Il-Trafiletto
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27/08/14

I cani percepiscono la paura?

I cani hanno
la percezione della paura

Si! In almeno due modalità differenti. Prima di tutto sono molto sensibili al linguaggio corporeo. 


Come i loro antenati lupi, anche i cani domestici hanno gli istinti necessari per cacciare in branco e per organizzarsi in una gerarchia. Quindi ogni cane deve conoscere il proprio posto e rispondere al comportamento degli altri. Tutto ciò si vede anche nel modo in cui reagiscono agli esseri umani. Chi ha paura dei cani spesso si irrigidisce e li fissa, e ciò può essere interpretato dal cane come un'aggressione.

Che usino anche l'olfatto non è tuttora dimostrato, ma quando proviamo paura sudiamo di più e secerniamo sostanze diverse. Quindi non è impossibile che i cani possano letteralmente sentire l'odore della paura. (science)


03/08/14

Questione di naso | Legame profondo tra odori ed emozioni

Perché alcuni profumi riescono a evocare i nostri ricordi di infanzia? Dallas Campbell ci dice tutto sul percorso privilegiato che dagli odori porta alle emozioni.

Alzi la mano chi non è mai stato travolto da un profumo particolare e proiettato magicamente in un altro luogo e in un altro tempo, distantissimo dalla situazione che sta vivendo. Una fragranza può diventare, infatti, un ponte incredibile verso il passato. Come può avvenire tutto ciò?

ISTINTI ANIMALI
Va detto che la nostra sensibilità olfattiva non è neppure lontanamente paragonabile a quella di altri mammiferi. "Un naso umano medio ha circa cinque milioni di recettori olfattivi per narice", dice Tìm Jacob dell'Università di Cardiff, in Gran Bretagna. "Non pochi, ma un'inezia rispetto ai cani: i segugi 'vincono' con quasi 250 milioni di queste cellule sensoriali". Nel mondo animale, l'odorato è essenziale per procurarsi il cibo, difendersi dai pericoli e riprodursi (in altre parole, "Dove trovo il pranzo?", "Sto per diventare il pranzo di qualcuno?", "Posso invitarti a pranzo?"). Particolarmente interessante, però, per noi e soprattutto per chi agisce spinto da motivazioni commerciali, è la capacità del nostro apparato olfattivo di teletrasportarci nel tempo con profondi effetti sulla nostra sfera psicologica. Tutti abbiamo vissuto un'esperienza simile: un sentore appena accennato, ma molto specifico, ci ha improvvisamente ricordato un periodo, una persona, un luogo, un evento.
Legame tra odore e emozioni

Che succede in tal caso? Prima di tutto, il bulbo olfattivo (la parte del cervello incaricata di elaborare gli odori) è direttamente collegato al sistema limbico, l'area cerebrale "primitiva" che comanda stati d'animo, emozioni e soprattutto, i nostri ricordi involontari, quelli cioè che emergono spontaneamente senza doverli attivamente richiamare. Il legame tra odori e emozioni è molto profondo. "Dal punto di vista evolutivo, l'area cerebrale che è oggi suddivisa nelle varie componenti del sistema limbico era, un tempo, tutta corteccia olfattiva", dice Rachel Herz, che ha condotto ampie ricerche sull'impatto psicologico degli odori presso la Brown University, negli USA. "Con l'evoluzione, si sono poi differenziate le varie strutture. Quindi, potremmo non essere in grado di sperimentare le emozioni se non avessimo il senso dell'odorato. Le informazioni trasmesse dai profumi e dalle emozioni sono fondamentalmente le stesse: entrambe ci spingono ad avvicinare oppure a evitare qualcosa".

MESSAGGI OLFATTIVI
Esistono, dunque, legami tra odori specifici e le nostre emozioni. Ma si tratta di processi innati, oppure acquisiti? "Assolutamente acquisiti", conferma Herz, autrice di The Scent of Desire. "Non esistono effetti psicotropi innati riferibili agli odori: è tutto frutto del nostro vissuto o del nostro retroterra culturale". Questo porta ad alcuni effetti interessanti. "La fragranza di Gaultheria è poco apprezzata in Europa settentrionale e amatissima negli Stati Uniti", racconta Herz. "Negli USA, infatti, è impiegata per aromatizzare mentine o gomme da masticare, mentre in Europa del Nord oggi viene utilizzata per profumare un detergente per W.C. e, in passato, era un medicamento e un analgesico. Ciò che ricolleghiamo a un odore determina la nostra risposta nei suoi confronti". Queste associazioni mentali non sempre sono individuali: a volte, formiamo collegamenti collettivi. "In Nord America e nell'Europa occidentale, la lavanda ha connotazioni altamente evocative di uno stato di rilassamento", dice ancora Herz.

"Tali messaggi determinano il contesto di interpretazione di questo odore ogni volta che lo incontriamo. Se, però, qualcuno ha avuto un'esperienza negativa la prima volta che ha annusato la lavanda, quella persona non la giudicherà una fragranza rilassante". Una volta stabilita un'associazione con un odore, gli effetti possono essere ad ampio raggio. Il Gottfried Laboratory della Northwestern University, negli USA, studia l'impatto olfattivo sulla nostra mente. In uno studio, in particolare, un gruppo di volontari è stato esposto a un odore piacevole e un altro gruppo a uno spiacevole (entrambi gli odori erano proposti in concentrazioni talmente basse da risultare scarsamente percepibili); poi, è stato chiesto ai partecipanti di assegnare punteggi a volti umani visualizzati su uno schermo. "Dopo l'esposizione a un odore subliminale piacevole, i volti sono stati più spesso giudicati simpatici, e viceversa", dice Jay Gottfried.

"Gli effetti, dunque, possono andare oltre la sfera cosciente". Il legame tra odori ed emozioni funziona anche nella direzione opposta: presso lo stesso laboratorio Gottfried, alcuni volontari sono stati esposti a una leggera scossa elettrica, durante la quale hanno percepito un determinato odore. In seguito, sono riusciti a cogliere la differenza tra quel profumo e un altro, mentre in precedenza, li avevano giudicati indistinguibili. Le nostre conoscenze relative alle implicazioni psicologiche degli odori risultano sempre più sfruttabili a livello commerciale.(science)


15/07/14

COME GLI ODORI CI CONDIZIONANO LA VITA

Ci aiutano a ricordare il passato. Contribuiscono alla scelta del partner. Sono utilizzati per spingerei all'acquisto. Sveliamo i meccanismi di un fenomeno misterioso. Solo in apparenza

A cosa servono, davvero, gli odori? E una domanda che ci poniamo quando il nostro naso entra in contatto con qualche olezzo poco piacevole. Quando invece le nostre narici sono solleticate dal profumo di un fiore, del pane appena sfornato o del borotalco sul collo dei nostri bambini, la risposta arriva da sola: il profumo è piacevole, stimola il nostro appetito facendoci venire 1'acquolina in bocca, sembra perfino in grado - anche se non sappiamo perché - di regalarci emozioni tenere e affettuose. In realtà, le cose sono un po' più complicate di così.
UN RUOLO CHIAVE 
Gli odori hanno un loro ruolo: basti pensare che è soprattutto il naso a farci apprezzare ciò che mangiamo: ce ne rendiamo conto ogni volta che un raffreddore ci toglie la possibilità di gustare un buon pranzo, rendendo tutti uguali i sapori delle vivande. «Il gusto vero e proprio, che ha sede nelle papille gustative, riconosce solo i quattro sapori fondamentali - amaro, dolce, acido, salato - mentre è l'olfatto a regalarci le sfumature». E oggi sappiamo anche che quanti sono costretti a vivere per nascita o in seguito a un trauma senza questa facoltà apparentemente superflua, pagano questa privazione (ossia 1'anosmia, definizione scientifica della perdita completa dell' olfatto) con una «perdita di intensità emozionale» quando non con veri e propri disturbi dell'umore.

Noi - figli di una civiltà soprattutto visiva e uditiva - tendiamo a dimenticarci degli odori; e così la scienza, che per anni ha ignorato olfatto e profumi. Solo scrittori e poeti hanno continuato a ricordarci - come faceva Proust con le sue Madeleinettes - il valore di un profumo che ci riporta indietro nel tempo. Ma oggi la cenerentola dei sensi si sta prendendo la sua rivincita: i ricercatori americani hanno ribattezzato addirittura «effetto Proust» il fenomeno per cui un odore significativo può richiamare immagini e volti che credevamo dimenticati. E questa è solo una delle bizzarrie della memoria olfattiva. Sappiamo per esempio che è difficile «etichettare» un odore, anche se lo abbiamo sentito mille volte, se ci fanno annusare, per esempio, della lozione solare ci può succedere di non capire di cosa si tratti, anche se la percepiamo come un odore noto e familiare. La memoria olfattiva è governata da leggi proprie, diverse da quelle che regolano gli altri sensi.

Intanto, bisogna intendersi sui termini: possiamo riuscire a riconoscere o identificare un odore, ma rievocarlo è difficile, forse impossibile anche per i nasi più fini: «immaginiamo la tazzina di caffè fumante, sentiamo il rumore familiare della caffettiera che borbotta. Ma siamo davvero in grado di rappresentarci 1'odore del caffè, di sentirlo internamente? Di solito, no. In compenso, i ricordi relativi agli odori resistono indenni al passare del tempo, sepolti nella zona più antica del nostro cervello, e quindi immuni alle «distrazioni » che ci fanno dimenticare nomi e facce. Non abbiamo rappresentazioni mentali consapevoli degli odori. Per questo sono difficili da ricordare, ma anche da dimenticare , lo sa bene chi ha sviluppato, magari in seguito a un malessere, un' avversione per l'odore di un determinato alimento.
EPPURE NEI MODI DI DIRE... 
Esperienze personali a parte, in fatto di odori abbiamo più o meno tutti gli stessi gusti. Siamo d'accordo, insomma, che le violette hanno un odore più gradevole delle uova marce, o almeno, questo vale per gli adulti, precisa lo psicologo, sotto i cinque anni, potremmo trovare gradevoli anche l'idrogeno solforato - che odora appunto di uova marce - o altri olezzi che farebbero storcere il naso a una persona più grande. Eppure anche se le nostre capacità olfattive sono inferiori a quelle di altri animali, l'olfatto ha nella nostra vita un peso maggiore di quello di cui ci rendiamo conto. Esperimenti classici dimostrano che una persona su tre è in grado di riconoscere un indumento indossato dal partner . Ma ad avere naso sono soprattutto le mamme, in grado di identificare dall'odore gli indumenti dei loro figli, mentre una ricerca realizzata al Monell Chemical Sciences Center di Philadelphia (Usa) mostra che molte donne sono in grado di distinguere l'odore del sudore di persone che hanno guardato un film divertente o un film da brivido.

La saggezza popolare lo sapeva già: non ci riferiamo forse all'importanza dell'olfatto, quando diciamo che una situazione «ci puzza », o che «a naso» una certa cosa non ci convince? Non c'è da stupirsi, dunque, che le imprese stiano cercando di sfruttare gli odori per i loro fini. Per esempio, cercando di produrre un profumo a base di feromoni, le sostanze chimiche emesse dal nostro corpo, non percepibili a livello cosciente, ma in grado di stimolare l'attrazione sessuale. Negli anni Settanta, in un esperimento rimasto famoso, Martha McClintock dell'università di Harward dimostrò che proprio grazie ai feromoni le ragazze che vivono insieme nei college sincronizzano involontariamente il proprio ciclo mestruale. Ma gli esperimenti che puntavano a sfruttare queste sostanze per aumentare le attrattive di un determinato soggetto non hanno dato risultati soddisfacenti. I trucchi del marketing il profumo ai feromoni quindi resta un falso, ma questo non significa che le industrie non siano in grado di «prenderci per il naso». «Qualche anno fa, un noto supermercato inglese diffuse attraverso l'impianto di aria condizionata un aroma di pane appena sformato, con l'obiettivo di attrarre i consumatori », spiega Neil Martin, neuropsicologo della Middlesex University (Inghilterra). Da quando lo psichiatra americano Alan Hirsch dopo aver osservato che i clienti di un grande casino di Las Vegas spendevano di più se 1'aria che respiravano profumava di fiori - ha inventato il marketing olfattivo, industrie e commercianti si sono adeguati: i venditori di auto spruzzano profumi che odorano di cuoio sui sedili delle auto, e alcune banche americane hanno distribuito banconote e libretti di assegni profumati alla rosa o alla violetta.

«Ma la domanda più interessante è un' altra», prosegue lo psicologo inglese. «Un odore può servire a trattenere più a lungo i consumatori in un negozio, metterli di buon umore e indurli a spendere di più? Ricerche sperimentali dimostrano che un negozio che ha un buon odore viene percepito dai consumatori come più gradevole e moderno, e che le merci appaiono più attraenti». Hanno ragione, dunque, i negozi che diffondono profumi tra i banchi, come ha fatto Woolworth che ha scelto il vin brùlé come profumo di ambiente per il periodo natalizio. Qualunque cosa può essere profumata per renderla più gradevole: «ma attenzione», avverte Martin, «in questo caso l'aroma deve essere "coerente" con l'immagine del prodotto: è stato verificato sperimentalmente che un detersivo per piatti al limone è giudicato più efficace di uno profumato al cocco, mentre una lozione solare che sa di cocco è considerata migliore di quella al limone».

Resta il fatto che gli odori sono la nuova frontiera della pubblicità. E c'è anche chi - per ora, solo negli Usa - sta pensando a campagne elettorali aromatizzate in cui il volto del candidato sia associato a un profumo che ne diventa in qualche modo il «segno distintivo». Ma per fortuna 1'olfatto può essere sfruttato anche per fini più nobili: come fanno quelle compagnie aeree che utilizzano il profumo di vaniglia per calmare i passeggeri più ansiosi. O come ha fatto la Lega del Filo d'Oro, l'associazione che si occupa del recupero di bambini sordociechi e che ha utilizzato, nella propria sede di Osimo, percorsi «olfattivi» per guidare i piccoli ospiti lungo i vialetti del giardino.

10/12/13

Il profumo…ad ognuno il suo.

Sentite come si esprimeva “Romeo” riguardo al profumo: "Quella che noi chiamiamo una rosa, con qualsiasi altro nome profumerebbe altrettanto dolcemente". Fondamentalmente con ogni probabilità ciascuno di noi riuscirebbe ad avvertire un profumo differente, stando a quanto affermano i ricercatori del Monell Center di Philadelphia, che durante uno studio, che è stato pubblicato su Nature Neuroscience, evidenziano come fino al 30% dei recettori dell’olfatto umano, si differenziano tra due diversi individui. Il risultato? La libertà di percepire gli odori in maniera leggermente diversa gli uni dagli altri.

Gli esseri umani possiedono circa 400 tipi di sensori specializzati, meglio conosciuti come proteine recettori olfattive, che fanno si di farci rilevare una enorme varietà di odori. “Capire come questo enorme gruppo di recettori codifica gli odori è un compito impegnativo”, ha commentato l’autore dello studio, Joel Mainland: “I pattern di attivazione di questi 400 sensori codificano sia l’intensità che la qualità di un odore, tutto questo ripetuto per le decine di migliaia di diversi odori che rappresentano tutto quello che annusiamo. Tutt’ora non siamo in grado di sapere e capire come questi pattern siano trasformati in un segnale che il nostro cervello percepisce come un odore”.

olfatto
Ricettori olfattivi
A rendere più complessa la situazione si aggiunge il fatto che la sequenza di amminoacidi alla base del processo può variare leggermente per ognuna delle 400 proteine, facendo sì che ci possano essere più varianti per ciascuno dei recettori. Ogni variante reagisce agli odori in modo lievemente diverso, e ogni individuo ha una combinazione di recettori unica.

Per comprendere meglio il fenomeno e come questo influenzi la percezione olfattiva umana, Mainland e i suoi colleghi hanno eseguito una serie di analisi per misurare come i singoli recettori e gli individui rispondano agli odori, e hanno compiuto significativi passi avanti nel comprendere come l’intensità, la gradevolezza e la qualità delle molecole olfattive siano codificati.

Nel loro esperimento, i ricercatori hanno clonato 511 varianti di recettori olfattivi umani e li hanno inseriti in cellule ospiti, facilmente coltivabili in laboratorio. Successivamente, hanno misurato come ogni variante dei recettori reagisse a un gruppo composto da 73 diverse molecole odorose, identificando 28 varianti che rispondevano ad almeno una di esse. Gli scienziati hanno anche esaminato il dna di 16 geni dei recettori olfattivi, scoprendo una notevole variabilità tra di essi. Infine, usando alcuni sofisticati modelli matematici, i ricercatori hanno potuto stabilire che i recettori di due diversi individui differiscono di almeno il 30% (ossia presi due individui a caso, 140 dei loro 400 recettori reagiranno in modo diverso agli odori).
“Lo scopo finale è di capire come i recettori codifichino le molecole degli odori abbastanza bene da poter creare ogni odore che vogliamo direttamente manipolando i recettori” ha aggiunti Mainland, “e questo ci permetterebbe di digitalizzare l’olfatto”.
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