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08/02/18

Danni DNA da sigarette elettroniche

Fonte - Il Giornale Salute - Fumare le sigarette elettroniche potrebbe avere un effetto dannoso sul DNA. 


A sostenerlo è una recente ricerca coordinata da Moon-shong Tang, professore di medicina ambientale all'Università di New York, che:


ha esposto alcuni topi di laboratorio al fumo prodotto dalle e-cig rilevando, a seguito di ciò, imortanti danni al DNA nel cuore, nei polmoni e nella vescica.

Lo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato effettuato impiegando i vapori delle sigarette elettroniche, i quali contengono nicotina sotto forma di aerosol ma a differenza delle sigarette non bruciano tabacco, e quindi evitano di esporre l'organismo alle sostanze cancerogene derivate dalla combustione.

La concentrazione di nicotina scelta è stata di 10 milligrammi per millilitro - ossia la stessa inalata dall'uomo mediante i cosidetti svapatori - per tre ore al giorno cinque giorni alla settimana, nell'arco di tre mesi.

Dopo questo tempo, i roditori oltre ai danni già citati hanno evidenziato anche una ridotta capacità del DNA di riparare se stesso, rendendo le cellule più suscettibili di mutare e trasformarsi in cancerogene.

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13/09/14

Quello strano fomicolio agli arti, che succede?

Sarà capitato a tutti voi di svegliarvi, alzarvi da una sedia, con gli arti intorpiditi. E' una brutta sensazione, l'arto non risponde ai nostri comandi si ha la sensazione che sia pensante, poi quando comincia a svegliarsi si sente quello strano formicolio, pungente a tratti doloroso. Che succede?

Quando si applica una pressione per un periodo prolungato di tempo ad una parte del nostro corpo, questa viene tagliata fuori dalla comunicazione con il cervello. La pressione comprime le vie nervose in modo che i nervi non possono trasmettere correttamente gli impulsi elettrochimici. Gli impulsi nervosi trasmettono le informazioni dalle terminazioni nervose del corpo al cervello, così come le istruzioni del cervello alle varie parti del corpo.

Formicolio
immagine presa dal web
Ecco dunque che il cervello ha difficoltà a dire cosa fare a quella parte del corpo. La pressione può anche comprimere le arterie, impedendo al sangue di portare le sostanze nutritive alle cellule del corpo. Senza questi nutrienti, le cellule nervose possono comportarsi in modo anomalo, interferendo ulteriormente nella comunicazione delle sensazioni corporee. A causa di questi due fattori, le informazioni trasmesse dalla parte del corpo diventano un po’ confuse, e il cervello riceve strani messaggi.

Quindi le cellule nervose non trasmettono alcune informazioni, altre cominciano a inviare impulsi in modo irregolare. È questo a dare la strana sensazione di formicolio, la quale, in realtà, ha una funzione molto importante. Un piede addormentano per 10 minuti non pone alcuna minaccia alla salute, ma se la circolazione dovesse interrompersi per un lungo periodo,per esempio per diverse ore,  allora i nervi potrebbero subire gravi danni. La sensazione iniziale di formicolio è un campanello d’allarme per comunicare al corpo che è venuto il momento di cambiare posizione.

Una volta che il piede si mette in movimento, si allungano le gambe o si scuote il braccio, gli impulsi nervosi cominciano a fluire di nuovo in modo corretto. ma ci vuole il suo tempo perchè questo accada. Ed ecco che il formicolio si intensifica. Alla fine, tutte le fibre nervose tornano alla normalità e si riacquista il pieno utilizzo della parte del corpo addormentato. In alcuni casi, un formicolio persistente potrebbe indicare problemi più gravi.

Tali problemi, in molti casi dovuti a lesioni a carico del sistema nervoso centrale o periferico, possono avere anche cause circolatorie (occlusione di vasi sanguigni nell’arto interessato). Tra le cause nervose della parestesia possono esserci lesioni al tessuto nervoso causate da interventi chirurgici, lesioni, ernie, o anche da malattie virali come la rabbia e da avvelenamento da mercurio. La parestesia può essere anche sintomo di diabete mellito, ipotiroidismo e di sclerosi multipla. Tra gli altri la parestesia è un tipico effetto avverso di alcuni farmaci come il buspirone, nome commerciale Buspar, nonché un sintomo neuromuscolare della sindrome di astinenza da alcol.

15/05/14

Se fumi rischi un invecchiamento cerebrale precoce, smetti e ti torna il buonumore.

“Perché fumo? A cosa serve fumare?” Quante volte ci siamo posti queste domande, dandoci anche delle risposte abbastanza scontate, ma senza mai prendere una drastica decisione e dare un taglio netto alla sigaretta. “Lo so, non serve a niente, ma fumare mi rilassa, mi dà sicurezza con gli altri, non ne posso fare a meno, e poi posso smettere quando voglio”, ci giustifichiamo. Senza pensare a quanti e quali danni possiamo avere a breve o a lungo termine. Uno studio durato 25 anni, effettuato dai ricercatori dell’University College di Londra (apparso su Archives of General Psychiatry) condotto su 7.236 uomini e donne di mezza età (dipendenti del Servizio civile inglese), ha dato come risultato un’accelerazione del rischio di demenza ed invecchiamento precoce del cervello, a cominciare dai 45 anni di età. Ai volontari di questo studio è stato chiesto di svolgere alcuni prove cognitive a tre età diverse: tra i 44-69 anni, tra i 50 e i 74, e tra i 55 e gli 88, e si è arrivati alla conclusione che i fumatori mostravano un declino cognitivo più veloce, di circa 10 anni, rispetto ai non fumatori. E più numerose erano le sigarette fumate, maggiori erano i danni neurologici. Ma c’è un altro studio condotto dai ricercatori dell’Università di Nottingham e pubblicato sulla rivista medica British Medical Journal dove si è studiata la salute psicologica di circa 1500 partecipanti a dei corsi contro il fumo, misurandola sei settimane prima del corso e poi ricalcolandola dopo altre sei settimane senza aver fumato. I risultati hanno dimostrato che dopo un primo momento di variazione di umore, dovuto probabilmente allo stop drastico del fumo di sigaretta, nella totalità dei volontari è stato notato un evidente calo dei sintomi ansiosi e depressivi, lasciando spazio all’ottimismo e alla voglia di programmazione. Smettere di fumare quindi non può che fare bene alla salute dell’uomo (e della donna), dal momento che sono sufficienti poche settimane per riscontrare effetti positivi sull’apparato cardiocircolatorio per arrivare, a 10 anni dopo lo stop al fumo di sigaretta, a un rischio di malattie cardiovascolari e tumorali pari a quelle di un soggetto che non ha mai fumato. E non è poco.

13/03/14

Gli avanzi della nostra tavola al cane? Meglio evitare.

Ci sembra la cosa più normale di questo mondo, niente di sbagliato, e sicuramente siamo felici che il nostro cane apprezzi il “regalino” che gli stiamo facendo. Non è così. Dobbiamo sapere che quel nostro gesto, cioè dare in pasto al nostro "quattro zampe" gli avanzi del nostro pranzo o cena che sia, reca molti danni al suo organismo, ed instaura dei pessimi vizi. Diversi sono i motivi per non far partecipe il cane dei nostri  "avanzi" in tavola. Per prima cosa dobbiamo sapere che il cane è un animale essenzialmente abitudinario, la sua psicologia è basata sul fatto che il comportamento sarà sempre lo stesso se sottoposto ad uno stimolo (ad un dato stimolo risponderà sempre con la stessa reazione), quindi farlo mangiare sempre alla stessa ora, nella stessa ciotola e possibilmente in un posto tranquillo diverso da quello dove mangia il padrone. Evitare quindi di dare costantemente da mangiare al vostro amico a quattro zampe, in poco tempo perderete il ruolo di padrone, Il cane vi percepirà come un suo pari, e questo non deve mai succedere per non farlo sentire autorizzato a comportarsi come meglio crede, ignorando qualsiasi regola. Un esempio tipico è una cena in casa vostra con ospiti: il vostro cane girerà intorno al vostro tavolo in cerca di qualcuno che possa offrirgli un po’ di cibo. Infine c'è da salvaguardare la salute del cane.I nostri cibi sono troppo conditi e salati e l’apparato digerente del cane è molto differente dal nostro. Egli ha bisogno di nutrirsi in modo totalmente diverso e, dandogli da mangiare i nostri cibi, metteremo a dura prova il suo intestino che non è in grado di digerire alimenti così ricchi di condimento.

Conseguenze maggiori per le donne dopo un ictus | Sono molto più gravi i danni di un ictus nelle donne rispetto agli uomini.

Conseguenze maggiori per le donne dopo un ictus | Sono molto più gravi i danni di un ictus nelle donne rispetto agli uomini.

Dopo circa un'anno di tempo trascorso da un attacco di ictus, la qualità della vita delle donne è peggiore rispetto a quella degli uomini. Ormai è stato accertato che l'ictus lascia più danni permanenti di una importanza rilevante nella vita delle donne rispetto a quella degli uomini.

A prova di quanto deto ci sono i risultati di una ricerca eseguita al Wake Forest Baptist Center di Winston-Salem (Stati Uniti): in base ai risultati pubblicati sulla rivista di Neurology la qualità della vita delle donne scampate a questo attacco cerebrovascolare è peggiore rispetto a quella degli uomini sia in termini di capacità motorie, sia per il dolore i fastidi e i problemi di ansia o depressione con cui devono convivere.

Gli autori dello studio, coordinati dalla docente di neurologia Cheryl Bushnell, hanno valutato la qualità della vita di 1.370 pazienti di età compresa tra i 56 e i 77 anni 3 mesi e 1 anno dopo l'ictus o l'attacco ischemico transitorio da cui sono stati colpiti.
“Abbiamo scoperto – ha spiegato l'esperta - che le donne hanno una qualità della vita peggiore rispetto agli uomini fino a 12 mesi dopo un ictus, anche dopo aver tenuto conto di importanti differenze nelle variabili sociodemografiche, nella gravità dell'ictus e nella disabilità”.
Danni maggiori dopo un ictus nelle donne

I problemi sono particolarmente evidenti nelle donne che hanno superato i 75 anni di età, ma come ha precisato Bushell anche se le donne incluse nello studio erano più anziane rispetto agli uomini “l'età ha davvero un effetto molto limitato sulla qualità della vita”. “Dato che sempre più persone sopravvivono all'ictus ha concluso Bushnell i medici e gli altri operatori sanitari dovrebbero fare attenzione i problemi riguardanti la qualità della vita per mettere a punto strategie d'intervento migliori, inclusi strumenti di screening genere-specifici, per migliorare le vite dei pazienti”.
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