icg, che ha sede in Lussemburgo e di cui sono comunque sempre proprietari, e poi attraverso la Icg hanno concluso l'operazione con il fondo. L'operazione per i magistrati ha fruttato una plusvalenza di 200 milioni di euro, non dichiarati in Italia, in quanto la venditrice finale è stata una società lussemburghese: i magistrati ipotizzano che si sia trattato di una esterovestizione, che ha avuto come effetto quello di non pagare le tasse in italia, come detto per 71 milioni di euro.

Vittorio Marzotto, in qualità di legale rappresentante della Icg, ha chiuso la questione con l'Agenzia delle Entrate, versando al Fisco circa 57 milioni di euro. Resta ora da fissare la data per l'inizio del processo per i cinque che sono stati mandati a giudizio con citazione diretta.
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