Il-Trafiletto

01/01/14

Mu, il continente scomparso

Credo che all'origine di leggende e misteri che avvolgono la nascita della vita sulla terra ci siano sempre delle basi veritiere. I misteri archeologici sono per me una calamita, mi immergo nella lettura delle informazioni e faccio anche io ipotesi e speculazioni. Vi confesso che mi sarebbe piaciuto fare archeologia, ma ben ricordo che mi venne detto che gli studi archeologici erano alla portata di persone ricche, che avrebbero poi avuto la possibilità di finanziare, almeno in parte gli scavi. Questo però non mi impedisce di interessarmi dei più svariati argomenti in merito. Fra questi Mu.
Yonaguni, piramide sommersa

Nel lontano 1868 il colonnello James Churchward disse di aver trovato, in un monastero in oriente, delle tavole di argilla, le quali riportavano in una lingua misteriosa la storia del continente asiatico. Stando a quanto riportato su queste tavole, il continente si chiamava Mu, e su questo territorio, 50 mila anni fa, avrebbe avuto origine la vita. La popolazione di questo territorio adorava il Sole e il suo re era legittimato proprio da quest’ultimo. Questo re avrebbe colonizzato tutto il mondo e ogni territorio fu affidato a sovrani sempre espressione della volontà del Sole. Questa era una civiltà fiorente sotto tutti i punti di vista, ma improvvisamente fu colpita da terribili terremoti e maremoti che la fecero sprofondare negli abissi. Churchward dedicò tutta la sua vita alla ricerca di informazioni che potessero avvalorare ciò che egli aveva dichiarato in base alle tavole, ma senza riscontri concreti. Churchward finì nel dimenticatoio, finché nel 1985 la guida subacquea giapponese Kikachiro Aratake fece una scoperta sensazionale. Durante un’immersione a 150 metri a largo dell’isola Yonaguni scoprì una grandissima struttura di pietra simile ad una piramide, a circa 25 metri di profondità. La scoperta avvenne in modo casuale, infatti Arakate dichiarò di essersi trovato di fronte alla struttura mentre nuotava spinto dalla corrente. La scoperta fu comunicata alla comunità scientifica nel 1986, ma solo nel 1990 venne ufficialmente dichiarata come sito archeologico. Il sito è stato sottoposto numerose analisi, con il tentativo di capire da dove proviene e a quando risale la misteriosa struttura. Una delle analisi più significative è quella di Ma-saaki Kimura, professore di Oceano-grafia all’Università delle Ryukyu, considerato il “padre accademico” del sito archeologico. Come egli ha dichiarato, la struttura è composta da un unico blocco, lungo 200 metri e largo 150, ed ha un’altezza di circa 20 metri. Il professore sostiene che non è facile risalire all’epoca a cui appartiene, data la locazione del monumento. Kimura sostiene però che la sommersione del luogo dovrebbe essere avvenuta in seguito all’innalzamento del livello del mare dopo l’ultima glaciazione, ovvero circa 10 mila anni fa. Il dibattito, naturalmente, è se la struttura sia stata costruita dall’uomo oppure sia solo uno “scherzo della natura”. Molti sostengono la seconda ipotesi, portando avanti a sostegno della loro tesi l’elevata altezza dei gradini di alcune scalinate, alcuni arrivano a un metro. Il professore, però, ribatte fortemente questa ipotesi, sostenendo che su 5 scalinate 3 sono facilmente percorribili, inoltre egli fa notare che alcune delle pietre che formano la struttura sembrano derivare da accurati processi di trasformazione. Nel luogo sono stati anche ritrovati diversi reperti molto curiosi, come una scultura simile ad un uccello e una specie di vasca triangolare scavata nella roccia. Ma il reperto che suscita maggiore interesse è quello che sembra essere un dolmen, ovvero una tomba megalitica preistorica, di circa 3 metri per 3. Un’altro monumento particolarmente interessante è una scultura simile ai Moai dell’Isola di Pasqua. Kimura non ha dubbi, l’opera è stata costruita dall’uomo. Resta ora da stabilire chi l’abbia costruita. Secondo il professore l’ipotesi più plausibile è che sia stata realizzata da una popolazione proveniente dalle coste dell’Asia Sudorientale. Potrebbe esservi un collegamento tra questa struttura e le tavole ritrovate da Churchward?

I cani sanno riconoscere bene un volto amico.

I cani, sappiamo bene tutti quanti, come siano dotati dalla natura di riconoscere perfettamente le persone, le sostanze, gli alimenti, ( vedi i cani da tartufo, da caccia, quelli utilizzati dalla polizia alla sezione narcotici )dall'odore: ma come se pensiate se la possano “cavare” con le immagini fotografiche?

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I cani riconoscono i volti amici
Rimarrete stupiti dai risultati avuti a seguito di vari test: sono capaci di riconoscerci in maniera del tutto spontanea! Cioè, ci riconoscono senza essere stati specificatamente addestrati, anche in una immagine! A dare dimostrazione di tutto quanto finora detto, è l'ultimo studio di Outi Vainio e del suo gruppo di ricerca, che da anni, all'Università di Helsinki, si occupa di analizzare le capacità cognitive e i comportamenti canini.

Come Vainio scrive su Animal Cognition, è risaputo che Fido sa rispondere alle espressioni facciali del padrone, ma la sua capacità di analizzare i volti non è stata ancora ben compresa.
Così ha messo a punto un test di eye movement tracking, cioè mi spiego meglio: si tratta di un test che si basa sul seguire i movimenti spontanei degli occhi dell'animale e analizzare il tempo di permanenza sui vari dettagli. Studi di psicologia cognitiva e di etologia ci dicono infatti che da questi parametri è possibile capire se il soggetto osservato viene riconosciuto o meno e se desta l'interesse di chi guarda.
I ricercatori hanno “arruolato” 23 cani domestici e 8 di un canile: li hanno messi davanti allo schermo di un computer, sul quale sono state fatte scorrere le immagini dei volti dei rispettivi proprietari, di persone familiari e di estranei, e poi di altri cani conosciuti e non.

Alcune di queste immagini erano capovolte: un elemento di complessità che può aiutare a comprendere meglio come questi animali analizzino i volti. Ed eccoci ai risultati: tutti i cani hanno mostrato più interesse per le facce dei propri simili che non per quelle degli esseri umani. E tutti hanno dedicato più tempo ad osservare cani e persone conosciuti che non gli estranei, mostrando quindi di saperli identificare nelle fotografie. L'area più osservata è stata sempre quella degli occhi, anche nelle foto rovesciate: un dato che, secondo i ricercatori, indicherebbe la capacità di questi animali di distinguere in modo specifico i volti da altre figure. Per Vainio, queste osservazioni implicano che nei cani “l'analisi dei volti non è guidata solo dalle proprietà fisiche dell'immagine, ma anche da elementi semantici”. Quanto alle differenze tra i cani di casa e quelli che vivono in canile, l'ambiente non sembra influenzare questa loro capacità.

“Passo importante” verso la cura per l’Nbia!

Un “passo importante” viene segnato da due nuove ricerche italiane che potrebbero dare una svolta fondamentale in futuro verso la ricerca di cura per l'Nbia (meglio conosciuta come neurodegenerazione con accumulo cerebrale di ferro)!

L’Nbia è una grave sindrome neurodegenerativa di origine genetica e ad oggi non c’è ancora una terapia efficace per poterla combattere. Nelle due ricerche realizzate grazie ai finanziamenti di Telethon, e pubblicati sulle riviste Brain e The American Journal of Human Genetics, i ricercatori dell'Istituto NeurologicoCarlo Besta” di Milano hanno rivelato come un nuovo gene che potrebbe provocare alcune forme della malattia, evidenziando oltretutto l'efficacia terapeutica della pantetina, un integratore alimentare già approvato ed utilizzato negli Stati Uniti.
L'Nbia in sostanza altro non è che un insieme di diverse patologie accomunate da un innaturale accumulo di ferro nel cervello. Si tratta dunque di malattie genetiche che colpiscono in età precoce, causando disfunzioni neurologiche e muscolari estremamente gravi, che in poco tempo riducono i giovani sfortunati ad essere incapaci di alimentarsi e di camminare normalmente.

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Sindrome Nbia
Sino a oggi sono stati identificati 9 geni responsabili delle malattie Nbia, ma nel 30% dei casi l’alterazione che le causa rimane sconosciuta, impedendo così di avere una diagnosi. È per questo che l’Istituto Neurologico Besta ha deciso di avviare un progetto in collaborazione con l’Istituto di Genetica Umana di Monaco di Baviera, basato sul sequenziamento della parte codificante del Dna (Esoma) di pazienti con Nbia ancora senza una diagnosi genetica.

I risultati, pubblicati sull'American Journal of Human Genetics, hanno permesso di identificare un nuovo gene, denominato Coasy, responsabile della produzione di una proteina chiamata coenzima A, che nei pazienti con Nbia risulta alterata. Si tratta di un passo in avanti importante perché rafforza la convinzione che il coenzima A giochi un ruolo nell’insorgere di queste patologie: anche Pank2 infatti, il gene che causa il tipo più comune di sindromi Nbia, è coinvolto nella produzione di questa proteina. Il prossimo passo, spiegano i ricercatori, sarà indagare il legame tra la sintesi alterata del coenzima A e l'accumulo di ferro in regioni specifiche del cervello.

Nel secondo studio, apparso su Brain, i ricercatori del Besta hanno dimostrato invece la possibilità di un approccio terapeutico sperimentale per le forme di Nbia causate dall'alterazione del gene Pank2. Utilizzando la pantetina, una sostanza coinvolta nella sintesi del coenzima A e gia approvata dall'Fda come integratore alimentare, sono infatti riusciti a contrastare significativamente i sintomi clinici della malattia, ottenendo il recupero della normale attività motoria e una sostanziale riduzione della neurodegenerazione su topi colpiti dalla versione animale dell'Nbia.

Nonostante l'importanza della loro scoperta, i ricercatori ricordano però che è ancora presto per pensare ad una possibile applicazione clinica. “Si tratta di importanti passi in avanti nella conoscenza di queste gravi malattie e nell’elaborazione di una cura”, commenta Valeria Tiranti, ricercatrice dell’Istituto Neurologico Besta che ha coordinato entrambi gli studi. “E’ importante tuttavia precisare che si tratta ancora di esperimenti di laboratorio, e che per arrivare a un’applicazione nella pratica clinica saranno necessari alcuni anni”.

NOVITA’ SU ALCUNI PROVVEDIMENTI RIVISITATI DAL CDM E STANZIAMENTI PREVISTI PER IMPORTANTI INIZIATIVE DI EDILIZIA PUBBLICA E PRIVATA

Ancora qualche correzione  in sede di Consiglio dei Ministri riguardo ad alcune misure previste dalla Legge di Stabilità, approvata il 23 dicembre, e dal DL Destinazione Italia. In particolare l’attestato di prestazione energetica (APE) e le dichiarazioni di conformità catastale non sono obbligatorie ai fini della stipula dei contratti di compravendita degli immobili, ma possono essere prodotti successivamente. Non si applicano più le multe variabili   da 4.000 a 18.000 euro,  inizialmente previste per i contratti privi di tale documentazione. La decisione è stata presa anche per evitare  impedimenti che provocherebbero ulteriori  difficoltà al settore compra-vendita di immobili già in forte crisi.
E’ stato chiarito inoltre che si può usufruire del Bonus mobili (detrazione Irpef al 50% sull’acquisto di arredi ed elettrodomestici ) anche qualora il costo superasse l’importo delle opere previsto per Ristrutturazione. Detraibili al 50% le spese per ristrutturazioni , sostenute nel 2014, tale quota scenderà  al 40% nel 2015. Confermati gli Eco-bonus al 65%  e gli  interventi per la prevenzione antisismica degli edifici (prime case o edifici industriali) ricadenti  in zone sismiche 1 e 2  che continueranno ad usufruire della detrazione del 65% fino al 31 dicembre 2014. Dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015, l’agevolazione passerà invece al 50%. 

Edilizia convenzionata
Infine il  Consiglio dei Ministri ha previsto uno stanziamento di 3 miliardi di euro che andranno a finanziare una serie di iniziative, tra cui  il programma  6000 Campanili, riguardante interventi edilizi con completamento a breve termine in comuni sotto i 5 mila abitanti brevi nei Comuni sotto i 5 mila interventi di riqualificazione urbana (Piano nazionale per le Città), interventi per la valorizzazione di beni storici, culturali e ambientali al fine di promuovere l’attrattività turistica, con attenzione all’evento molto atteso dell’Expo 2015. Sono inoltre previsti interventi  di ristrutturazione, miglioramento sismico, messa in sicurezza ed efficientamento energetico, per gli immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica. Questi interventi saranno finanziati anche dall’otto per mille che i cittadini potranno decidere di destinare a questi fini. Stanziati  45 milioni di euro per la costruzione di nuovi stadi e la messa in sicurezza di quelli esistenti. 
mr.Hyde

Fai buon viaggio Puccio! | Scomparso Puccio Corona storico giornalista Rai

È morto martedì pomeriggio, a Roma, lo storico giornalista della Rai Puccio Corona. Lo rende noto il collega e amico di sempre Paolo Di Giannantonio. Corona, 71 anni, nel corso della sua lunga carriera in Rai è stato tra l’altro conduttore dei programmi «Lineablu» e «Uno Mattina» oltre che inviato di «Tutto il calcio minuto per minuto» e poi per «Speciale Tg1».

LA CARRIERA - Nato a Catania il 9 aprile del 1942, Puccio Corona inizia la carriera da giornalista a 24 anni. Fratello di Vittorio, anch’esso giornalista, e zio di Fabrizio Corona, Puccio si è occupato di cronaca, sport e non solo, collaborando molto anche con le testate del Tg1 e Tg2 della Rai. Inviato speciale in Italia e all’estero, in particolare si ricorda una sua inchiesta sulle vittime dell’immigrazione clandestina, la strage di Porto Palo, che anticipò di anni argomenti che sono oggi di tragica attualità.



«UNO MATTINA» - Dal 1986, Puccio Corona diventa colonna portante del nuovo programma «Uno Mattina» che condurrà dal 1989 al 1994 e poi ancora nel 2001. I telespettatori della Rai l’hanno visto, inoltre, nel 2005 come conduttore della trasmissione domenicale «Vivere il Mare» di Rai 2. Una lunga carriera da professionista, fino al 2007, quando Puccio Corona è andato in pensione. La morte di Puccio Corona, uno dei volti più familiari della tv, ha suscitato il cordoglio in tutto il mondo del giornalismo ed in particolare alla Rai e al Tg1.                                                                       fonte
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