Dopo la
maxi-multa da
1,71 miliardi di euro complessivi che si è abbattuta sulle
banche, adesso le stesse
rischiano di trovare dietro l’angolo anche il
provvedimento di
class action nei loro confronti: così la
Commissione Europea ha sanzionato nei confronti di 6
grandi istituti di credito internazionali per aver
manipolato, tramite la
costituzione di due
cartelli, i
tassi interbancari Euribor e
Tibor in
yen utilizzati in
mutui immobiliari e
derivati. A fare da cassa di risonanza alla
multa comminata a questi
istituti di credito, potrebbe giungere una seconda batosta, nel caso in cui le
autorità europee dovessero
decidere di rimborsare gli eventuali
danni ai clienti di
prodotti finanziari, come i
prestiti o i
mutui ancorati
all'Euribor. Ma non finisce qui: non è detto che ci sia finanche la possibilità di ulteriori
cause civili e
class action direttamente dai cittadini interessati.
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Commissione Europea |
«È ancora troppo presto per capire se saranno previsti dei
risarcimenti per i
consumatori», commenta
Vincenzo Somma,
direttore della
divisione finanziaria di Altroconsumo. Secondo Somma, la strada delle
class action è lunga e costosa: «Meglio sperare che siano le stesse
autorità europee a intervenire, chiedendo alle
banche di restituire il maltolto, ovvero gli
interessi i cui
tassi sono stati
manipolati, senza necessità di intentare
cause collettive da parte degli
utenti danneggiati».
Viene da chiedersi quanto sia probabile una simile eventualità. Somma si dice fiducioso: « Se dovessi guardare al sistema giuridico italiano sì, sarebbe difficile. Ma ripongo le speranze nell'
Europa, che è spesso contraddistinta da
dinamiche di grande pragmatismo quando si tratta di intervenire su questioni del genere».
Il
responsabile di Altroconsumo ritiene che la decisione della
Commissione, e lo
scandalo che ne consegue, minino ulteriormente la fiducia degli utenti nel settore finanziario. «I consumatori sono sfiduciati già dal 2008. Movimenti come
Occupy Wall Street fanno di tutta l'erba un fascio, ma poi arrivano sentenze come questa che forse danno loro ragione. La multa potrebbe, certo, restituire fiducia almeno nelle istituzioni di vigilanza; ma potrebbe anche essere un boomerang se alla fine dei conti gli utenti danneggiati non ricevessero alcun rimborso».
Più critico il parere di
Antonio Tanza,
avvocato e
vicepresidente di Adusbef, che ritiene l'ultima sentenza soltanto la punta dell'iceberg: «È già da due anni che lavoro su casi simili. Mi aspetto che a gennaio o febbraio vengano emessele prime sentenze civili in Italia su questo tema». Secondo Tanza, il punto è che i tassi «non dipendono da criteri oggettivi ma vengono fissati su un parametro soggettivo, basato sul parere del funzionario addetto e fissato ex ante da un panel di banche, in piena
violazione della
normativa antitrust che vieta le intese tra
imprese».
D'altro canto, a settembre lo stesso commissario ai
servizi finanziari, Michel Barnier aveva affermato che «questa situazione non può andare avanti», perché con con lo
scandalo Libor e
Euribor «le
banche hanno mentito sui
tassi applicati e l'
indice stesso è stato falsato, e l'impatto di questa
manipolazione ha cifre enormi, perché Il volume di mercato cui si applicano questi indici sistemici è di mille trilioni».
Nel citare Barnier, Tanza non ha dubbi: l'
illegalità di fondo darebbe il diritto a tutti i cittadini e alle imprese che abbiano sottoscritto finanziamenti o leasing legati ai tassi incriminati di fare causa alle banche, anche a quelle che non rientrano nella cerchia dei 6
istituti multati. «Qualsiasi contratto – afferma – appare irrimediabilmente nullo per violazione della normativa antitrust. Alla banca va restituita la sola componente capitale del debito, al netto di ogni spesa o
competenza, secondo il piano di ammortamento originario. E nessun interesse è dovuto», conclude Tanza.