Nuove scoperte si aggiungono alle ricerche effettuate nel 2008 sui resti di un ominide vissuto due milioni di anni fa corroborano l'ipotesi che si tratti di uno dei nostri più antichi antenati.
Il misterioso
Australopithecus sediba riuniva caratteristiche appartenenti sia a primati sia agli umani, e potrebbe dunque rappresentare l'
anello mancante tra le due
specie.
Sei studi, pubblicati dalla rivista
Science, dimostrano che. se gli arti superiori di A.
sediba erano tipicamente da
primate, le mani e i polsi erano invece simili ai nostri. Anche il tronco ricordava quello di una
scimmia, mentre il bacino aveva caratteristiche umane.
Un tale cocktail di elementi diversi indica che questo
australopiteco potrebbe essere un antenato prossimo del
genere umano, che comprende specie tra cui
Homo ergaster,
Homo heidelbergensis e molte altre fino ad arrivare alla nostra,
Homo sapiens.
Anche se gli indizi sembrano confermarlo, gli antropologi però non si pronunciano con certezza
sulla diretta discendenza dell'uomo da A. sediba.
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Australopithecus sediba |
"Coesistevano numerose specie diverse, tutte con analoghe, particolarissime
combinazioni atomiche: è difficile dire quale di esse abbia dato origine alla nostra", spiega Jeremy DeSilva, assistente universitario dell'ateneo di Boston che ha partecipato alla ricerca.
I nuovi studi dimostrano che A. sediba deambulava con brevi, rapidi passettini appoggiando per primo il margine esterno del piede, invece del tallone come gli umani. Secondo DeSilva, però: "Il
bipedalismo è stata una delle prime conquiste evolutive in questo gruppo, ha preceduto anche l'aumento delle dimensioni della massa cerebrale; quindi, non dobbiamo pensare che queste creature avanzassero in maniera goffa, cosa che li avrebbe resi facili prede".
Leggere la storia dell'uomo nelle ossa dei nostri
antenati è sempre un'impresa affascinante, conclude DeSilva. "Lasciandoci le loro spoglie, ci hanno fatto un regalo straordinario: grazie a quei resti possiamo capire perché tutti noi siamo come siamo".
(science)