Il-Trafiletto
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12/09/14

Quanto sarebbe bello, far fare gli studi comparativi a tutti gli studenti

Gli studi comparativi aiutano gli studenti ad avere un’apertura globale e ad affrontare processi di interazione culturale, con particolare attenzione alle dinamiche della conoscenza, del potere, dell'autorità, e della differenza culturale.


Tante volte, ho pensato per i miei studenti,in Indonesia, alla possibiltà di poter andare in un altro paese, per fare degli studi comparativi che incoraggiano la riflessione critica sulla cultura, facendoli andare oltre i confini della disciplina, della nazione e della lingua. 

Gli studi comparativi, aiutano a partecipare alla costruzione della conoscenza e delle dinamiche di potere e di autorità in una serie di discorsi storici e di pratiche: sociali, religiose, letterarie, estetiche, tecnologiche, scientifiche, politiche e materiali, sono utili per gli studenti che cercano nella scuola una formazione completa ed un’apertura mentale al sapere. 

Infatti tutto questo, porta ogni ragazzo ad avere un’analisi auto-riflessiva e critica dei contesti sociali, culturali, storici e politici che lo fanno lavorare al meglio in questi studi comparativi, utilizzando metodi interdisciplinari e lavorando per spiegare le complessità delle relazioni sociali e dell'esistenza umana. 

Negli studi comparativi, gli studenti sono incoraggiati a sviluppare le loro capacità critiche e analitiche e a diventare cittadini globali, guidati da un'etica di rispetto reciproco e di riconoscimento del valore e del piacere di un lavoro intellettuale critico.
Il sogno degli studi comparativi

01/01/14

Mu, il continente scomparso

Credo che all'origine di leggende e misteri che avvolgono la nascita della vita sulla terra ci siano sempre delle basi veritiere. I misteri archeologici sono per me una calamita, mi immergo nella lettura delle informazioni e faccio anche io ipotesi e speculazioni. Vi confesso che mi sarebbe piaciuto fare archeologia, ma ben ricordo che mi venne detto che gli studi archeologici erano alla portata di persone ricche, che avrebbero poi avuto la possibilità di finanziare, almeno in parte gli scavi. Questo però non mi impedisce di interessarmi dei più svariati argomenti in merito. Fra questi Mu.
Yonaguni, piramide sommersa

Nel lontano 1868 il colonnello James Churchward disse di aver trovato, in un monastero in oriente, delle tavole di argilla, le quali riportavano in una lingua misteriosa la storia del continente asiatico. Stando a quanto riportato su queste tavole, il continente si chiamava Mu, e su questo territorio, 50 mila anni fa, avrebbe avuto origine la vita. La popolazione di questo territorio adorava il Sole e il suo re era legittimato proprio da quest’ultimo. Questo re avrebbe colonizzato tutto il mondo e ogni territorio fu affidato a sovrani sempre espressione della volontà del Sole. Questa era una civiltà fiorente sotto tutti i punti di vista, ma improvvisamente fu colpita da terribili terremoti e maremoti che la fecero sprofondare negli abissi. Churchward dedicò tutta la sua vita alla ricerca di informazioni che potessero avvalorare ciò che egli aveva dichiarato in base alle tavole, ma senza riscontri concreti. Churchward finì nel dimenticatoio, finché nel 1985 la guida subacquea giapponese Kikachiro Aratake fece una scoperta sensazionale. Durante un’immersione a 150 metri a largo dell’isola Yonaguni scoprì una grandissima struttura di pietra simile ad una piramide, a circa 25 metri di profondità. La scoperta avvenne in modo casuale, infatti Arakate dichiarò di essersi trovato di fronte alla struttura mentre nuotava spinto dalla corrente. La scoperta fu comunicata alla comunità scientifica nel 1986, ma solo nel 1990 venne ufficialmente dichiarata come sito archeologico. Il sito è stato sottoposto numerose analisi, con il tentativo di capire da dove proviene e a quando risale la misteriosa struttura. Una delle analisi più significative è quella di Ma-saaki Kimura, professore di Oceano-grafia all’Università delle Ryukyu, considerato il “padre accademico” del sito archeologico. Come egli ha dichiarato, la struttura è composta da un unico blocco, lungo 200 metri e largo 150, ed ha un’altezza di circa 20 metri. Il professore sostiene che non è facile risalire all’epoca a cui appartiene, data la locazione del monumento. Kimura sostiene però che la sommersione del luogo dovrebbe essere avvenuta in seguito all’innalzamento del livello del mare dopo l’ultima glaciazione, ovvero circa 10 mila anni fa. Il dibattito, naturalmente, è se la struttura sia stata costruita dall’uomo oppure sia solo uno “scherzo della natura”. Molti sostengono la seconda ipotesi, portando avanti a sostegno della loro tesi l’elevata altezza dei gradini di alcune scalinate, alcuni arrivano a un metro. Il professore, però, ribatte fortemente questa ipotesi, sostenendo che su 5 scalinate 3 sono facilmente percorribili, inoltre egli fa notare che alcune delle pietre che formano la struttura sembrano derivare da accurati processi di trasformazione. Nel luogo sono stati anche ritrovati diversi reperti molto curiosi, come una scultura simile ad un uccello e una specie di vasca triangolare scavata nella roccia. Ma il reperto che suscita maggiore interesse è quello che sembra essere un dolmen, ovvero una tomba megalitica preistorica, di circa 3 metri per 3. Un’altro monumento particolarmente interessante è una scultura simile ai Moai dell’Isola di Pasqua. Kimura non ha dubbi, l’opera è stata costruita dall’uomo. Resta ora da stabilire chi l’abbia costruita. Secondo il professore l’ipotesi più plausibile è che sia stata realizzata da una popolazione proveniente dalle coste dell’Asia Sudorientale. Potrebbe esservi un collegamento tra questa struttura e le tavole ritrovate da Churchward?

16/11/13

Le ombre di Fukushima

Ancora oggi si aggirano come ombre, i cani di Fukushima, abbandonati ad un destino tristemente immaginabile. Sono quasi 6.000 i cani rimasti soli nelle zone comtaminate. Il disastro nucleare che ha sconvolto il Giappone nel marzo 2011, ha lasciato soli animali domestici e quelli randagi, contaminati dalle radiazioni in modo eccessivo, oppure rimasti soli dopo aver perso i proprietari morti per il terremoto, ancora oggi popolano tristemente il territorio.
È uno spettacolo spettrale, soli e senza affetto i cani non possono oltrepassare la zona posta sotto isolamento. A nutrirli un gruppo di volontari che cerca di rendere meno tristi le loro giornate, portando cibo, acqua, coccole e aiuto medico. Ma secondo uno studio condotto da alcuni scienziati dell’Università di Azabu di Samigahara vicino a Tokyo, e pubblicato su Scientific Report, i cani hanno sviluppato un comportamento anomalo e inconsueto.

Cani salvati a Fukushima
Il trauma subito, forse l’azione delle radiazioni e l’eccessivo isolamento, hanno aumentato lo stress e l’apatia. I quadrupedi non dimostrano più gioia o desiderio di giocare, sono piuttosto diffidenti e restii alle manifestazioni d’affetto. Inoltre non sembrano interessati alle visite dei volontari, i quali vengono accolti con indifferenza. Una condizione strana per l’animo socievole e affettuoso dei cani.
A quanto pare il trauma subito non è stato smaltito, complice anche l’allontanamento forzato che li ha privati delle necessarie rassicurazioni. Ma principalmente l’azione devastante delle radiazioni ha scalfito il fisico e l’animo. Nonostante le innumerevoli verifiche governative, la zona è ben lontana dall’aver smaltito le scorie. Anzi le percentuali di radioattività rimangono alte, con livelli preoccupanti di cesio sia nel terreno che nell’acqua.
Una condizione che contribuisce a favorire anomalie fisiche, e genetiche, come dimostrato dall’intossicazione subita dai pesci e dalle modifiche molecolari verificate nelle farfalle. I cani sono solo gli ultimi di una lunga lista, che purtroppo proseguirà per molti anni ancora.

Il reportage del fotografo Damir Sagolj
Nel paesaggio lunare del Giappone colpito dal disastro di Fukushima, un uomo ha deciso di non abbandonare la sua terra e di vivere insieme a centinaia di animali abbandonati. Keigo Sakamoto, contadino ed ex assistente di disabili mentali, vive con 21 cani e 500 animali - tra gatti, conigli, polli, marmotte e altre specie - in un ranch disabitato sulla montagna vicino a Naraha, nel cuore della zona colpita dalle radiazioni dopo l'incidente dell'11 marzo 2011. "Non ci sono vicini" - racconta Sakamoto - "Io sono l'unico qui, ma ho deciso di restare". Molti dei cani con cui convive sono diventati ormai selvatici, mentre solo due vivono al suo fianco: uno si chiama Atomo, perché è nato poco prima del disastro nucleare. Il reportage del fotografo Damir Sagolj testimonia la sfida di un uomo che ha scelto di vivere nella sua terra, contaminata ed abbandonata, solo tra gli animal

25/10/13

Bambini: animali e natura sono importanti nella crescita

Il tema della natura e degli animali mi stanno davvero a cuore e per questo ho deciso di mettere a per iscritto questa cosa e di condividere un mio articolo dove faccio presente il mio punto di vista.
Io sono sempre piu’ convinto che alla base dello sviluppo di ogni bambino ci sia il rispetto per il mondo e questa dimensione e’ davvero molto importante importante e deve essere al centro dei nostri consigli comunali, infatti bisogna prediligire progetti che fanno crescere sempre piu’ nelle nuove generazioni il rispetto della natura e degli animali.
Quindi credo sia importante per prima cosa che la scuola, che le associazione e i comuni si facciano carico di questi argomenti e li illustrino ai bambini attraverso esperienze di esplorazione della natura, di giochi di interazioni, di laboratori attenti al riciclo, di spazi dove possano giocare bambini e animali insieme.
Tutto questo quasi come una "palestra per imparare ad imparare", dove l'apprendimento di abilità e conoscenze da parte del bambino sono viste come il risultato di un processo che si fonda sul fare, sull'esperienza diretta, sull'attività, sulla sperimentazione concreta: l'apprendimento come costruzione e scoperta del sapere.
I bambini e la natura
Quindi le associazioni e i comuni nelle citta’ e le scuole dovrebbero essere piu’ attente agli spazi esterni, per pensare e fare progetti in funzione dei bambini che lo vivono quotidianamente, in quanto la realizzazione di uno spazio adeguato consente un vivere e una crescita con l’attenzione a farli crescere sani ed equilibrati, quindi non solo attenzione alla speculazione edilizia, ma al creare spazi e percorsi nella natura, al fare giochi, attivita’ che facciano vivere gli ambienti naturali, a creare percorsi per l’uso delle biciclette e delle corse all’aria aperta.
Impariamo a confrontarci con le diverse realtà presenti sul territorio e a non trascurare ambienti adatti alla crescita sana ed equilibrata delle nuove generazioni.
I bambini sono il nostro futuro e se saremo in grado di proporre a loro queste cose e adeguare le nostre citta’ con spazi per loro potremo avere davvero nuove generazioni attente a tutto cio’ che li circondano.
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